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Ad00341 05 072a/itaPiante. CXIII. Tom. VI. No. 70.
RARE PIANTE ESOTICHE.
La Fourcroya gigantesca. (Fourcroya gigantea.)
ni> le si \ dat0 ü nome del sgr- Fourcny, chimico celebre e consigliere di stalo. Questo vegetabile vedesi qui troncato al V^uesta pianta, rimarchevole a cagione del di sotto della sua corona. Il tronco arriva suo fusto adorno di fiori pomposi, è origina- all' altezza di 2 piedi; è grosso 2 piedi; le ria delle isole di Curassao e di S. Domingo; foglie rigide sono della lunghezza di 5 piedi. ma, da cento anni in qua, venne traspiantata Nel centro del tronco s'alza il fusto pomposo anche nelle stufe dell' Europa, dove finora di 20 a 30 piedi d'altezza, il quale è liscio e non ci ha offerto i suoi fiori se non due volte, d'un verde gajo. Da esso sortono i fiori forvale a dire, a Schoenbrunn presso a Vienna e mati a campana ependenti in giù, siccome qui di poi in Parigi nel 1793- Formando essa ne vediamo alcuni disegnati in grandezza naun genere particolare di piante, secondo le turale (A). Per bella vista che offra agli ocxicerche fattene in Francia ne' tempi moder- chi questo gambo gigantesca, l'odore n.on n?è in verun modo aggradevole.
Ad00341 05 073a/itaPiante. CXIV. Tom.VI. No. 71.
PIANTE MEDICINALI.
L'Aloè di Soccotora. (Aloe soccotrina.)
a Suiîa di grappolo', guarnita di fiori rossi che s'innalzano orizzontalmente o pendono i-j'Aloè qui «assegnalo, che si distingue pelle in giù. Il pericarpio, nascente da' fiori, sue virtù medicinali, al pari dell'aloè comune, contiene la semente, la quale non matura (galleria Tom. III. No. 24.) ritrovasi nell' fuorché nella patria di quest'aloè; laonde isola diSoccotora, situata sulla spiaggia esso viene propagato nelle stufe d'Europa orientale dell' Africa, alla volta dello stretto col mezzo di germoglj. di Babelmandeb. Dalla radice parte il tronco, Per via d'incisioni le foglie di questa d'un piede e mezzo d'altezza, all' apice del pianta somministrano un succo d'un rosso quale sono attaccate le foglie grosse e den- scuro assortito al giallo, il quale, condenteUate che terminano in una punta spinosa, sato in una specie di resina, altre volte Il gambo, aito due piedi incirca, pullula s'impiegava nella medicina; ma oggidì, non dal centro delle foglie, portando una corona sene, fa'grand' uso. h
Ad00341 05 074a/itaVermi. XII. Tom. VI. No. 72.
POLIPI FORMATI A GOTTO.
Noi già abbiamo imparato a conoscere i quando è sul punto di notare. I Polipi qui Polipi in Tom. I. tav. 62. della nostra galleria, descritti s'appresentano all' occhio disarmate Essi sono delle, creature che occupano il più come piccolissimi punti d'intorno al corpo basso grado del regno animale, contandosi fra eterogeneo, sul quale si arrampicano in folla; gli Zoofiti a cagione della loro Fig. ura ras- (Fig.. r. 4. 6.)- ma. col mezzo del microscopio somigliante ad una pianta. Per via d'ag. si distinguono'! loro corpi che rassomigliano grandimento la tavola presente ci fa vedere al papavero, formando diversi groppi. In i Polipi formati a gotto. Al di sopra del Fig.. 2. essi attaccami ad una lenticchia d'accorpo principale, più volte aggrandito, eporta qua, (a. fe.) il lungo gambo d'un Polipo maglina, elevatezza, (n) eh'è il gorgozzule, nel giore servendo di punto congiuntivo. In Fig.. quale il Polipo, col mezzo delle antennette, 5. questi corpuscoli s'appiccano al cadavere» (0. o.) conduce il nutrimento composto di d'un giallo Polipo, (d. ci. d.) In Fig.. 7. essi, vermi e d'insetti. 11 corpo sta attaccato ad assai vagamente, accerchiano una chiocciola, un lungo gambo, (Fig.. g. p. 9.) Il Polipo scorgendosi parimente i gambi arroncigliati Io distende, per appigliarsi ad altri oggetti, (i. £.) siccome que' che stanno a dirittura, ovvero ristrigne, a guisa di serpente, (Fig.. 9.) (h. h.)
Ad00341 05 075a/itaAmfibj. XXVI. Tom. VI. No. 73.
STRANI AMFIBJ.
Il rospo cornuto. (Rana cornuta.)
I inora non abbiamo avuto se non ritratti imperfettissimi di questo strano animale, i quali erano stati delineati a norma di modelli «morti e conservati in ispixito di vino. Ma per via dell' ultimo viaggio da scoperta, intrapreso da' Russi, il Sgr. Tilesius, consigliere di corte e celebre naturalista tedesco, ci ha somministrato il primo esatto disegno di questo rospo cornuto, dipinto al naturale nella tavola presente. Esso s'incontra, in piccola copia, in più parti dell' America meridionale, nel Brasile e nel], isola di S. Catterina. Benché il corpo rozzo e la bocca larga, colla quale acchiappa gl'in. setti, facciano brutta vista, pur i colori scintillanti della pelle si spiegano assai leggiadramente. Il corpo lionato è guernito di porri pungenti e di disegni paonazzi orlati di bianco. Il capo d'innanzi e di dietro e parimente i piedi di dietro sono adorni di passi piani d'un bellissimo verde. Al di sonra degli occhi s'alzano le palpebre coniche d'un rosso -gitilo; le quali, riguardate alla sfuggita, gii si paragonavano a piccole corna; omie questo ro?po ha ritratto il suo nome. Inoltre esfo è rimarchevole a cagione della grandezza, in Fig.. A. essendo rappresentato più piccolo della metà, e Fig.. B. mostrniiilone la testa in grandezza naturale. Secondo la ricerca del Sgr. Tilesius il peso del rospo cornuto monta a 4 Ijhhre. I Brasiliani Io chiamano AranTango ossìa doglio aperto.
Ad00341 05 076a/itaMisc. CXVI. Tom. VI. No. 74.
SCENE DELLA GRECIA.
Fig. 1. Un pastore della Morea.
Nella tavola qui aggiunta vediamo uno de' pastori della peninsola greca di Marea, il quale sta sonando un semplice zufolo, presso la sua greggia. Egli è un pastore montanesco, nel semplice abito di pelle pecorina, che pòrta sul capo una berretta rossa ed i cui piedi sono coperti di sandali. Nello sfondo scorgiamo le pecore in agghiaccio ed i palchi alti che servono di dimora ai pastori nella bella stagione. In tempo d'inverno, ovvero generalmente in notti soffredde, questi pastori, con insieme le lor gregge, si ritirano nelle caverne delle montagne, dove abitualmente vivono le loro famiglie. Questi pecoraj menano una vita assai semplice e povera; ma non di meno sone independenti.
Fig. 2. Il Cantambanco moderno-greco.
La tavola presente ci fa vedere un cantambanco moderno greco, nel solito suo costume, presso una fontana dell'ordine turco, in un boschetto. Accompagnato dal suo strumento, in forma d'una mandolina a lungo manico, egli canta varie canzonette ad alcuni abitanti della Morea, che differiscono fra loro nel rango e conseguentemente nella vestitura; in mezzo a' quali vediamo parimente un pastore. Questi cantambanchi, traversando tutto il paese, fanno, nell' istesso. tempo, l'uffizio di poeti, musici e novellieri, per sollazzarne il pubblico,
Ad00341 05 077a/itaMisc. CXVII. Tom. VI. No. 75.
FESTA NAZIONALE DE RUSSIANI.
V'è tin costume nella Russia, secondo il acquisto deHe q'inli Tu messo un premio. Al quale la corte imperiale dà una festa alla segnale d'un cannone scaricato la plebe vi pb-be di Pietroburgo, ad occasioni solenni, corse rapidamente; la taffeta veniva acquisiccome conclusioni di pace, coronazioni e stata a pezzi ; le vivande si lanciarono verso matr;monj. La tavola qui aggiunta rappresen- tutti i lati ; una turba di rematori coraggiosi ta una tal festa, la quale ebbe luogo alla con- vinse le corna d'oro e per ciò un premio di clusione della pace fatta colla Svezia, nel 1790. 100.rubli. Le piramidi essendo vote, alcune Davanti al palazzo imperiale da verno erano fontane, non guari distanti, cominciarono a costrutti due alti palchi, a guisa di piramidi, spruzzolare fuori del vino bianco e rosso, di 20 braccia d'altezza, (Fig.. 1.) i cui sea- (Fig. - 2-) La plebe- vi corse in grandissima lini, giranti tutto d'intorno, erano imban- folla, raccogliendo in capelli la deliziosa bediti di vivande e di pastume d'ogni genere, vanda e presentandola in giro a' vicini. AiSopra ciascuno era posto un bue intiera- cuni Russiani di bassa estrazione anzi s'armente arrostito, donde l'uno aveva le corna rampicarono sulla fontana medesima per codorate e l'altro inargentate. Le piramidi gliere il getto di vino tutto intiero; ma una erano del tutto coperte di taffeta "rosata, di »ciringa ben applicata rinfrescò il bevitore modo che soltanto spiccavano le corna, sull' troppo ardito, rispignendolo ne' suoi limiti.
Ad00341 05 078a/itaMiscell. CXVIII. Tom. VI. No. 76.
IL MONTSERRAT IN ISPAGNA.
