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Ad00341 04 102a/itaMiscellanea LXVII. Tom. V. No. 100.
LA CATTEDRALE DI STRASBURGO.
Ad00341 05 003a/ita

Costumi. X. Tom. VI. No. 1.

COSTUMI DELLA SVIZZERA.

Fig. 1. Un paesano d'Unterwalden.

Gli abitanti del Cantone d'Unterwalden sono gente di buon' indole, ma poco colta; inclinano alla malinconia; per la maggior parte son poveri, e si procurano il lor mantenimento con allevar bestiame e vi si applicano con molta cura. Vediamo qui rappresentato un vaccaro nel sue abito da festa.

Fig. 2. Una giovane paesana di Berna.

Vediamo qui una bella villanella del Cantone di Berna, che torna dalla campagna con una canestra piena di patate ivi da essa raccolte. È vestita leggiermente per lavorare con più facilità.

Fig. 3. Un vaccaro d'Emmentale.

L'Emmental, osia la valle d'Emma, situata nel Cantone di Berna è un paese molto fertile e famoso per il cacio eccellente che quivi si fa. L'occupazione principale degli abitanti di essa consiste in allevar bestiame. La figura presente ci mostra un vaccaro di questa valle nel solito suo vestiario, come uscito dalla se ne porta via il bigonzo pieno di latte.

Fig. 4 e 5. Una villanella ed un villanello della valle d'Entlibuch.

Gli abitanti della valle d'Entlibuch, situata nel Cantone di Lucerna, sono famosi pel loro Carattere maschio, altiero, prode e franco, e nello stesso tempo si distinguono pel talento particolare che hanno per la musica, la poesia, la satira e per gli esercizj ginnastici, ed in questi ultimi specialmente si son resi ragguardevolissimi. Le due figure annesse ce li rappresentano nel loro abigliamento ordinario.

Fig. 6. Un cacciatore di camosci.

Vediam qui un cacciatore di camosci delle Alpi Elvetiche, nel solito suo vestiario. Per mezzo del suo bastone colla punta di ferro, e delle scarpe egualmente serrate e puntate egli si arrampica sopra le più este montagne di ghiaccio, e si espone ai più evidenti pericoli per aver il piacere di ammazzare un camoscio.

Ad00341 05 004a/itaMiscellanea LXVIII. Tom. VI. No. 2.
FABBRICHE DELLA SVIZERA
Fig. 1. La Casa di un contadino Svizzero.
In una gran parte della Svizzera le cafe de' contadini fon più grandi, più fpaziufe e petciò più comode, che in molti altri paefi. • Quello fi vede anche nella presente
Fig. ura, che ci moftra la cafa d'un contadino del Cantone d' Unierivalden il quale in paragone cogli altri Cantoni è piùttofto povero, ed i fuoi abitanti fon più rozzi, meno colti e meno induftriofi di quei degli altri. Uffa è d'una grandezza confiderabile; il pian terreno è murato di faffi e contiene la cantina; tutto il relto è fabbricato di legno. 11 tetto è coperto d'afficelle, che fi tengono fermi con faffi fovrapofti.
Fig. 2. La capanna d'un pastore alpigiano.
Quefte capanne fi fabbricano fülle montagne in vicinanza delle pafture dove gli armenti durante tutta la ftate fi pascolano. In queue capanne, erette interamente di travi pofte l'una full' altra, a guifa delle cafe de' contadini nella lluffia, fi cuftodisce il latte e faffi il formaggio; effa ferve anche di ricovero ai paftori che guardano gli armenti, e la notte vi dormono; il lor letto, fituato folto il letto non confine d'altro che di fiero lungo. La presente ig.. xapprefetita l'interno d'una tal capanna con tutti gli utenfili per la formazione del cacio, di cui qui l'alpigiano fi vede realmente occupato. Sua moglie col
Fig. lio è venuta dal villaggio per vifitarlo, e '1 ragazzo del paftore arroftisce un cacio per i cari ospiti. Per quefta gente il cacio arrofiito è un boccone fquifito. ÀI principio dell' inverno il paftore alpigiano ritorna dalle montagne alla valle dove abita colla fua famiglia.
Ad00341 05 005a/itaMiscellanea LXIX. Tom. VI. No. 3.
GHIACCIERI RIMARCHEVOLI PER ESSER LE SORGENTI DI GRAN FIUMI.
X ghiaccieri delle Alpi Svizzere fon maffe anteriore,t medio, e pofteriore)
a guifa d'un enormi di ghiaccio, ed i magazzini d"acqua ruscello di ghiacciero, e con elfo unisconli i perpetui ed inefauribili per i fiumi che da tredici ruscelletti che cadono: dal Mufcheleffi fcaturiscono. Due di quefti ghiaccieri qui horn, giogo efto d'una eftenfione di due leghe, ef
Fig. iati fono fpecialmente rimarchevoli per effer le forbenti di due fiumi principali d'Eu-, _,F. i g. 2. tIil g h i i a• c c i e •r e « d 1e1l tP» i o d-\ano. ropa. D. . D'una magnificenza ancor maggiore è la
Fig. 1. Il ghiacciero del Reinwald o sia la prima sorgente del Reno.
ciero della Furca o fia del Erodano, il quale perlo è uno dei più bei ghiaccieri in tutta l'eftenfione delle Alpi. Effo fcende dalle falde della Nel fondo della valle di Reinwald, fituata Furca
(montagna alta fui confini del Valle fé nel Cantone Elvetico de' Grigioni, e circon- e de' cantoni di Berna e à'Uri, e può riguardata di tutte le parti da montagne altiffime, darfi come l'ultima cima della gran Montail gran ghiacciero ftende l'immenfa fua mafia gna di »San Gottardo verfo la direzione tra di ghiaccio per una valle orrida e folitaria. Da mezzodì e ponente)
Fig. 2. Il ghiacciero del Rodano.
e dalla montagna ancor una volta grande, che talvolta cresce ad una più alta di Galenftok, giù nella valle di Gelarghezza forprendente, e rende un' aspetto ren, ed è lo fbocco di una valle d* ghiaccio magnifico, fi precipita la forgente pofteriore lunga fei leghe. Tre ruscelletti fcaturiscono del R.eno
(giacche quefto fiume maeftofo nasce da quefto ghiacciero e formano le forgcnti del da tre forgenti principali che fi chiamano Reno Rodano.
Ad00341 05 006a/itaMiscellanea LXX. Tom. VI. No. 4.
LA CASCATA DELLO STAUBBACH.
VJna delle cascate più rimarchevoli, più fa- aria a guifa d'1111 fottile velo di color argenmofe, e più vifitate nella Svizzera è quella teo bianchiffimo e con forme Tempre variate, del cou detto Staubbach nella valle non meno Verfo mezzogiorno quando i raggi del Sole rimarchevole di Lauterbrun del Cantone di battono fopra la colonna mobile dell' acqua Berna. Vicino al villaggio di Lauterbrun tutta ridotta in fchiuma e nebbia; la beleffa fi precipita nell' altezza ftraordinaria di lezza di quefto meravigliofo giuoco della nacirca novecento piedi fopra la rupe quafi per- tura arriva al fuo più alto grado; ed avvicipendicolare del Pletfchberg ofia montagna di nandofi ad effa fi fcorgono due arcliibaleni Pletfch. Quefto ruscello realmente forma in forma circolare. Si può panare lenza pedue cascatelle una fopra l'alira. Quella di ricolo tra la rupe eia cascata, ma non fenza fopra (Fig. - I.J cade in un bacino, da cui di effer bagnato dagli fpnizzi continui dell'acnuovo con impeto fi precipita per formare qua. Nel tempo dell' inverno ftrane Fig. ure la cascatella di Totto (Fig.. 2.)- In quella fmi- di ghiaccio fi formano nel Staubbach. Più furata altezza per la refiftenza dell' aria l'ac- di fopra fi vedono ancor molte altre cascate, qua cadente fi diffolve interamente e fi ri- ma nell'una coli bella e forprendente coinè duce per coli dire in una polvere fottiliffima quella di fotto. (da cui la prefo il fuo nome), e fvolazza peli'
Ad00341 05 007a/itaMiscellanea LXXI. Tom. VI. No. 5.
OSSERVAZIONE MICROSCOPICA DELLA SPUGNA MARINA E DEL TAFFETÀ CANGIANTE.
Fig. 1. La spugna marina.
Vuefì° corpo porofo di color bruno-gialliccio, di cui ci ferviamo per pulire e lavare, nasce fpecialmente nel Mediterraneo fui fondo dirupato delle ifole e degli fcogli, dal quale i maragnoni lo fyellono e raccogliono. È cofa nota, che la fpugna afforbisce l'acqua con grande avidità. Ma come ciò fucceda f'intenderà, allorché fi offervi il piccolo pezzetto di fpugna (A) ingrandito fotto '1 microfcopio (B). Si fcoprirà che la fpngna non confifte di altro che d'un' intreccio di molti piccioli tubi fottilifGmi e pieghevoli, che avidamente afforbiscono l'acqua, e fanno gonfiar la fpugna. La mollezza e pieghevolezza dei tubi poi fan fi che l'acqua fi può fpremere dalla fpugna con facilità, poiché per la preffione della mano i tubi a guifa di trombe la danno fuori.
Fig. 2. Il taffetà cangiante.
Il giuoco di colori cangianti, che in quefta forta di taffetà fi offerva (come nel Tomo V. Nro. 40. fi è veduto a occafione dell' farfalla cangiante) nasce dal diverfo colore de' fili, come fotto il microfcopio (b) chiaramente fi vede. Nel presente cafo l'orditura o fia il liccio confifte di fili gialli, e la trama di fili purpurei. E coli fecondo che il taffetà fi volge, domina ora il color giallo, ora il color purpureo, o vi nasce un bel mifto di ambedue.
Ad00341 05 008a/itaPiante CV. Tom. VI. No. 6.
L'ACANTO OSIA LA BRANCORSINA.
ih rimarchevole quefta pianta per aver fomminiitrato agli antichi Greci e Piomani un belUrfimo ornamento architettonico. La bellezza ringoiare della fua forma gl' induUe ad imitarle nel capitello dell' ordine corintio, e col dare ad effe una forma più regolare e fimmetrica le refero ancor più belle e più adattate all' arte. Anche l'architettura gottica e moderna hanno adottato quello graziofiffimo ornamento. Finora fi conofcono 14 fpecie di Acanto, e le due rapprefentate in quefto folio fono appunto quelle de' quali l'architettura fi ferve.
Fig. 1. L'Acanto molle. (Acanthus mollis.)
E una pianta perenne che nafce da Te in Sicilia e nell' Italia inferiore. Le'foglie (A) fon difpofte a guifa di rofa, e nel centro dio effe fi erge nell' altezza di due o tre piedi lo itelo che porta i fiori di color bianco e violaceo (B).
Fig. 2. L'Acanto spinoso. (Acanthus spinosus.)
Quefta fpecie egualmente nafce in Italia in luoghi umidi. Le foglie fon grandi e di bella forma, e fulla punta delle picciole foglie fi trovano fpine fimili a quelle delle foglie del cardo.
Ad00341 05 009a/itaVermi XI. Tom. VI. No. 7.
FRUTTI DI MARE.
Fig. 1. Il Cardio spinoso; il bucardo. (Cardium echinatum.)
Oiccome ne' gabinetti di ftoria naturale chiocciole e le conchiglie Tempre fi vedon vuote, creder potrebbefi che quefti gufcj follerò affatto disabitati. Ma del contrario ci perfuadono qui le Fig. g. A, B e G di quefto Cardio fpinofo, che trovafi nel mare del Nord. In P'ig. A l'animale che in elfo abita fi vede dal canto vivo della parte efteriore; in B elfo fi moftra da un lato, e fé ne vede il pie in forma d'uncino e di color arancio, che ferve all' animale per moverti ed alzarti. In C i due gusci fon divifi fi che tutto l'animale comparisce diftintamente,
Fig. 2. La Penna marina. (Pennatula mirabilis.)
Quefto teftaceo formato a guifa di corallo è abitato da un' animale polipofo, e da' lati ha ramicelli pennati che forni guano le ali d'una penna. La penna marina arriva alla lunghezza di fei o otto once e fi trova ne' mari d'Europa e d'America galleggiante fulla fuperficie dell' acqua
Ad00341 05 010a/itaPesci XLI. Tom. VI. No. 8.
PESCI DI FORMA SINGOLARE.
Fig. 1. Il Stileforo cordato. (Stylephorus chordatus.)
Wuefto pesce d'una forma ftrana non prima che circa da 20 anni in qua fu conosciuto, allorché fu portato in Inghilterra dalle Indie occidentali. Elfo porta gli occhj fopra le due escrescenze cilìndriche e la tefta col grifo in fu confitte di una pelle bruna e graffa. Il corpo finisce in una fpecie di corda lunga un piede e dieci once, mentre che la lunghezza del corpo non ha che dieci once.
Fig. 2. Il pesce rospo dipinto. (Lophius pictus.)
Abita quello pesce l'Oceano pacifico nelle vicinanze della Nuova Ollanda e di Otaite. ' Sopra Ja bocca fpalancata elfo porta un lungo filetto in forma di tridente, col quale adesca piccioli pescetti, che gli fervono di nutrimento. Due altre escrescenze fi vedono fui fuo dorfo. Il color principale di quefto pesce è bruno, variato di macchie gialle e roffe.
Fig. 3. Il pesce rospo marezzato. (Lophius marmoratus.)
Egualmente fi trova nell' Oceano pacifico. Il corpo fuo è di color nero, marezzato di bianco e roffo. Sul nafo porta un filetto biforcato, e le pinne del petto fon formate a un di preffo come piedi, ma in realtà non lo fono.
Ad00341 05 011a/itaMiscellanea LXXII. Tom. VI. No. 9.
METEORE, O SIA FENOMENI AEREI.
