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Ad99998 06 084a/itaVestimenti XI. Tom. VI. No. 82.
INCAS PERUVIANI.
Gli antichi Peruviani nell' America meridionale erano una nazione assai cultivata. Èssi avevano Rè ereditar), i quali, come tutti i principi reali, si chiamavano Incas, essendo riguardati da' Peruviani come Fig. li de' Dej, discendenti del sole, sotto la cui Fig. ura essi adoravano la suprema deità. Questi Incas, la cui famiglia oggidì è stata pressoché sterminata dagli Spagnuoli, ehe conquistarono il Perù, godevano di grandissima autorità e riputazione, come si può giudicare dalle cose sopraccennate. Ancora oggidì la lor memoria è molto rispettata, i Peruviani continuando a rappresentarli simbolicamente in tutte le processioni solenni, benché adorni di vestimenti più preziosi e più moderni che non portarono questi Principi: al tempo del loro splendore. La tavola aggiunta espone una tal rappresentazione allegorica de' tempi moderni, vedendosi un' luca insieme con sua consorte nell' abito moderno da gala che differisce dall' antico in alcune particolarità, siccome vengono tuttora rappresentati, in rgiorni di gran solennità, per rinnovellare la memoria d' tempi antichi a' Peruviani che non appartengono a' loro discenderai.
Ad99998 06 085a/itaMiscell. CXXIII. Tom. VI. No. 83.
TOMBE DE' TURCHI.
AJ Greci moderni e Turchi la morte, secondo l'usanza dell' anticliit'i, non apparisce sotto aspetti di paura e di terrore, anzi essi lo riguardano come uno stato di dolce riposo, senza veruna avversione. Per questa cagione essi sotterrano i loro morti in bare aperte, adorne di drappi preziosi; addobbano il cadavere de' mig. liori abiti del defunto, spargendolo di fiori. In tal modo essi portano gli ultimi avanzi a tombe situate fuori delle città, presso le strade maestre, oppure in su poggi attorniati di cipressi. Cosi fatti sepolcri, leggiadramente formati, servono spesso di passeggio; sovente consistono in casse aperte di marmo bianco, (Fig.. II.) accanto alle quali s'alzano pilastri adorni di simboli relativi al sesso ed al rango del trapassato. Il turbante significa l'uomo ; una specie d'urna la donna ; una rosa denota la ragazza. Dentro a' queste casse, empiute di terra soffice, si piantano de' fiori che vengono cultivati con cura reli> giosa da' parenti del defunto. I Turchi ricchi fanno altresì fabbricare de' portici sepolcrali intieri, (Fig.. I.) che consistono d'archi aperti, portanti una cupola, ovvero sono serrati ed illuminati d'alto. — Questa tavola rappresenta parimente degli edifizj di ampiezza mag. giore, provveduti di vestiboli aperti, dove i Maomettani fanno le loro divozioni. '
Ad99998 06 086a/itaVermi XIII. Tom. VI. No. 84.
L’ASTERIA ECHINITE.
In Tom. III. No. 94. della nostra galleria di pit- Dal corpo depresso e ricoperto di una crostare già imparammo a conoscere la maraviglio- -ta ossea sortono venti raggi, che sono spisastella marina atesta di Medusa, appartenente nosi al pari del corpo. La bocca di questo al genere Asteria ossia stella marina- Questa animale è l'apertura che si vede nel centavola rappresenta un' altra spezie straordi- tro del corpo, naria di questi animali, cioè l'Asteria echinite. Èssa è originaria de' mari indici, Molti esemplari bellifsimi di questo giugnendo talvolta ad una tal altezza che strano animale già si conservarono nel Mumisura più di dodici dita in diametro, seo Levexiano in Londra. —
Ad99998 06 087a/itaMisc. CXXIV. Tom. VI. No. 85.
CHIESA CATTEDRALE DI S. PAOLO IN LONDRA.
La chiesa cattedrale di S. Paolo in Londra, che vediamo qui rappresentata dalla parte del Tamigi, è uno de' più magnifici e de' più begli edificj dell' architettura moderna. Essa sta nel centro della gran Metropoli dell' Inghilterra, essendo rizzata nel luogo d'una antica cattedrale gotica che venne intieramente distrutta dall' orribile incendio del 1666. 11 celebre Architetto Sgr. Christofano Wren ne levò la pianta a norma della Basilica di S. Pietro in Roma. Questo immenso edilizio venne eretto in 3,5 anni, i fondamenti efsendone gittati ne1 21 di Giugno 1675 e la fabbrica compita nel 1710, alle spese di 4,420,512 talleri. La cattedrale di S. Paolo e fatta in forma di croce. L'esteriore n'è adorno di tre magnifiche entrate e di due file di pilastri. >.l dissopra dell' entrata maggiore stanrjo cue campanili, ma l'ornariienio principale si è :! maestoso duomo, ossia torre fatta a volta, cbe s'alza nel centro. Il duomo si regge su 32 coloune sostenenti una galleria attorniata d'una balustrada in sulla quale si sale per 534 gradini. Sopra la galleria s'innalza la superba cupola con una seconda galleria, sulla cui cima è pasta una tonicella ossia rocchetto terminante in una palla e croce dorata. L'interiore di questa cattedrale non corrisponde punto alla bellezza dell' esteriore, non essendo adorno che di bandiere conquistate e di due statue e monumenti rizzati in gnore di Johnson e Howard. Questa tavola rappresenta altresi il solenne tragitto del Lord Mayor, ossia Borgomastro maggiore in Londra, che si là annualmente i. 9 di Novembre, ali, ingresso del suo uffizio, passando egli per acqua a Westminster, con gran pompa, in gondole magnificamente decorate.
Ad99998 06 088a/itaPiante CXVI. Tom. VI. No. 86.
BEGLI ARBUSTI ESOTICI.
Il Rhododendro. (Rhododendron ponticum.)
Questa bella pianta ritrovasi nell' Oriente ed in molte parti della Spagna meridionale, principalmente ne' contorni di Gibilterra, e nelle stufe di Germania. Se viene coltivata come conviensi essa forma un' arboscello di 5 a 6 piedi d'altezza. Le foglie bislunghe ed appuntate nella parte davanti sono sempre verdi; la lor superficie è luccicante; nella parte inferiore sono d'un verde più gajo, attraversate da forti vene ed adunche all' estremità. Esse tono aggroppate insieme verso la cima de' ramicellij il gambo è cortissimo. Ne' mesi di Giugno e di Luglio allepunte de' rami vi compariscono bellissimi fiori rossi di cinque foglie riunite in ciocche, onde questo arbusto forma uh vagissimo ornamento de' giardini. A prima vista esso rassomiglia all' Oleandro, ma riguardandolo con più attenzione agevolmente si scopre la. differenza. — Questo arbusto contiene undici spezie, che s'incontrano per lo più su alti monti, ossia Alpi, ondederivail loro nome Nella patria di questo arbuscello alcune spezie sene adoperano in "medicina a cagione della loro virtù astringente.
Ad99998 06 089a/itaMiscellanea CXXV. Tom. VI. No. 87.
L'ARGINE DI GIGANTI IN IRLANDA.
J-j'iiola ài Staffa e la carerna di Fingal in Iscozia non sono superiori in bellezza al magnifico Argine di Giganti, situato in sulla spiaggia d'Ulster, tra Occidente e Settentrione, nella contea d'Antrim in Irland». Esso è naturalmente formato d'innumerabili pilastri di basalto che s'alzano perpendicolarmente, essendo per l'addietro stati riguardati da gente superstiziosa come un' opera di spiriti o di giganti. Questi pilastri di basalto (il cui numero monta a 30,000) formano una spezie di promontorio declinando pian piano verso il mare e terminando in un* argine, il quale mediante î pilastri proporzioualmente staccati forma una via piana dove si può camminare. Questo argine ha incirca 600 piedi di lunghezza e 120 a 140 di larghezza. I singoli pilastri hanno 12 a J5 dita in diametro, essendo quadrangolari, esagonati ed ottangolari, ma per lo più esagonali, come vediamo qui, da un lato rilevati e dall' altro scavati, onde le singole parti de' pilastri incastrano al pari delle vertebre della schiena, in tal modo sostenendosi in una direzione perpendicolare.
Ad99998 06 090a/itaMiscellanea CXXVI. Tom. VI. No. 88.
LA GOLPE DEL FORMENTO.
La golpe delle biade che spesco scema il mità. Fig., 3. mostra l'interiore d'un grano prodotto delle raccolte è un' infermità delle annebbiato di formento. Fig.. 4 rappresenpiante cereali che non è discernevole se ta un numero di granellini della nebbia non quando le spighe cominciano a germo- fortemente ingrossati. Ciascun giano è comgliare. Soprattutto il formento viene attac- posto di più altri gruppi ammucchiati che cato da questo male cagionato da' grani si discernono coli' ajuto del microscopio non debitamente fertilizzati, laonde invece umettandosi la nebbia. Fig.. 6. là vedere di contenere una sostanza bianca e farina- la forma de' singoli granellini della sana cea, essi sono ripieni di granellini nericci farina di formento non ancora pervenuto e puzzolenti nello stato fresco che finalmen- alla maturità, quando è molliccio. La nebte macchiano tutta la spiga, quando i gra- bia del formento è una specie particolare ni annebbiali si spaccano, volandosene la di funghi consistenti di polvere che apparnebbia. F. I. è un grano di formento in- tiene al genere nebbia, comprendendo molvolpato in grandezza naturale. F. 2. e 3. te specie. Allo stesso genere viene parifortemente ingrossato, bbb in ambedue Fig. u- menti ascritta la cosi detta ruggine delle re vi sono le antere sterilite da infermità, biade. Fig.. 5. espone la forma de' grani a a. Fig.. 2. i pistilli sFig. urati da infer- ingrossati della ruggine dell'orzo. J. jr.
Ad99998 06 091a/itaMiscellanea CXXVII. Tom. VI. No. 89.
ROVINE DELL'ANTICA CITTÀ DI SAGUNT IN ISPAGNA.
Nella Spagna meridionale, tra Valencia e Barcellona è situata la città di Muryiedro» «love ritrovabile rovine di Sagunt, onde gli avanzisi vedono in Fig.. I. e II di questa tavola. La città di Sagunt è famosa nell' an-. tichità per la pertinacia senza esempj colla quale gli abitanti, alleati de' Romani, si difesero contro i Cartaginesi sotto la condotta d'Annibale dopo la prima guerra punica. I Cartaginesi dopo un' assedio di otto mesi avendo finalmente presa la città d'assalto, Annibale, che aveva conceduta a' soldati rapaci la facoltà di saccheggiarla tutta intiera, restò sorpreso nel vedere dappertutto la distruzione e le rovine. Gli abitanti di Sagunt vollero piuttosto morire che sopravivere alla caduta della libertà; coloro che non erano caduti gloriofamenie combattendo si serrarono co' loro congiunti dentro alle caie che vennero mefse a fuoco,. iti tal guisa esponendosi alle fiamme come liberi cittadini insieme culle loro cose preziose. I Romani vendicarono i Saguntini nella seconda guerra punica col discacciare i Cartaginesi dalle rovine della città che da loro là riedificata con maggior pompa; ma tuttavia questa città, un' altra volta restaurata in tutto '1 suo splendore, venne d istruì« ta di nuovo da' Barbari durante la lor invasione nel secolo quinto, i soli testimonj della sua grandezza passata essendo gli avanzi, principalmente quegli del teatro che si vedono in Fig.. I. nella parte dinnanzi. Sotto il dominio succedente de' Goti la città di Sagunt venne rialzata, ma con minor belle/.zn. Gli avanzi di quel tempo sono probabilmente quegli del castello. (Fig.. II;.