Nella distanza ài 9 leghe da Barcellona, gran monastero di Benedettini, nella cui alla volta sei tentrionale, nella provincia chiesa ritrovasi un' imagine miracolosa della spagnuola di Catalonia, è situato il rimar- santa Maria, è situato, siccome vediamo chevole Moniserrat, (vale a dire: monte nella tavola qui aggiunta, sul gran piano di merlato ossia segato) che si chiama così a mezzo del monte, in una affondatura, dietro cagione dell' essere composto di rupi e sco- alla quale s'alzano delle rocche scoscese. Fra gli a fianco a fianco ascendenti, in mezzo a' queste, per mezzo di sentieri, si giugne a' quali ritrovami piccoli piani. Questo monte tredici eremitaggi dispersi su più alte rupi, è parimente un luogo rinomato da peregri- Ciascuno di essi consiste di parecchie stanze, naggio, sul quale è posto un convento di d'una capelletta e d'un giardino. Gli eremiti Benedettini con insieme dodici eremitaggi qui dimoranti non sono ecclesiastici ma laici, dispersi qua e là e costrutti assai roman- i quali, dopo avere rinunziato alle cose monzescamenfe fra singole rupi. Il numero de- dane, qui menano una vita rigorosa e solitagli uomini, che dimorano sparutamente ria, rimoti dal tumulto del mondo. Essi sul Montserrat, monta à 250, coinprenden- non discendono nel convento di Benedettini do de' monachi, laici e fanti. Il ricco e se non all' occasione di certi giorni di festa.
Ad00341 05 079a/itaMiscell. CXIX. Tom. VI. No. 77.
RIMARCHEVOLI MURA DI CICLOPI DELL' ANTICHITÀ.
In diverse parti d'Italia e di Grecia litro- conoscevano le arti meccaniche, ed avenvansi ancora oggidì più avanzugli d'antiche do richiesto necessariamente un dispendio muraglie, la cui struttura singolare prova enorme di forze, si è entrato in pensiero che derivano dall' antichità la più remota, di attribuirle a giganti possenti del tempo imperciocché, da immemorabili tempi in primitivo; laonde gli Antichi già le chiaquà, non si fabbrica più in tal modo. Essi marono mura de' ciclopi. I ciclopi sono i sono muri consistenti di rocche prodigiose, giganti romanzeschi del mondo primitivo. — che non sono sgrossate in quadro, secondo, La tavola qui aggiunta rappresenta una cola foggia presente, ma congiunte insieme si fatta muraglia, comprendendo gli avanzi ed ammucchiate artifizialmente l'una sull' superbi d'una città antichissima, probabilaltra, senza saldatura e smalto, con quan- mente quegli di Epidauro-Limera, ch'esiste ti poligoni uscirono fuori dalla petriera ancora oggidì nello sfondo della piaggia di Queste opere essendo state costrutte ne' Malvasia, nella penisola di Morea. Beitempi più antichi, dove gli uomini poco lissimo monumento dell' arte umanaf
Ad00341 05 080a/itaMisc. CXX. Tom. VI. No. 78.
SCENE DELLA TAURIA, PER L'ADDIETRO CHIAMATA CRIMEA.
Fig. 1. Danza de' Dervis.
Jervis so io frati mendicanti, che in parte vivono in conventi, in parte vanno girando neir Oriente, massimamente nella Turchia ed in Persia, predicando la lor fede e facendo varie buffonerie superstiziose, per abbagliarne la plebe. Secondo un rito singolare, ch'esiste fra loro, essisi ragusano in una moschea, (chiesa turca) ogni martedì e venerdì, di sera, dove celebrano l'uffizio divino, in presenza d'altri devoti, e di poi menano un ballo che soltanto consiste in un rapido giramento. L'uno dopo l'altro vi cade in un'accesso di svenimento, donde viene incontanente risvegliato per mezzo di pocche parole favellategli all'orecchio dall'arciprete, ossia Iman. Questa tavola ci fa yedere'una così fatta scena nell'istesso modo che viene rappresentata nella moschea principale di Baktschi - Saraj in Tauria.
Fig. 2. Buffone della Crimea.
Vediamo qui rappresentato un giudeo di Costantinopoli, il quale, accompagnato da una musica rumoreggiante di zingani, sta facendo i suoi atteggiamenti buffoneschi, per divertimento di alcuni signori di rango, che vi sono spettatori. Finito il ballo, egli ha dato all'abito suo la forma d'una bambola, fermata ad un bastone, al braccio manco, colla quale entra in ragionamenti pazzeschi. La bambola muta non vi risponde che con colpi, in sommo diletto degli spettatori.
Ad00341 05 081a/itaMiscell. CXXI. Tom. VI. No 79.
IL GIGANTE PERUVIANO.
Uomini di grandezza straordinaria si chia- sappiamo. La medesima usanza ritrovasi mano Giganti, siccome si dà il nome di parimente nell'America, vedendosi rappreNano a quegli che sono piccoli fuor di sentato nella tavola presente un gigante perùmodo. Entrambi si scostano dalla solita viano, di nome Basilio Huaylas, il quale, grandezza umana, non potendosi supporre nel 1792 venne portato dalla città d'Ica che sul globo terrestre vi s'incontrino na- a Lima, capitale del Perù, per farvi mozioni intere di giganti o di nani, benché stra. Nella età di 24 anni egli oltrepassaalla volta del Nord *i ritrovino delle schi- va l'altezza di 7 piedi. Le membra del »tte di viappiù piccoli uomini, e nelT corpo erano d'una grossezza sproporzionata, America meridionale la gran progenie de' massimamente quelle della parte superiore. Patagoni. Per l'ordinario Huaylas comparse nel costume bizzarro qui dissegnato. A paragone Uomini d'insolita grandezza, ossia gi- gli sta accanto un'uomo di statura ordinaganti, assai sovente si fanno vedere per ria, il che tanto più contrasta la di lui fidanari, a cogione della rarità, come noi gura gigantesca.
Ad00341 05 082a/itaMisc. CXXII. Tom. VI. No. 80.
STATUA EQUESTRE DI GIUSEPPE II, DAVANTI AL PALAZZO IMPERIALE IN VIENNA.
J-J Imperatore presente d'Austria, sua d'ella famiglia imperiale. L'Impera dore Maestà Francesco I, deliberò di far er- Giuseppe è assiso a cavallo, nel costume rogere un magnifico monumento, in me- mano, annunziando sua la protezione a'suoi moria del suo gran zio, Giuseppe II, sudditi colla destra distesa. Fuorché le tail quale, introducendo arti utili e seien- vole d'inscrizione sul piedestallo vi sono ze, sommamente meritossi della sua nazio- due gran bassi - rilievi di bronzo, relativi ne. L'Imperadcre desiderò che questo mo- a' meriti di Giuseppe. Il lato opposto aumento consistesse d'una statua equestre si referisce alla liberazione di Giuseppe di Giuseppe di bronzo, sostenuta da un ed all' aggrandimento del commerzio dell' piedestallo di granito, per abbellirne la Austria. piazza di Giuseppe davanti al palazzo im- L'altezza del monumento intiero monta penale in Vienna. L'incombenza ne ven- à 33 piedi g dita; quella del cavallo à 13 ne data al Sgr. Zauner, celebre statuario piedi; la Fig. ura dell' Imperadore è alta ri di Vienna. Dopo 11 anni di lavoro piedi. Il gruppo del cavallo insieme colla il tutto fu terminato colla maggiore per- Fig. ura di bronzo ha 400 cantari di peso, fezione, secondo la rappresentazione di Questa statua è un bellissimo monumento questa tavola, e co nsecrato nella piazza di dell' arte tedesca, degno d'essere, trasmesGiuseppe, i 24 di Nov. 1807» in presenza so alla posterità la più remota.
Ad00341 05 083a/itaPiante CXV. Tom. VI. No. 81.
RARI ALBERI.
La Palma ceruminosa dell' America meridionale. (Ceroxylon andicola.)
grossa tre linee, liscia come la canna, consistendo d'una mistura di resiriCa meriCHOnaie. na e ^ cera. A sinistra vediamo un pezzo C Cero xy lo n an die o la.) d e l t r o. nco in grandezza naturale. I nativi v. del paese, erte prendono questa scorza per (Questa rimarchevole specie di palma, che cera pura, ne formano ceri e candele arriva ali, altezza straordinaria ;di 160 a dopo averla mescolata con un terzo di seigo metri di -Parigi, è stata scoperta dal vo. Le frutta sferiche e paonazze hanno Sign. Alessandro di Humboldt, celebre na- un sapore dolcigno ; sono congiunte inturalista, durante i suoi viaggi nelP Ame- sieme a grappoli;,al di dentro ritrovasi una rica meridionale, sul monte Quindiu, Il mandorla sodissima. Questa specie di paitronco, attaccato alla terra con molte ra- ma non porta, mai più, di dieci foglie piudici cappellute, si alza perpendicolar- mate, che giugnono all' altezza, di ig a mente; fra gli annelli, formati dalle 2i piedi, di modo che il tutto offre una foglie scadute, sta appiccata una scorza vista sorprendente e sublime.
Ad00341 05 084a/itaVestimenti XI. Tom. VI. No. 82.
INCAS PERUVIANI.
Gli antichi Peruviani nell' America meridionale erano una nazione assai cultivata. Èssi avevano Rè ereditar), i quali, come tutti i principi reali, si chiamavano Incas, essendo riguardati da' Peruviani come Fig. li de' Dej, discendenti del sole, sotto la cui Fig. ura essi adoravano la suprema deità. Questi Incas, la cui famiglia oggidì è stata pressoché sterminata dagli Spagnuoli, ehe conquistarono il Perù, godevano di grandissima autorità e riputazione, come si può giudicare dalle cose sopraccennate. Ancora oggidì la lor memoria è molto rispettata, i Peruviani continuando a rappresentarli simbolicamente in tutte le processioni solenni, benché adorni di vestimenti più preziosi e più moderni che non portarono questi Principi: al tempo del loro splendore. La tavola aggiunta espone una tal rappresentazione allegorica de' tempi moderni, vedendosi un' luca insieme con sua consorte nell' abito moderno da gala che differisce dall' antico in alcune particolarità, siccome vengono tuttora rappresentati, in rgiorni di gran solennità, per rinnovellare la memoria d' tempi antichi a' Peruviani che non appartengono a' loro discenderai.