I ra le meteore rare annoverar fi poffono ciare. La meteora qui efFig. iata fu vifta a i globi infocati, che talvolta fi vedono ap- Londra il dì 13. Novembre del 1803, verfo le parire improvvifamente nell' atmosfera. Ben- nove e mezzo di fera. Ad uno di quei che che non ancor arrivato fiafi a poter fpiegare l'offervarono la maffa di fuoco in principi* il nascere di quefti fenomeni, tanto almen apparve di un contorno ben diftinto, ed acfi fa, che non fon forieri di pubbliche ca- compagnata da altri globetti infocati; e nel lanuta, come crede ancora la plebe igno- continuar fuo volo ad effa nacque una coda rante e fuperftiziofa; anzi debbefi fupporre, infocata. Un' altro offervatore vide dal corche effi, come l'aurora boreale ed altri fé- pò ellittico del globo uscire de' raggi, che nomeni aerei, fono effetti di caufe natura- terminavano in picciole ftelle. li, che finora non abbiam potuto rintrac.
Ad00341 05 012a/itaMiscellanea LXXlll. Tom. VI. No. 10.
OGGETTI MICROSCOPICI.
Cria altra volta in queft' opera, Tom. IL dall' altro egualmente difianti. Affai diverfi Nro. 98. abbiamo offervato e paragonato le al contrario fi inoltrano i pizzi di Brabante.' opere della natura con quelle dell' arte Quefti o fi cuciono coli' aco, o fi lavorano* lotto il microscopio, il che ci ha convinto a piombini. Di una fola libbra di lino che le prime fono infinitamente più per- nelle Fiandre fi lavorano l'ino per 7000 fio-. fette delle feconde. Lo vediamo ancora qui rini di pizzi, e non fi può vedere in quefto: paragonando due teffiture, le più artificiofe genere cofa più perfetta e più regolare; ma che poffano trovarfi, cioè la tela di ragno, offervati fotto il microscopio tutto apparisce, ed un pezzetto di pizzi di Brabante. Là diverfamente. Il pizzo il più fino fembra più gran regolarità fi trova ne' detagli della una teffitura irregolare dir groffe corde • inprima Fig.. 1. dove tanto i fili dritti quanto viluppate confufamente e feinza verun' ori traverfi fono di una Xteffa groffezza e uno dine.
Ad00341 05 013a/itaInsetti XLVIII. Tom. VI. No. 11.
FARFALLE ESOTICHE.
Fig. 1. L'Argo indiano.
Ylie^° nel papiglione che fi trova nelle Indie Orientali, è qui ef
Fig. iato nella Tua grandezza naturale. Il fondo delle lue ali è di un bruno quafi nero, e disegnato con macchie gialle. Le ale pofteriori fono ornate di due begli occhj neri e cerulei.
Fig. 2. Il Podalirio verde dell' Indie Occidentali.
Quefto papiglione efotico, della fpecie di quei che fi chiaman porta coda, fi trova in Suriname nell' America: quanto alla
Fig. ura fomiglia al Podalirio noftro, ma nel colore, cornpofto di ftriscie verdi e nere, è diverfo da esso.
Fig. 3. La farfalla a fiamma Americana. (Pap. Eq. H. Ricini.)
Le sue ale posteriori, tinte di un color roffo chiaro, le danno un' afpetto lieto. Le ale anteriori portano cìafcheduna due macchie gialle.
Fig. 4. L'ala rancia di Suriname.
Quefta farfalla come l'antecedente fi diftingue per le fue ale lunghe e ftiette e pel f uo corpo lungo e lottile. Il colore delle fue ale è graziofamente variato di rancio, giallo, e bruno.
Ad00341 05 014a/itaMiscellanea LXXIV. Tom. VI. No. 12.
MANIERA COME I NEGRI AMERICANI SCORTICANO IL SERPENTE INDOVINO.
JL^al No. 85. del Tomo III. di queft' opera poi attaccò il laccio d'una fune intorno al già conofciamo il Serpente Indovino come collo dell' animale, e cofì lo fece tirar fu uno degli animali i più fpaventevoli, che ad un' albero da due altri negri. Poi egli arriva alla lunghezza di 30 o 40 piedi. Quefto fui ferpente stesso fi arrampicò, ascefe, gli ferpente fi truova anche in America in Su- fpaccò il ventre e poi lo fcorticò. Una riname, e gli abitanti lo chiamano Aboma. quantità di graffo, che ferve per rimedio a L'Inglefe Stedman che per più anni ftava contufioni, ne fu raccolta; i negri si acin fervigio degli Olandefi in Suriname, in- conciarono la carne e la mangiarono con fieme col fuo fchiavo nero David uccife un grande appetito, tal ferpente con più colpi di fucile. David enn.
Ad00341 05 015a/itaMiscellanea LXXV. Tom. VI. No. 13.
RACCOLTA DELLA COCCINIGLIA.
wuefto infetto, che fi trova nell' America Meridionale fui Fico d'india (Cactus opuntia.) già abbiamo incontrato nel Tom. IL no. 31. di que ft' opera. Per il fuo bel color purpureo effo è divenuto un' oggetto importante del commercio; e nel Meffico la Cocciniglia vien coltivata in piantagioni di fichi d'India unicamente a quefto fcopo deftinate. Qui fi vede una tal piantagione, in cui le piante (a) fono diftribuite a fila, ed i coltivatori (e) occupati a rimescolar la terra intorno ad effe. I piccioli animaletti sen particular cura fi mettono fopra quefte piante. Dopo alcuni mefi, quando fono arrivati alla lor grandezza naturale, ne vengon levati per mezzo di pennelli di pelo di capviaolo, (b) e raccolti. Poi, tolta ad effi la vita fopra lamine infocate (f) fi ripongono in vafi; (g,h) o m effi in eaneftri fi uccidono con acqua feottente, e poi fi distendono fopra ftoje (i) per asciugarli. L'ultima maniera di ucciderli è la migliore. La cocciniglia fi raccoglie nelle piantagioni tre volte l'anno, dal mefe di Décembre fino al Maggio.
Ad00341 05 016a/itaMiscellanea LXXVl. Tom. VI. No. 14.
LA NEVE COLLE SUE CRISTALLISAZIONI.
Offerviamo qui la neve. — La noftra atmo- Talvolta quando, all'aere tranquillo, la sfera è Tempre piena di vapori umidi. Quando neve cade in piccioli fiocchi, abbiamo occaquefti al freddo dell' inverno fi addenfano e fione di offervare le fue forme varie e tuttafi criftallizzano, effi formano una massa bian- via regolari, le quali quafi tutte fi riducono ca e folla, la quale più greve dell' aria, cade all' efagono. La presente tavola moftra digiù in terra, e la copre di una vefte bianca, verfe variazioni di tal criftallifazione di neve Queft' è la neve, che rifchiara i giorni trifti confiderabilmente aggrandite fono il microdeli' inverno, e difende la femenza dal ri- fcopio. Le Fig. g. 1. 2. 3. furono oll'ervate gore del freddo. Sperfe volte ne' paefi mon- nella Stiria; nelle Fig. g. 4. 5. 6. 8- 9. vediatagnofi fuccede, che un globetto di neve fi mo altre, che furono offervate da un naturadiftacca dalla cima degli ahi monti, e roto- lìfta nella Svizzera; e la Fig.. 7. fi offervò in landò in giù rapidamente cresce e forma una Breslavia. La grandezza naturale dei cril'talli mafia enorme, che chiama!! lavina di neve, di neve fi trova indicata folto fei de' fudetti e diftrugge non folamente cafe, ma villaggi numeri, interi che reftano fepolti lotto di effa.
Ad00341 05 017a/itaMiscellanea LXXVIl. Tom. VI. No. 15.
FINESTRE GELATE.
Quando nell' inverno ad un certo grado del freddo (chiamato grado del ghiaccio) l'acqua vien privata di una parte del suo calorico, essa si gela, e vien ridotta in un corpo solido ed elastico, che ghiaccio si dice. Nascon prima nell’acqua alcuni strali di ghiaccio, che sotto diversi angoli congiungendosi, a poco a poco ne fanno un corpo solido, come succede nella cristallisazione de' sali. Questa massa d'acqua condensata è d'una tal sodezza, che una volta per ischerzo ne su sabbricato un palazzo di ghiaccio, come in appresso vedremo.
Coli anche nell' inverno i vapori delle camere calde si condenfano su i cristalli delle finestre, e quivi gelando forman vario e diverse figure. La loro varietà probabilmente nasce dalla qualità de' vapori. Qui vediamo rappresentate alcune finestre gelate.
Fig. 1 e 2. surono osservate dal Sig. Hacquet nell' inverno freddissimo del 1788 e 1789; le finestre gelate inoltravano figure che persettamente rassomigliavano i Zoofiti.
Fig. 3 e 4. somiglianti al sogliame delle piante, surono osservate e copiate nel palazzo ducale di Belvedere presso Weimar nell' famoso inverno del 1740.
Ad00341 05 018a/itaMiscellanea LXXVIII. Tom. VI. No. 16.
COSTUMI DEGL' INDIANI.
CJuefta Tavola e le tre feguenti ci moftreranno alcuni coftumi ed ulanze degli Indiani abitanti la parte di mezzo dell' Afia meridionale.
Fig. 1. Un Panelarume o sia religioso mendicante.
GÌ' Indiani fono un popolo innocente, femplice, bonario, ma fuperltiziofiffiino. Di quefta fua dispofizione abuTa una quantità innumerevole d'impoftori religiofi, i quali come frati mendicanti della religione Bramanica, o della Muhamedana, girano per tutto il paefe qual magi od indovini, e cercano d'ingannare il volgo credulo, che li tiene per Santi. A quefta genia furbesca appartengono anche i Pandarumi, che ftranamente veftiti girano il paefe facendo da indovini.
Fig. 2. Un Fachiro.
I Faci iri fon frati mendicanti muhamedani, che nelle Mofchee fanno le funzioni religiofe, vanno a Mecca qual pellegrini, e girano il paefe per ingannare i creduli lor fra felli.
Fig. 3. Uno scriba Indiano.
GÌ' Indiani, come popolo mezzo colto, efercitano anche l'arte dello fcrivere. Scrivono fopra foglie di Palma, da effi chiamate Oli as, per mezzo d'uno ftelo puntuto, come qui fi vede ef
Fig. 4. Un carro per portare gl' Idoli.
GÌ' Indiani della religione Bramanica adorano nelle loro Pagode, o l'iaTempj, certi Idoli. Quefti Idoli fpei'fo fi portano in proceflione a piedi o fopra un carro (tra natu e ri te decorato, qual nella Fig.. presente rappreientato fi vede.
Fig. 5. Carro da viaggio.
L'unica forta di carri di cui gl' Indiani fi fervono per viaggiate, e che da effi fi chiamano Echeri, è un legno aperto, tirato da due bovi fopra un carro a due ruote. Non vi può ftare dentro che un' uomo folo, ed i buoi fi guidano per mezzo di una corda che loro paffa per le narici.
Ad00341 05 019a/itaMiscellanea LXXIX. Tom. VI. No. 17.
PENITENTI DELL' INDIA ORIENTALE.
V li Abitanti AtAV HîpdHS, o fia gl' Indiani. nelle loro idee [iipre r f li z i o f e f o n m o l t o m e l i- T1 U na c a m b, a n. f o n. o u n a f e trt a,, p a r t i c. o..lare nati all' eccello. Tra l'altre ftvavaganze e(Ti d,.i p" e n i•te" i m, 1 q u a. l.i p e r u n, o r g o g, l.io fratiacredono di renderli grati agli Dei col tor- t.ic o a l l e t t a n o u n a t o t a l e. i n f e n ii b. ilita conilo montar fé stesso, e che con1 q u e f t o m e z z o q u a l u, n q u e d o l o r e. U n o d i e T f i q. ui fi vtde pr o l l a n o C a n c e l l a r e l a c o l p a d e ' l o r o rp e c c a t i. p o r t a r e m. i u l l a m a n o u n b a c. ino pieno di E q1u e ft i p re n i te n t i d a l v o l g so f o n o f u m a t i f f u o c o, . c h e g,. li a, b, b r u c ia. la m a n o, "l e n z a c, he Santi. Alcuni di effi fi vedono raprpr r e f e n - d, i.a u n m e n o m o l e g n o d, i. 'd o, l o ' r e. U tnt a (tuoja taxi in q^u e f t a T a v o l a. . i n t r e c c i a t a,. d i. f.p i n e, c, h e p o r t a. t o l t o. i,l b,rac
Fig. 1. II penitente sull' altalena.
Fig. 2. Un Dacambari.
Fig. 3. Un penitente che gira voltolone.
in fu per mezzo di uncini di ferro attacca- Quefto fanatico pellegrino fi voltolò per tigli nella carne delle fue fpalle; in quefta un tratto di trenta leghe di Germania, fenza fituazione egli recita diverfe orazioni, ed alzarli mai, e coli rotolando cantava inni alla fine ftrappa una ghirlanda di fiori, di in lode degli Dei. Ed eliendo uomo ricco cui il popolo radunato a quefto fpettacolo- due fchiavi gli andarono avanti per
("pianar raccoglie con avidità ogni foglia, e la guarda le ftrade rimovendovi ogni impedimento, e come cofa facra. Per porgergli » neceffarj cibi.
Ad00341 05 020a/itaMiscellanea LXXX. Tom. VI. No. 18.
GIOCOLATORI INDIANI.
vJT Indiani in tutti i movimenti del corpo hanno una grandiffima agilità e deftrezza; e perciò fi diftinguouo particolarmente come equilibrifti e ballerini di corda, facendo delle cose maravigliale in quefto genere. La tavola preferite' ce ne moftra diverte prove.
Fig. 1. Giocolatori Indiani nella Fortezza di Giorgio.