Ad99998 06 092a/itaMisc. CXXVlII. Tom. VI. No. 90.
MONUMENTI DE' CELTI DI CARNAC
Nella Francia occidentale, presso il castello mani d'uomini in maniera assai baldanzosa, di Cornac, nel Dipartimento di Morbihan, Tuttora si contano 4000 cosi fatti ceppi dilungo la spiaggia, in un diserto pieno di dune, rupati die s'alzano perpendicolarmente, il si ritrovano i seguenti rimarchevoli monu- cui uso riesce difficile ad essere spiementi dell' antichità che derivano da' Celti, gato; ma secondo tutte le apparenze essi si i quali anticamente abitarono quella parte riferiscono a'costumi religiosi di quel popolo di Gnllia. In quelle pianure arenose del antico. Pare che i gruppi di pietre (Fig.. II.) tutto prive di rocche il viaggiatore s'incon- abbiano un rapporto più stretto a certe scientra in rozzi ceppi dirupati, i quali, non essendo ze, contenenti torse delle osservazioni sul sostenuti che dal proprio peso senza base cielo stellato. veruna, probabilmente sono stati eretti da
Ad99998 06 093a/itaMiscellanea CXXIX. Tom. VI. No. 91.
VISTA DELLA GRAN PIAZZA DELLA CITTA DEL MESSICO IN AMERICA.
Nel luogo della pTcsente città del Messico, fabbricata dagli Spagnuoli dopo la conquista di quel jaese del nuovo mondo, fu situata ne' tempi passati la città di Tenochtitlan, residenza de' propri Rè degli antichi abitanti. Ques'a città essendo stata presa dagli Spagnuoli e totalmente distrutta, dopo un' ostinato assedio nel 152I, Cortez, capo dell' esercito spagnuolo, fece fondare alla europea una nuova città del Messico the contiene incirca 140,000 abitanti, non essendo essa inferiore alle più rinomate città d' Europa. Vediamo qui rappresentata la piazza maggiore (la plaza major) dove già stava il gran tempio di Messitìli, ossia Dio della guerra, degli abitanti primitivi dell'America poi così detta. Oggidì questa piazza è adorna della pomposa statua equestre di Carlo 1!'., Rè di Spagna, costrutta di metallo dall' ingegnoso artista spagnuolo Don Manuel Dolsa, ed eretto nel Messico nel 1203. La piazza attorno alla statua è lastricata di pietre quadrate di porfido, circondata da una bai listrada e serrata con quattro porte. Dietro alla piazza principale nel centro della nostra Fig. ura vediamo la magnifica chiesa cattedrale (2) onde l'una parte è fabbricata interamente alla moresca (3). A sinistra della chiesa cattedrale si scorge il palazzo sempli. cernente costrutto eh' è la sede del Viceré della nuova Spagna.
Ad99998 06 094a/itaMisc. CXXX. Tom. VI. No. 92.
LA FONTANA CHIAMATA TOP HANÈ IN COSTANTINOPOLI.
Onesta rimarchevole e magnifica fontana, situata in Top-Hanè, uno de' sobborghi di Costantinopoli, da cui deriva il suo nome, e stata copiata ne' tempi moderni per la prima volta dall' artista tedesco Melling, già architetto della Sultana Ha did gè, i Turchi sospettosi rade volte permettendo agli stranieri il copiare qualche cosa de' loro edifizi pubblici. Questo monumento è memorabile perocché ci dà una giusta idea dell' architettura e dell' arte dell' affazzonare di cui si servono i Turchi. Il Sultano Mahmud fece fabbricare questa fontana nel 1733 a fine di provvederne questa parte di Costantinopoli d' acqua buona a bere come pure d'un luogo da farvi i lavamenti religiosi usilati fra i Turchi. La parte inferiore dell' edifizio è incrostata di marmo bianco, la cui superficie è leggiadrissimamente adorna di varie volate dorate, di fregi e [di sentenze dell' Alcorano, eh' è il libro santo de' Turchi. Con tutto ciò non vi si trovano delle Fig. ure d'uomini o d'animali, la qual cosa essendo proibita secondo la fede turca. Alla parte inferiore dell' edifizio, che ha 25 piedi quadrati ed un fonte a ciascuno de' quattro lati, soprasta una tettoja che fa il più delizioso rezzo. Un tetto fatto a volta e adorno di 16 torricelle termina il tutto in maniera assai leggiadra. Presso la fontana vediamo alcuni Turchi occupati ne' loro santi lavamenti ed accanto ad essi un gruppo di donne turche. Nella parte d' innanzi corre una carrozza turchesca affatto fornita di finestre ingraticolate, in cui le donne de' Turchi fanno una passeggiata.
Ad99998 06 095a/itaMiscellanea CXXXI. Tom. VI. No. 93.
PETRIFICAZIONI RIMARCHEVOLI.
Palma marina impietrata ossia Pentacrinite. (Pentacrinites Helmintholithus portentosus. L.)
zione colIe Pentacriniti dell' antichità, ap. partenendo sistematicamente allo stesso genere chiamato Encrino. Gli animali di quest' ordine tengono il mezzo tra gli aniJrentacrìniti sono forme d' animali pietrifi- mali a guisa di corallo e le stelle marine, cati della classe degli Zoofiti ossiano piantani- vivendo per sempre nel più profondo de' mali marini. Esse sono composte d'una mari, parte sotto la zona torrida, parte in sostanza grossa, cestuta, con più braccia, regioni più fredde, dove stanno fissati al che sta attaccata ad uno stelo articolato, suolo per mezzo de' loro steli flessibilissimi, senza rami, della lunghezza di più piedi. In molti paesi dell'Europa le palme marine Finora non si conoscono se non due o tre impietrite si rincontrano sparite col crescere spezie di zoofiti che hanno una stretta rela- dentro alle pietre da calcina.
Ad99998 06 096a/itaMiscellanea CXXXII. Tom. VI. No. 94.
PETRIFICAZIONI NOTABILI.
Gigli marini pietrificati o Encriniti dell' antichità. (Encrinites Helmintholithus. Encrinus L.)
Encriniti o Gigli marini sono spezie pietrificate di piant-animali marini dell' amichila che hanno qualche somiglianza colla palma marina tuttora vivendo ne' profondi del mare delle Antille e che probabilmente appartenevano allo stesso genere Encrino. Fig.. I. di questa tavola fa vedere un giglio marino chiuso, con più braccia, insieme collo stelo diviso in molti articoli, mediante il quale il zoofito vivo s'appiccava al fondo del mare. Fig.. 2. è un giglio marino, senza stelo, con più braccia, entrambi essendo forniti d'internodi rotondi. Fig.. 3. rappresenta la sostanza chiusa, a forma di fico, d'un' altra spezie d'Encrinili, i cui internodi sono pentagoni, siccome mostrala base, che stava attaccata allo stelo. Le altre Fig. ure parte sono singoli internodi d' Encriniti che si chiamano volgarmente per diversi nomi, p. e. trochiti, pietre stellarle, astroiti etc. etc., parte sono pezzi, a gui*a di colonna, di cosi fatti steli (6. 7.) composti di più giunture che s'alzano l'una sovra l'altra, chiamandosi comunemente asterie, pietre stellane, entrochiti. In molte regioni della Germania è d'altri paesi i gigli marini pietrificati si rincontrano racchiuse dentro a diverse spezie di pietre da calcina.
Ad99998 06 097a/itaPiante CXVII. Tom. VI. No. 95.
PIANTE MEDICINALI.
Fig. 1. L'Elenio comune. (Inula Helenium. L.)
L'Elenìo comune ossia genuino è una pianta utilissima, che cresce salvatica in più parti dell' Europa come pure in alcune regioni della Germania, coltivandosi ne' campi per la sua utilità e ne' giardini per ornamento. Le radici lunghe e grosse, che hanno un sapore forte ed amariccio, parte si seccano parte si adoperano in medicina in differenti dissoluzioni. Sene forma altresì un salubre vino e birra che ne traggono il nome. La radice, mescolata colla soda e colle coccole della moitella, somministra un colore turchino. Dalla radice sorte uno stelo, dell' altezza di 3 in 4 piedi, a foglie merlile» alla cui cima, ne' mesi di Luglio e d'Agosto, compariscono fiori gialli, a guisa di stella, senz' odore.
Fig. 2. La Saponaria comune. (Saponaria officinalis. L.)
Questa pianta salutifera, alta 2 in 3 piedi, cresce selvaggia nella Germania, lungo le strade e nelle siepi, producendo durante l'estate fiori bianchi che danno nel rosso. Le foglie e la radice hanno principi saponacei e dissolutivi che somministrano un remedio provato contra molte malattie. Essa è stata traspiantata ne' giardini per ornamento, dove col mezzo della coltura n'è stata prodotta una variazione a ciocche di fiori doppi.
Ad99998 06 098a/itaMiscellanea C XXXIII. Tom. VI. No. 96.
IL MORAI, OSSIA CIMITERO, DELL' ISOLA DI NUCAHIVAH NEL MARE MERIDIONALE.
Nel mare meridionale ritrovasi un gruppo d'isole scoperte la prima volta nel 1595 e note sotto il nome d'isole di Marquesa, o di Mendoza. Fra le isole settentrionali n'è situata ancora quella di Nucahivah, che abbiamo imparato a conoscere più esattamente per via dell' ultimo giro del mondo fatto da' Russi, per iscoprire nuovi paesi, sotto la scorta del Capitano di Crusenstern. Gli abitanti di quest' isola sono benfatti, sani e robusti di corpo; la lor carnagione rassomiglia a quella degli Europei. Essi adornano tutto '1 corpo di Fig. ure intagliate, che fanno entrare nella carne fregandole con terra turchino-nera, onde più non spariscono. L'indole di quest' isolani del mare meridionale non è punto dolce; essi, al contrario, sono maligni e vendicativi a tal segno che divorano i loro nemici prigionieri. Da una ciarpa stretta infuori essi sono ignudissimi. Le loro abitazioni non sono che capanne composte di canna d'India. Dopo molte cerimonie eglino seppelliscono i morti ne' loro cimeteri, chiamati Morai, onde ciascuna famiglia n' ha un particolare. I Russi, facendo il giro del mondo, ottennero la permissione di visitare un cosi fatto Morai, il cui efFig. iamento vedesi nella tavola presente. Qupsto cimitero era situato in una regione assai romanzesca, sopra un monte; in una cassa v' era esposto un corpo morto. Al di fuori stavano più idoli deformi, scolpiti in legno; accosto a questi si scorgevano delle colonne, composte di foglie del cocco, e cinte di drappi di bambagia bianca. Tutto ciò si riferiva a costumi religiosi.
Ad99998 06 100a/itaInsetti. LIII. Tom. VI. No.98.
PAPILIONE BERNARDO DELLA CINA.
(Papilio Bernardus. Fabricii.)
Sopra un ramicello' copiato d'una pianta La Fig. ura superiore fa vedere la farfalla chinese e giaponese, di nome Camellia nello stato di riposo, insieme col portajaponica, vediamo una gran farfalla, leg- mento delle ali piegate al dissopra, il cui giadramente segnata, eh'è originaria della lato inferiore è bellamente adorno. Questa Ch.-a e del Giapone. Il colore matrice farfalla esotica appartiene a quelle ad ali delle ali anteriori n'è affocato; sono scannel- occhiute, fra le quali però non ven'è aliate d'una fascia traversale gialla e d'un largo cuna in Germania, che uguagli questa farorlo nero. Le ali posteriori, similmente falla chinese nella grandezza e cella beiaffocate, sono codute e vagamente macchiate lezza del colorito, di occhietti neri e di punti centrali bianchi.