Ad00341 05 085a/itaMiscell. CXXIII. Tom. VI. No. 83.
TOMBE DE' TURCHI.
AJ Greci moderni e Turchi la morte, secondo l'usanza dell' anticliit'i, non apparisce sotto aspetti di paura e di terrore, anzi essi lo riguardano come uno stato di dolce riposo, senza veruna avversione. Per questa cagione essi sotterrano i loro morti in bare aperte, adorne di drappi preziosi; addobbano il cadavere de' mig. liori abiti del defunto, spargendolo di fiori. In tal modo essi portano gli ultimi avanzi a tombe situate fuori delle città, presso le strade maestre, oppure in su poggi attorniati di cipressi. Cosi fatti sepolcri, leggiadramente formati, servono spesso di passeggio; sovente consistono in casse aperte di marmo bianco, (Fig.. II.) accanto alle quali s'alzano pilastri adorni di simboli relativi al sesso ed al rango del trapassato. Il turbante significa l'uomo ; una specie d'urna la donna ; una rosa denota la ragazza. Dentro a' queste casse, empiute di terra soffice, si piantano de' fiori che vengono cultivati con cura reli> giosa da' parenti del defunto. I Turchi ricchi fanno altresì fabbricare de' portici sepolcrali intieri, (Fig.. I.) che consistono d'archi aperti, portanti una cupola, ovvero sono serrati ed illuminati d'alto. — Questa tavola rappresenta parimente degli edifizj di ampiezza mag. giore, provveduti di vestiboli aperti, dove i Maomettani fanno le loro divozioni. '
Ad00341 05 086a/itaVermi XIII. Tom. VI. No. 84.
L’ASTERIA ECHINITE.
In Tom. III. No. 94. della nostra galleria di pit- Dal corpo depresso e ricoperto di una crostare già imparammo a conoscere la maraviglio- -ta ossea sortono venti raggi, che sono spisastella marina atesta di Medusa, appartenente nosi al pari del corpo. La bocca di questo al genere Asteria ossia stella marina- Questa animale è l'apertura che si vede nel centavola rappresenta un' altra spezie straordi- tro del corpo, naria di questi animali, cioè l'Asteria echinite. Èssa è originaria de' mari indici, Molti esemplari bellifsimi di questo giugnendo talvolta ad una tal altezza che strano animale già si conservarono nel Mumisura più di dodici dita in diametro, seo Levexiano in Londra. —
Ad00341 05 087a/itaMisc. CXXIV. Tom. VI. No. 85.
CHIESA CATTEDRALE DI S. PAOLO IN LONDRA.
La chiesa cattedrale di S. Paolo in Londra, che vediamo qui rappresentata dalla parte del Tamigi, è uno de' più magnifici e de' più begli edificj dell' architettura moderna. Essa sta nel centro della gran Metropoli dell' Inghilterra, essendo rizzata nel luogo d'una antica cattedrale gotica che venne intieramente distrutta dall' orribile incendio del 1666. 11 celebre Architetto Sgr. Christofano Wren ne levò la pianta a norma della Basilica di S. Pietro in Roma. Questo immenso edilizio venne eretto in 3,5 anni, i fondamenti efsendone gittati ne1 21 di Giugno 1675 e la fabbrica compita nel 1710, alle spese di 4,420,512 talleri. La cattedrale di S. Paolo e fatta in forma di croce. L'esteriore n'è adorno di tre magnifiche entrate e di due file di pilastri. >.l dissopra dell' entrata maggiore stanrjo cue campanili, ma l'ornariienio principale si è :! maestoso duomo, ossia torre fatta a volta, cbe s'alza nel centro. Il duomo si regge su 32 coloune sostenenti una galleria attorniata d'una balustrada in sulla quale si sale per 534 gradini. Sopra la galleria s'innalza la superba cupola con una seconda galleria, sulla cui cima è pasta una tonicella ossia rocchetto terminante in una palla e croce dorata. L'interiore di questa cattedrale non corrisponde punto alla bellezza dell' esteriore, non essendo adorno che di bandiere conquistate e di due statue e monumenti rizzati in gnore di Johnson e Howard. Questa tavola rappresenta altresi il solenne tragitto del Lord Mayor, ossia Borgomastro maggiore in Londra, che si là annualmente i. 9 di Novembre, ali, ingresso del suo uffizio, passando egli per acqua a Westminster, con gran pompa, in gondole magnificamente decorate.
Ad00341 05 088a/itaPiante CXVI. Tom. VI. No. 86.
BEGLI ARBUSTI ESOTICI.
Il Rhododendro. (Rhododendron ponticum.)
Questa bella pianta ritrovasi nell' Oriente ed in molte parti della Spagna meridionale, principalmente ne' contorni di Gibilterra, e nelle stufe di Germania. Se viene coltivata come conviensi essa forma un' arboscello di 5 a 6 piedi d'altezza. Le foglie bislunghe ed appuntate nella parte davanti sono sempre verdi; la lor superficie è luccicante; nella parte inferiore sono d'un verde più gajo, attraversate da forti vene ed adunche all' estremità. Esse tono aggroppate insieme verso la cima de' ramicellij il gambo è cortissimo. Ne' mesi di Giugno e di Luglio allepunte de' rami vi compariscono bellissimi fiori rossi di cinque foglie riunite in ciocche, onde questo arbusto forma uh vagissimo ornamento de' giardini. A prima vista esso rassomiglia all' Oleandro, ma riguardandolo con più attenzione agevolmente si scopre la. differenza. — Questo arbusto contiene undici spezie, che s'incontrano per lo più su alti monti, ossia Alpi, ondederivail loro nome Nella patria di questo arbuscello alcune spezie sene adoperano in "medicina a cagione della loro virtù astringente.
Ad00341 05 089a/itaMiscellanea CXXV. Tom. VI. No. 87.
L'ARGINE DI GIGANTI IN IRLANDA.
J-j'iiola ài Staffa e la carerna di Fingal in Iscozia non sono superiori in bellezza al magnifico Argine di Giganti, situato in sulla spiaggia d'Ulster, tra Occidente e Settentrione, nella contea d'Antrim in Irland». Esso è naturalmente formato d'innumerabili pilastri di basalto che s'alzano perpendicolarmente, essendo per l'addietro stati riguardati da gente superstiziosa come un' opera di spiriti o di giganti. Questi pilastri di basalto (il cui numero monta a 30,000) formano una spezie di promontorio declinando pian piano verso il mare e terminando in un* argine, il quale mediante î pilastri proporzioualmente staccati forma una via piana dove si può camminare. Questo argine ha incirca 600 piedi di lunghezza e 120 a 140 di larghezza. I singoli pilastri hanno 12 a J5 dita in diametro, essendo quadrangolari, esagonati ed ottangolari, ma per lo più esagonali, come vediamo qui, da un lato rilevati e dall' altro scavati, onde le singole parti de' pilastri incastrano al pari delle vertebre della schiena, in tal modo sostenendosi in una direzione perpendicolare.
Ad00341 05 090a/itaMiscellanea CXXVI. Tom. VI. No. 88.
LA GOLPE DEL FORMENTO.
La golpe delle biade che spesco scema il mità. Fig., 3. mostra l'interiore d'un grano prodotto delle raccolte è un' infermità delle annebbiato di formento. Fig.. 4 rappresenpiante cereali che non è discernevole se ta un numero di granellini della nebbia non quando le spighe cominciano a germo- fortemente ingrossati. Ciascun giano è comgliare. Soprattutto il formento viene attac- posto di più altri gruppi ammucchiati che cato da questo male cagionato da' grani si discernono coli' ajuto del microscopio non debitamente fertilizzati, laonde invece umettandosi la nebbia. Fig.. 6. là vedere di contenere una sostanza bianca e farina- la forma de' singoli granellini della sana cea, essi sono ripieni di granellini nericci farina di formento non ancora pervenuto e puzzolenti nello stato fresco che finalmen- alla maturità, quando è molliccio. La nebte macchiano tutta la spiga, quando i gra- bia del formento è una specie particolare ni annebbiali si spaccano, volandosene la di funghi consistenti di polvere che apparnebbia. F. I. è un grano di formento in- tiene al genere nebbia, comprendendo molvolpato in grandezza naturale. F. 2. e 3. te specie. Allo stesso genere viene parifortemente ingrossato, bbb in ambedue Fig. u- menti ascritta la cosi detta ruggine delle re vi sono le antere sterilite da infermità, biade. Fig.. 5. espone la forma de' grani a a. Fig.. 2. i pistilli sFig. urati da infer- ingrossati della ruggine dell'orzo. J. jr.
Ad00341 05 091a/itaMiscellanea CXXVII. Tom. VI. No. 89.
ROVINE DELL'ANTICA CITTÀ DI SAGUNT IN ISPAGNA.