Qui Tulla piazza della l'addetta Fortezza a Madras di veni giocolatori Indiani fi Vedono inoltrare agli Inglefi la Icro arte. Dalla mano manca una giocoiatrice fi è rampicata in fulla cima di una canna di Bambus, d'una alte?za di 30 piedi, e non folamente oi fi mantiene in equilibrio, ma anthe fi muove infieme colla canna al Tuono d'una mufica. Gli altri cinque giocolatori fanno altri giuochi di maniera diveda. Dalla man dritta due donne Indinne ballano fulla corda, ed incontrandoli fi paffano divelle volte; una di effe fuor.a uno Jtromento: e l'altra tiene nelle mani due vali pieni d'acqua.
Fig. 2. Un Ammmansatore di serpi.
Un Ciarlatano Indiano fa ballare al iuono del Tuo i'troinento una ferpente a cannocchiali ammanzata. Lo fuomento fuo è fatto di una zucca vuota e d'una cannuccia di Bambus. Ed ecco che anche quefti animali non fono infenfibili per la mufica!
Fig. 3. Giuoco di forza con un toro.
Un giocolatola giace fupino fulla terra. Primo fi pone fui corpo un legno formato a guifa d'un bicchiere e fu quefto legno monta poco a poco il fuo toro a ciò addentato con tutti e 'quattro è piedi. Il giocolatore poi gli presenta un fecondo legno, ed il toro fi monta, mentre quello lo fpinge fui legno primo; e nello ftefl'o modo lo fa anche con un terzo legno, fui quale alla fine il toro refta e fi mantiene in eauilibrio. fj'/)
Ad00341 05 021a/itaMiscellanea LXXXI. Tom. VI. No. 19.
MOSCHEE E PAGODI IN INDOSTAN.
J tempi di quegl' Indiani che confeffano la lati della fabbrica f rsono le torri alte e Religione di Brama, chiamanfi Pngodi, e lottili, chiamate Mina' cti, dalla cima delle quei de' Mufulmani quivi ftabilitifi, fi nomi- quali i facendoti convocono il popolo alla nano Mojchee ovvero Mefchite. Di ambedue preghiera. A man manca vedefi il fepolcro qui fi vede una rapprefentazione. d'un Nabob.
Fig. 1. La gran Moschea vicino a Arcot.
Fig. 2. La Pagode di Vira Malli.
Trovali elTa nel reame di Tanfcur ed è Ella è fituata nella vicinanza della cittX fituata fopra un'efta rupe. In quefti tempj, d'Arcot, ed è fabbricata di pietre mafficce. compatti di torri piramidali, di logge e di Dalla parte del Ponente è aperta ed ornata portici, fi cuftodiscono gl'Idoli del lor culto di un portico foftenuto da pilaftri. L'interno etnico. Ai Bramini, o fia facerdoti di Brama dove il facerdote dice le fue orazioni e legge foli, che abitano ne' veltiboli, egli è perii Koran, libro facro de'Mufulmani, è co- meffo di entrar nel Santuario, dove, fecondo perto di tappeti; e prima d'entrarvi ognuno la loro credenza i mifterj della Divinità fi devefi levar le fcarpe o le pianelle. Da' due rivelano
Ad00341 05 022a/itaMiscellanea LXXXII. Tom. VI. No. 20.
LE COMETE.
L. e Comete fono fenomeni che di rado fi fio fplendore precede il capo della cometa inoltrano al cielo Itellato; e perciò dagli uo- effofuole chiamarfi la barba, e quando lo mini fuperftiziofi furono riguardati come fé- fegne fi chiama Za coda della Co irle t'a. Di gni di cattivo augurio, e [ciuccamente da «tifi quefi' ultima fpecie ne vediamo rappréfentate fi credette, che ne nasceffero guerra, malat- due nelle Fig.. 2 e 3. La Cometa di V\%. 3 tie ed altre fciagure. Le Comete ricevono il fu diligentemente oiTervata nel Febbraio e lor lume dal Sole, ma non girano intorno ad Marzo del 1661 a Danzig dall' aftronomo Ileelio con moto regolare come fanno i pianeti, vello. 11 d'i 3 di Fehbrajo (A) il capo di el'fa ma con moto ellittico, il quale talvolta le av- fi moftrò di una luce gialla, e roffeagiante vicina molto al Sole, e poi le allontana da nel centro. La coda lunga vicino il capo era effo per grandiffime diftanze, come fi vede fitta e fonile, e poco a poco allargandoli via nella Fig.. 1, la quale ci moftra una parte dell' più fi diradò. Il dì 6 di Fehbrajo (B) VHejeorbita d'una Cometa. Quefti corpi celefti con- Ho offervò nel capo di effa diverte macchie fiftono di un capo lucente di Fig. ura ronda, da e la coda comparve più debole, più piccola ' eui e« ce uno fplendore trasparente. Se que- ed alla fine più pizzuta.
Ad00341 05 023a/itaMiscellanea LXXXIII. Tom. VI. No. 21.
IL CAVALLO E LE RAZZE DIVERSE DI ESSO.
VAiefto animale domeftico ed all' uomo fi utile inerita di effer meglio conosciuto. Del cavallo in generale, e del cavallo falvatico già abbiam riportato la
Fig. ura nel Tomo II. di queft' opera. Nella tavola presente, e nelle cinque feguenti fi vedano rapprefentate le razze del cavallo le più fumate, e fono effe: il cavallo Frifone, il cavallo d'OIfiein, il cavallo Daneje, V Inglefe, il France fé, Napolitano, Sp
Fig. liuolo, Unglierefe, Polacco, Moscovita, Turco, Arabo e Barbero.
Fig. 1. Il cavallo Frisone.
Il cavallo Frifone e di corporatura grande e rob ulta, ha la tefta un poco groffa, il collo forte, dorfo e groppa larghi, e la coda bafra. Le coscie fon forti, tonde, e coperte di pelo lungo. Pel folito i cavalli dOlftein hanno, la lefta di montone; nella parte d'avanti per lo più fon ben fatti; ma in quella di dietro fon piutofto deboli. Le loro unghie fon troppo grandi e troppo pefanti. Ambedue quefte razze fervono meglio alla vettura, che alla cavalcatura. Il clima umido, e l'erbe tjoppo acquofe, che loro fervono di nudrimento, fon cagione delle frequenti malattie a cui fono efpofte. Fi£. 2. Il cavallo Danefe. Ha la tefta groffa, il collo forte, il petto largo, le cosrie lunghe e baffe; la groppa in paragone del petto e troppo ft ret ta, ma ciò nonoftante quefta razza è forte e durevole, e negli ultimi tempi mediante la cura di alcuni uomini intendenti è ftata di mollo perfezionata. I cavalli bianchi tanto ftimati fono di origine Danefe, e forfè le razze del re fono l'unico luogo dove, fi ancora propagano. Si diftinguono col loro pelo bianco e lucente. Intorno agli ochj, come rulla bocca, fulla froge, nelle foci e fülle parti genitali fono di color di carne fparfo con punti neri. Hanno la barba folta, le unghie gialle, la tefta un poco groffa, la fronte larga un poco incurvata; gli occhj fon grandi e di color turchino. La parte d'avanti è molto alta, le gambe fono ben formate e ben piantate. Pel refto fon di una coftruzione forse e quadrata, ed hanno la groppa bella e'tonda. Un tiro di cavalli bianchi è con amen te la cola la più pompofa che in quefto genere fi polla vedere.
Ad00341 05 024a/itaMiscellanea LXXXIV. Tom. VI. No. 22.
IL CAVALLO COLLE DIVERSE RAZZE DI ESSO.
Fig. 1. Il cavallo Inglese.
Il cavallo Tnglefe chiamato di razza, e d'origine Araba o Barbaresca, e perciò famiglia molto a' cavalli di quefta fpecie, tranne la fuagrandezza maggiore. Halateftabella, ed asciutta; il collo ben formato; il dorfo del collo è magro ed alto; le fpalle fonili, la fchiena dritta e la coda ben attaccata alla bella groppa. Quefta razza ferve unicamente per i corfi, e poi nell' età avanzata, dopo efferfi refi famofi come corfieri, fi adoprano al propagar la razza. Sono elfi di una Telocità ftraordinaria; corrono pel folilo due miglia inglefi in 4 minuti, e quattro miglia in 8 ° 9 minuti. Ma già fin dall' età di due anni fi addeflrano al corfo, nell' inverno una volta il giorno, e due volte ne' giorni della fiate; ed anche il loro nudrimento, e tutta la maniera di governarli e diretta a quefto feopo, cioè di renderli corfieri eccellenti. 11 cavallo comune d'Inghilterra è totalmente diverfo di quello fopra deferitto: Ila effo la tefta groffa, carnuta, il collo tozzo, la groppa appiattata, ed i piedi goffi Ton coperti con un pelo lungo. La maggior parte di queßi cavalli nafee in Yorkfliire, e ferve pe' lavori delie campagne, e pel ferviziw della cavalleria.
Fig. 2. Il cavallo Francese.
Oltre le razze nobili di cavalli, tra i quali quei del Limolino e della Normandia fi dininguono come più atti alla cavalcatura, in alcune parti della Francia fi trovano cavalli da lavoro ordinarj di una razza particolare, e rimarcabili per la loro deformità. La tefta loro fomiglia a quella d'un porco, le orecchia, molto tra lor discorri, pendono in giù; hanno il collo tozzo e gToffo, coperto con crin fetolofo, la groppa piatta, e le piedi goffi fin fopra '1 ginocchio, coperti con pelo lungo. Lfli fono però forti e durevoli per la fatica e fi contentati.)
di giunchi, foglie di canna, ed altre forte di erbe groffolaue.
Ad00341 05 025a/itaMiscellanea. LXXXV. Tom. VI. No. 23.
IL CAVALLO E LE RAZZE DIVERSE Dl ESSO.
Fig. 1. Il cavallo Napolitano.
A cavalli di quefta razza hanno il collo e r dorfo di elio carnuti, ed una tefta di montone; le loro gambe fono alte e le unghie ftrette. La groppa loro è limile a quella de' muli. Effi fon di un temperamento cattivo ed oftinato, e meglio fi ulano per la vettura che per la cavalcatura. I migliori nafcono in Calabria e nella Puglia, nelle Terre di Lavoro, di Otranto e di Bari.
Fig. 2. Il cavallo Spagnuolo.
È d'un 'aspetto nobile e fuperbo, ha occhj briilanti e fpira coraggio e fuoco, « nello stesso tempo è facile di domare e di addeftrare. La fua tefta fuole effere un poco graffa ma non di rado anche fi trovano con tefta di montone;' le orecchia fono un poco lunghette, ma ben rneffe, la 1> fina e le ganaTce ftrette. Il collo ò fòrte', ben formato, e riccamente crinito. Hanno elfi il petto largo, il corpo robufto, i reni baffi, e la groppa longa e tonda. Le cofcie fono ben formate, nerborute e di pel cofto. Il colore è pel (olito di caftagno nero, e di rado fi trovano co' piedi bianchi. Il cavallo fpagnuolo è il migliori maneggio e per la guerra. I più ricercati (of quei dell' Andalufia fuperiore, ma anche dalie montagne di Cordova provengono cavalli piccoli bensì, ma forti, durevoli ed inftancabili alla fatica. fina e le ganaTce ftrette. Il collo ò fòrte', ben formato, e riccamente crinito. Hanno elfi il petto largo, il corpo robufto, i reni baffi, e la groppa longa e tonda. Le cofcie fono ben formate, nerborute e di pel cofto. Il colore è pel (olito di caftagno nero, e di rado fi trovano co' piedi bianchi. Il cavallo fpagnuolo è il migliori maneggio e per la guerra. I più ricercati (of quei dell' Andalufia fuperiore, ma anche dalie montagne di Cordova provengono cavalli piccoli bensì, ma forti, durevoli ed inftancabili alla fatica.
Ad00341 05 026a/itaPiante CVI. Tom. VI. No. 24.
IL MANGUSTANO.
i-i'albero di Manguftano (Garcinia Man- Levandone la fcorza efterna, che non fi può goftana) R trova nell' Indie orientali e mangiare, vi fi trova una polpa bianca fucneir ilole vicine; fpecialmente a Java cola, divifa in fei fpartimenti, che contene porta un frutto falutifero e di grato fa- gono i femi. Quefta polpa è di un fapor grapore. Effo arriva all' altezza de' noftri mori to, e gl' Indiani la mangiano volentieri come gelfi, ha le foglie lunghe, e i fiori roffi nas- un cibo rinfrefcante e falutifero. Anche cono fulla punta de' rami fuoi. Il frutto nella difTenteria ed in altro malattie epidetondo è della grandezza d'una picciola mela, miche gli medici fogliono ordinare il Manfi di fuori di un colore roffo che dà nel bruno, guftano come fpecifico.
Ad00341 05 027a/itaInsetti XLIX. Tom. VI. No. 25.
DIVERSE SPECIE DI GRILLI NOSTRALI.
Fig. 1. 2. 3. Il Grillo domestico. (Gryllus domesticus.)
Ouol vivere quefi' infetto in vicinanza degli uomini, nelle lor cafe, e fpecialmente nei forni e nelle fabbriche della birra, dove ha i fuoi nafcondigli nelle feffure delle mura, e vi fi rende noto collo Crepito the fa nafcere fregando infieme le fne ali inferiori. Si nudrisce di farina, di grano e di lardo. La femmina depone le fue uova di color bianchiccio nella terra, e da effe dopo dicci o dodici giorni nafcono i grilletti piccinini, che da principio fono ferii.' ali; ma dopo aver mutata direrfe volte la pelle, le alette appariscono. (Fig.. 2.) In grandezza naturale fi vede rapprefentato nelle fi^g. 1. e 3. Le ale inferiori fono più grandi delle fuperiorr, fpiceano motto in fuori, e terminano in una punta cornea.
Fig. 4. 5. Il Grillo campestre. (Gryllus campestris.)