Ad99998 06 101a/itaMiscellanea CXXXV. Tom. VI. No. 99.
MUSICA DE CORNATORI RUSSI.
Questa Musica, inventata in Russia nel 1750, da Maresch, Boemo di nazione, ha una dignità, grandezza, dolcezza e pienezza di suoni, ond' è priva qualunque Musica conosciuta, anche l'organo, con cui ha la maggiore rassomiglianza. Essendo questa Musica tanto più straordinaria, che ogni corno non ha che un solo tuono, una breve descrizione ne riuscirà interessante ai dilettanti di Musica come pure a coloro che ne sono mal pratici.
La tavola aggiunta ne dà una rappresentazione intuitiva. La contrada mostra un bosco, dove, sopra un' eminenza, si vede posto il coro imperiale de' cacciatori russi, divisi in quattro file, co' loro corni da caccia. Nella prima fila sta il soprano, nella seconda il contralto, nella terza il tenore, e nell'ultima il basso.
Ciascuno tiene un libretto di Musica, da cui non gli è lecito di staccare gli occhi, per dare il tuono a tempo. Bisogna dunque ch'egli conti pontualmente tutti gli altri suoni, finché tocchi a lui di sonare il corno, tutta la di lui arte, che certamente non è facile ne' passaggi allegri e ne' trilli, consistendo nel fare giuste pause. Neil' altra mano egli ha il corno d'ottone o di rame.
Alla fronte, davanti al soprano, o nella fila anteriore sta il maestro di cappella, che ha riposto la partizione sopra un leggio, in faccia sua. Egli tiene un bastoncello, con cui batte non solamente la misura, ma ancora ogni quarta. I bassi, a cagione della loro mole, si reggono su piccoli piedestalli, costrutti a tal fine.
La Musica, che si fa co' corni, è coniposta incirca di quaranta persone, onde ciascuna tiene un corno o due. Que' corni, che danno i più bassi tuoni, hanno 5 in 7 piedi di lunghezza. Questa misura scema proporzionalmente, di modo che i più piccoli non arrivano che alla lunghezza d'un piede.
Non si può sentire niente di più affettivo ch'un canto fermo, ovvero adagio, accompagnato da questo strumento. Non v'è niente di più giocondo che di vedere sonarvi un' aria allegra, quando un Musico, con duo corni, va cambiandoli spesse volte, in tempo presto.
Benché per addestrare un cosi fatto Virtuoso si richieda pazienza fuor del comune tuttavia i Russi, che per lo più hanno gran talenti per la Musica, ben pretto abituanti ad osservar la misura.
Ad99998 06 102a/itaPiante CXVllI. Tom. VI. No. 100.
PIANTE ORNAMENTALI.
La Rudbechia porporina. ( Rudbeckia purpurea. L.)
La Rudbechia porporina è una bella pianta ornamentale, che cresce salvatica nell' America settentrionale, sui monti della Virginia, Carolina e Florida; si coltiva anche ne' nostri giardini per ornamento', a motivo della sua appariscenza singolare. Essa è stata così denominata in onore del meritissimo botanico svezzese, Olao Rudbeck.
Da questa pianta sorte uno stelo di 3 in 4 piedi d'altezza, a cui alternamente sono attaccate le foglie dentate che terminano in lunghe punte. I larghi e bei fiori porporini, appiccate all' estremità dello stelo, sono in forma di raggi, e penzolano al pari delle foglie intagliate alla cima.
Ad99998 07 003a/itaMiscellanea CXXXVI. Tom. VII. No. 1.
COSE MEMORABILI PERSIANE.
LaPersia, già famosa fra i paesi dell' Asia, tuttora appartiene, per più riguardi, agi' iniperj memorabili di quella parte del mondo. Questa tavola ci rappresenta: "
Fig. 1. Veduta della città di Sciras.
Sciras, capitale délia Provincia di Farsistano, o délia Fersia propria, h situata in un bellissimo vallone, ma presentemente è decaduta dall' antico suo splendore. E cinta di mura e ha sei porte. Le case, fabbricate di mattoni, sono di sparuta appaleriza; non di meno Sciras ha una bella dogana, ossia Basar, ed aîtri edifïzj pubblici. Questa città è famosa inoltre pel vino eccellente, detto vino diSciras, ch'è xinomato in tutta l'Asia.
Fig. 4. Tomba del Poeta persiano Hafi
z. Le arti e le scienze fiorirono ne' secoli passati nell' Oriente ed anche in Persia. Fra gli uomini celebri di quel paese si nomina ancora - il Poeta Hafiz, ^cheinacque in Mosselli, presso a Sciras, e che vi: mori nel 1340. Vediamo qui effig. iata la di lui tomba in più modi distinta. È situata nel centro d'un gran cirnetero quadro, rassomigliante ad un giardino. Ail' entrata sono due gran leoni, di rimpetto, in una chiudenda ingraticolata si vedono le tombe di Hafizy di due de' suoi discepoli, e d'un Principe del sangue. Tuttequattro sono formate a guisa di casse di pietra, da ambedui li lati attorniate di piètre, alte 6 piedi, in sulle quali sono intagliati varj passi dell'vAlcorano. 11" Monarca persiano Cherim- Chan, fece abbellire questa tomba un edificio di più stanze essendo stato innalzato nella parte di dietro. Poco lontano v'è ancora il sepolcro di Saaâi, célèbre Poeta persiano.
Ad99998 07 004a/itaPiante CXIX. Tom. VII. No. 2.
L'JUCCA FILAMENTOSA. (Yucca filamentosa.)
Jucca non si rincontra se non in Ame- filamentosa, è originaria délia Virginia lica e contiene più specie, che, in qusnto e délia Carolina, dove rincontrasi presso le alla struttura, s'accordano insieme talchè il spiagge arenose de' fiumi. Essa ha il tron> fusto, giugnendo sovente ail' altezza di co corto; dalle foglie sorte lo stelo, alto dieci in dodici piedi, non produce che cinque in sei piedi, a cui foltamente sono alla cima una ciocca di foglie lunghe, sodé, attaceati i fiori bianchi, che danno nel e per lo più dentellate a sega, dal cui cenr giallo, a guisa di tulipani. Le foglie di tro parte uno stelo lungo e ramoso, for- questa spezie hanno la singolarità di essere mando la più bella corona. Perciö questa più ritondat«, e di porlare, in sulla superleggiadra pianta amerieana xitrovasi in ficie loro, de' singoli filamenti lun"hi, onde moite stufe. primacbè gli Europei vi portassero la loro tela, gli Americani si servirono per fabbricaïe La specie quï efiïgiata, ossia Vlucca una stoffa rassomigliante alla slessa qualità. JHK
Ad99998 07 005a/itaVermi XIV. Tom. VII. No. 3.
LA SERTULARIA SERPEGGIANTE OSSIA CORALLINA VESCICOSA. (Sertularia volubilis, Linn. S. uniflora, Pallas.)
Intorno. al fusto ed a! ramicelli'd'un' Antipate rosso s'avvolge un' altra specie di Zoofiti appartenenti al génère Sertularia ossia Corallina vescicosa, rappresentata in grandezza naturale in fi g. 1. ed aggrandita in Fig. . 2. délia tavola présente. Questa sertularia tortigliosa ha l'apparenza d'una pianta, al pari de' piantanimali, che tutti quanti abitano l'Oceano ; ma è composta d'una sostanza bianca, délia natura del corno, elastica, flessibile e mezzo trasparente, i cui filamenti sottili e riuniti formano un fusto articolato e tortuoso, che serve di coperto a' polipi attaccati ad esso e racchiusi in cellette separate (neppure qui distinguibili) di queste articolazioni, donde stendono i loro tentoni per cogliere il nutrimento. Le campanelle ad orlo dentato su' gambi lunghi ed articolati del tronco délia sertularia sono cassule trasparenti, aperte e rassomiglianti a vesciche, che, nel più gran calore estivo, partono dalle sertularie e dentro aile quali si formano bocciuoli ovali, che restano appiccati al tronco principale, o che sene staccano. Da cosi fatti bocciuoli sortono sertularie novelle, che vanno sempre crescendo. I polipi délia sertularia si cibano de' più piccoli vermicciuoli microscopici', che vivono nell' acqua marina.
Ad99998 07 006a/itaMiscell. CXXXVII. Tom. VII. No. 4.
LE CATACOMBE OSSIANO TOMBE SOTTERRANEE DI ROMA.
Pamose pella loro antichità corne pure pel loro gran numéro sono le Catacombe, ossiano tombe sotterranee, in Roma ed intorno ad essa. Consistono d'innurnerabili passaggi e di camere, che vanne serpeggiando, a guisa di labirinto, nelîa; sa Ida pozzolana d'ufla terra indurata e volcani.ca. .'Ne', .primi tempi di Roma que'- passaggi trassero .origine dalla pozzolana scavata per nmrare ,gli edifizi. -Al tempo délia: Eepubblica i.omana e degl' Imperatori quelle innumerabili cave di sabbione s'aâoperajcono nel seppellire gente poyera e s.chiavi, non volendosi impiegare le spese fnnerali ne- loro cadaveri. Al tempo; del Cxistianesimo gli atti di soîterxamentonçlle: Catacombe s'aumentar.ono, seppellendovisL i Gristiani morti. da Martiri nelle persecuzioni da loro provate, Delle Catacombe che si stendono intorno ^a Roma ne vediamo ricopiata una parte in Fig. . 1. con tombe sj aperte si chiuse. L'esteriore de' sepolcri chiusi ed intagliati nelle pareti-dalle Catacombe rassomiglia a Fig. . 4. —w Fig. . 2: 3. e 5. ne rappresemano alcuni chè si esaminarono döpo averli aperti. Dentro vi si trovarono.gli avaazi d'ossa umacs più o meno cônservate. Dalle Untere iniziali del nomedi Cristosi ricava chlessi appartenévano a Cristiani., Nella tomba' (Fig. . 3.) vi ripdsùun Marthe, il chè si puö giudicare dalla palma e scure cônservate..
Ad99998 07 007a/itaMiscellanea. CXXXVIII. Tom. VII. No. 5.
LE CATACOMBE ETRUSCHE DELL' ANTICA CITTÀ DI TARQUINIA.
Nel granducato di Toscana, presso la piccola città di Corneto, dove già era situata Tarquinia, una délie dodici capitali d'Etruria, litrovansi moite catacombe, ossiano camere sepoîcrali sotterranee. Esse sono intagliate in calcina bianchiccia, essendo rimarchevoli pella loro struttura e pe' varj lor ornamenti. Vi si discende per aperture quadre. In uria di queste catacombe etrusche (Fig. . 1.) la sofiïtta è formata di quattro quadrelli contiguî, cavati dalla rupe con isfondi. Gli avanzi de' morti riposarono in urne, o verisimilmente anche su' banchi ricorrenti intorno aile mura latèrali. Le pareti ed i fregl di queste camere sepoîcrali sono coperti di varie pitture simboliche, allusive allô stato délie anime dopo la morte, secondo le idée degli Etrurj. Sul fregio vediamo dunque degli uomini divorati da fiere; allusione aile pêne destiriate al colp'evole. Altri spartimenti délie catacombe elrusche (Fîg. 2.) posano su pilastri scavati dal-; la rocca stessa, al pari degli sfondi architettonici délia sofiïtta, onde danno perpetualità al tutto. Al muro laterale scorgiamo parimente fregi dipinti di più Fig. ure che somministrano ail? antiquario materia fertilissima di discussion!.