Nella Spagna meridionale, tra Valencia e Barcellona è situata la città di Muryiedro» «love ritrovabile rovine di Sagunt, onde gli avanzisi vedono in Fig.. I. e II di questa tavola. La città di Sagunt è famosa nell' an-. tichità per la pertinacia senza esempj colla quale gli abitanti, alleati de' Romani, si difesero contro i Cartaginesi sotto la condotta d'Annibale dopo la prima guerra punica. I Cartaginesi dopo un' assedio di otto mesi avendo finalmente presa la città d'assalto, Annibale, che aveva conceduta a' soldati rapaci la facoltà di saccheggiarla tutta intiera, restò sorpreso nel vedere dappertutto la distruzione e le rovine. Gli abitanti di Sagunt vollero piuttosto morire che sopravivere alla caduta della libertà; coloro che non erano caduti gloriofamenie combattendo si serrarono co' loro congiunti dentro alle caie che vennero mefse a fuoco,. iti tal guisa esponendosi alle fiamme come liberi cittadini insieme culle loro cose preziose. I Romani vendicarono i Saguntini nella seconda guerra punica col discacciare i Cartaginesi dalle rovine della città che da loro là riedificata con maggior pompa; ma tuttavia questa città, un' altra volta restaurata in tutto '1 suo splendore, venne d istruì« ta di nuovo da' Barbari durante la lor invasione nel secolo quinto, i soli testimonj della sua grandezza passata essendo gli avanzi, principalmente quegli del teatro che si vedono in Fig.. I. nella parte dinnanzi. Sotto il dominio succedente de' Goti la città di Sagunt venne rialzata, ma con minor belle/.zn. Gli avanzi di quel tempo sono probabilmente quegli del castello. (Fig.. II;.
Ad00341 05 092a/itaMisc. CXXVlII. Tom. VI. No. 90.
MONUMENTI DE' CELTI DI CARNAC
Nella Francia occidentale, presso il castello mani d'uomini in maniera assai baldanzosa, di Cornac, nel Dipartimento di Morbihan, Tuttora si contano 4000 cosi fatti ceppi dilungo la spiaggia, in un diserto pieno di dune, rupati die s'alzano perpendicolarmente, il si ritrovano i seguenti rimarchevoli monu- cui uso riesce difficile ad essere spiementi dell' antichità che derivano da' Celti, gato; ma secondo tutte le apparenze essi si i quali anticamente abitarono quella parte riferiscono a'costumi religiosi di quel popolo di Gnllia. In quelle pianure arenose del antico. Pare che i gruppi di pietre (Fig.. II.) tutto prive di rocche il viaggiatore s'incon- abbiano un rapporto più stretto a certe scientra in rozzi ceppi dirupati, i quali, non essendo ze, contenenti torse delle osservazioni sul sostenuti che dal proprio peso senza base cielo stellato. veruna, probabilmente sono stati eretti da
Ad00341 05 093a/itaMiscellanea CXXIX. Tom. VI. No. 91.
VISTA DELLA GRAN PIAZZA DELLA CITTA DEL MESSICO IN AMERICA.
Nel luogo della pTcsente città del Messico, fabbricata dagli Spagnuoli dopo la conquista di quel jaese del nuovo mondo, fu situata ne' tempi passati la città di Tenochtitlan, residenza de' propri Rè degli antichi abitanti. Ques'a città essendo stata presa dagli Spagnuoli e totalmente distrutta, dopo un' ostinato assedio nel 152I, Cortez, capo dell' esercito spagnuolo, fece fondare alla europea una nuova città del Messico the contiene incirca 140,000 abitanti, non essendo essa inferiore alle più rinomate città d' Europa. Vediamo qui rappresentata la piazza maggiore (la plaza major) dove già stava il gran tempio di Messitìli, ossia Dio della guerra, degli abitanti primitivi dell'America poi così detta. Oggidì questa piazza è adorna della pomposa statua equestre di Carlo 1!'., Rè di Spagna, costrutta di metallo dall' ingegnoso artista spagnuolo Don Manuel Dolsa, ed eretto nel Messico nel 1203. La piazza attorno alla statua è lastricata di pietre quadrate di porfido, circondata da una bai listrada e serrata con quattro porte. Dietro alla piazza principale nel centro della nostra Fig. ura vediamo la magnifica chiesa cattedrale (2) onde l'una parte è fabbricata interamente alla moresca (3). A sinistra della chiesa cattedrale si scorge il palazzo sempli. cernente costrutto eh' è la sede del Viceré della nuova Spagna.
Ad00341 05 094a/itaMisc. CXXX. Tom. VI. No. 92.
LA FONTANA CHIAMATA TOP HANÈ IN COSTANTINOPOLI.
Onesta rimarchevole e magnifica fontana, situata in Top-Hanè, uno de' sobborghi di Costantinopoli, da cui deriva il suo nome, e stata copiata ne' tempi moderni per la prima volta dall' artista tedesco Melling, già architetto della Sultana Ha did gè, i Turchi sospettosi rade volte permettendo agli stranieri il copiare qualche cosa de' loro edifizi pubblici. Questo monumento è memorabile perocché ci dà una giusta idea dell' architettura e dell' arte dell' affazzonare di cui si servono i Turchi. Il Sultano Mahmud fece fabbricare questa fontana nel 1733 a fine di provvederne questa parte di Costantinopoli d' acqua buona a bere come pure d'un luogo da farvi i lavamenti religiosi usilati fra i Turchi. La parte inferiore dell' edifizio è incrostata di marmo bianco, la cui superficie è leggiadrissimamente adorna di varie volate dorate, di fregi e [di sentenze dell' Alcorano, eh' è il libro santo de' Turchi. Con tutto ciò non vi si trovano delle Fig. ure d'uomini o d'animali, la qual cosa essendo proibita secondo la fede turca. Alla parte inferiore dell' edifizio, che ha 25 piedi quadrati ed un fonte a ciascuno de' quattro lati, soprasta una tettoja che fa il più delizioso rezzo. Un tetto fatto a volta e adorno di 16 torricelle termina il tutto in maniera assai leggiadra. Presso la fontana vediamo alcuni Turchi occupati ne' loro santi lavamenti ed accanto ad essi un gruppo di donne turche. Nella parte d' innanzi corre una carrozza turchesca affatto fornita di finestre ingraticolate, in cui le donne de' Turchi fanno una passeggiata.
Ad00341 05 095a/itaMiscellanea CXXXI. Tom. VI. No. 93.
PETRIFICAZIONI RIMARCHEVOLI.
Palma marina impietrata ossia Pentacrinite. (Pentacrinites Helmintholithus portentosus. L.)
zione colIe Pentacriniti dell' antichità, ap. partenendo sistematicamente allo stesso genere chiamato Encrino. Gli animali di quest' ordine tengono il mezzo tra gli aniJrentacrìniti sono forme d' animali pietrifi- mali a guisa di corallo e le stelle marine, cati della classe degli Zoofiti ossiano piantani- vivendo per sempre nel più profondo de' mali marini. Esse sono composte d'una mari, parte sotto la zona torrida, parte in sostanza grossa, cestuta, con più braccia, regioni più fredde, dove stanno fissati al che sta attaccata ad uno stelo articolato, suolo per mezzo de' loro steli flessibilissimi, senza rami, della lunghezza di più piedi. In molti paesi dell'Europa le palme marine Finora non si conoscono se non due o tre impietrite si rincontrano sparite col crescere spezie di zoofiti che hanno una stretta rela- dentro alle pietre da calcina.
Ad00341 05 096a/itaMiscellanea CXXXII. Tom. VI. No. 94.
PETRIFICAZIONI NOTABILI.
Gigli marini pietrificati o Encriniti dell' antichità. (Encrinites Helmintholithus. Encrinus L.)
Encriniti o Gigli marini sono spezie pietrificate di piant-animali marini dell' amichila che hanno qualche somiglianza colla palma marina tuttora vivendo ne' profondi del mare delle Antille e che probabilmente appartenevano allo stesso genere Encrino. Fig.. I. di questa tavola fa vedere un giglio marino chiuso, con più braccia, insieme collo stelo diviso in molti articoli, mediante il quale il zoofito vivo s'appiccava al fondo del mare. Fig.. 2. è un giglio marino, senza stelo, con più braccia, entrambi essendo forniti d'internodi rotondi. Fig.. 3. rappresenta la sostanza chiusa, a forma di fico, d'un' altra spezie d'Encrinili, i cui internodi sono pentagoni, siccome mostrala base, che stava attaccata allo stelo. Le altre Fig. ure parte sono singoli internodi d' Encriniti che si chiamano volgarmente per diversi nomi, p. e. trochiti, pietre stellarle, astroiti etc. etc., parte sono pezzi, a gui*a di colonna, di cosi fatti steli (6. 7.) composti di più giunture che s'alzano l'una sovra l'altra, chiamandosi comunemente asterie, pietre stellane, entrochiti. In molte regioni della Germania è d'altri paesi i gigli marini pietrificati si rincontrano racchiuse dentro a diverse spezie di pietre da calcina.
Ad00341 05 097a/itaPiante CXVII. Tom. VI. No. 95.
PIANTE MEDICINALI.
Fig. 1. L'Elenio comune. (Inula Helenium. L.)
L'Elenìo comune ossia genuino è una pianta utilissima, che cresce salvatica in più parti dell' Europa come pure in alcune regioni della Germania, coltivandosi ne' campi per la sua utilità e ne' giardini per ornamento. Le radici lunghe e grosse, che hanno un sapore forte ed amariccio, parte si seccano parte si adoperano in medicina in differenti dissoluzioni. Sene forma altresì un salubre vino e birra che ne traggono il nome. La radice, mescolata colla soda e colle coccole della moitella, somministra un colore turchino. Dalla radice sorte uno stelo, dell' altezza di 3 in 4 piedi, a foglie merlile» alla cui cima, ne' mesi di Luglio e d'Agosto, compariscono fiori gialli, a guisa di stella, senz' odore.
Fig. 2. La Saponaria comune. (Saponaria officinalis. L.)
Questa pianta salutifera, alta 2 in 3 piedi, cresce selvaggia nella Germania, lungo le strade e nelle siepi, producendo durante l'estate fiori bianchi che danno nel rosso. Le foglie e la radice hanno principi saponacei e dissolutivi che somministrano un remedio provato contra molte malattie. Essa è stata traspiantata ne' giardini per ornamento, dove col mezzo della coltura n'è stata prodotta una variazione a ciocche di fiori doppi.