Sta fotto terra ne' campi e nelle felve. Si diftingue da) primo pel fuo colore ofeuro, e pei la fua Fig. ura goffa. Vive di piccoli infetti e di radici. Fa colle fue ale quel fufurro /tridente che le fere della fiate fi fente frequentemente rifuonare pe' campi.
Fig. 6. 7. Il Grillotalpa. (Gryllus gryIlotalpa.)
Il grillotalpa rapprefentato qui nella Fig.. 6. come ninfa, e nella Fig.. 7. nel fuo fiato perfetto, èia fpecie,. la più grande de' "rilli della Germania, e fa molto danno. Con i fuoi piedi anteriori, che fomigliano i piedi dell« talpa effo fi fa ftrada fotto la fuperficie della terra e mangiano le teneri radici delle piante. Le ale fuperiori fon piccole e"di qualità cornea, le inferiori, delle quali però di rado fi ferva Jono grandi, larghi,. e dj ttffitura lottile.
Ad00341 05 028a/itaMiscellanea LXXXVI. Tom. VI. No. 26.
IL CAVALLO E LE RAZZE DIVERSE DI ESSO.
Fig. 1. Il cavallo Ungherese.
X cavalli di quefta razza fono d'una mediocre grandezza; hanno la tefta un poco gì e le narici ftrette. Sono di corporatura lunga, ma hanno le coscie hen formate. Son buoni e durevoli pel maneggio, e con poco nutrimento capaci di fopportare gran fatiche.
Fig. 2. Il cavallo Polacco.
T.a maggior parte di quefti cavalli nascono in quelle provincie della Polonia che presentemente appartengono alla Ruffia ed all' An firn. In generale fon piutlofto piccoli cìie grandi. Eccetto le ganasce un poco grotte la loro tefta è ben formata. Per la maggior narte hanno il collo cervino, la Pc? l ' fchiena forte e diritta, le coscie corti e robufte, la gròppa ben fatta ma pi/zittella; la coda ben' attaccata portano inarcata; le lor coscie fon fattili, poco pelofe ma tobufte. Le unghie fogliono effere un poco ftrette, il che loro vi fa nafcere fpeffo una malattia, fpecialmente quando fono: mal governati. Sono cavalli eccellenti, fé mediante un maneggio buono e convenevole il lor carattere falvatico e paurofo fi è refo docile e manfueto. I / I
Ad00341 05 029a/itaMiscellanea LXXXVII. Tom. VI. No. 27.
IL CAVALLO E LE RAZZE DIVERSE DI ESSO.
Fig. 1. Il cavallo Turco.
Fig. 2. Il cavallo Russo.
-L» un imito di razza Araba, Perfiana e Tartara, e perciò ir, nache qualità e famigliarne H cavallo nativ0 deIla ^ proviene aquefte. E forte, leggiero, n,ce e di buo- fpecialmente dalla Iluffia grande. La fa, nalena, fopporta grandi fatiche fenza danno ftatura non è bella, e di mediocre grandezzadelia falute, e può arriva« ad una età confi- la tefta è un poco gvoffa e carnuta, la fronte derab.le; d. affi ß fuol dire, che muojono p,ana, Ischio flemmatico; il collo corto. lenza invecchi, perchè l'età fteffa non li groffo; il petto largo, la groppa forte; le toghe mente delle lor buone qualità. I ferri gambe coperte di pelo lungo e folto, l'urighie, oi quali i Turchi ferrano iloro cavalli, fon piuttofto piatte che elevate; la coda e il crine di una forma particolare e confifrono in una lunghi. È di carattere dolce, pieghevole e lama di quefto metallo, che davanti ed a' docile; e fpecialmente per la vettura è ecceldue lati ha la flgura dell' unghia, e dietro lente e durevole, ì, che in pochiffimo tempo poco a poco fcema e finisce in una punta ot- è capace di fare viaggi di cemo e p]ù ".^ tufa. In mezzo quefta lama è forata, e i bu- ed è affano inienhbile per le mutazioni del chi per li chiodi fon piutofto tondi che qua- tempo. drati.
Ad00341 05 030a/itaMiscellanea LXXXVIII. Tom. VI. No. 28.
IL CAVALLO E LE RAZZE DIVERSE DI ESSO.
Fig. 1. Il Cavallo Arabo.
e co^ ^avvezzano ad una maniera di vivere, la quale inficine colle altre loro prerogative V^ueßo cavallo, fumato il più nobile e '} più \\ rende si preferibili a tutte le fatiche della perfetto tra tutti, è di mediocre grandezza; caccja e della guerra; e quefta riputazione la fua altezza comunemente fuole eflere un conservano fino da' tempi più rimoti, poco minore della fua lunghezza. La parte la più car.«eriAica di elfo è la tefta. Il pro-
Fig. 2. Il cavallo Bararesco,
b filo della fronte è diruto e piano; le orecchie " 7 fono un poco grandi sì, ma ben meffe; ha gli che anche chiamnfi Barbero, è di mediocre occhj belli e grandi, di cui risplende un dolce grandezza; ha una tefta di montone, e it fuoco, ed il nafo diritto colle narici larghe, collo lottile coperto di un crine corto; le 11 collo ben formato ha vicino al fuo dorfo fpalle di elfo fono magre e diritte} ha una un piccolo incavo, e alla groppa diritta eie- bella fchiena, i lombi corti e robufti, la gantemente tondeggiata la coda è ben attac- groppa un poco lunghetta e la coda vi è attacata. Le coscie fono fonili, mai muscoli e cata un poco alto; le coscie fono forti, ma di tendini forti danno loro una energia panico- forma lunga, e le unghie fimili a quelle del lare; le unghie lunghette di color nericcio cavallo Arabo. Quefti cavalli fono di una fono di una confluenza foìidiLlnia. È leg- grande leggierezza e velocità; in principio giero, ma di buona durata, e capace di fop- fogliono camminare lentamente, ma attiaportare lenza danno i ftrapazzi di una lunga zandoli un poco effi moftrano prefto quanto e faticofa marcia. 1 Fig. li degli Arabi gii le fon forti e vigorofi. Dopo i cavalli di Tunifi fogliono cavalcare, quando fono ancoTa polle- quelli di Marocco e di Feian fono i più ftidri; iorno e notte folto la fella, mati.
Ad00341 05 031a/itaMiscellanea LXXXIX. Tom. VI. No. 29.
IL PALAZZO DI GHIACCIO SULLA NEVA A PIETROBURGO.
N'el No. 15 dei quinterno CHI. della pre- fopra, die nel momento gelò; e coli fu fabfente opera già fu data a conofcere la natura bricato il palazzo di ghiaccio, rapprefentato del ghiaccio, e vi fu detto, che ur.a volta ne nella Fig.. 1., lungo piedi 52S, largo incirca era ftato fabbricato un piccolo palazzo, del 16, ed alto 20 piedi. Tutti gli ornamenti di quale eccovi qui rapprefentata la Fig. ura. Effo elfo, e le ftatue ftelTe vi erano egualmente di fi fece neu' inverno rigido del 1740 in Piatro- ghiaccio. All' ingreffo pofavano due Delburgo, fotto il regno dell' Imperadrice Anna, fini (Fig.. 2.) che nella notte verfavano dalla Già nel mele di Novembre 1739 fu fatto il gola rivi di nafta ardente. Vicino ad effi ftaprimo tentativo fulla Neva gelata, ma il ghi- vano cannoni e mortai (Fig.. 3 e 4.) formati di accio del fiume non effehdo capace di foppor- ghiaccio, che fpararouo piccoli porzioni di tare un pefo fi grande, comincia a piegarfi. polvere. Neil' interno del palazzo fi videro Ma poco dopo ne fu fatta un altra prova tra la diverfe camere fornite di tavole, fedie, orofortezza dell' Ammiragliato e il palazzo dell' logi ed altri mobili tutti lavorati di ghiaccio. inverno, che riusciva perfettamente. I pezzi — Coli quefto ftrano edificio fi conferve- per di ghiaccio tagliati in forma quadrata furono più meli fino alla fine del Marzo 1740, dov* uni;: e coftTurti per mezzo d'acqua verfatavi poco a poco il tempo più dolce lo di.Ir-die.
Ad00341 05 032a/itaMiscellanea XC. Tom. VI. No. 36.
USANZE ED ABIGLIAMENTI DELLA COCHIN-CINA.
La Cochin-Cina è uno de'paefi più rimar- all' immagine. Ün Sacerdote in velie lun^a chevoli dell' Afia orientale; effa fu feoperta gialla vi dice delle preghiere, da' Portughefi nel fecolo XVI. e riguardo ai cofiumi ed al veftire ha molta Wglianza
Fig. 2. Gruppo di Cochin-Cinesi.
colla confinante Cina. Gli abitanti della Cochin-Cina fono di un carattere dolce e bonario, iorniglianti a' Cinefi, ma più l'empiici nel loro vivere e veLi Cochin-Cinefi confettano la religione ftire. Le donne portano un foprabito di del Dio Buddha o Fo, e Tono idolatri. Elfi bombace, e Tutto di elio de' calzoni larghi, J'ogliono facriheare a' loro idoli le primizie e ne'giorni di fefia ne.mettono più paji uno delle mandre e de' frutti. Un tale fagriiizio fopra l'altro. Gli uomini portan camisciuole portato al Dio Fo fi vede rapprefentato qui e calzoni larghi e vanno co' piedi nudi. lancila Fig.. I. L'Idolo di forma goffa e gonfia, torno alla tetta portano ravvolti panni bianchi fculto di legno, fiede in una caiTa con fpor- a guifa di turbante, od anche cappelli contra telli ingraticolati fopra un' albero di fico d'In- il fole di forma di\erfa. I loldati che fi vedia. Agricoltori del paeie vi hanno pofto una dono a man rieüra fono armati di feudi e fei« fcala di canna di Banibo, ed oJurono del rifu mitarre.
Ad00341 05 033a/itaQuadrupedi. LXXV. Tom. VI. No 31.
ANIMALI RARI DELLA NUOVA OLANDA.
Fig. Il Canguru frisciato. (Kangurus fasciatus. PERON.)
Canguru fono, come fi fa, una forta d'animali rimarchevole, la di cui fpecie più grande (ved. Tom. I. tav. 93. di quell'opera) fu fcoperta dal celebre Cook nel 1770 fulla Nuova Olanda. L'ultimo viaggio di fcoperte fatto da' Francefi, e defcritto dal Sig. Per on, ci ha fatto conoscere una nuova fpecie del Canguru più piccola, il graziofo Canguru ftrisciato. Quello fi trova in gran copia full' ifola di Berniere preffo la cofta occidentale della Nuova Olanda. Effo ha la pelle piena di iirisce roffe e brune, è molto timido, fi nasconde con gran preftezza fono ai dumi fpinofi, ed ha la carne molto faporita. Se quefto Canguru fi domalTe, potrebbe facilmente tenerli in cala come animale domeftico.
Fig. 2. Il Wombat. (Didelphis Wombat. SHAW.)
11 tJ'ombat ha la grandezza di un cane- trillo, ed appartiene egualmente a quella forta d'animali, che nascono in una fpecie di boiTa 0 di lacco, che la madre porta. Quefto animale nel fuo alpetto fomigliante ad uà' orfacchio, vive di erba; coi piedi d'avanti fi fa nella terra una cava, nella quale fta durame il giorno, e la notte n'efce per cercare il fuo pascolo. Anche quefto animale fu fcoperto, poco fa, fulla terra di van Diemen, ifola grande the forma la punta meridionale della Nuova Olanda.
Ad00341 05 034a/itaMiscellanea XCI. Tom. VI. No. 32.
LE TERRE DI VAN DIEMEN.
Tra rale ifole delle terre Auftrali che formano pò fottili. Il loro cibo confitte fpecialmente la quinta parte del noftro globo, la Nuova in radici e conchilie di mare. Vel folito Olanda è la più confiderabile, perchè la venno nudi, ma alcuni di elfi portano intor» fua grandezza è quafi ugnale a quella dell' no alle fpalle la pelle del Canguru, unico Europa. La punta più merid ionale di effa, quadrupede di quefti paefi. L'ultimo viagla quale fecondo le ultime offervazioni forma giatore Europeo che vifitò quelle terre, ilSig. una ifula particolare, fu copèrta nel 1642 Perori, trovò alcune veftigia che effi onoradair Olandefe Abele Tasm an, il quale la no i loro morti. Sulla piccola iTola S. Machiamò la terra di van Diemen in onore del ria (Fig.. x.) tra alberi di Cafuar egli vide pieGovernatore di Batavia di quel tempo. Gli cole capanne fatte di corteccie d'alberi. Ed abitanti di queft' ifola; Fig.. 2.) fono felvagj, e efaminando l'interno di effe, vi trovò fotto fi trovano ancora full' infimo grado della col- un tumulo di zolle verdi, delle cenere ed ottura. Qui alcuni di effi fi vedono radunati fa d'uomini; d'onde fi vede, che quefti uointorno ad un fuoco. Hanno una fifonomia mini abbrucciano i loro morti e ne onorano baffa, un colore tra nero e bruno, fono di fta- la memoria per mezzo di tali capanni di feortura lunga ben fi* male parte inferiori in za d'alberi. proporzione della tefta e del bufto fono trop
Ad00341 05 035a/itaPiante. CVII. Tom VI. No. 33.
IL PINO-CEDRO DEL MONTE LIBANON.
il Pino Cedro muri« p., falegnami ad ebenifti. Il Pina. Cedro nasca üeolarmeme di effe piaulal" ". gMrfini, lui monte Libano nella Siria, nelle più alte nei parchi.
Ad00341 05 036a/itaMiscellanea XCII. Tom. VI. No. 34.
CURIOSITÀ SOTTERRANEE IN EGITTO.
Fig. 1. Le Catacombe di Alessandria.
il- cina- * cadaveri ftàtfàtta riporti in nicchie •j • bislunghe, tagliate in lila una accanto all' altra. vJli antichi Egizi, la di cui arc'iitetmra è tanto fingerne e e urlo fa . per confervarei
Fig. 2. Camere sotteranee presso le piramidi di Ghize.