Ad99998 07 008a/itaQuadrupedi. LXXVII. Tom. VII. No. 6.
IL BUFOLO GIGANTESCO. (BOS ARNI.)
Agli animali rari e finora poco noti appar- l'un dall' altro. Si dice che Y Ami nella Fig. utiene il Bufolo gigantesco, ossia Ami, che, ra participi del bue, del cavallo e del cersecondo i rapport! degl' Inglesi, vive nelle vo. Benchè sia ardito e forte, pure si regioni montagnose delP Indostano settentrio- domesticae, neu' Indie settentrionali sene naje come pure ne' boschi della Bengala serve per cavalcare. seltentrionaie. Un uffiziale inglese fà men. Per lungo tempo il bufolo gigantesco zione d'un cosi fatto Bufolo da lui ritrova- non si conobbe che ai teschj quà e là scatovi, alto 14 piedi, dall' unghia sino all' vati, a" quali sono attaccate le corna di estremità délie corna, È nero di colore; smisurata grandezza. Cosi fatti teschj d' Aruna ciocca di peli rossicci gli stà appiccata ni si rincontrano in varj gabinetti di cose fra le corna grandissime che distano 4 piedi artifiziali.
Ad99998 07 009a/itaVestimenti. XII. Tom. VII. No. 7.
VESTIMENTI PERSIANI.
Gli abitanti di Persia si vedono qui rappresentati ne' îoro differenti vestimenti. I Persiani sono naturalmente vivaci, leggieri, dediti al piacere; ma coh tutto ci ô più compagnevoli e pin. pieni di compassione verso degli stranieri che i-loro vicini, i Turchi rozzi e diffidenti. Essi sono di mezzana grandezza, più magri'che grassi, ma per. altro robusti e sani. Benche il Maomettismo sïa la religione dominante, pure vi si tollerano moite altre sette, p. e. i Guebri, che adorano il fuoco. Dalla semplice vestitura de' Curdi, (fie. 1.) popolo montanino, mezzo selvaggio e malandrino délia Persia occidentale, facciamo la transizione a' vestimenti de* Persiani.
Fig. 2. Persiano di condizione mezzana, in abito da State.
Il' vestito de' Persiani è alla orientale, ciô h lungo. largo ed a più colori. I riecht ne ' portano sioffs preziosé di seta, riccamente guernite d'oro d'argento e di gemme. Il Persiano qui effîgiato ha indosso üna camiciadi seta; rossa; al dissopra di questa una ©as miciuola ed inoltre una lagra sopravveste che gli discende sino al malîeolo, essehdo cinta d'un drappo. La testa è côperta d'una berretta, in forma di turbante.
Fig. 3. e 4. Donne Persiane.
La vestitura délie Donne persiane è più aggradevole e più leggiere di quella degli uominj. Esse non tagïiano i capegli, ma. coprono la testa d'una ciarpa a vélo, ovvero ï'awolgono a guïsa di turbante. Sopra là camicia, apèrta sïno a mezza vita', portano una roba discendente sino al ginocchïo ed adorna di cappi corsoj d'oro e d'argento. I calzoni larghi sodamente si trapuntano e si foderano d'alto a basso.
Ad99998 07 010a/itaVermi XV. Tom. VII. No. 8.
L'ALCIONIO MAN0 DIAVOLO. (Alcyonium manus diaboli, Linn.)
L'alcionio, formato a mano, che da marinarj e littorani volgarmente si chiama mano del diavolo, mano di ladro, mano di Giuda, mano marina, è una specie particolare di piantanimal.i, ossiano zoofiti, appartenenti al génère Alçionio. Essp è çomposto di filament! inflessibili, simili a corno, che nello stato fresc'o sono circondati da una spstanza succosa, dove, al di fuori, nelle dita o ne' demi, si trovano piccoli incavi o cellule, servendo di dimora continua a polipi particolari, (qui non ricopiati) di Fig. ura ci» lindrica, forniti di più tentoni al dissopra, intorno ail' apertura délia bocca. L'esteripre di questo piantanimale varia in quanto alla forma, lunghezza, e grossezza de' dentelli, ciö che dimostra Fig. . i. paragonata a Fig. . 2. Del resto ambedue le Fig. ure ne rappresontano la grandezza naturale ed i concavi a cannello ail' estremità de' ,merli, dove abitano i polipi. Questi alcionj si rincontrano in sulle spiagge d'Olanda, di Francia e d'Inghiîterra, dove, nel mare, si sono uniti aile parti inferiori délie conchiglie e chiocciole per la virtù vegetativa.
Ad99998 07 011a/itaMiscellanea. CXXXIX. Tom. VII. No. 9.
CAVALLEGGIERI RUSSI.
Vediamo qui ricopiatidivers! popolicristiani, yivendo sotto il dominio russo e formando de' cavalleggieri pel servizio militare.
Fig. 1 e 2. Cosacchi donici.
Fig. 1. Uffiziale de' Cosacchi donici, che sono un ramo délia Nazione russa ed un popolo rozzo, bellicoso e pastorale, abitando le sponde del fiume del Don, onde hà tratto il suo nome.
Fig. 2. Semplice Cosacco donico.
Fig. 3. Calmucco.
Eçco qui rappresentato un Calmucco (corne a prima vista la di lui fisionomia dimostra) passato a' Cosacchi e professando, al mena apparentemente, la religione cristiaua.
Fig. 4. Cosacco uralico.
I Cosacchi uralici vivono sul fiume inferiore âell'Urai, dov'e principalmente applicansi alla pesca ed ail' allevamento de' bestiami. Del resto molto rassomigliano agli altri loro fratèlli.
Fig. 5. Cosacco del mar nero.
I Cosacchi saporogici, che per lo passato abitaronö le rive dèl Dnieper, donde vennero trasferiti nel Cuban, sul mar nero, fin dal 1775, non solaraente servono da cavalleggieri ma ancora pér mare.
Fig. 6. Albanese.
Questo Albanese ossia Arnaut appartiene al battaglione greco stabilito nella Crimea, al soldo russo. In guerra esso serve a cavallo ed a piè, per mare e per'terra.
Ad99998 07 012a/itaMiscellanea CXL. Tom. VII. No. 10.
CAVALLEGGIERI RUSSI IRREGOLARI.
Vediamo qui una série di popoli asiatici sl pagani si maomettani, che si trovano più o meno frequenti tra i cavalleggieri russi,
Fig. 1. Principe Circasso.
I Circassj, che abitano nella provincia fli Cuban, sono discendenti di Tartari ed un popolo misto, ben fatto e guerriero, sottoposto a particolari Principotti che riconoscono la Sovranità rüssa. Un cosï fatto Principino vedesi qui armato di tutto punto, d'elmo, d'usbergo, di sciabla, d'arco, di saette e di pistolet
Fig. 2. Semplice Circasso.
I contadini o semplici Circassi sono tutti quanti schiavi de' gentiluomini. Tutto il paese puö mettere in campagna 1500 gentil. uomini e circa ,10,000 schiavi combattenti.
Fig. 3. Un Mursa, ossia gentiluomo tartaro.
Esso è qni ricopiato senz' armi, in qualità d'accompagnatore d'un Principe circasso.
Fig. 4. Tartaro nogajo.
Questi Tartari vagabondi e malandxiui si distiuguono per la loro fisionomia che prova la méscolanza loro co' Mongoli. Essi adornano le loro lance di pelli di volpi.
Fig. 5. Tartaro turcomano.
I Turcomani abitano in diversi paesi, principalmente nelle più belle contracte di Caucasia. Eccone uno xappresentato. ,
Fig. 6. Baschiri.
I Baschiri sono discendenti de' Nogaj e de' Bolgari, e per conseguenza privi di coltura- Essi sono assai bellicosi.
Fig. 7. Un Kirghise.
I Kirghisi sono Tartari liberi, rapaci e rozzi, che, mescolati co' Mongoli, abitano i deserti, su' confini di Russia, dove tengono razza di bestiami e principalmente di cavalli. D*l resto sono rozzissirni.
Ad99998 07 013a/itaMiscell. CXLI. Tom. VII. No. 11.
VEDUTE DELLA SPIAGGIA DEL GIAPONE CON NAVIGLI GIAPONESI.
Jl Giapone, di cui non abbiamo aequistata Bna maggior cognizione che da due secoli ïn quà, è un paese composto di più isole si grandi si piccole, in sulla costa settentrio»ale KAsia, nel grande Oceano orientale, essendo già da gran tempo divenuto l'oggetto délia cupidigia Europea a cagione delP oro e de' prodotti ricchissïmi ond' esso abbonda. I Portoghesi vi si stabilirono nel mezzo del secolo decimosesto, ma per essersi abusati délia bontà de' Giaponesi ne vennero scacciati. Fin da quel tempo agli Olandesi soli, benchè sottö moite restrizioni, è permess. o il trafficare nel Giapone; ma due tentativi fattine dagl' Inglesi non riuscirono. Andô a voto anchè la più récente cosï fatta impresa de' Russi, ed è la seguente. La corte di Russia mandö nel 1803 un' Ambasciadore al Giapone insieme co' due bastimenti spediti sotto il comando del Capîtano di Krusenstern per fare il giro del monflo. Ma quest' Ambasciadore non ebbe udi« enza, e vennero rifîutati i di lui xegalL Dalla maestrevole descrizione del viaggio suddetto, pubblicata dal Capitano KrU' senstem estratte sono le due seguenti ve» dute del Giapone.
Fig. 1.
Veduta di Megasachi, presso la città di Nangasachi nel Giapone, dove ail' Ambasciadore Russo fù assegnata la sua dimora, e la prima visita de' turcimanni giaponesi, i quali in una scialuppa aperta fanno rotta verso il vascello Russo, di cui non vediamo qui che la poppa.
Fig. 2.
L'Ambasciadore Russo va con due barchette o scialuppe, onde l'una è raagnifïcamente adorna, ail' abitazione destinatagli in Megasachi. Questa tavola ci fà conoscere non solamente le vestimenta de' Giaponesi, ma ancora la struttura de' loro navicelli.
Ad99998 07 014a/itaVermi. XVI. Vol. VII. No. 12.
LA SERTULARIA IN FORMA D'ABETE. (Sertularia abietina.)
Questa vaga Sertularia ritrovasi nèl Medi- guisa d'ahete, ossia abete marino. I ramiterraneo e uel maie del Nord attaccata ad celli sottili sono gueraiti di piccoli coni da ostriche ovvero a conchiglie marine, sic- ambidue i lati, corne ne dimostra più chiacome qui ne vediamo ricopiata una. La raraente un pezzo ingrandito (Fig. . IL). Quesua Fig. ura rassomiglia molto. aile pine, sta Sertularia è d'un bigio di corno ed arrilaonde viene anche chiamata Sertularia a va per l'ordinario ail' altezza di 5 dita. er. I
Ad99998 07 015a/itaUccelli. LXXVIII. Vol. VII. No. 13.
RARI UCCELLI.
Il Cacatoo frangiato. (Psittacus fimbriatus.)
Nella nostra galleria di pitture già più volte abbiamo avuto l'occasione di osservare il grande e numeroso gsnere de' Papagalli e di aminirarne moltissimi, che si distinguono particolarmente pe' colorî superbi délie loro piume. I climirimoti, onde andiamo acquistando più esatta cognizione, cène somministrano annualmente délie nuove spezie; aile quali appartiene altresl questo raro Ca~ catoofrangiato, dissegnato dalSignore Grant, Inglese di nazione, nel sue- viaggio al nuovo Galles méridionale. Colle piume grigie del corpo campeggia a maraviglia la testa d'un rosso affocato, la, cui parte inferiore è guarnita quasi di frange, onde questo Gacatoo ha ritratto il suo nome.