Ad00341 05 098a/itaMiscellanea C XXXIII. Tom. VI. No. 96.
IL MORAI, OSSIA CIMITERO, DELL' ISOLA DI NUCAHIVAH NEL MARE MERIDIONALE.
Nel mare meridionale ritrovasi un gruppo d'isole scoperte la prima volta nel 1595 e note sotto il nome d'isole di Marquesa, o di Mendoza. Fra le isole settentrionali n'è situata ancora quella di Nucahivah, che abbiamo imparato a conoscere più esattamente per via dell' ultimo giro del mondo fatto da' Russi, per iscoprire nuovi paesi, sotto la scorta del Capitano di Crusenstern. Gli abitanti di quest' isola sono benfatti, sani e robusti di corpo; la lor carnagione rassomiglia a quella degli Europei. Essi adornano tutto '1 corpo di Fig. ure intagliate, che fanno entrare nella carne fregandole con terra turchino-nera, onde più non spariscono. L'indole di quest' isolani del mare meridionale non è punto dolce; essi, al contrario, sono maligni e vendicativi a tal segno che divorano i loro nemici prigionieri. Da una ciarpa stretta infuori essi sono ignudissimi. Le loro abitazioni non sono che capanne composte di canna d'India. Dopo molte cerimonie eglino seppelliscono i morti ne' loro cimeteri, chiamati Morai, onde ciascuna famiglia n' ha un particolare. I Russi, facendo il giro del mondo, ottennero la permissione di visitare un cosi fatto Morai, il cui efFig. iamento vedesi nella tavola presente. Qupsto cimitero era situato in una regione assai romanzesca, sopra un monte; in una cassa v' era esposto un corpo morto. Al di fuori stavano più idoli deformi, scolpiti in legno; accosto a questi si scorgevano delle colonne, composte di foglie del cocco, e cinte di drappi di bambagia bianca. Tutto ciò si riferiva a costumi religiosi.
Ad00341 05 100a/itaMiscellanea CXXXV. Tom. VI. No. 99.
MUSICA DE CORNATORI RUSSI.
Questa Musica, inventata in Russia nel 1750, da Maresch, Boemo di nazione, ha una dignità, grandezza, dolcezza e pienezza di suoni, ond' è priva qualunque Musica conosciuta, anche l'organo, con cui ha la maggiore rassomiglianza. Essendo questa Musica tanto più straordinaria, che ogni corno non ha che un solo tuono, una breve descrizione ne riuscirà interessante ai dilettanti di Musica come pure a coloro che ne sono mal pratici.
La tavola aggiunta ne dà una rappresentazione intuitiva. La contrada mostra un bosco, dove, sopra un' eminenza, si vede posto il coro imperiale de' cacciatori russi, divisi in quattro file, co' loro corni da caccia. Nella prima fila sta il soprano, nella seconda il contralto, nella terza il tenore, e nell'ultima il basso.
Ciascuno tiene un libretto di Musica, da cui non gli è lecito di staccare gli occhi, per dare il tuono a tempo. Bisogna dunque ch'egli conti pontualmente tutti gli altri suoni, finché tocchi a lui di sonare il corno, tutta la di lui arte, che certamente non è facile ne' passaggi allegri e ne' trilli, consistendo nel fare giuste pause. Neil' altra mano egli ha il corno d'ottone o di rame.
Alla fronte, davanti al soprano, o nella fila anteriore sta il maestro di cappella, che ha riposto la partizione sopra un leggio, in faccia sua. Egli tiene un bastoncello, con cui batte non solamente la misura, ma ancora ogni quarta. I bassi, a cagione della loro mole, si reggono su piccoli piedestalli, costrutti a tal fine.
La Musica, che si fa co' corni, è coniposta incirca di quaranta persone, onde ciascuna tiene un corno o due. Que' corni, che danno i più bassi tuoni, hanno 5 in 7 piedi di lunghezza. Questa misura scema proporzionalmente, di modo che i più piccoli non arrivano che alla lunghezza d'un piede.
Non si può sentire niente di più affettivo ch'un canto fermo, ovvero adagio, accompagnato da questo strumento. Non v'è niente di più giocondo che di vedere sonarvi un' aria allegra, quando un Musico, con duo corni, va cambiandoli spesse volte, in tempo presto.
Benché per addestrare un cosi fatto Virtuoso si richieda pazienza fuor del comune tuttavia i Russi, che per lo più hanno gran talenti per la Musica, ben pretto abituanti ad osservar la misura.
Ad00341 05 101a/itaInsetti. LIII. Tom. VI. No.98.
PAPILIONE BERNARDO DELLA CINA.
(Papilio Bernardus. Fabricii.)
Sopra un ramicello' copiato d'una pianta La Fig. ura superiore fa vedere la farfalla chinese e giaponese, di nome Camellia nello stato di riposo, insieme col portajaponica, vediamo una gran farfalla, leg- mento delle ali piegate al dissopra, il cui giadramente segnata, eh'è originaria della lato inferiore è bellamente adorno. Questa Ch.-a e del Giapone. Il colore matrice farfalla esotica appartiene a quelle ad ali delle ali anteriori n'è affocato; sono scannel- occhiute, fra le quali però non ven'è aliate d'una fascia traversale gialla e d'un largo cuna in Germania, che uguagli questa farorlo nero. Le ali posteriori, similmente falla chinese nella grandezza e cella beiaffocate, sono codute e vagamente macchiate lezza del colorito, di occhietti neri e di punti centrali bianchi.
Ad00341 06 003a/itaMiscellanea CXXXVI. Tom. VII. No. 1.
COSE MEMORABILI PERSIANE.
LaPersia, già famosa fra i paesi dell' Asia, tuttora appartiene, per più riguardi, agi' iniperj memorabili di quella parte del mondo. Questa tavola ci rappresenta: "
Fig. 1. Veduta della città di Sciras.
Sciras, capitale délia Provincia di Farsistano, o délia Fersia propria, h situata in un bellissimo vallone, ma presentemente è decaduta dall' antico suo splendore. E cinta di mura e ha sei porte. Le case, fabbricate di mattoni, sono di sparuta appaleriza; non di meno Sciras ha una bella dogana, ossia Basar, ed aîtri edifïzj pubblici. Questa città è famosa inoltre pel vino eccellente, detto vino diSciras, ch'è xinomato in tutta l'Asia.
Fig. 4. Tomba del Poeta persiano Hafi
z. Le arti e le scienze fiorirono ne' secoli passati nell' Oriente ed anche in Persia. Fra gli uomini celebri di quel paese si nomina ancora - il Poeta Hafiz, ^cheinacque in Mosselli, presso a Sciras, e che vi: mori nel 1340. Vediamo qui effig. iata la di lui tomba in più modi distinta. È situata nel centro d'un gran cirnetero quadro, rassomigliante ad un giardino. Ail' entrata sono due gran leoni, di rimpetto, in una chiudenda ingraticolata si vedono le tombe di Hafizy di due de' suoi discepoli, e d'un Principe del sangue. Tuttequattro sono formate a guisa di casse di pietra, da ambedui li lati attorniate di piètre, alte 6 piedi, in sulle quali sono intagliati varj passi dell'vAlcorano. 11" Monarca persiano Cherim- Chan, fece abbellire questa tomba un edificio di più stanze essendo stato innalzato nella parte di dietro. Poco lontano v'è ancora il sepolcro di Saaâi, célèbre Poeta persiano.
Ad00341 06 004a/itaPiante CXIX. Tom. VII. No. 2.
L'JUCCA FILAMENTOSA. (Yucca filamentosa.)
Jucca non si rincontra se non in Ame- filamentosa, è originaria délia Virginia lica e contiene più specie, che, in qusnto e délia Carolina, dove rincontrasi presso le alla struttura, s'accordano insieme talchè il spiagge arenose de' fiumi. Essa ha il tron> fusto, giugnendo sovente ail' altezza di co corto; dalle foglie sorte lo stelo, alto dieci in dodici piedi, non produce che cinque in sei piedi, a cui foltamente sono alla cima una ciocca di foglie lunghe, sodé, attaceati i fiori bianchi, che danno nel e per lo più dentellate a sega, dal cui cenr giallo, a guisa di tulipani. Le foglie di tro parte uno stelo lungo e ramoso, for- questa spezie hanno la singolarità di essere mando la più bella corona. Perciö questa più ritondat«, e di porlare, in sulla superleggiadra pianta amerieana xitrovasi in ficie loro, de' singoli filamenti lun"hi, onde moite stufe. primacbè gli Europei vi portassero la loro tela, gli Americani si servirono per fabbricaïe La specie quï efiïgiata, ossia Vlucca una stoffa rassomigliante alla slessa qualità. JHK
Ad00341 06 005a/itaVermi XIV. Tom. VII. No. 3.
LA SERTULARIA SERPEGGIANTE OSSIA CORALLINA VESCICOSA. (Sertularia volubilis, Linn. S. uniflora, Pallas.)
Intorno. al fusto ed a! ramicelli'd'un' Antipate rosso s'avvolge un' altra specie di Zoofiti appartenenti al génère Sertularia ossia Corallina vescicosa, rappresentata in grandezza naturale in fi g. 1. ed aggrandita in Fig. . 2. délia tavola présente. Questa sertularia tortigliosa ha l'apparenza d'una pianta, al pari de' piantanimali, che tutti quanti abitano l'Oceano ; ma è composta d'una sostanza bianca, délia natura del corno, elastica, flessibile e mezzo trasparente, i cui filamenti sottili e riuniti formano un fusto articolato e tortuoso, che serve di coperto a' polipi attaccati ad esso e racchiusi in cellette separate (neppure qui distinguibili) di queste articolazioni, donde stendono i loro tentoni per cogliere il nutrimento. Le campanelle ad orlo dentato su' gambi lunghi ed articolati del tronco délia sertularia sono cassule trasparenti, aperte e rassomiglianti a vesciche, che, nel più gran calore estivo, partono dalle sertularie e dentro aile quali si formano bocciuoli ovali, che restano appiccati al tronco principale, o che sene staccano. Da cosi fatti bocciuoli sortono sertularie novelle, che vanno sempre crescendo. I polipi délia sertularia si cibano de' più piccoli vermicciuoli microscopici', che vivono nell' acqua marina.