SOUerailOO pi'CSSO loro morti, fabbricarono certi appartamenti 1 , fotterranei, che fi chismarono Catacombe. Quefte Catacombe confiftóno in parecchie Speffe volte le camere fepolcrali Mgl iattanze tagliate nella pietra viva, e per effe fi te nella pietra viva furono ornate di varj entra nelle cave fepolcrali. Qui fi vedono caratteri jeroglifici, come qui fi vedono raprapprefeiitate quelle di Aleffandiia. L'entra- prefentate. Nelle Catacombe però non relata di efTe forma un buco fuetto, per cui ap- mente fi confervarono i cadaveri imbalfamapena fi può pal'fare, e per effo fi arriva in ti, o fiano le Mumie degli uomini, n\\ andiveife camere molt.o rovinate. Una di effe Cora quelli de'facri animali, e fpecialmendi forma rotonda, e colia fofitta a volta, te dell' Ibis, fpecie d'ucello, che fu loinè ornata con pilaftri, e full' entrata d'un al- inamente da»li lìgizj venerato. I corpi im* tra fi vede un frontone. Il tutto è taglia- halfamati di quelli uccelli furono confervati to nella pietra viva, ma intonacato con cai- in vali d'una fot ina lunga.
Ad00341 05 037a/itaMiscellanea XCIII. Tom. VI. No 35.
IL NILOMETRO NELL' ISOLA DI RAUDA PRESSO CAIRO.
Lgli è cofa nota, che le piogge tropiche Dell' autunno fanno gonfiare il Nilo, fiume grande dell'Egizia, fi ftraordinariamente, che traboccando eccede le fue fponde, ed inonda per qualche tempo tutta la valle del Nilo. Ma per quelle terre arenofe quefta inondazione è un vero beneficio, poiché ritornando a poco a poco il fiume tra le fue fponde, per tutta la pianura inondata effo lascia una terra graffa limacciofa, per la quale fola la valle del Nilo fi rende fi fertile. Ma acciocché nell] inondazione annua l'acqua del Nilo arrivi dappertutto, gli Egizj hanno attraverfato di canali tutto quel paefe. E per offeivare efattamente l'altezza di ciascheduna inondazione, in diverfi luoghi fi fono eretti de' pilaftri'per mifurare l'acqua, o finno Nilometri. Il principale di elfi ò il qui rapprefentato full' ifola di Ilauda preffo Cairo. In una torre ritonda fi è fatta una cisterna, il fondo della quale è di uguale altezza al fondo o fia letto del Nilo. Da un lato vi è un apertura per la quale l'acqua può entrare. Nel mezzo di el'fa forge unpilaftro ottangolare di marmo, fui quale fi vede indicata la inifura dell'altezza a cui l'acqua durante l'inondazione arriva. Sino dal primo del Luglio un guardiano offerva ogni giorno l'inalzamento dell' acqua ed un bandilore l'annuncia con viva voce per la città.
Ad00341 05 038a/itaQuadrupedi LXXVI. Tom. VI. No. 36.
LA SCIMIA-LEONINA.
Tra le tante produzioni della natura a noi Quefta fcimia fi trova Mie pianure deifin ora incognite, che il celebre viaggiato- le falde orientale delle Cordilleras nell'Arciere Aleffandro d'Humbold riportò dall' Ame- rica meridionale, e fpecialmente sulle rive rica meridionale, fi t-ova anche una fcimia fertili dei fiumi Putumago e Coqueta; ma piccola ma belliffima, lunga folamente fette anche quivi fi conta tra gli animali rari, e od otto oncie, e per la fua fomiglianza col Sign. d'Humbold durante il fuo foggiorno re degli Quadrupedi chiamata scimia leoni- in quelle parti non ne vide che due folazia. La fua giubba e la lunga corporatura mente. Erano tenute in una gabbia , ed • fomigliano in piccolo quelle del leone; ma erano molto vivaci ed allegre; ma irritate il vifo e i piedi ci moftrano fubito il fci- fi videro per collera drizzare la giubba. Di miotto pacifico ; il fuo vifo e mezzo nero quelli animali graziofi finora non ïi è mai mezzo bianco; il refto della Fig. ura e di co- veduto alcuno in Europa, lore giallo e olivaftro.
Ad00341 05 039a/itaPiante. CVIII. Tom. VI. No. 37.
GEASTRI DELLA GERMANIA.
Vuefti funghi, abitatori delle felve di Germani, graziofamente formati, nella loro maturità fono fimili alla vescia di lupo ofia bovifta, fungo più comune e più noto, per cagione del loro pericarpio membranaceo e globolofo, e del feme polverofo in effo contenuto ed attacato a peli fottiliffimj. Nello stesso tempo però da ella fi diftinguono per la bocca più regolare e ben formata del lor pericarpio, da cui il feme maturo esce in forma di polvere, e per la groffezza dell' invoglio fuo efterno, che a guifa di raggi fi apre e forma ad effo una bafe ftellata. Nascono quefti funghi fotterra, e quando fi aprono ne vengono fuori. crepature fono di color bruno.
Fig. 1 e 2. Il Geastro coronato.(Geastrum coronatum.)
Quefta fpecie di Geaftro fi truova egualmente in un fuolo argillaceo, che in un fuolo arenofo.
Fig. 3 e 4. Il Geastro fosco. (Geastrum rufescens.)
In quefta fpecie l'invoglio ilellato è di color fosco, liscio, e non folo largamente fi itende , ma anche in varie guife fi ripiega e porta in alto il pericarpio fuo globolofo. La fuperficie l'uà egualmente crepa. (Tig. 4.) Nasce volentieri ne' pineti.
Fig. 5. Il Geastro igrometrico. (Geastrum hygrometricum.)
L'invoglio ftellato di quefto geaftro ha Tempre più di cinque raggi, le quali largamente fi ftendono, ma fenza ripiegarli verfo l'infù. La parte efteriore, ofia di fotto di queft' invoglio e di color bruno-feuro e granellata come il fagrino ; le parti conveffe de' granelli fon bianchi. (Fig. 2) La parte interna dell' invoglio è bianca, ma prefto fi fa piena di crepature, e quefte Il colore di elfo è tra il giallo ed il bruno. L'invoglio ftellato di molti ; fi Rende fenza ripiegarfi; ma ha elfo la qualità rimarchevole di chiuderli con gran forza ogni qualvoho fi difecca, e di riaprirfi e ftenderfi di nuovo, quando ritorna umido. Da quefto variare fecondo il fuo fiato ora umido, ora fecco ha ricevuto il fuo lopianBome. Ama Ipecialmente un fuolo arenofo.
Ad00341 05 040a/itaInsetti. L. Tom. VI. No. 38.
FALENE DELLA GERMANIA.
Fig. 1. Falena bombice del falcio. (Phalaena bombyx salicis.)
1] bruco di quefta falena (a) vive fopra i falci ed i pioppi, e in certi anni efTa fi trova in ■una copia lì prodigiofa, che intere piantagioni ne fono divallate. Sciami interi di falene candide (d) allora fi vedono fvolazzare intorno. Il bruco fila il fuo bozzolo tra le foglia del falcio (e) e fi trasforma in una crilalide di color bruno (b.j
Fig. 2. Falena bombice vinula. (Phalaena bombyx vinula.)
cofi vien chiamata a cagione della pellicia moibida della quale il fuo corpo goffo è coperto. Le lue ale anteriori fono dipinte con linee ondeggianti di color bigio e rofficcio. 11 bruco (A) n'è verde, ed è di una Fig. ura particolare, fembra feoperto di una armatura di fcaglie, e la parte deretana finisce in una coda biforcuta. Ella fila il fuo bozzolo tra fcheggie di legno (C), e forma una crifalide bruna (B.)
Fig. 3. La sfinge stellata. (Sphinx stellatarum.)
E un infetto molto noto, che nel crepuscolo della fera con grande volubilità fvolazza ne' giardini da un fiore all' altro. È qui rapprefentato come le due falene in grandezza naturale. Il bruco verde-giallo (a) fi trova fopra divelle piante.
Ad00341 05 041a/itaMiscellanea. XCIV. Tom. VI. No. 39.
LA COLONNA DI POMPEO.
Una mezz' ora dittante dalle Mura della il piedeft.illo, i quali fecondo le ulteriori ofcittà iYAleffandria in Egitto fi vede la co- Tervazioni de' Francefi, che la milurarono, lonna rimarchevole di granito roffo , qui rap- formano infieme una altezza di 38 piedi paripresentata, la più alta che finora fi conosce; gini e 6 once. La colonna ò alto un poco più e perciò gli Arabi la chiamarono la Colonna di 63 piedi, ed ha g piedi 4 once di dhimeAelle Colonna. Nei tempi antichi probabil- tea. 11 capitello d'ordine corintio e ornati mente effa era accompagnata d'altre colonne, di fogliame liscio. Molti forefticri vi fono e con effe apparteneva ad un edificio ma- faliti l'opra per minu-are la colonna, e nel g*i!ßco. ]~33 otto Inglffi in fulla cima di effa bebbcro una terrina di punscio. Non fi fa perQuefta Colonna di granito confitte di tre thè quetta colonna porti il nome di Pompeo. pezzi: il capitello, il futto della colonna, ed non eifendo fiata eretta in memoria di effo.
Ad00341 05 042a/itaMiscellanea XCV. Tom. VI. No. 40.
I CALMUCCHI.
J Calmucchi fono un popolo di paftori no- e fui primo piano fi vede il principio della madico di razza mongolica. Effi abitano le caravana. A mano manca fi vede eretto un parti medie dell' Aia, e ftanno in parte fepolcro di un Lama o fia facerdote loro, fotto il dominio della Ruffia, in parte fotto Le ricchezze de' Calmucchi confistono ne' quello della Cina. Le fattezze larghe ed loro armenti di cavalli ,- bovi, vacche, e appiattate non rendon grato il loro aspetto ; pecore. La Fig. 2. ci moftra le faccende ma effi fono bunarj, docili e molto ospitali, domeniche de' Calmucchi. Dai due lati Como popolo paftorale effi girano co' loro della gran tenda di feltro le ragazze munarmenti ne' deferti dell' Afia da una paftura gono le cavalle e le vacche. In mezzo una all' altra, e perciò gli uomini e le donne donna concia una pelle, preffo lei fta un fino dalla prima gioventù vanno fempre a radazzo con una lunga pertica a cui è attaccavano, e tutto il lor veftiario è a ciò adat- cato un laccio per mezzo del quale si piiato. Le abitazioni de' Calmucchi fono tende gliano i cavalli falvatici. Sul primo piano di feltro, di forma conica, le quali portano alcuni Calmucchi giuocano agli fcacchi, feco fopra cavalli da fonia. La Fig. r. ci giuoco prediletto di quefto popolo, moftra un campo di una orda di Calmucchi,
Ad00341 05 043a/itaUccelli LXXVII. Tom. VI. No. 41.
IL CASOARO DELL'OLANDA NUOVA.
Il Cafcaro dell' Olanda nuova venne fco- gnernito d'una barbetta bianchiccia. Ajutato peito ne' tempi moderni all' isole dell' Ocea- da ali cortiffime non può volare, ma ha un no meridionale. I Francefi nelle relazioni corfo rapid.ffimo. Esso fi addomeftica maladelie [coperte fatte durante l'ultimo lor viag- gevolmente a motivo della fua fierezza. Si fa gio cene rapprefentano quefto belliïïïmo ri- la fua caccia polla fua carne faporita. Si tratto. Quefto Casoaro differisce molto da mangiano anche le uova. I pargoletti fono Ciuelo che ritrovali nell' Alia, c'abbiamo im- ftrifeiati di bianco e di bruno nel primo mefe parato a conofeere in T. I. No. 3. di quefto li- dell' et à loro; ficcome fi veggono rappreieubro. — 11 Cafoaro dell' Olanda nuova (Ca- tati in Fig. II. davanti alla lor madie. Nel fuarius novae Hollandiae) ha 7 piedi di lung- mefe fequente diventano del tutto bruni. Il hezza, effendo del tutto coperto di lunghe Cafoaro dell' Olanda nuova fi nutnfee di vepiume, fparfe di grigio e di bruno, a forma getabili al pari di quello dell' Afia. di fetola. 11 collo del maschio (Fig. 1)
Ad00341 05 044a/itaPiante CIX. Vol. VI. No. 42.
L'ALBERO CHIAMATO RAMBUSTAN.
Il frutto pelofo che E chiama Kambuftan noccioli l'uno allato all'altro verticalmente (Nephelium echinatum) crefce in Java, Su- convergenti in un centro, circondati da una oeatra e nelle ifole Molucche, fu un albero foftanza alquanto dolce, limile al intrifo, a d'alto fufto, molto ralTomigliante al noftro rinchiufi in una buccia bianchiccia. Il frutcaftagno. Da i fiorì che non apparifcono che to chiamato Ramhufian matura all'istesso some verdi bocciuole, fi fviluppa il frutto del- tempo colla Manguftana, ch'abbiamo veduta la grollezza d'nna noce, e interamente co- efFig. iata (Tav. 24.) e a cagione della fua perto di peli. Quefto coprimento efteriore e proprietà riufrescativa è con gufto mangiato al principio verde, poi diventa aranciato ca- nelle Indie. xiço, Quando fi apre, fi trovano (a) cinque
Ad00341 05 045a/itaAmfibj XXIV. Tom. VI. No. 43.
LA FOCA A TROMBA.