Ad99998 07 016a/itaMiscell. CXLII. Tom. VII. No. 14.
SCIOMADU, OSSIA IL TEMPIO D'ORO IN PEGU.
Pegù, già capitale delP antico Regrio dello sîessonome, è situata nelle Indie ulteriori nel magnifico E.egno Birmahno. Gli abitanti di questa città, al pari del resto de' Birinahni, professano la religione de' Buddha, essendo assai religiosi ed avendo moltissimi tempj. Il più famoso di essi si è il tempio d'oro, detto Sciomadù, che vediamo qui ricopiato. Esso è un' edifizio piramidale, di smisurata grandezza, murato a mattoni ed a smalto. Al di fuori è adorno di varj fregi, posando sopra uno sterrato doppio. Il dissotto del tempio è ottagonoj il dissopra ne termina spiralmente. La punta nrè adorna d'una graa balustrata dorata, e la base circondata da due oïdini di piramidi, onde l'ordine primo ne contiene 57, ed il secondo 53. Da ambidue i lati del tempio vi ha degli edifizi di legno pe' frati, ossiano Rahaani; vi ritrovasi anche un' albergo pe' peregrini. Verso il Settentrione slanno sospese trè campane, che mediante i palchi d'un cervo rin> toccano ogni quai volta vi arriva an divoto. Per eiö che spetta all' interiore del tempio, i viaggiatori europei, che vi sono slati, non ne farme mott0,
Ad99998 07 017a/itaInsetti. LIV. Vol. VII. No. 15.
RARI INSETTI.
Il grande Scorpione palustre o la cimice acquatica del Surinam. (Nepa grandis. L.)
Il génère degli Scorpioni palustii, che deve il suo nome aile due zampe d'inanzi, a forma di forbici o di tenaglie, attaccate alla lesta, non è punto venenoso e comprende più spezie indigène ed esoûihe. Hanno quattro ali ripiegate ed incrociate in istato di riposo. Colla bocca a becco, posta sotto la testa, succfciano il sangue de' piccoli insetti destramente afferrati co' piedi anteriori, che si fermano corne un coltello da tasca. Coli' ajuto degli altri piedi, che loro fanno le v'eci. di remi, nuotano con destrezza sugli stngni e nelle acque paludose, dove abitano. Nelle belle sere d'estate volano anche da un luogo ail' altro. Vediamo qui ricopiata la maggior spezie degli scorpioni acquatici, che s'incontrano nel Surinam, Fig. . r. volando; Fig. . S. riposando. Il corpo n'è lungo due dita e mezzo, assai largo ed alquanto rilevato al dissopra ed al dissotto. Qui appariscono chiaiissimamente le branche fornite d'uncini nel dinanzi e le zanne a becco.
Ad99998 07 018a/itaMiscell. CXLIII. Tom. VII. No. 16.
L'ORGANO VISIVO DILUCIDATO COL MEZZO DELL' OCCHIO UMANO.
Questa tavola ci rappresenta tutta la struttura dell' occhio umano, di cui non vediamo in noi che la parte esteriore che ne forma quasi la finestra. Qui scorgiamo assai ingrandite e riisegnate in profilo le parti esterne ed interne di questa struttura ammirabile, la cui spiegazione minuta ritrovasi nel comento. Ora non ne adduciamo che le parti principali.
Fis. I. I coppi ossiano le orbite delV occhio, dove sono posti gli occhi, al dissopra de' quali (Fig. . 11.) si trovano i sopracigli insieme colle palpebre (Fig. . 5.) che servono di difesa ail' occhio. L'occhio stesso è un globo allungato, composto di più membrane che racchiuâono diversi umori. Alla parte di dietro sta attaccato il nervo oîtico (F. 13.), a guisa di gambo. La circonferenza esterna è formata dalla membrana dura (F. 18.) Coli' apertura anteriore di essa comb^gia la cornea trasparente (Fig. . 20.). Nel centro délia membrana interna ritrovasi un buco (Fig. . 25.), chiamato pupilla. La tunica la più interna e la piu importante dell' occhio si è la retina, che forma l'organo proprio délia vista.
Gli umori contenuti nelle camere degli occhi (Fig. - 32. 33.) servono alla prima rifrazione de' raggi incidenti, i quali, rifratti di più dall' umore cristallinq (Fig. . 30.) e dall' umore vitreo (Fig. . 29) arrivano alla retina (Fig. . 127.), in sulla quale mediame la vibrazione cagionano il sentimento dell' oggetto. Il nervo ottico trasmette questa sensazione al cervello di modo che l'anima riceve l'idea di ciô che sentiamo.
Ad99998 07 019a/itaMiscellanea. CXLIV. Tom. VII. No. 17.
L'ORGANO DELL' UDITO, SPIEGATO PER MEZZO DELL' ORECCHIO UMANO.
La struttura dell' orecchio umano è ingegnosa quanto quella dell' occhio, corne a prima vista dimostra la tavola annessa, vedendosi in Fig. . 1. l'orecchio in grandezza naturale, ed in Fig. . 2. assai ingrandito.
L'orecchio è composto dell' orecchio esterno che forma l'entrata dell' organo dtll' udito. Esso è una cartilagine, in cui si scorge Velice esteriore ed inferiore (Fig. . I. II. 1. 2.). Appresso si vede il canto d'inanzi dell' orecchio é quello di dietro (Fig. . ï. IL 4. e 5.). La cavità tra ambidue chiamasi coclea (Fig. . I. IL 6). L'orfcglia, ossia la punta dell' orecchio (Fig. . I. II.7.) n'è l'estremild. Neil' interiore havvi il meato uditorio (Fig. . I. IL 8) Sotto la pelle comune del capo sono nascoste le gangole le quali separano il cerume. AU' estremità del meato uditorio apparisce il timpano (Fig. . I. IL 9.) che copre la cassa del tamburo. Su questa membrana elastica sono collocaii gli ossetti dell'. udito, vale a dire: il maitello (LU. 11.), l'incudine (LU. 14.), la staffa. Al di dentro v'è il cosï detto labirinto. Oui ritrovasi anche'il lumacone (Fig. .I. IL III. 22.). I tre canali semicircolàri (Fig. . I. IL III. IV. 19.) si apronocon cinque bocche. Coli' orecchio communicano due nervi, cioè, il duro, ossia il nervo d'unione délia faccia, ed il molle, ossia il nervo acustico, proprianaente detto, co' suoi rami (Fig. . IV. 29. 30.)
Questi sono i quattro organi principali dell' udito. Il comento di questo libro ne dà una spiegazione più esatta. Mediante la detta struttura ingegnosa dell' orecchia possiamo senti re de' suoni, il chè verisimilmente si fà nell« maniera che segue. 11 suono colto dall' orecchio esterno e dall' elevazioni e cavità di esso si trasmette al meato uditorio, d'onde perviene al timpano, cui scuote. Per ciö venguno aghati ancora gli ossetti dell' udito, che conducono la vibrazione sino al nervo acustico. Quindi è, che l'anima, in maniera inesplicabile ed affatto ignota, riceve l'idea di qualunque cosa sentita.
Ad99998 07 020a/itaPiante. CXX. Tom. VII. No. 18.
RARE PIANTE ORNAMENTALI.
La Napoleona imperiale. (Napoleonaea imperialis.)
Questo raro e beir arbusto forma la prima jpeeie d'un nuovo génère di piante scoperto la prima voha dal Naturalista francese Palisot Beauvois, nel Diçembre del 1807, Hell' Affrica, nel Regno d'Oware, non guarî lontano dalla città dello stesso nome. La rassomiglianza del suo fiore colla Stella délia legione d'onore ha fatto dare a questa pianta il nomedeirimperaodre di Francia, cioè Napoleona. La Napoleona imperiale qui efFig. ïata forma un arboscello alto 7 in 8piedi, con foglie lunghe e dentate, le quali, sostenutè da corti picciuoli, sono attaccate a' rami. I be' fiorï turchini abbracciano strettamente i rami, e sono format! d'una corolla doppia racchiusa l'una nell' altra. Neil' interna ritrovansi i cinque larghi stami, a guisa di nàstro. Da questa forma singolarer paragonata colla croce dell' ordine suddetto, dériva il nome di questo nuovo génère di piante.
Ad99998 07 021a/itaVermi. XVII. Vol VII. No. 19.
VARIE SPEZIE DI ZOOFITI OSSIANO PIANT-ANIMALI.
Fig. 1. La Penna marina setolosa. (Pennatula setacea.)
Le Penne marine, che s'incontrano in tutti i mari e che in estate vanno nuotando in sulla superficie dell' acque, sono composte d'uno stelo cartilaginoso, il quale, ricoperto d'una pelle carnosa, si stende ail' in su in fibre corne una penna. Queste sono quelle che formano la dimora de' piccoli polipi. Le Penne marine invernano nel fondo del mare. La specie. qui effïgiata, che n'appartiene aile più rare, dà la più chiara rappresentazione di questo génère di Zoofiti,
Fig. 2. La Corallina membranosa. (Corallina membranacea.)
La Corallina menïbranosa ricopiata qui è composta, corne le altre spezie di-questo génère, d'uno stelo ramoso guernito di articolazioni cornée e ricoperto d'una crosta cal« caria. La superficie ji'è piena di pori çhe ingranditi si vedono in Fig. . b. c. d.f e che servono di dimora a' piccoli polipi.
Ad99998 07 022a/itaInsetti. LV. Tom. VII. No. 20.
FALENE DI GERMANIA.
Fig. 1. La Ghiottoncella. (Phalaena Noctua Libatrix. L.)
(Xl bruco verdegiallo (A.) di questa vaga alena ritrovasi in su' salci nel mese d'Agosto. Esso si cangia in crisalide nera (B.) onde sorte questa farfälla. Fig. .(C.) ne rappresenta il mascbio, Fig. . (D.) la fèmmina. Le ali superiori sono aranciose rossîcce e brune; ciascun' ala è adorna di due strisce traversai! e di doppi punti bianchi; l'estremità posteriore n'è dentellata. "te aie inferiori sono d'un bruno dilavato, che dà nel rosso e fregiate d'un' orlo largo.
Fig. 2. La Falena pronuba. (Phalaena Noctua pronuba. L)
Nel xaese d'Aprile in- sull' orecchio dï topo {Myosotis Scorpioides) ritrovasi il grosso bruco giallo (a) di questa falena. Dalla crisalide rossoscura (b) esce la farfalla (c. d.) in capo di quattro settimane. Le ali superiori sono d'un bigio chiaro tirante al bruno ; inmezzo vihauna macchia a guisa d'arnione. Le aie inferiori del color d'arancia, attraversàte da strisce nere, danno a questa falena una leggiadra apparenza.
Ad99999 04 003a/itaUcceli XLVII. T. IV. No. 1.
DIVERSE SPECIE D'AIRONI.
Fig. 1. L'Airone Agami. (Ardea Agami.)
L'Airone Agami è una delle piu belle spezie di suo genere a cagione della varieta de suoi colori. Vive nella Cajenna, ed ha 2 piedi e 7 pollici di lunghezza. Il dosso colla posterior parte del collo, e l'ale, e la coda son di color turchino scuro, il ventre, le piumose gambe e l'anterior parte del collo di color bruno rossigno. Dalla nuca in giù gli pendono svolazzanti 6 ò 7 penne sottili di color turchino scuro. I fianchi del collo son coperti di penne ondegglanti azzuirrigne. Addietro all' ale v'escon altre penne pensole di color turchino chiaro, che svolazzando vanno fin sulla coda.
Fig. 2. La Cicogna nera. (Ardea nigra.)