Ad00341 06 006a/itaMiscell. CXXXVII. Tom. VII. No. 4.
LE CATACOMBE OSSIANO TOMBE SOTTERRANEE DI ROMA.
Pamose pella loro antichità corne pure pel loro gran numéro sono le Catacombe, ossiano tombe sotterranee, in Roma ed intorno ad essa. Consistono d'innurnerabili passaggi e di camere, che vanne serpeggiando, a guisa di labirinto, nelîa; sa Ida pozzolana d'ufla terra indurata e volcani.ca. .'Ne', .primi tempi di Roma que'- passaggi trassero .origine dalla pozzolana scavata per nmrare ,gli edifizi. -Al tempo délia: Eepubblica i.omana e degl' Imperatori quelle innumerabili cave di sabbione s'aâoperajcono nel seppellire gente poyera e s.chiavi, non volendosi impiegare le spese fnnerali ne- loro cadaveri. Al tempo; del Cxistianesimo gli atti di soîterxamentonçlle: Catacombe s'aumentar.ono, seppellendovisL i Gristiani morti. da Martiri nelle persecuzioni da loro provate, Delle Catacombe che si stendono intorno ^a Roma ne vediamo ricopiata una parte in Fig. . 1. con tombe sj aperte si chiuse. L'esteriore de' sepolcri chiusi ed intagliati nelle pareti-dalle Catacombe rassomiglia a Fig. . 4. —w Fig. . 2: 3. e 5. ne rappresemano alcuni chè si esaminarono döpo averli aperti. Dentro vi si trovarono.gli avaazi d'ossa umacs più o meno cônservate. Dalle Untere iniziali del nomedi Cristosi ricava chlessi appartenévano a Cristiani., Nella tomba' (Fig. . 3.) vi ripdsùun Marthe, il chè si puö giudicare dalla palma e scure cônservate..
Ad00341 06 007a/itaMiscellanea. CXXXVIII. Tom. VII. No. 5.
LE CATACOMBE ETRUSCHE DELL' ANTICA CITTÀ DI TARQUINIA.
Nel granducato di Toscana, presso la piccola città di Corneto, dove già era situata Tarquinia, una délie dodici capitali d'Etruria, litrovansi moite catacombe, ossiano camere sepoîcrali sotterranee. Esse sono intagliate in calcina bianchiccia, essendo rimarchevoli pella loro struttura e pe' varj lor ornamenti. Vi si discende per aperture quadre. In uria di queste catacombe etrusche (Fig. . 1.) la sofiïtta è formata di quattro quadrelli contiguî, cavati dalla rupe con isfondi. Gli avanzi de' morti riposarono in urne, o verisimilmente anche su' banchi ricorrenti intorno aile mura latèrali. Le pareti ed i fregl di queste camere sepoîcrali sono coperti di varie pitture simboliche, allusive allô stato délie anime dopo la morte, secondo le idée degli Etrurj. Sul fregio vediamo dunque degli uomini divorati da fiere; allusione aile pêne destiriate al colp'evole. Altri spartimenti délie catacombe elrusche (Fîg. 2.) posano su pilastri scavati dal-; la rocca stessa, al pari degli sfondi architettonici délia sofiïtta, onde danno perpetualità al tutto. Al muro laterale scorgiamo parimente fregi dipinti di più Fig. ure che somministrano ail? antiquario materia fertilissima di discussion!.
Ad00341 06 008a/itaQuadrupedi. LXXVII. Tom. VII. No. 6.
IL BUFOLO GIGANTESCO. (BOS ARNI.)
Agli animali rari e finora poco noti appar- l'un dall' altro. Si dice che Y Ami nella Fig. utiene il Bufolo gigantesco, ossia Ami, che, ra participi del bue, del cavallo e del cersecondo i rapport! degl' Inglesi, vive nelle vo. Benchè sia ardito e forte, pure si regioni montagnose delP Indostano settentrio- domesticae, neu' Indie settentrionali sene naje come pure ne' boschi della Bengala serve per cavalcare. seltentrionaie. Un uffiziale inglese fà men. Per lungo tempo il bufolo gigantesco zione d'un cosi fatto Bufolo da lui ritrova- non si conobbe che ai teschj quà e là scatovi, alto 14 piedi, dall' unghia sino all' vati, a" quali sono attaccate le corna di estremità délie corna, È nero di colore; smisurata grandezza. Cosi fatti teschj d' Aruna ciocca di peli rossicci gli stà appiccata ni si rincontrano in varj gabinetti di cose fra le corna grandissime che distano 4 piedi artifiziali.
Ad00341 06 009a/itaVestimenti. XII. Tom. VII. No. 7.
VESTIMENTI PERSIANI.
Gli abitanti di Persia si vedono qui rappresentati ne' îoro differenti vestimenti. I Persiani sono naturalmente vivaci, leggieri, dediti al piacere; ma coh tutto ci ô più compagnevoli e pin. pieni di compassione verso degli stranieri che i-loro vicini, i Turchi rozzi e diffidenti. Essi sono di mezzana grandezza, più magri'che grassi, ma per. altro robusti e sani. Benche il Maomettismo sïa la religione dominante, pure vi si tollerano moite altre sette, p. e. i Guebri, che adorano il fuoco. Dalla semplice vestitura de' Curdi, (fie. 1.) popolo montanino, mezzo selvaggio e malandrino délia Persia occidentale, facciamo la transizione a' vestimenti de* Persiani.
Fig. 2. Persiano di condizione mezzana, in abito da State.
Il' vestito de' Persiani è alla orientale, ciô h lungo. largo ed a più colori. I riecht ne ' portano sioffs preziosé di seta, riccamente guernite d'oro d'argento e di gemme. Il Persiano qui effîgiato ha indosso üna camiciadi seta; rossa; al dissopra di questa una ©as miciuola ed inoltre una lagra sopravveste che gli discende sino al malîeolo, essehdo cinta d'un drappo. La testa è côperta d'una berretta, in forma di turbante.
Fig. 3. e 4. Donne Persiane.
La vestitura délie Donne persiane è più aggradevole e più leggiere di quella degli uominj. Esse non tagïiano i capegli, ma. coprono la testa d'una ciarpa a vélo, ovvero ï'awolgono a guïsa di turbante. Sopra là camicia, apèrta sïno a mezza vita', portano una roba discendente sino al ginocchïo ed adorna di cappi corsoj d'oro e d'argento. I calzoni larghi sodamente si trapuntano e si foderano d'alto a basso.
Ad00341 06 010a/itaVermi XV. Tom. VII. No. 8.
L'ALCIONIO MAN0 DIAVOLO. (Alcyonium manus diaboli, Linn.)
L'alcionio, formato a mano, che da marinarj e littorani volgarmente si chiama mano del diavolo, mano di ladro, mano di Giuda, mano marina, è una specie particolare di piantanimal.i, ossiano zoofiti, appartenenti al génère Alçionio. Essp è çomposto di filament! inflessibili, simili a corno, che nello stato fresc'o sono circondati da una spstanza succosa, dove, al di fuori, nelle dita o ne' demi, si trovano piccoli incavi o cellule, servendo di dimora continua a polipi particolari, (qui non ricopiati) di Fig. ura ci» lindrica, forniti di più tentoni al dissopra, intorno ail' apertura délia bocca. L'esteripre di questo piantanimale varia in quanto alla forma, lunghezza, e grossezza de' dentelli, ciö che dimostra Fig. . i. paragonata a Fig. . 2. Del resto ambedue le Fig. ure ne rappresontano la grandezza naturale ed i concavi a cannello ail' estremità de' ,merli, dove abitano i polipi. Questi alcionj si rincontrano in sulle spiagge d'Olanda, di Francia e d'Inghiîterra, dove, nel mare, si sono uniti aile parti inferiori délie conchiglie e chiocciole per la virtù vegetativa.
Ad00341 06 011a/itaMiscellanea. CXXXIX. Tom. VII. No. 9.
CAVALLEGGIERI RUSSI.
Vediamo qui ricopiatidivers! popolicristiani, yivendo sotto il dominio russo e formando de' cavalleggieri pel servizio militare.
Fig. 1 e 2. Cosacchi donici.
Fig. 1. Uffiziale de' Cosacchi donici, che sono un ramo délia Nazione russa ed un popolo rozzo, bellicoso e pastorale, abitando le sponde del fiume del Don, onde hà tratto il suo nome.
Fig. 2. Semplice Cosacco donico.
Fig. 3. Calmucco.
Eçco qui rappresentato un Calmucco (corne a prima vista la di lui fisionomia dimostra) passato a' Cosacchi e professando, al mena apparentemente, la religione cristiaua.
Fig. 4. Cosacco uralico.
I Cosacchi uralici vivono sul fiume inferiore âell'Urai, dov'e principalmente applicansi alla pesca ed ail' allevamento de' bestiami. Del resto molto rassomigliano agli altri loro fratèlli.
Fig. 5. Cosacco del mar nero.
I Cosacchi saporogici, che per lo passato abitaronö le rive dèl Dnieper, donde vennero trasferiti nel Cuban, sul mar nero, fin dal 1775, non solaraente servono da cavalleggieri ma ancora pér mare.
Fig. 6. Albanese.