L'a Foca, che appartiene al genere stesso de' ta Foca a tromba (Phoca proboscidea) lulle mammiferi, abita per lo più l'Oceano, e di- fpiaggie dell' Olanda nuova, fpezialmente Ainguefi alTai fvantajjgiofamente al fuo corpo alV i/ola de' Rè. Quella fpecie, onde qui fi brutto e difforme. Effa nuota con grandiffima vede il ritratto, giugne all' altezza di 25 a 30 deftrezza e viene talvolta preffo alla riva. , Si piedi. La parte fuperiore della bocca di queft' ciba di pefci, d'animali acquatici e di piante animale difforme fi prolunga in una fpecie di marine. — Non é ancora guari di tempo paf- tromba, da cui ha ritratto il fuo nome. I>i fato che i viaggiatori francefi ne scoperfero lontano fene veggono alcune in pofitura di>nna fpezie d'una finifurata grandezza chiama- ritta, delle quali fi là la caccia.
Ad00341 05 046a/itaInsetti LI. Vol. VI. No. 44.
BELLE FARFALLE NOTTURNE DI GERMANIA.
Fig. 1. La Dama. (Phalaena bombyx matronula.)
J. u e f t a b e l la F a ' e n a n a f c e d a im i f*pi.lo bruco, che trovafi Tulle parecchie piante. La ft e ff a farfalla tiene lo ale faperiori brune di terra d'o:".;:ra colle punzecchiature gialle. L'ale inferiori gialle fono piene di macchie nere. 11 groffo corpo è roffo di fcarlatto con nerefafcie traverfàli.
Fig. 2. La Falena di var; colori. (Phalaena bombyx versicolor.)
Quèfta Falena in Germania è una delle più rare, fegnalandofi per l'ale faperiori bgeiadramente ombreggiate di bianco, giallo e bruno.
Fig. 3. Il fuco vagabondo. (Sphinx fuciformis.)
Quefn S2nge ra.Tomiglia a prima al noftro fuco comune, donde eziandio viene il fuo nome. Nafce da un gran bruco verde, e fvolazza ronzando al chiaro giorno intorno ai fiori.
Fig. 4. La Diana.
Una bella Falena, parimente non 'poco rara, le di cui ale faperiori fono marezzate di verde, bianco e nero.
Fig. 5. La Vedova. (Phalaena bombyx Hebe.)
Le bianche ali fupertori fono adori per le fafcie nere tr.ivcrl'ali, con un fregio aranciofo.. L'ale inferiori rofffl iì fcarlatto : 1 i n ; ft 1 a no a quefta farfalla di not'.e una ye
Ad00341 05 047a/itaMiscellanea. XCVI. Vol VI. No. 45.
MACHINA DA VOLARE DEL SIGN. DEGEN.
L'uomo, autore di tante invenzioni, già lante fià dritto fralle ali, accoppiato alla fpefle volte entrava in penfiero d'imitare machina con più giunchi, (au) Le mani (bb) il volo degli uccelli psr mezzo d'ali aiti- muovono la pertica ftorta, onde viene profìciofe, per alzarli, in tal maniera, negli dotto l'equilibrio del battimento delle ali fpazi fmifurati dell' aria. Non è ancora all'in giù ed in fu. li primo tentativo ne molto tempo pafTato, che'l Sign. Degen, Fenne fatto dal Sign. Degen nella primaveoriuolaro di Vienna, riuscì nel tentativo ra cìel igr>3 nella cavallerizza di Vienna, d'alzarli nell' aria per via d'ali artificiali, dove giunte all' altezza di 54 piedi per Ecco rapprefentato l'artifta con inficme la mezzo d'un contrapeso attaccato ad una corfua machina nella Fig. ura I. Egli apprettava della. (>.') Per replicare i Tuoi tentativi allo due ali a forma di cuore (onde Fig.. II. ci feoperto, il Sign. Degen congiunfe colld maid vedere il diffopra) comporte di carta ver- china una palletta a vento, volando in tal tacciata, la cui fuperficie contiene 116 guisa a più volte nell' aria, i 12 e 15 di Nopiedi quadrati, aveudo IO piedi di lung- vembre del 1303 nel l'ratere di Vienna con hezza. Pei motiro celi' elatticiù l'artifta grandi fama ammirazione degli spettatoti e vergò il tutto di ftrifeie ti gì '-ino tornandoli fano e falvo. Coìi Fatti tent •ate ade' fili di téta. I laro no all' artifia 10,000 fioriui. —
Ad00341 05 048a/itaMiscell. Obbj. XCVII. Vol VI. No. 46.
RIMARCHEVOLI MONTAGNE.
Il Picco di Teneriffa.
Fra le Isole Canarie, situate nell' Oceano Atlantico verso ponente da l'Africa settentrionale, distinguesi l'isola di Teneriffa per il monte suo alto ed acuto ó Pico de Teyde. Egli è 12,420 piedi elevato sopra la superficie del mare; eccolo qui effigiato dalla parte di mare o dal golfo di Santa Cruz. La Città di Santa Cruz si presenta agli occhi nostri sulla ripa di mare.
Il Picco è situato verso la parte meridionale dell' Isola. La Cima di lui è nuda, dove si mostra un gran cratere vulcanico circondato da più di 70 piccoli sulli differenti strati di lava. La lava copre la punta del Picco, le parti più basse effendo coperte di pietre pomici. Questo Volcano sopra Teneriffa non è ancora spento, ma quasi continuamente s’alzano da lui dei vapori sulfurci. L'ultima grande eruzione d'una violenza straordinaria avenne nell'anno 1707.
Siccome presso che tutte le navi, che vanno alle Indie Orientale, approdano alla Isola di Teneriffa; il Picco or ora descritto da noi è affai conosciuto ed è stato montato da molti viaggiatori di Europa.
Ad00341 05 049a/itaMisc. XCVIII. Tom. VI. No. 47.
OPERA COCHINCHINESA.
Cochinchintfi falle fpiaggie orientali dell' Alia fi dilettano di fpettacoli, di mufica e di ballo. I loro comici, che per divertimento talvolta fi fanno venire nelle cafe, rapprefentano delle dramme ifioriche, delle opere e de' balli accompagnati da una mufica ftrepitante, da trombette, timpani e caftagnette. L'ambafciadore infletè, Lord Macartney, dimorandoli nella Cochinchina nel 1792, duiante la fua ambafciada, vidde la rapprefentazione feguente. Neil' interiore d' un'edificio venne elpofta alla viltà un'opera feria con de' cori da una truppa di comici. Gli ftromenti fuddetti eccitarono uno ftrepito grandifGmo durante la prima rapprefentazione teatrale. Di poi feguì un' intermezzo il quale leggiadramente fu condotto a fine da tre giovani ragazze. Ciò fi fece in onore della prima attrice, la quale vi flette affifa a man manca veftita da regina vecchia. Le tre ragazze fecero un dialogo facile e chiaro, interrotto da ariette allegre. La loro voce era tagliente, ma cantarono affai bene fecondo la milura. Il tutto, ch'era compofro di mufica e di brillo, formava in un medefirno tempo e l'opera e'1 balletto. Un vecchio, veftito da buffone, avvicinava!! di tempo in tempo alle ragazze, facendo per buona pezs.a mille buffar nerie. Durante queft' intermezzo P udiva una mufica più dolce, e finalmente ridonarono gli ftiomenti ftrepitofi. In fegno d'applaufo gli fpettatori numerofiflimi gettavano di tempo in tempo delle monete di rame agli attori.
Ad00341 05 050a/itaMisc. XCIX. Tom. VI. No. 48.
ARCO TRIONFALE DELL'IMPERADORE CONSTANTINO IN ROMA.
A Romani antichi, per eternare i eefti rie' tico che foftengono delle ftatue rapprefenloro eroi, in onor de' vittori edificarono tanti de' Dati. La maggior parie de^li orcon fomma pompa degli archi trionfali namen'.i e delle Fig. ure di queft' arco è tratadorni delle più belle opere di fcoltura. H ta da monumenti più antichi dell' imperapiù intero degli archi trionfali che «'incon- dore Trajano, avendo relazione alla vittotrano in Roma moderna fi è l'arco qui di. ria da lui riportata lovra i Dati. Al difpinto, il qual è fituato tra'l Monte Celio fopra dell' arcata di mezzo ritrovali un' ife' 1 Monte Palatino nella prima rione di emione latina, onde queft' arco viene confàRoma. Elio venne cofiruito in onore dell, grato all' imperadore Con/tantino. — La imperadore Con/tantino il Grande, il qual parte inferiore, effendo a poco a poco caduvinfe Maffenzio nel 312 dopo la nafeità di ta, il Papa d'adeffo, Pio VII., ne fece cavaCrifto. Queft' arco di marmo ha una porta re tutta la bafe nel 1^05 e fortificarla d'un' grande e dae piccole, effendo adorno di 20 attorniamento (1) contro i guafti del temgran baffìrilievi di lavoro d'intaglio. Su pò. — ciafeuno de' lunghi lati fono pofte quattro Nel fondo vedtG una parte del Colofcolonne dell' ordine corintio di giallo an- feo (2)
Ad00341 05 051a/itaMiscellanea. C. T. VI. No. 49.
IL COLOSSO NEL GIARDINO DEL CASTELLO PRATOLINO PRESSO A FIRENZE.
Il famofo caftello Pratolino con tnOetna tua coloffale del Dio /ipennitto, la quale, il fuo maravigliofo giardino è Innato Ini pen- arrizzut.i, avrebbe 100 pie:!i di altezza. L'una dio del monte Sanarlo, lei leghe italiane di- mano del Dio ripola falla rupe, l'altra limitante dalla città di Firenze. Il Pratolino, già bra premere la tefta d'un moftro marino, dilla appartenente a' Granduclii di Toscana, ma cui bocca rampolla uno zampillano. Tuttala adcffo quali tutto caduto, venne coftruito nel ftatua è compofta di pietre da forno e rico1569 dall' abiliffimo architetto Buontalerui perta di bronzo. Al di dentro effa è cava e lotto' 1 regno di Francesco, Fig. lio di Cosmo ritrovali un leggiadro ftnnzino nella tefia, le de' Medici. L'arte accoppiata alla natura l'in- cui pupille formano le fineftre. Qui-fio Cogegnava a formarne un deliziofiffimo foggior- luffo venne recato a fine affai nobilmente no. Fralle altre cofe l'incontra un luogo at- dall' architetto Giovani da Bologna e da' torniato di folti alberi. Quivi l'inalza la Ita- fuoi allievi.
Ad00341 05 052a/itaMiscellanea CI. Tom. VI. No. 50.
ABITAZIONI DE' BESCIUANI.
1 Befciuani, che abitano l'interiore dell' Africa, fono della fchiatta di Hottentotti, la quale per più rifpetti differifce da effì. Gli Olandefi, da dieci anni incirca, cene recarono notizie più efatte dal Capo di Buona Speranza. Quefta gente mezzocolti?ata s'applica all' agricoltura, alla caccia ed all' econonna di beitiame. I loro villaggi fono comporti di abitazioni ficcome qui fene vedono dipinte. Le capanne fono coftrutte nella maniera feguente. La parte interiore è attorniata d'un muro tondo d'argilla vergato di rami. dentro al quale ritrovali una porta affai ftretta. Qui dimora la propria famiglia. Queft' appartamento interiore è accerchiato d'un corridojo foftenuto da tronchi della Mimofa, dove la notte dormono i fervi e gli fchiavi. Il tetto appuntato all' eftremità e coperto di giunco, ombreggiando parimente il corridojo efteriore, onde il tutto fa belliffima vifta. La biada ferbafi in de' granaj di Fig. ura conica, di cui uno fi vede dipinto allato. Le femmine efercitano l'agricoltura, e gli uomini s'occupano della caccia e dell' allevamento di beftiami. —
Ad00341 05 053a/itaMiscellanea CII. T. VI. Nr. 51.
CAVERNE RIMARCHEVOLI.
La caverna chiamata Schiilerloch in Baviera. IN elle grandi e spaziose caverne delle montagne calcari l'acqua impregnata di particelle di calcina spenta forma delle stalattiti fibrose, onde l'interiore di questa caverna è adorno in varie Fig. ure che la rendono degnissima d'ammirazione. Una così fatta grotta, nominata Sihulerloch, vediamo dissegnata nella tavola presente. Essa ritrovasi nella montagna da calcina appresso al fiume à'Altmiìhl in Baviera, appiè d'un villaggio, di nome Alt Es sing. Benché da prima non si possa senza difficoltà passarne l'entrata, ch'è alla sommità della rupe, pur chi vi s'incamina con assiduità ne gode ben presto della ricompensa nel rimirare la magnifica grotta qui dissegnata. I pilastri s'alzano l'uno sovra l'altro a guisa d'un duomo gotico, sostenuti da colonne di stalattite che pendone dal tetto insino al fondo, formando più aperture, dove all'imaginazione dello spettatore, ingannato dal lume della torcia, Si rappresentano degli altari ed altri ornamenti e sfregi d'una chiesa.
Ad00341 05 054a/itaMiscellanea CIII. T. VI. No. 52.
ARCO TRIONFALE DELL'IMPERADORE SETTIMIO SEVERO.
La tavola nresente ni rappresenta uno di que' monumenti rimarchevoli, che da' Romani antichi vennero inalzati a'ioro eroi vincitori, o per gratitudine o il più delle volte per adulazione. Quest'arco trionfale, consacrato all' Imperadore Settimio Severo, a cagione delle vittorie da lui riportate sovra i Parti, Arabi ed altre nazioni, vedesi ancora oggidì in Roma quasi intero e purificato di fasciume dietro al campidoglio essendo attorniato d'un muro di riparo. (1) Fig.. I. ci fa vedere il lato maggiore con insieme le sue quattro belle colonne e tre porte fatte a volta che nel mezzo sono congiunte insieme mediante due archi. Al dissopra dell' arco maestro si vedono due bellissime Fig. ure della Dea della fama. Sopra i piccoli archi laterali sono rappresentate in bassirilievi le geste dell' imperadore trionfante,, leggendosi sul lato d'innanzi e di dietro l'inscrizione dedicatoria che fa menzione del successore del suddetto imperadore. Le lettere scolpite furono già intarsiate in bronzo dorato che però poscia veniva involato. Il tutto termina in un terrazzo che si ascende nell' interiore per mezzo d'una scala e dove per l'addietro si vidde intagliato in pietra il carro trionfale del vincitore attorniato di soldati. Fig.. II. ci rappresenta una delle parti laterali di quest' arco trionfale che sono prive di ornamenti fuorché le colonne e la cornice. Tutto questo edifizio magnifico è intieramente costrutto di marmo bianco.