La Cicogna nera, la quale, come la Cicogna bianca, d'anfibj e di pesci si nutre, in parecchie parti d'Europa dimora, nidificando in su gli alberi nell' interiore de' vasti boschi. Il color del capo e del collo è un lucicante mescuglio di verde, violetto e bruno, taccato di bianco; nè per altro è différente il colorito dell' ale, del dosso e della coda, che per la mancanza delle tacche bianche. Il ventre è di color bianco sudicio, e son rosse le gambe.
Fig. 3. Il Nitticorace commune. (Ardea Nycticorax.)
Ritrovasi da per tutto nella Germania, come pure in altri paesi d'Europa, nell' Asia, e nell' America, nutrendosi di pesci, rane, e d'altri anfibj. Arriva alla lunghezza'd'un piede e 10 pollici. Il color delle sue penne è parte blanco, parte bruno e parte verdastro nero. Dalla parte deretana del capo gli pendono tre penne lunghe e strette di color bianco, che nella Turchia piu che altrove servono d'ornamento, e si vendono a caro prezzo.
Fig. 4. II Nitticorace della Cajenna. (Ardea Cayennensis.)
Vive nella Cajenna, somigliante in grandezza e nel modo di vivere al Nitticorace commune, da cui distinguesi solamente per la sue figura più svelta, e pe' colori piu scuri.
Fig. 5. Il Tarabuso tigrato. (Ardea tigrina.)
Le penne di questa bella specie di Tarabuso per il color giallo rossigno scuro, ch'è taccato e fasciato di nero, molto rassomiglia alla pelle della Tigre, onde tigrato si chiama. Perviene alla lunghezza di piedi 2 1/2, vivendo nell' America méridionale, massimamente nella Cajenna, ed in Surinam, ove nel fondo de canneti nidifica.
Fig. 6. Il Tarabuso ondulato. (Ardea undulata.)
Questa piccola specie di Tarabuso, che non passa un piede e mezzo di lunghezza. , vive come la suddetta nella Cajenna dell' America meridionale. Tutto il complesso delle sue penne è colorito di giallo, rosso, griggio, strisciato sottilmente di nero a zigzag.
Ad99999 04 004a/itaPiante LXXV. T. IV. No. 2.
PIANTE SINGOLARI.
Fig. 1. La pianta cadaverica. (Stapelia hirsuta.)
Un fenomeno singolare ci s'appresenta in questa pianta, alla quale la natura ha dato un odor d'animale, somigliante a quello di pesce imputridito, onde fu nomata pianta cadaverica. Nasce sul Capo di Buona speranza; ma può anche propagarsi da noi nelle stanze delle case e de' giardini per mezzo di tralci che sene distaccano. Ha il gambo rivestito di più tralci della grossezza d'un dito, e di sugo turgidi di forma piramidale, che ne spuntano ad angoli. Della punta n'esce il picciuolo d'un gran fiore ruotiforme, che è spartito in cinque strambelli di fondo giallo, omhreggiato di rosso acceso. Questo fiore spira un odore tanto somigliante a quello delle carogne, che inganatone il moscone và a porvi le sue ova sulle foglie d'esso. Ma i cacchioni, che n'escono, non potendo trarne nutrimento, vi moiono ben presto di fame. Del fiore si forma il frutto in forma di guscio, che l'irsuto seme racchiude.
Fig. 2. La pianta vergognosa. (Mimosa pudica.)
Non è meno notabile la pianta, che vergegnosa s'appella, appartenente al vasto genere delle Mimose, che in 75 specie si divide. Cresce selvaggia nel Brasile; viene bensì anco in Europa dal seme, coltivata ad arte nelle stanze de Giardini. E frutice dell' altezzà di due piedi, con gambi legnosi. Le sue quadripartite foglie, pennute, pendono da lunghi picciuoli, che al pari del gambo principale son di color rosso scuro. I fiori rossigni spuntano dalla cima di picciuoli lor proprj in forma di bottoni. Il più notabile, onde questa pianta distinguesi, è la sua maravigliosa irritabilità; perché leggermente toccata, massimamente nel fondo d'una delle sue foglie, ella si ristringe, come se sene trovasse offesa, e continovandosi a tasteggiarla con appoggiarvi piû la mano, tutto il picciuolo della foglia s'abbassa, ed in questo rilasciamento rimane per alcune ore, finchè rinvigorito si raddrizza.
Ad99999 04 005a/itaAnfibj Xll. T. IV. No. 3.
TRE NOTABILI SPECIE DI LUCERTE.
Fig. 1. La Lucerta Salvaguardia. (Lacerta Monitor.)
Questa specie di Lucerta vive in alcune parti dell' America, nell' Indie Orientali, e nel Capo di Buona speranza. E animale assai benefico per que'paesi; perché essndo capital nemico del Coccodrillo non manca mai d'indicarne la vicinanza con un fischio penetrante, e d'avvertirne gli uomini e le bestie, perche si mettano in salvo; onde è detta Salvaguardia. La sua grandezza arriva a 5 fino 6 piedi. Sopra un fondo bruno nero ella ha cinto il corpo d'annelli e fascie d'abbagliante bianchezza. Le cinque dita che in ognun de' suoi piedi ha spartite, son munite d'adunche e taglienti onghie. Nutresi di pesci, d'uova d'uccelli, di lucertoline, nè è in alcun modo nociva all' uomo. La sua carne, che non è punto dissaporita, serve di cibo agli Ottentotti.
Fig. 2. II Basilisco. (Lacerta Basilicus.)
Raccontano gli antichi gran cose di certi mostri velenosi e nocivi, che dell' uova di gallo nascevano, detti Basilischi. Ma bestie simili non si trovarono mai, fuorchè nell' immaginazione di gente stolida e superstiziosa. Il Basilisco, che quivi s'appresenta, non deve confondersi con quell' animale favoloso, col quale non ha altro di comune, ch'il nome. Esso non ha nulla di nocevole, essendo più tosto utile all'uomo, perchè si nutre d'insetti. Dimora il nostro Basilisco nell' America meridionale, e giunge a 11/2 e 3 piedi di lunghezza. E di color bruno chiaro. Pe'l doisso gli scorre una cresta fornita di squame in forma di raggi, la quale, arrizzata che l'ha, gli giova a lanciarli da un ramo dell' albero in sull' altro, e la lunghezza delle dita de' suoi piedi gli rende agevole il salir su gli alberi.
Fig. 3. Il Drago volante. (Lacerta volans.)
Questa Lucertola volante, ch'è bestiuola innocente, non è punto piu grande della lucertola comune, nè ha altra relazione con quell' orrendo mostro, che la favola Drago appella, fuorchè quella del nome. Il Drago volante, che quivi s'appresenta, vive nell' Asia, Africa, e America, nutrendosi di mosche, formiche, farfalle e d'altri insetti. E fornito d'ali membranose, poste tra le gambe di dietro, e d'avanti, e divise per mezzo di 6 raggi, delle quali li serve per volar da un albero all' altro fino alla distanza di 20 ò 30 passi. Quest' ale gli servono ancora al nuoto, di modo che è capace di cercar il suo nutrimento in terra, per aria, e nell' acqua. Sotto la gola porta tre borsellini lunghi e appuntati, che potendosi rigonfiare, gli facilitano il volo. L'Ale con tutto il rimanente del corpo son coperte di squame.
Ad99999 04 006a/itaPesci XXVIII. T. IV. No. 4.
PESCI DI FIUME DELLA GERMANIA.
I quattro Pesci, che quivi s'appresentano, sono del genere de' Carpioni, da per tutto assai graditi pe'l delicato lor sapore, parecchie specie de' quali già si sono descritte ne' Tomi anteriori.
Fig. 1. La Piota. (Cyprinus erythrophthalmus.)
La Piota vive ne' fiumi e laghi della Germania settentrionale principalmente in quei della Pomerania e della Marca di Brandeborgo, ove in alcune contrade ve ne ha tal abbondanza, che in altri tempi se ne ingrassavano i porci, per mancanza di compratori. Ella arriva alla lunghezza d'un piede, ed alla larghezza di 3 ò 4 pollici, e nutresi di vermini e insetti acquatili. E saporita e sana la sua carne tenera e bianca. Distinguesi particolarmente dall' altre specie di carpioni per il color delle sue pinne, ch'è di cinabro, e per quelle di zafferano dell' annello, che cinge gli occhi. Il dosso è verde nero, ed il resto è coperto di scaglie argentine.
Fig. 2. La Savetta. (Cyprinus Nasus.)
La Savetta, o Sueta è alquanto più grande della Piota, ed ha più allungata la testa e il corpo. Ritrovarsi ne' fiumi Odera, Vistola, e Reno del peso di libbra 11/2 fin' a 2 libbre. Distinguesi costantemente pe'l color nero dell' addome, onde in più luoghi non si mangia, benchè sia vivanda sana è saporita. Le pinne del petto, della pancia, e dell' ano son rosse, e quelle del dosso danno net turchino.
Fig. 3. La Vimba. (Cyprinus Vimba.)
Questa specie di carpione ritrovasi nella Silesia, Livonia e Prussia, ove dal mare Baltico passa ne' fiumi. Cresce alla lunghezza d'un piede, ed ha la carne bianca e saporita, che si mangia o fresca, o mandasi marinata in bariletti in lontani paesi. Il suo corpo colle pinne è turchiniccio, e le scaglie in fondo della pancia son argentine. La testa ha la forma di conio. Si prende coll' amo o collo strascino.
Fig. 4. La Dobola. (Cyprinus Dobula.)
Questo pesce di forma stretta non passa la lunghezza d'un piede. Ritrovasi nel Reno, Meno, e nella Vesera, Elba, e Odera, ed in altri fiumi della Germania in abbondanza. Essendone la carne floscida e di lische ripiena, non si mangia fuorchè dalla plebe. La Dobola al par di tutte l'altre specie di carpioni vive di vermi e d'erbe, che si ritrovano nel fondo de' fiumi. E di tenera complessione, e muore facilmente nella calda stagione, quendo l'acque de' laghi e stagni son basse
Ad99999 04 007a/itaConchiglie III. T. IV. No. 5.
CONCHIGLIE RARE.
Fig. 1. Il Martello. (Ostrea Malleus.)
Il Martello, ossia la Croce è una specie d'Ostrica, che si trova ne' mari dell' Indie orientali, e nell' Oceano méridionale. Il doppio guscio di questa conchiglia è composto di tre braccia, le quali essendo da alcuni assomigliate ad un Martello, e da altri ad una croce, indi quella ne ha avuto due diverse denominazioni. La lunghezza delle due braccia laterali ordinariamente arriva a 5 ò 6 pollici. L'Animaluccio mangiabile di questa specie d'ostrica risiede nella cavernetta interiore, ch'è nel punto di riunione delle tre braccia. Questa conchiglia, il di cui color neruccio, o bruno griggio non ha niente d'attrattivo, in altri tempi da dilettanti soleva comprarsi al prezzo di 1000 talleri; ma ora non passa quello di cento.
L'Ammiraglio.
Gli Ammiragli, per esempio quelli di Fig. 2, 3, 4 e 5, appartengono al genere di conchiglie coniformi, e distinguonsi per la loro bernoccoluta superficie. Contansi tra le più preziose conchiglie, comprandosi pe' gabinetti di cose rare a grandissimi prezzi.
Fig. 2. L'Ammiraglio Cedo nulli. (Conus Ammiralis Cedo nulli.)