Questo Albanese ossia Arnaut appartiene al battaglione greco stabilito nella Crimea, al soldo russo. In guerra esso serve a cavallo ed a piè, per mare e per'terra.
Ad00341 06 012a/itaMiscellanea CXL. Tom. VII. No. 10.
CAVALLEGGIERI RUSSI IRREGOLARI.
Vediamo qui una série di popoli asiatici sl pagani si maomettani, che si trovano più o meno frequenti tra i cavalleggieri russi,
Fig. 1. Principe Circasso.
I Circassj, che abitano nella provincia fli Cuban, sono discendenti di Tartari ed un popolo misto, ben fatto e guerriero, sottoposto a particolari Principotti che riconoscono la Sovranità rüssa. Un cosï fatto Principino vedesi qui armato di tutto punto, d'elmo, d'usbergo, di sciabla, d'arco, di saette e di pistolet
Fig. 2. Semplice Circasso.
I contadini o semplici Circassi sono tutti quanti schiavi de' gentiluomini. Tutto il paese puö mettere in campagna 1500 gentil. uomini e circa ,10,000 schiavi combattenti.
Fig. 3. Un Mursa, ossia gentiluomo tartaro.
Esso è qni ricopiato senz' armi, in qualità d'accompagnatore d'un Principe circasso.
Fig. 4. Tartaro nogajo.
Questi Tartari vagabondi e malandxiui si distiuguono per la loro fisionomia che prova la méscolanza loro co' Mongoli. Essi adornano le loro lance di pelli di volpi.
Fig. 5. Tartaro turcomano.
I Turcomani abitano in diversi paesi, principalmente nelle più belle contracte di Caucasia. Eccone uno xappresentato. ,
Fig. 6. Baschiri.
I Baschiri sono discendenti de' Nogaj e de' Bolgari, e per conseguenza privi di coltura- Essi sono assai bellicosi.
Fig. 7. Un Kirghise.
I Kirghisi sono Tartari liberi, rapaci e rozzi, che, mescolati co' Mongoli, abitano i deserti, su' confini di Russia, dove tengono razza di bestiami e principalmente di cavalli. D*l resto sono rozzissirni.
Ad00341 06 013a/itaMiscell. CXLI. Tom. VII. No. 11.
VEDUTE DELLA SPIAGGIA DEL GIAPONE CON NAVIGLI GIAPONESI.
Jl Giapone, di cui non abbiamo aequistata Bna maggior cognizione che da due secoli ïn quà, è un paese composto di più isole si grandi si piccole, in sulla costa settentrio»ale KAsia, nel grande Oceano orientale, essendo già da gran tempo divenuto l'oggetto délia cupidigia Europea a cagione delP oro e de' prodotti ricchissïmi ond' esso abbonda. I Portoghesi vi si stabilirono nel mezzo del secolo decimosesto, ma per essersi abusati délia bontà de' Giaponesi ne vennero scacciati. Fin da quel tempo agli Olandesi soli, benchè sottö moite restrizioni, è permess. o il trafficare nel Giapone; ma due tentativi fattine dagl' Inglesi non riuscirono. Andô a voto anchè la più récente cosï fatta impresa de' Russi, ed è la seguente. La corte di Russia mandö nel 1803 un' Ambasciadore al Giapone insieme co' due bastimenti spediti sotto il comando del Capîtano di Krusenstern per fare il giro del monflo. Ma quest' Ambasciadore non ebbe udi« enza, e vennero rifîutati i di lui xegalL Dalla maestrevole descrizione del viaggio suddetto, pubblicata dal Capitano KrU' senstem estratte sono le due seguenti ve» dute del Giapone.
Fig. 1.
Veduta di Megasachi, presso la città di Nangasachi nel Giapone, dove ail' Ambasciadore Russo fù assegnata la sua dimora, e la prima visita de' turcimanni giaponesi, i quali in una scialuppa aperta fanno rotta verso il vascello Russo, di cui non vediamo qui che la poppa.
Fig. 2.
L'Ambasciadore Russo va con due barchette o scialuppe, onde l'una è raagnifïcamente adorna, ail' abitazione destinatagli in Megasachi. Questa tavola ci fà conoscere non solamente le vestimenta de' Giaponesi, ma ancora la struttura de' loro navicelli.
Ad00341 06 014a/itaVermi. XVI. Vol. VII. No. 12.
LA SERTULARIA IN FORMA D'ABETE. (Sertularia abietina.)
Questa vaga Sertularia ritrovasi nèl Medi- guisa d'ahete, ossia abete marino. I ramiterraneo e uel maie del Nord attaccata ad celli sottili sono gueraiti di piccoli coni da ostriche ovvero a conchiglie marine, sic- ambidue i lati, corne ne dimostra più chiacome qui ne vediamo ricopiata una. La raraente un pezzo ingrandito (Fig. . IL). Quesua Fig. ura rassomiglia molto. aile pine, sta Sertularia è d'un bigio di corno ed arrilaonde viene anche chiamata Sertularia a va per l'ordinario ail' altezza di 5 dita. er. I
Ad00341 06 015a/itaUccelli. LXXVIII. Vol. VII. No. 13.
RARI UCCELLI.
Il Cacatoo frangiato. (Psittacus fimbriatus.)
Nella nostra galleria di pitture già più volte abbiamo avuto l'occasione di osservare il grande e numeroso gsnere de' Papagalli e di aminirarne moltissimi, che si distinguono particolarmente pe' colorî superbi délie loro piume. I climirimoti, onde andiamo acquistando più esatta cognizione, cène somministrano annualmente délie nuove spezie; aile quali appartiene altresl questo raro Ca~ catoofrangiato, dissegnato dalSignore Grant, Inglese di nazione, nel sue- viaggio al nuovo Galles méridionale. Colle piume grigie del corpo campeggia a maraviglia la testa d'un rosso affocato, la, cui parte inferiore è guarnita quasi di frange, onde questo Gacatoo ha ritratto il suo nome.
Ad00341 06 016a/itaMiscell. CXLII. Tom. VII. No. 14.
SCIOMADU, OSSIA IL TEMPIO D'ORO IN PEGU.
Pegù, già capitale delP antico Regrio dello sîessonome, è situata nelle Indie ulteriori nel magnifico E.egno Birmahno. Gli abitanti di questa città, al pari del resto de' Birinahni, professano la religione de' Buddha, essendo assai religiosi ed avendo moltissimi tempj. Il più famoso di essi si è il tempio d'oro, detto Sciomadù, che vediamo qui ricopiato. Esso è un' edifizio piramidale, di smisurata grandezza, murato a mattoni ed a smalto. Al di fuori è adorno di varj fregi, posando sopra uno sterrato doppio. Il dissotto del tempio è ottagonoj il dissopra ne termina spiralmente. La punta nrè adorna d'una graa balustrata dorata, e la base circondata da due oïdini di piramidi, onde l'ordine primo ne contiene 57, ed il secondo 53. Da ambidue i lati del tempio vi ha degli edifizi di legno pe' frati, ossiano Rahaani; vi ritrovasi anche un' albergo pe' peregrini. Verso il Settentrione slanno sospese trè campane, che mediante i palchi d'un cervo rin> toccano ogni quai volta vi arriva an divoto. Per eiö che spetta all' interiore del tempio, i viaggiatori europei, che vi sono slati, non ne farme mott0,
Ad00341 06 017a/itaInsetti. LIV. Vol. VII. No. 15.
RARI INSETTI.
Il grande Scorpione palustre o la cimice acquatica del Surinam. (Nepa grandis. L.)
Il génère degli Scorpioni palustii, che deve il suo nome aile due zampe d'inanzi, a forma di forbici o di tenaglie, attaccate alla lesta, non è punto venenoso e comprende più spezie indigène ed esoûihe. Hanno quattro ali ripiegate ed incrociate in istato di riposo. Colla bocca a becco, posta sotto la testa, succfciano il sangue de' piccoli insetti destramente afferrati co' piedi anteriori, che si fermano corne un coltello da tasca. Coli' ajuto degli altri piedi, che loro fanno le v'eci. di remi, nuotano con destrezza sugli stngni e nelle acque paludose, dove abitano. Nelle belle sere d'estate volano anche da un luogo ail' altro. Vediamo qui ricopiata la maggior spezie degli scorpioni acquatici, che s'incontrano nel Surinam, Fig. . r. volando; Fig. . S. riposando. Il corpo n'è lungo due dita e mezzo, assai largo ed alquanto rilevato al dissopra ed al dissotto. Qui appariscono chiaiissimamente le branche fornite d'uncini nel dinanzi e le zanne a becco.
Ad00341 06 018a/itaMiscell. CXLIII. Tom. VII. No. 16.
L'ORGANO VISIVO DILUCIDATO COL MEZZO DELL' OCCHIO UMANO.
Questa tavola ci rappresenta tutta la struttura dell' occhio umano, di cui non vediamo in noi che la parte esteriore che ne forma quasi la finestra. Qui scorgiamo assai ingrandite e riisegnate in profilo le parti esterne ed interne di questa struttura ammirabile, la cui spiegazione minuta ritrovasi nel comento. Ora non ne adduciamo che le parti principali.
Fis. I. I coppi ossiano le orbite delV occhio, dove sono posti gli occhi, al dissopra de' quali (Fig. . 11.) si trovano i sopracigli insieme colle palpebre (Fig. . 5.) che servono di difesa ail' occhio. L'occhio stesso è un globo allungato, composto di più membrane che racchiuâono diversi umori. Alla parte di dietro sta attaccato il nervo oîtico (F. 13.), a guisa di gambo. La circonferenza esterna è formata dalla membrana dura (F. 18.) Coli' apertura anteriore di essa comb^gia la cornea trasparente (Fig. . 20.). Nel centro délia membrana interna ritrovasi un buco (Fig. . 25.), chiamato pupilla. La tunica la più interna e la piu importante dell' occhio si è la retina, che forma l'organo proprio délia vista.