Ad00341 05 055a/itaInsetti LII. T. VI. No. 53.
FALENE DI GERMANIA.
Fig. 1. Il Picchio. (Phalaena Bombyx Dominula.)
vJuesta falena merita con ragione il nome di picchio pel suo colore principale foscoverde delle ali d'inanzi. pelle macchie bianche ed aramiosedi diverse Fig. ure 1 he leggiadramente vi contra timo e pelle ali di dietro d'un rosso huilante di cinabro adorne di strisele e punti rieri Fig. 2. La Falena porporina. (Phalaena Bombyx purpurea.)
Questa falena ricercatissima da' dilettanti di farfalle e che non si trova da per tutto viene così chiamata a motivo delle sue ali di dietro d'un rosso ardente adorne di macchie nere assai contrastanti che danno nell' azzurro. Le ali d'inanzi gialliccie sono sparse di varie piccole mattine brune delle quali Tuna ha la forma di S, orde si è dato all' insetio il nome di orso giallo II bruco (b.; appartiene a' l~ru chi orsiii a cagione cFig. 3. La Falena de'tigli. (Phalena Bombyx Bucephala.)
Benché il bruco perfetto (S) dipinto a più colori di questa falena, originaria della Germania, si nudrisca colle foglie di varj alberi tuttavia preferisce le foglie de' tigli. Esso è poco peloso, alla bella prima tutto nero, divenendo a poco a poco più giallo dopo avere cangiato più volte di pelle. L'insetto alato (A) porta il nome di teschio di bue a motivo della sua testa grossa mezzo nascosa sotto il collare peloso,- viene altresì chiamato mezza luna pelle macchie grandi e gialliccie sulle punte delle ali d'inanzi. Il bruco si cangia in crisalide sotto la terra dove costruisce un buco senza addobbarlo d'un bozzolo.
Fig. 4. Il Geometra degli ontani. (Phalaena Geometra alniaria.)
I bruchi (b) della famiglia a cui appartiene questa falena rassomigliano perfettamente a de'ramiceli! d'alberi secchi massimamente quando il bruco sta dritto sulla parte posteriore in istato di risposo. Non avendo alcune zampe se non alle due estremità ed essendone privo nel mezzo del corpo non va strisciandosi inanzi con tutte le parti del corpo ma soltanto per spanne formandone un' annello onde la denominazione di Geometra si deriva. Ama sopra tutto le foglie degli ontani non disprezzando per ciò quelle d'altri alberi. Questa falena piace più pelle ali leggiddramente intagliate di dietro chepella semplicità de' suoi colori. Il bruto subisce le sue nictamo-ddsi sugli alberi dove traile foglie forma un' inviluppo con lunghi fili -'entro al quale, deposta l'ultima sua pelle, comparisce in forma di crisalide verdebiunca.
Ad00341 05 056a/itaMiscellanea CIV. T. V. No. 54.
MONTI RIMARCHEVOLI.
I. Il monte campaniforme (chiamato in tedesco Gross-Glockner.)
11 monte campaniforme, che vediamo dissegnato nella tavola presente, dee il suo nome alla forma rassomigliante a quella di campane; s'innlza al di sopra della superficie del mare all' altezza di 12,000 piedi essendo il più alto de' monti di Salisburgo situato fra i confini di Tirolo e Carintia. Non si giunse alla di lui sommità se non ne' tempi moderni, il Vescovo di Gurc, Principe di Saint - Reiferscheid, essendo il primo a riuscire in questa impresa, utilissima aliai fisica con; insieme più letterati assai ragguardevoli. A fine di favorire la comodità de' viaggiatori il Vescovo suddetto, degno di somma stima, vi fece costruire più case delle quali la prima e la più grande qui dissegnata chiamasi in Tedesco Salmshöhe. Di qui si ha da caminare appiè passando sovra delle rocche scoscese ricoperte di neve, il che rende il viaggio assai pericoloso. Per arrivare alla cima, che viene divisa in sei punte, si contano sei leghe di strada. Sulla sommità del monte dove appena capono 6—8 uomini ritrovasi una croce di ferro di 12 piedi d'altezza. Qui il cielo sereno offre agli occhi la vista la più bella scorgendosi di lontano le Alpi di Carintia, Stiria e di Tirolo con insieme i fiumi d'Eno e Dravo. La descrizione publicata dal Sgr. il Professore Schuhes in Inspruc è la più bella che si possa leggere intorno a questo viaggio.
II. Il monte nevoso.
Questo monte, che deriva il juo nome dalla neve onde il fastigio e'1 lato settentrionale vedonsi coperti per tutto* l'anno, è situata 11 eli' Austria bassa (/leghe distante da Vienna presfo a' confini di Stiria. Esso, meno alto del precedente, s'alza sopra la superficie del mare all' altezza di 6600 piedi avanzando perciò d'un terzo quella della famosa cima nevosa in Silesia. Il camino conduce il viari, dante per molte leggiadrissime contrade né* si corre punto rischio nel montare lo di lui cima. Di quasi riguarda fin dove si stende la vista i bellissimi contorni di Vienna. L'aria serena ci rappresenta di lontano il porto di Trieste in una trasparenza brillante.
Ad00341 05 057a/itaPiante CX. Tom. VI. No. 55.
CARDI STELLATI DELL'AMERICA MERIDIONALE.
A cardi stellati, che si ritrovano nelle stufe d'Europa, non sono originari se non di paesi più caldi dell' America meridionale e delle isole vicine a' tropici d'America. Tutti sono vegetabili sugosi e carnosi che traggono il lor nutrimento e fertilità piuttosto dall' aria che dalla terra. Per questa cagione essi crescono e vengono inanzi anche ne'luoghi più aridi e sabbiosi de'clirni più caldi. La maggior parte di queste piante è nuda di foglie né composta che di fusti e rami d'una diversa sì ma intiera uniformità nonostante le diverse sorte, la forma de' lor organi, difesi più o meno da pungoli, essendo ora sferica ora cilindrica ed ora angolosa. Con una co*i fatta uniformità de' tronchi e de' rami tanto più contrastano i fiori leggiadramente coloriti e formati che non sbocciano che una sola volta dopo '1 tramontare del sole richiudendosi per sempre dopo alcune ore. Le frutta mangereccie di questa pianta si rassomigliano al fico essendo d'un sapore agrodolce.
Nella tavola presente vediamo dissegnato: '
Il cardo a mellone. (Cactus Melocactus)
Gli organi del tronco sono della grandezza d'una testa d'uomo, avendo la forma di mellone solcata dall'alto di modo che ne sortono molti merletti armati di pungoli per lo più di 14 dita d'altezza. Quando la pianta h nel punto di produrre de fiorì e delle frutta, al dissopra sporta un gambale cilindrico, alto, peloso e guernito di spine donde sortono tutto d'intorno fiori dapprima vermigli, che finalmente diventano d'un rosso di cocciniglia, ciascuno de'quali in capo sta attaccato ad un germoglio donde si sviluppa dipoi il frutto a guisa di mellone carnoso e d'un rosso scuro di cocciniglia in sul. quale il fiore vizzo si sostiene appiccandosi.
Ad00341 05 058a/itaMiscellanea CV. T. VI. No. 56.
I BOSCIUANI.
I Bosciuani, rbitanti dell' Africa meridionale, le cui abitazioni e maniere di vivere già imparammo a conoscere in quaderno CX. di questo tomo, si vedono dissegmti più caratieriuicamente nella tavola presente dietro la loro carnagione e forma. Vediamo qui un giovane n arito con insieme sua giovane moglie. Il marito ha la testa adorna di piume, p'rta orecchini, triangolari ; la sua nudità è coperta d'un mantellino di pelli d'animali e d'un grembiale; al braccio gli pende mi cestello o piuttosto sacchetto tenendo in mani hassagaj ovvero jacoli, armi usatissime di questa gente guerreggiosa e mezzo selvaggia, la quale spesse volte s'impaccia di dissensioni sanguinose co' suoi vicini. — La giovane donna che qui sta assisa e colla quale il marito si trattiene, ha il bassoventre decentemente coperto di grembiali di cuojo che formano una specie di gonnella Molte donne hanno indosso anche mantellini. La femmina qui dissegnata fu;na del tabacco sorbendone il fumo a beli' agio col mezzo d'un corno cavo riempito d'acqua in capo al quale sta incastrata una canna da pipa di legno insieme colla testa. Accanto ad essa vedesi l'asce sua, il taglio de' boschi essendo l'occupazione principale delle donne. In sul suolo si vedono poste alcune stoviglie.
Ad00341 05 059a/itaMiscell. CVI. Tom. VI. No. 57.
COLOSSEO OSSIA ANFITEATRO DELL'IMPERATORE FLAVIO VESPASIANO.
1 ralle rovine le più rimarchevoli e le più magnifiche dell' architettura romana si comprendono anche gli anfiteatri che si ritrovano in Roma più o meno scaduti, donde il più bello e'1 più grande è quello dell' imperadore Flavio Vespasiano che vediamo nella tavola presente. Venne costrutto due anni dopo la distruzione di Gerusalemme e sino a' nostri tempi sen' è conservata una parte grandissima, non il tempo ma gli uomini essendo cagione della di lui mutilazione e rovina. Esso è un' edifizio d'immensa ampiezza donde Fig.. IL ci rappresenta, il lato ottimamente conservato, elto quattro piani, de' quali ciascuno è adorno d'un' ordine di colonne. Quest' anfiteatro, secondo il disegno, (Fig.. I.) ha la forma ovale nel cui centro ritrovasi l'aringo ossia Marena (a) dove uomini avevano da combattere con uomini o con delle fiere, a fine di sollazzarne migliaja di spettatori che si adunavano in quest' edifizio massiccio di pietra. Quest' aringo è attorniato d'una galleria a scalini (Z>) sotto i quali ritrovansi le volte in cui si rinchiudevano le bestie feroci. Quattro entrate maggiori (e) ci guidano all' edifizio ed all' aringo, per quattro altre (e) si giugne ne' piani superiori e per altrettanti nsgl' inferiori.
Ad00341 05 060a/itaPiante CXI. T. VI. No. 58.
IL CARDO A FIORI STELLATI, OSSIA FICO INDICO. (Cactus grandiflorus.)
vJli organi serpeggianti del tronco e deT ed all' entrar di Luglio la sera dopo'I trarami di questa pianta, rimarchevole a cagio- montar del sole richiudendosi tutto vizzo ne del suo fiore pomposo, arrivano all' al- primo dello spuntare del sole. Il dissegno tezza di 3 a 6 piedi avendo al" più due dita ci fa vedere la forma e'1 colore di questo di grossezza. La lor forma è cilindrica od magnifico fiore che sparge da per tutto una un poco attenuata all' estremità, i merletti soavissima fragranza. Esso naturalmente alti, per l'ordinario al numera di sei, es giugne talvolta ad un'altezza maggiore se «endo armati di pungoli giallicci. La so- viene coltivato presso a piante vigorose, itanza interiore è carnosa e sugosa. Molte L'embrione arriva alla maturità frallo spazio di queste pannocchiette spinose ar lati de' dvun' anno producendo un frutto sugoso, a rami producono in primavera de* germogli guisa di pera, d'un sapore agrodolce, armaguarniti di squame e di bianchi mazzetti pe- to tutto d'intorno di squame piccole rosse e losi. Questi germogli formane»' al dissopra scabrose che danno nelP aranciato. Questa un calice parimente squamoso e peloso di pianta ritrovasi nelle stufe essendo per orifuori di 6 dita d'altezza, onde sorte un fiore ginaria dell' America meridionale, di Giapomposo che non sboccia pienamente se maica, e di San Domingo, son una sola volta verso il une di Giugno
Ad00341 05 061a/itaMisceli. CVII. Tom. VI. No. 59.
COSE RIMARCHEVOLI DEGLI HINDUI.
Gli Hindui, abitanti dell' Asia interiore, sono assai famosi pe' loro costumi e per l'antichità della di loro religione, secondo la quale tutti gli altri pareri e sentenze de' differenti paesi, in materia di religione, a poco a poco si conformarono. Il simbolo dell' Essere supremo , che rappresentano senza figura, consiste in un globo. Da esso trassero l'originei tre Dei superiori: Brama, Vischnu e Schiven. — Vischnu é il conservatore, Schiven il distruttore del conservato, a'quali gli Hindui erigono de' tempj o d' pagodi, donde il ritratto vedesi in No. 19 del tomo sesto e nella tavola qui aggiunta. Al dissopra della porta maestra s'innalza una torre in forma di piramide di più compartimenti, de' quali ciascuno è adorno d'una gran finestra illuminata di notte con delle lampade in giorni di festa. Avanti al pagode vedesi un gran vivajo da bagno, gli Hindui bagnandosi tutti i giorni e credendolo un' azione religiosa. Al di là della riva ci si rappresenta un' abitazione aperta sostenuta da colonne, che chiamasi Schultri, la quale serve di ricovero a' peregrini, dove si può pernottare libero d'ogni spesa. Cosi fatti Schultri si ritrovano spesse volte all' Indie orientali. — Il modo il più commodo di viaggiare in questo paese si fa col mezzo del palanchino o della sesto seggetta, la quale, ricoperta d'un panno, viene portata da quattro Hindui mercenarj.
Ad00341 05 062a/itaMiscellanea CVIII. T. VI. No. 60.
DIVERTIMENTI POPOLESCHI DE' RUSSIANI.