Questa specie d'Ammiraglio, ch'e la più bella e del maggior pregio, risiede nell' Oceano méridionale. Per la sua estrema rarità si è venduta spesso a 300 ò 400 talleri. La sua superficie di color giallo d'oro, e taccata irregolarmente di bianco, è cinta di tre striscie di più ordini di bernoccoli bianchi, che a cinture rassomigliano, adorne di più vezzi di perle.
Fig. 3. L'Ammiraglio d'Orange. (Conus Amm. Arausiacus.)
E parimente bella e rara questa specie d'Ammiraglio, che spesso si compra al pezzo di 40 à 50 talleri. In ogni parte della sua forma osservasi ordine e bellezza assai. Le fascie larghe di color d'Arancio, che le cingono, son traversate da cordoncini bianchi e bruni di rilievo.
Fig. 4. L'Ammiraglio dell' Indie occidentali. (Conus Amm. Americanus.)
Viene dall' America. E di color di mattone, taccato di giallo rossigno e di bianco, e cinto di più cordelle bianche, e vale meno dell' altre specie.
Fig. 5. L'Ammiraglio supremo. (Conus Amm. summus.)
Questa specie d'Ammiraglio viene dall' Indie orientali. E di color rosso, che dà nel bruno, e cinto di fascie giallognole di maglie fini, e di macchie bianche adorno. Vendesi spesso a prezzo di 100 talleri.
Fig. 6. La vera scala a chiocciola. (Turbo scalaris.)
Questa preziosa conchiglia trovasi alle coste di Coromandel, e comprasi spesso al prezzo di più centinaie di zeechini. E composta di parecchi avvolgimenti spirali bianchi o rossigni, che intorno ad un fuso vanno franchi all' in su. Gli spartimenti della scala dall' alto a basso son traversati di costole bianche di rilievo. Pe'l lungo della conchiglia v'ha un' apertura, per dove passa la vista fino alla cima. E lunga 1 ò 2 pollici.
Fig. 7. Scala spuria. (Turbo clathrus.)
Nella sua struttura è molto somigliante alla vera scala, dalla quale essenzialmente si distingue per ciò, che i suoi avvolgimenti spirali e le costole non vi vanno franche, ma fra di loro piu serrate. La sua lunghezza non passa un pollice, e la struttura n'è più torri-forme. Ne abbondano l'Oceano atlantico, ed il mar mediterraneo, e le coste dell' Olanda.
Ad99999 04 008a/itaUccelli XLVIII. T. IV. No. 6.
PAPPAGALLI DI VARIA SPECIE.
Parecchie specie ai Pappagallo già vedemmo nel Tomo I. No 16. et 17. di quest' opera. Merita la bellezza di quest' uccello, che ne facciamo conoscere alcune altre specie.
Fig. 1-II Macao turchino e giallo. (Psittacus Ararauna.)
Questo Pappagallo, grande e bello, che vive in parecchie parti dell' America settentrionale, . arriva alla lunghezza di piedi due, e pollici sette e mezzo. Di bellissimo azzurro ne risplendono la testa, il dosso, e l'ale e la coda; e gialli sono il petto e il ventre. Ha il becco, . che è forte, e i piedi di color nero.
Fig. 2. Il Cacatù del cavalier Banks. (Psitt. magnificus.)
Uccello di peregrino aspetto, che il famoso naturalista, il cavalier Banks fu il primo di trasportar dalla Nuova Olanda in Europa. Il color predominante delle sue penne è nero. Il suo becco giallo e corto è contornato d'ispide penne, picchettate di giallo al pari delle parti superiori dell' ale. La coda, ch'a un ventaglio somiglia, è traversata di fettuecie e striscie larghe carmesine.
Fig. 3. Il Cacatù col pennacchio rosso. (Psitt. Moluccensis.)
Vive nell' Isole Molucche, . giugnendo alla lunghezza di 17 pollici. E-bianco da per tutto, eccetto il pennacchione nella parte deretana del capo, la cui parte inferiore è rosso.
Fig. 4. Il Pappagallo d'Amboina. (Psitt. Amboinensis.)
E lungo 15 pollici. Sono di color rosso acceso il capo, il collo e ventre, mentre l'ale, il dosso colla coda d'un bel turchino sono adorni. Vive nell' Amboina.
Fig. 5. II Pappagallo d'Alessandro. (Psitt. Alexandri.)
Vive nell' Africa e nell' Asia, nè passa la grandezza di quello, che pocanzi abbiamo descritto. Dicono, ch' Alessandro dalla sua spedizione nell' Indie l'abbia arrecato, onde ebbe nome. Tutto il complesso delle sue penne è di color verde gaio eccetto il gozzo, ch'è nero, e il collo, ch'è cinto di color di rosa.
Fig. 6. Il Pappagallo cornuto. (Psitt. cornutus.)
Il bel Pappagallo cornuto, che nella Nuova Caledonia vive, ha la grandezza d'una tórtora. Dal vertice del di lui capo di color carmesino, s'ergono due penne, Iunghe 11/2 pollice, di scuro colore colle punte rosse, che somiglianti a due cornetti gli hanno dato il nome. Il collo n'è cinto d'una fascia gialla. Il rimanente delle sue penne è verde, diversamente ombreggiato.
Ad99999 04 009a/itaPiante. LXXVI. T. IV. No. 7.
PIANTE VELENOSE DELLA GERMANIA.
Fig. 1. La Ranocchietta acquatica, o Piè corvino. (Ranunculus sceleratus.)
Il Piè corvino, detto ancora Ranocchietta acquatica, o Erba scellerata è pianta velenosa, la quale presso i fossati d'acqua, e ne' luoghi umidi crescendo, circa a due piedi s'innalza. Il gambo manda fuori più tralci e rami, che formano un cespuglio. I picciuoli delle foglie strettamente attaccati al gambo, mettono ognuno partitamente tre foglie oblunghe ed appuntate, intagliate d'intorno. Della cima de' rami sen' esce nel mese di Maggio un piccol fiore giallo di cinque foglie, nel cui mezzo siede il pericarpio verdastro ovale co' semi. Sono considerevoli le proprietà velenose di questa pianta. Già i foli effluvj della pianta ammaccata bastano a cagionar dolore e sbalordimento. Il sugo, toccando la pelle, vi cagiona esulcerazioni maligne, difficili a guarire, e qualor l'uomo ne mangia, acerbissimi dolori ne sente, e ne muore eziandio, avendone goduto in maggior quantità. Vi si rimedia con larghe bevute d'acqua e latte. Pochi sono i casi, che adoprandola cautamente, se ne può far uso nell' arte medica.
Fig. 2. La Laureola femmina, o Dafnoide. (Daphne Mezereum.)
Cresce questa pianta in molte parti della Germania ne' boschi ombrosi qual frutice all' altezza d'alcuni piedi; ma traspiantata in tempo d'autunno ne' giardini, e coltivatavi a cagione de' suoi graditi fiori e della sua scorza utile, arriva all' altezza di 12 fino a 16 piedi. I suoi fiori di color simile al fior di persico, che spuntano prima delle foglie ne' mesi di Febbraio e Marzo, e che strettamente sono attaccate al gambo, hanno un odor piacevole. I fiutti, che ne provengono, sono coccole oblunghe rosse con un nocciolo, che ne contiene il seme, le quali nel mese di luglio maturano, e divengon nere. Esse son velenose, cagionando a chi ne mangia, un violento flusso di ventre, che puo essere mortifero. Le foglie, formate a foggia di lancetta, occupano la parte superiore a' fiori, attaccate strettamente al gambo, e cadon giù nell' autumno. I medici si servono spessissimo della scorza, o della buccia di questa pianta. Essendo caustica e vescicante, s'applica al di fuori su la pelle per rimedio contro l'infiammazione degli occhi, e contro le malattie che nascono dall' acrimonia degli umori. Nella Svezia sogliono applicarne salutarmente la scorza raschiata sopra le morsicature di serpi velenose.
Ad99999 04 010a/itaPesci XXIX. T. IV. No. 8
PESCI DI FIUME DELLA GERMANIA.
Ecco cinque delle più piccole specie di pesci compresi sotto il genere de' Carpioni, le quali si trovano ne' fiumi della Germania.
Fig. 1. Il Gobbio. (Cyprinus Gobio.)
Il Gobbio vive ne' fiumi, e ne'piccoli laghi, che tra loro comunicano. Arriva ordinariamente alla lunghezza di 6 pollici, e talvolta a quella d'un piede. Del suo capo la parte superiore bruna verdastra sopravanza le branchie inferiori. Il dosso è di color azzurrigno nero, e la pancia è coperta di scaglie rossigne argentine. Le pinne della coda, e del dosso son chiazzate di punti neri.
Fig. 2. L'Alburno. (Cyprinus alburnus.)
L'Alburno giunge alla lunghezza di 4 ò 5 pollici, e si truova nella maggior parte de' fiumi e rivi della Germania, ove prodigiosamente si moltiplica. E floscida la sua bianca carne e poco saporita. Il suo color al di sopra del corpo è olivastro, e al di sotto è argentino. Delle scaglie argentine si formano le Perle contraffatte o false, ch'ognun conosce, nel modo che siegue. Spogliasi il pesce delle scaglie, e queste in acqua pura si stropicciano, finche le particelle colorate argentine se ne siano disciolte. Versasi poi l'acqua del vaso, e messo che si è a fondo il sedamento da colorarne, questo con colla di pesce mescolato, e detto Essenza di perle, per mezzo d'un pennello entro a bianchi globetti di vetro soffiati s'insinua. La cavità ch'entro vi rimane, di cera bianca e netta, sciolta, si riempie. Si termina poi il lavoro, con traforar i globetti, e con foderarne le pareti della buca di carta. Ed ecco contraffatte le perle !
Fig. 3. La Scavardino. (Cyprinus bipunctatus.)
Questo pesciolino del genere de' carpioni non passa la lunghezza di 3 pollici. Ama il fondo ghiaioso de' rivi, e nutresi di vermini e plante acquatili come tutti gli altri del suo genere. Ha il dosso verde oscuro, e la pancia argentina.
Fig. 4. Sanguinaruolo. (Cyprinus Phoxinus.)
Questo svelto pesciolino non è, ch'un tantino più grande del suddetto, ed ha la carne di gradito sapore dolce amaretto. Ama l'acque chiare, e ritrovasi più saporito nella Silesia e nella Vestfalia. E coperto di scaglie, rivestite di muccilagine. Il dosso nericcio, azzurrigno oscuro è taccato di bianco chiaro. Le pinne grige o azzurrigne presso al corpo son macchiate di rosso.
Fig. 5. Il Pardello. (Cyprinus amarus.)
Ecco la più minuta specie del carpione, che non arriva alla lunghezza di due pollici, ed a cagione della piccolezza sua, e dell' amaro sapor di sua carne non è apprezzato da' pescatori, onde solamente a pesci rapaci serve di cibo. Ha corto il corpo, la sua larghezza facendo la metà della lunghezza. E di color giallo bruno il dosso, e le pinne della coda e del dosso son verdastre, e rossigne quelle della pancia. Ama l'acqua pura, corrente sopra un fondo renoso.
Ad99999 04 011a/itaAnfibj XIII. T. IV. No. 9.
DIVERSE SPECIE DI LUCERTOLA.
Fig. 1. Lo Scinco. (Lacerta Stincus.)