Gli umori contenuti nelle camere degli occhi (Fig. - 32. 33.) servono alla prima rifrazione de' raggi incidenti, i quali, rifratti di più dall' umore cristallinq (Fig. . 30.) e dall' umore vitreo (Fig. . 29) arrivano alla retina (Fig. . 127.), in sulla quale mediame la vibrazione cagionano il sentimento dell' oggetto. Il nervo ottico trasmette questa sensazione al cervello di modo che l'anima riceve l'idea di ciô che sentiamo.
Ad00341 06 019a/itaMiscellanea. CXLIV. Tom. VII. No. 17.
L'ORGANO DELL' UDITO, SPIEGATO PER MEZZO DELL' ORECCHIO UMANO.
La struttura dell' orecchio umano è ingegnosa quanto quella dell' occhio, corne a prima vista dimostra la tavola annessa, vedendosi in Fig. . 1. l'orecchio in grandezza naturale, ed in Fig. . 2. assai ingrandito.
L'orecchio è composto dell' orecchio esterno che forma l'entrata dell' organo dtll' udito. Esso è una cartilagine, in cui si scorge Velice esteriore ed inferiore (Fig. . I. II. 1. 2.). Appresso si vede il canto d'inanzi dell' orecchio é quello di dietro (Fig. . ï. IL 4. e 5.). La cavità tra ambidue chiamasi coclea (Fig. . I. IL 6). L'orfcglia, ossia la punta dell' orecchio (Fig. . I. II.7.) n'è l'estremild. Neil' interiore havvi il meato uditorio (Fig. . I. IL 8) Sotto la pelle comune del capo sono nascoste le gangole le quali separano il cerume. AU' estremità del meato uditorio apparisce il timpano (Fig. . I. IL 9.) che copre la cassa del tamburo. Su questa membrana elastica sono collocaii gli ossetti dell'. udito, vale a dire: il maitello (LU. 11.), l'incudine (LU. 14.), la staffa. Al di dentro v'è il cosï detto labirinto. Oui ritrovasi anche'il lumacone (Fig. .I. IL III. 22.). I tre canali semicircolàri (Fig. . I. IL III. IV. 19.) si apronocon cinque bocche. Coli' orecchio communicano due nervi, cioè, il duro, ossia il nervo d'unione délia faccia, ed il molle, ossia il nervo acustico, proprianaente detto, co' suoi rami (Fig. . IV. 29. 30.)
Questi sono i quattro organi principali dell' udito. Il comento di questo libro ne dà una spiegazione più esatta. Mediante la detta struttura ingegnosa dell' orecchia possiamo senti re de' suoni, il chè verisimilmente si fà nell« maniera che segue. 11 suono colto dall' orecchio esterno e dall' elevazioni e cavità di esso si trasmette al meato uditorio, d'onde perviene al timpano, cui scuote. Per ciö venguno aghati ancora gli ossetti dell' udito, che conducono la vibrazione sino al nervo acustico. Quindi è, che l'anima, in maniera inesplicabile ed affatto ignota, riceve l'idea di qualunque cosa sentita.
Ad00341 06 020a/itaPiante. CXX. Tom. VII. No. 18.
RARE PIANTE ORNAMENTALI.
La Napoleona imperiale. (Napoleonaea imperialis.)
Questo raro e beir arbusto forma la prima jpeeie d'un nuovo génère di piante scoperto la prima voha dal Naturalista francese Palisot Beauvois, nel Diçembre del 1807, Hell' Affrica, nel Regno d'Oware, non guarî lontano dalla città dello stesso nome. La rassomiglianza del suo fiore colla Stella délia legione d'onore ha fatto dare a questa pianta il nomedeirimperaodre di Francia, cioè Napoleona. La Napoleona imperiale qui efFig. ïata forma un arboscello alto 7 in 8piedi, con foglie lunghe e dentate, le quali, sostenutè da corti picciuoli, sono attaccate a' rami. I be' fiorï turchini abbracciano strettamente i rami, e sono format! d'una corolla doppia racchiusa l'una nell' altra. Neil' interna ritrovansi i cinque larghi stami, a guisa di nàstro. Da questa forma singolarer paragonata colla croce dell' ordine suddetto, dériva il nome di questo nuovo génère di piante.
Ad00341 06 021a/itaVermi. XVII. Vol VII. No. 19.
VARIE SPEZIE DI ZOOFITI OSSIANO PIANT-ANIMALI.
Fig. 1. La Penna marina setolosa. (Pennatula setacea.)
Le Penne marine, che s'incontrano in tutti i mari e che in estate vanno nuotando in sulla superficie dell' acque, sono composte d'uno stelo cartilaginoso, il quale, ricoperto d'una pelle carnosa, si stende ail' in su in fibre corne una penna. Queste sono quelle che formano la dimora de' piccoli polipi. Le Penne marine invernano nel fondo del mare. La specie. qui effïgiata, che n'appartiene aile più rare, dà la più chiara rappresentazione di questo génère di Zoofiti,
Fig. 2. La Corallina membranosa. (Corallina membranacea.)
La Corallina menïbranosa ricopiata qui è composta, corne le altre spezie di-questo génère, d'uno stelo ramoso guernito di articolazioni cornée e ricoperto d'una crosta cal« caria. La superficie ji'è piena di pori çhe ingranditi si vedono in Fig. . b. c. d.f e che servono di dimora a' piccoli polipi.
Ad00341 06 022a/itaInsetti. LV. Tom. VII. No. 20.
FALENE DI GERMANIA.
Fig. 1. La Ghiottoncella. (Phalaena Noctua Libatrix. L.)
(Xl bruco verdegiallo (A.) di questa vaga alena ritrovasi in su' salci nel mese d'Agosto. Esso si cangia in crisalide nera (B.) onde sorte questa farfälla. Fig. .(C.) ne rappresenta il mascbio, Fig. . (D.) la fèmmina. Le ali superiori sono aranciose rossîcce e brune; ciascun' ala è adorna di due strisce traversai! e di doppi punti bianchi; l'estremità posteriore n'è dentellata. "te aie inferiori sono d'un bruno dilavato, che dà nel rosso e fregiate d'un' orlo largo.
Fig. 2. La Falena pronuba. (Phalaena Noctua pronuba. L)
Nel xaese d'Aprile in- sull' orecchio dï topo {Myosotis Scorpioides) ritrovasi il grosso bruco giallo (a) di questa falena. Dalla crisalide rossoscura (b) esce la farfalla (c. d.) in capo di quattro settimane. Le ali superiori sono d'un bigio chiaro tirante al bruno ; inmezzo vihauna macchia a guisa d'arnione. Le aie inferiori del color d'arancia, attraversàte da strisce nere, danno a questa falena una leggiadra apparenza.
Ad99998 04 003a/itaUcceli XLVII. T. IV. No. 1.
DIVERSE SPECIE D'AIRONI.
Fig. 1. L'Airone Agami. (Ardea Agami.)
L'Airone Agami è una delle piu belle spezie di suo genere a cagione della varieta de suoi colori. Vive nella Cajenna, ed ha 2 piedi e 7 pollici di lunghezza. Il dosso colla posterior parte del collo, e l'ale, e la coda son di color turchino scuro, il ventre, le piumose gambe e l'anterior parte del collo di color bruno rossigno. Dalla nuca in giù gli pendono svolazzanti 6 ò 7 penne sottili di color turchino scuro. I fianchi del collo son coperti di penne ondegglanti azzuirrigne. Addietro all' ale v'escon altre penne pensole di color turchino chiaro, che svolazzando vanno fin sulla coda.
Fig. 2. La Cicogna nera. (Ardea nigra.)
La Cicogna nera, la quale, come la Cicogna bianca, d'anfibj e di pesci si nutre, in parecchie parti d'Europa dimora, nidificando in su gli alberi nell' interiore de' vasti boschi. Il color del capo e del collo è un lucicante mescuglio di verde, violetto e bruno, taccato di bianco; nè per altro è différente il colorito dell' ale, del dosso e della coda, che per la mancanza delle tacche bianche. Il ventre è di color bianco sudicio, e son rosse le gambe.
Fig. 3. Il Nitticorace commune. (Ardea Nycticorax.)
Ritrovasi da per tutto nella Germania, come pure in altri paesi d'Europa, nell' Asia, e nell' America, nutrendosi di pesci, rane, e d'altri anfibj. Arriva alla lunghezza'd'un piede e 10 pollici. Il color delle sue penne è parte blanco, parte bruno e parte verdastro nero. Dalla parte deretana del capo gli pendono tre penne lunghe e strette di color bianco, che nella Turchia piu che altrove servono d'ornamento, e si vendono a caro prezzo.
Fig. 4. II Nitticorace della Cajenna. (Ardea Cayennensis.)
Vive nella Cajenna, somigliante in grandezza e nel modo di vivere al Nitticorace commune, da cui distinguesi solamente per la sue figura più svelta, e pe' colori piu scuri.
Fig. 5. Il Tarabuso tigrato. (Ardea tigrina.)
Le penne di questa bella specie di Tarabuso per il color giallo rossigno scuro, ch'è taccato e fasciato di nero, molto rassomiglia alla pelle della Tigre, onde tigrato si chiama. Perviene alla lunghezza di piedi 2 1/2 , vivendo nell' America méridionale, massimamente nella Cajenna, ed in Surinam, ove nel fondo de canneti nidifica.
Fig. 6. Il Tarabuso ondulato. (Ardea undulata.)
Questa piccola specie di Tarabuso, che non passa un piede e mezzo di lunghezza. , vive come la suddetta nella Cajenna dell' America meridionale. Tutto il complesso delle sue penne è colorito di giallo, rosso, griggio, strisciato sottilmente di nero a zigzag.