Lo Scinco, specie di Lucertola, vive in più parti dell' Africa e dell' Asia, ove si nutre d'erbe aromatiche, ed arriva alla lunghezza di 6 fino a 8 pollici. E tutto rivestito di squame, e di color rosso chiaro e scuro, mescolato di bianco, il quale, morto ch'è l'animale, del tutto tramortisce, e dà nel biancastro. La testa stà colla coda in linea diritta, di modo che veduto in qualche lontananza parrebbe pesciolino. E ansibio. Già gli antichi le ne servivano qual rimedio confortativo de' corpi indeboliti, ed ancor di presente gli orientali comunemente ne fanno tal' uso, prendendolo per bocca, seccato e polverizzato ch'è, o bevendone la sostanza in brodo, cotta che le n'è fresca la carne. Quindi è, che lo Scinco dal volgo degli Egizziani da per tutto è rintracciato, e raccoltone gran numero è venduto a Cairo e Alessandria, onde in altri paesi si trasporta.
La Lucertola comune. (Lacerta agilis.)
Fig. 2. Il maschio. Fig. 3. La femmina.
La Lucertola comune vive principalmente nelle parti meridionali d'Europa, benchè ancor nella Germania sia frequente. E molto gradito questo vago animaluccio per la sua agilità e prestezza. Dilettasi molto del caldo, e però ritrovasi in maggior frequenza full' entrar della primavera, quando insieme co' germoglj delle piante dall' intorpidimento invernale si risvegiia, in sulle margini d'erbose piote, e ne' luoghi asciutti esposto al sole; ove scorgendo l'avvicinamento d'uomo, spaventato se ne fugge, per ritirarsi nelle sue buche. Nutresi di mosche, e d'altri piccoli insetti, che con mirabile destrezza prende, ed agli alveari ancora arreca danno. Giugne alla lunghezza di 6 pollici. E triangolare la sua testa, e schiacciata. Ha i piedi forniti di cinque dita, e d'unghie torte. Il maschio (Fig. 2.) ha il dosso grigio bruno, di tre fila di tacche nere e bianche abbellito. E di color rossigno bruno la schiena della femmina (Fig. 3.) ed il ventre giallognolo.
Fig. 4. Lo Stellione. (Lacerta Stellio.)
Vive in più parti dell' Africa, nell' Egitto, nella Soria, e Palestina, e sul Capo di buona Speranza. Arriva alla lunghezza di 4 pollici, ed in ogni sua parte è rivestito di pungoli. E di color marezzato di bruno, bianco e verdastro. Ciò, che questo animaluccio ha di più singolare, si è, che ne' suddetti paesi, massimamente nelle vicinanze delle piramidi d'Egitto, gli escrementi d'esso si raccolgono, e sotto falso nome di sterco del coccodrillo se ne fa quelche traffico in Turchia, ove serve di belletto.
Ad99999 04 012a/itaMiscellanea XXXIV. T. IV. No. 10.
OSSERVAZIONI MICROSCOPICHE DELLA LINGUA BOVINA.
La Lingua merita tutta la nostra attenzione, non solo perche è la sede d'un senso distinto, cioè del gusto, ma perchè coopéra ancora alla pronuncia delle parole, essendovi molte lettere, che senza il suo ajuto non possono pronunciarsi. E composta di gran numero di filamenti trasversali di muscoli, onde nasce quella gran facilità di piegarsi in ogni parte con somma prestezza. Entrano inoltre nella lingua molti sottilissimi rami di nervi, che sulla superficie di essa formano quelle papille, che sono la cagione del senso del gusto, o che ci rendono capaci di gustar le cose. Queste papille sono di tre forme differenti, cioè:
1) somiglianti a foglie di rosa,
2) somiglianti a pettini di lana,
3) funghiformi.
Passiamo ora a considerarle a una a una nel loro stato naturale, benchè ingrandite coll' ajuto del microscopio, in una lingua di vitello cotta, ove più distintamente si mostrano all'occhio.
Fig. 1. Lingua cotta di piccolo vitello nella sua grandezza naturale colle diverse membrane e papille.
Vengono quì notate le differenti membrane della lingua, sopraposte l'una all' altra, colle loro papille. a e b mostrano la membrana superiore. In a compariscono le papille somiglianti a foglie di rofa, e in b le pettiniformi. c indica la seconda membrana sottoposta alla prima, d la terza, e la quarta e la più sottile. In f si vedono le papille funghiformi.
Nelle Fig. 2, 3, 4 osserviamo ora minutamente le differenti specie di papille.
Fig. 2. La Papilla a foglie di rosa.
Essa vedesi in A di grandezza naturale, come la vedemmo Fig. 1 in su la lingua. In B vedesi considerabilmente ingrandita. La sua denominazione fondasi nella somiglianza che ha con una rosa a cinque foglie.
Fig. 3. Le Papille pettiniformi.
In A si vede un ritaglio di lingua colle papille pettiniformi al di sopra, di natural grandezza. Ingrandite in B esse compariscono più distintamente in forma d'uncini. I loro tubi prolungati b vanno a incarnarsi nella lingua, unendosi in c a piccolissimi vasi sanguigni, che in d dalla carne della lingua provengono.
Fig. 4. Le Papille funghiformi.
Ecco quì in A le papille funghiformi di grandezza naturale, ingrandite in B, lequali Fig. 1 in f abbiamo indicate. Esse nella superficie della lingua in a a a compariscono come bottoncini semiritondi. In b comparisce ignudo il ramo di nervo incarnato nella lingua, onde poi altri diramandosi, vanno a unirsi alle diverse papille.
Ad99999 04 013a/itaUccelli XLIX. T. IV. No. 11.
MANACHINI DI DIFFERENTI SPECIE.
I Manachini, sei specie de' quali quivi si veggono appresentate, formano un genere numeroso di leggiadri uccelli, che vivono nell' America meridionale, e in quelle isole circonvicine, ove ne' più scuri e folti boschi di continuo soggiornano, nè mai nelle contrade coltivate compariscono. Nutronsi d'insetti e di frutti salvaggi, e nell' ore matutine costumano volar da un luogo de' boschi all' altro a branchi di 8 a 10 capi. La prestezza e vivacità de' lor movimenti nel saltar da un ramo in su l'altro per andar dietro a' lor nutrimenti, gli rendon alle cinguallegre nostrali, più ch'ad alcun' altro uccello, somiglianti, benchè in parte sian più grandi di quelle. Il lor canto, se il Manachin musico se n'eccettua, non ha niente di particolare, consistendo in un disarmonioso garrito. Il nome Manachin ebbero questi uccelli dagli Olandesi di Surinam.
Fig. 1. Il Manachino musico. (Pipra musica.)
Fu detto Musico questo Manachino a cagion del dolce suo canto, pe'l quale da parecchi viaggiatori vien preferito al rosignuolo. Abita i boschi dell' isola di S. Domingo. Arriva alla lunghezza di 4 pollici, e distinguesi non meno pe' bei colori, turchino nero, e rancio delle sue penne, che pe'l melodioso suo canto.
Fig. 2. Il Manachino col dosso ceruleo. (Pipra pareola.)
E' alquanto più grande della specie di sopra descritta, e vive nell' isola di Cuba, nel Brasile, e nella Cajenna. Il suo color principale è nero risplendente, fuorchè in sul dosso, ove le penne somigliano a una coperta di color celeste, e nel teschio, ove le penne d'un bel color cremisino formano un pennachio da ergersi, e da abbassarsi.
Fig. 3. Il Manachino colla berretta nera. (Pipra manacus.)
Questo inquieto uccellino della grandezza del passere domestico, che dimora ne' folti boschi della Gujana, nutresi d'insetti, massimamente di formiche. Le sue penne sono colorite di grigio bianco e nero.
Fig. 4. Il Manachino colla testa nera. (Pipra atricapilla.)
Questa specie che denominasi anche del color di cenere, vive anch' essa nella Gujana, ed all' anzidetta è superiore in grandezza. Tra'l mescuglio de' suoi colori il grigio ed il Giallognolo fanno maggiore spicco.
Fig. 5. Il Manachino colla testa dorata. (Pipra erythrocephala.)
Fig. 6. Il Manachino ranciato. (Pipra aureola.)
Questi due amabili uccellini soggiornano nella Gujana, ne passano gran cosa 3pollici di lunghezza. Quello di No. 5. è tutto nero, eccettochè la parte superiore del capo, che é di color dorè, onde vien denominato. L'Altro di No. 6. è più bello pe'l suo color ranciato, più acceso, delle sue penne. Ha il becco ed i piedi rossi, e l'ali strisciate di bianco.
Ad99999 04 014a/itaPesci XXX. T. IV. No. 12.
PESCI DI FORMA SINGULARE.
Fig. 1. La Scorpéna, o lo Scrófano. (Scorpaena Scrofa.)
Ouesto pesce, che nell' isola di Malta chiamasi mazzone, trovasi nel Mediterraneo, e nell' Oceano Atlantico e settentrionale, ed è periglioso nemico non solo degli altri pesci, onde si nutre, ma ancora degli uccelli acquatili, che vi vanno a nuoto, e ne vengono acchiappati. Giugne alla lunghezza di 4 ò 5 piedi. I molti intaglj e prominenze del suo capo gli danno un aspetto bizarro, principalmente quelle due escrescenze di color bruno, che a due cornetti s'assomigliano, posti di sopra agli occhi, ed i due pungoli storti d'osso, che gli escono della mandibola superiore. La sua vasta bocca è fornita di denti acuti, posti a fila gli uni dietro agli altri, e la mascella inferiore di barbolina. Ha rossigno il ventre, il dosso bruno rosso, taccato di bruno scuro, l'alette grige cerulee, co' raj giallicce taccate di bruno. Si mangia in varie parti d'Italia, e del suo fegato si trae olio di pesce nella Norvegia. Si prende con le reti, e con l'amo.
Fig. 2. La Scimmia marina. (Chimaera monstrosa.)
Questo pesce vive nell' Oceano settentrionale, massimamente presso le coste della Norvegia, ed ha suo nome dalla coda di Scimmia, che vascemando in grossezza fino alla punta, ed è più lunga del corpo. La sua lunghezza arriva a 3 sino a 4 piedi. Nutresi più che d'altro di Meduse, e di Gamberi di mare, e fa la caccia alle Aringhe. La piccola apertura della bocca non gli permette di cibarsi di pesci più grossi. Ha la pancia di color argentino, e il dosso è giallo, con macchie brune. Gli occhi di color verde marino brillano come que'de'gatti, onde. spesso si trova nomato Gatto marino. I contadini della Norvegia lo chiamano Rè de' pesci a cagione della ciocca di filetti, che gli escono del capo. Le sue carni sono dure, ed insipide a mangiarle; ma l'olio del suo fegato in Norvegia serve a medicare gli occhi e le ferite.
Fig. 3. Il Cofano triangolare con quattro spine. (Ostracion quadricornis.)
Il Cofano triangolare con quattro spine è del numero de' pesci ostracei a cagion della dura panciera, onde son coperti. Esso distinguesi particolarmente per le due paia di cornetti, posti l'uno di sopra agli occhi, e l'altro nella parte inferiore del ventre. Il color fondamentale del corpo è il bruno rossigno, con macchie rosse e grigie fatte a rete. Questo pesce ritrovasi ne' mari dell' Indie orientali ed occidentali.
Fig. 4. La Scorpena volante. (Scorpaena antennata.)
Pesce assai mostruoso al pari de' già descritti, pieno d'escrescenze, e intagli, e del genere della scorpena N. 1. Di sopra agli occhi, l'uno all' altro vicini, vi ha una cartilaginosa escrescenza articolata, che avendo somiglianza di antenna, ne ha occasionata la denominazione tedesca al pesce. Le prime dieci pinne del dosso sono punzecchiate di bianco e bruno, e s'assomigliano a spuntoni rizzati. Il corpo è di color giallo chiaro, strisciato di bruno. Accanto alle pinne pavonazze del petto escono ragj bianchi, i quali in lunghezza oltrepassano la coda. Trovasi questo pesce ne' fiumi dell' isola Amboina.