La tavola qui aggiunta ci rappresenta due torte de' più favoriti divertimenti popoleschi de' Russiani, vale a dire :
Fig. 1. I monti ghiacciosi
che sono ponti di legno di 18 braccia d'altezza (i) onde l'una parte è difesa da una copertura di legno, che vien adacquata e riempita di ghiacciuoli, in sulla quale i dilettanti, spesse volte numerosissimi, o assisi su piccole slitte o stanti su' ghiaccini, discendono con tanta violenza che vanno sdrucciolando anche in sulla strada di ghiaccio fatta abbasso. Così fitti monti artifìziali di ghiaccio vengono inalzati ogni anno in «S1. Pietroburgo nella settimana del carnavale sulla Neva o presso ad essa, (dirimpetto ci vien veduta l'accademia delle scienze (3) con insieme un' altro palazzo (4)) il popolo concorrendovi sempre in grandissima, folla. Oltre di ciò vi si trovano degli uomini che vendono de' rinfreschi, principalmente una sorta d'idromele, bevanda calda composta di zucchero e di pepe che si prende con latte o senza esso (2) e confortini del paese.
Fig. 2. Dondoli di Russia
di due sorte differenti. L'uno rassomiglia ad. un carosello fuorché la sua forma ò perpendicolare invece d'essere orizzontale. I dilettanti de' dondoli sono assisi in seggiole attaccate ad una asse che si gira col mezzo d'una ruota o soltanto mediante le mani. L'altro è un dondolo da vibrare, (2) per g persone assise, il quale viene vibrato da due uomini stariti. I dondoli di questa fatta vendono costrutti nelle piazze publiche nella settimana di pasqua. Questi, che vediamo qui, sono nella piazza pressa al teatro di pietra in 61 Pietroburgo, dove altre.ù si sono piantato tende dell' acquavite; (3) gli ufficiali di polizia, che vi stanno presenti, avendo l'incarico di prevenire i disordini o di acchetarli e spegnerli col mezzo d'una tromba per gl'incendj che qui si vede.
Ad00341 05 063a/itaAmfibj. XXV. Tom. VI. No. 61.
IL COCCODRILLO DI SAN DOMINGO.
A gli animali scoperti ne' tempi moderni ap- Coccodrilli dell' America, cioè il Caimano partiene il Coccodrillo di San Domingo, di e'1 Coccodrillo di San Domingo. Questo difcui Ledere, Generale francese, ci diede no- ferisce dal Caimano nella grandezza ed in tizie più esatte, mandandone due esemplari altre qualità rassomigliandosi più al gran Coca' fisici della Francia. Per lo passato si ere- codrillo del Nilo, laonde da prima si credeva deva che nell' America non s'incontrasse se che ambedue fossero d'una medesima spezie; non una sola spezie del Coccodrillo, cioè il ma ricerche più esatte assai sufficientemente Caimano, il cui ritratto abbiamo veduto in cen' hanno dimostrato la differenza. Tom. IV. No. 14 di questo libro ; ma questo, "che vediamo dissegnato nella tavola presente Fig.. II. ci fa vedere il teschio d'un Coce che venne scoperto in San Domingo, ci codrillo del Nilo, a gola spalancata, a fine di rappresenta una nuova spezie del tutto diffe- scorgere più distintamente i denti micidiali rente, di modo che finora conosciamo due di que to animale spaventevole.
Ad00341 05 064a/itaPiante. CXII. Tom. VI. No. 62.
IL CARDO STELLATO A MAMMELLA.
Abbiamo già imparato a conoscere molte II cardo stellato sboccia in tempo di bellissime spezie del cardo stellato che sono state, portando grani seminali che giugriono originarie dell' America meri3ionale. Nella alla maturità la primavera susseguente. Esso tavola presente ne vediamo dissegnato il car- è nativo dell' isole dell' America meridionale do stellato a mammella (Cactus mammillaris) dove cresce nelle fessure delle rupi; ma, in grandez7a naturale. Sulla superficie si là da gran tempo in qua, ritrovasi anche ne' vedere un' infinità d'emisferi oblonghi e di giardini botanici dell' Europa, dove bisogna fiori giallicci. Il frutto rosso, in forma di conservarlo nelle stufe. Viene propagato per pera, ha di dentro una carne gialligna che mezzo di grani seminali ovvero mediante la serve di nutrimento agi'Indiani pel suo sa- parte superiore tagliala della pianta, pore dolcigno.
Ad00341 05 065a/itaMiscell. CIX. Tom. VI. No. 63.
PEZZO D'UN DENTE CANINO SCAVATO D'UN' ELEFANTE.
JNon è ancora guari di tempo passato che'1 di profondità, non solamente nella Germania Sgr. Lavalette, uomo assai scienziato e pa- ma quasi in tutte le parti dell'Europa e dell' drone d'una tenuta nella Francia, facen lo Asia, e che abitarono questo globo terrestre rassettare una fonte del suo giardino, scoper- prima dell' esistenza degli uomini. La cognise, a 5 piedi di profondità, il canto superiore zione dell' anatomia paragonante ci ha dimod'un dente canino d'un' elefante, di 2 piedi strato evidentemente che questi scheletri scad'altezzà, attorniato di tufo, di cui l'una vati non appartengono ne agli elefanti dell' parte vediamo dissegnata nella tavola presente. Africa né a quegli dell' Asia, che sono le sole L'avorio n'era buonissimo e del tutto intiero spezie, finora esistenti, di questo animale, fuorché l'estremità della crosta. Al contrario tutte queste ossa derivano dagli elefanti delV antichità, di cui finora non si Alle cose le più memorabili della storia sono scorto più indizi, antica del nostro globo terrestre appartiene La spiegazione ulteriore di questa matebensì la scoperta di scheletri e di denti d'eie- ria interessante ritrovasi nel contentano del fanti che vengono disotterrati, a pochi piedi numero presente.
Ad00341 05 066a/itaMiscell. CX. Tom. VI. No. 64.
CAVERNA D'ANTI-PAROS.
Onesta caverna rimarchevole ritrovasi in Anti-Paros, piccola isola di poco conto nell' Arcipelago della Grecia. Questa grotta, sconosciuta ne' tempi antichi, non venne «coperta che nel 1673 dal Sgr. di Nointel, ambasciadore francese in Costantinopoli, il quale, con grandissimo seguito, vi passò ì giorni del Natale.
Fig. 1. Entrata della caverna.
L'entrata superiore della caverna forma una rupe a volta, dove a man manca pende in giù un' apertura, alla quale il viaggiatore giugne col calarsi per mezzo d'una fune avvolta d'intorno al pilastro naturale. Bisogna servirsi di torchj accesi a cagione dell' oscurità.
Fig. 2. Vista interiore della caverna.
I viandanti, dopo essere discesi dall' alto nel primo baratro, giugnono su più pendici le quali in parte sono assai perigliose a motivo de' profondi precipizj situati a man destra. Fa mestiere che i viaggiatori, col mezzo di funi, più volte discendano rasente a rupi altissime per potere godere della ricompensa del loro coraggio e de' perigli da loro provati, rappresentandosi agli occhi la vista la più magnifica. Alla fine si ghigne alla grotta dissegnata in
Fig.. II., dove si scorge assai manifestamente, tutta la caverna essere formata di stallattiti. I pilastri di stallattite penzolano dall' alto in giù e »'alzano dal fondo all' in su. Un' ammasso grandissimo di stallattiti forma nel mezzo un poggio. Quivi il Sgr. di Nointel fece di.e la messa, la festa del Natale del 1673, onde questo luogo, da quel tempo in qua viene chiamato Altare.
Ad00341 05 067a/itaMiscell. CXI. Tom. VI. No. 65.
RAPPRESENTAZIONE A MICROSCOPIO DELLA STRUTTURA DELLA MIDOLLA DE' CARDI.
In qual grandezza, degnissima d'ammira- grande apertura per tutto '1 fusto, la quale zione, non ci si fa vedere ìa sapienza del s'accresce coli' andare del tempo, risirignencreatore anche nella più picciola pianta, se dosila midollaa poco apocoper via del diseccala riguardierno col mezzo del microscopio! mento. I.a midolla cellulare, a guisa d'anLa semplice intersezione traversale (A.) d'un nello, abbraccia il fusto, il quale, intersecardo nostrale, (carduus acanthoides) aggran- cato, ci rappresenta molte aperture più o dito, offre la composizione artificiale della meno glandi che servono alla circolazione sua struttura (B). La midolla interiore è de' succhi. Al di fnoti vediamo i (teli agcornposta d'un tessuto sottile di cellule esa- granditi del picciuolo che pendono in giù, çone, pelle quali i succhi nv.tiitivi s'alzono a guisa di fiocchi, servendo al nutrimento e si distribuiscono. Dal centro sorte tina della pianta coli' assorbire gli umori esteriori,
Ad00341 05 068a/itaMiscell. CXII. Tom. VI. No. 66.
COLONNA DJ TRAJANO IN ROMA.
A monumenti i più belli dell' antica archi- della colonna è adorno delle più eccellenti tettura romana appartiene questa colonna opere di scoltura in bassorilievo che accerpomposa che ritrovasi ancora oggidì in Roma, chiano il tutto a chiocciola. Esse si riferi. L'Imperadore Adriano la fece innalzare in scono alle geste dell' Imperadore Trajano, onore del suo gran predecessore, dell' Impe- massimamente alla vittoria riportata sovra i radore Trajano, sulla magnifica piazza del Dacj; tutto ciò è spiegato in più di 2500 Fig. amercato ossia Foro da esso edificata. Questa re intiere e mezze. Altre volte su questa cocolonna, costrutta dal celebre architetto lonna fu posta la statua di bronzo di TraApollodoro, ha 118 piedi d'altezza senza il jano, la quale poscia venne distrutta. Pella piedestallo (alto 17 piedi) essendo composta qual cosa il Papa Sisto V. nel 1589 ivi sopra di 34 gran pèzzi di marmo. È cava al di fece innalzare la statua colossale dell' Apodentro; jß5 scalini di marmo conducono stolo Pietro che visi trova finora, siccome alla lastra superiore del capitello della co- vediamo dissennato il tutto nella tavola prelonna, dove si gode d'una bellissima prospet- sente. *. tiva sovra una parte di Roma. L'esteriore
Ad00341 05 069a/itaPiante. CXIII. Tom. VI. No. 67.
FOGLIE PIETRIFICATE DEL TEMPO PRIMITIVO.
IN ella vicinanza del castello Rauche-sau- non che a quelle che sono originarie di quelle ve, presso al borgo Chaumerac, nel dipar- regioni. Pella qual cosa queste foglie pietritimento de l'Ardeche nella Francia, fra ficate e racchiuse negli strati di pietre sono pietre sfaldate, nello scavare e spezzare prodotte da piante, le quali, da molti secoli degli strati di pietre, s'incontra un'infinità in qua, crebbero in quella contrada, durante di foglie abbronzate e mezzo pietrificate, le la formazione di queglj strati di pietre, ma quali, esaminate più attentamente, rare voi- che non si trovano oggidì né in quella rete e per lo più non si trovano punto confor- gione né altrove, in paesi più lontani d'altri mi alle foglie delle piante verdeggianti che climi, fra piante lussoreggianti. nascono oggidì generalmente in sulla terra,
Ad00341 05 070a/itaMiscellanea CXIV. Tom VI. No. 68.
SCÈNE DELL'AFRICA.
1. giovani nostri lettori già spesse volte har.no certe regole, riportandone la vìncita chi pri■'--., \ ser.tito parlare degl' infelici negri dell' Afri- ma accompagna tutte le pallottole. Si dice che ca, i quali vengono digradati sino all' mfe- questo giuoco sia più difficile di quello di dariore grado della coltura dal pregiudizio de- ma usitato fra di noi; le giovani négresse gli Europei che li trattano da schiavi anzi meditando esercitandosi in questo giuoco sida bestie. Con tutto ciò quegli uomini neri no dalla più tenera infanzia, disprezzati sono forniti di maggiori talenti e Nel fondo vediamo una prnova della decapacità, siccome vediamo nella tavola qui strezza di corpo de' negri, cioè la maniera di aggiunta. Nel proscenio, sotto un'ananasso, cui essi si servono per portare-giù infiaschi è assisa una giovane negressa, che sta medi- ■ il succo delle palme ottenuto per via d'incicando sovra un giuoco, chiamato Uri, di sioni. Il negro, attorcigliando la palma e se the esse assai si dilettana. Questo giuoco, medesimo con corteccie d'alberi e strascinanconsiste in una cassetta spartita in più ri- do innanzi que' cerchj sopra i rampolli dell' postiglj che vengono rimpiazzati a vicenda albero, s'arrampica all' in su ed in giù coli' con 21 pallottole da due giuocatrici secondo appoggiare i piedi.
Ad00341 05 071a/itaMiscellanea CXV. Tom. VI. No. 69.
VISTA D'UNA PARTE DELLA CITTÀ DI BATAVIA.
Alle possessioni le più rimarchevoli degli quali comprendono Europei, Gjaponesi naOlandesi nelle Indie appartiene l'isola di Java tivi, Chinesi e Schiavi. In favore della mercon insieme la città di Batavia, capitale di catura le belle e larghe strade sono attraverquelle vastissime e ricchissime possessioni, sate di Canali, i cui viali d'alberi ombreggiaQuestà città venne edificata dagli Olandesi, no gli spasseggiatori. Nella strada qui riisriegli anni 1618 in 1631, dopo la scacciata segnata trovasi la chiesa cattedrale riformata de' Portoghesi. Benché il terreno sìa palu- degli Olandesi, edifizio ottangolo di bellisdoso ed insalubre tuttavia il sup situamento sima apparenza con una cupola. Batavia favorisce la mercatura a motivo del porto è la sede del governatore generale olandese vicino. Essa è fabbricata alla europea; ha edel magistrato delle possessioni appartenenti 20 »trade regolari; il numero delle case mon- agli Olandesi nelle Indie, ta a 5270 e quello degli abitanti a 115,960,
Ad00341 05 072a/itaPiante. CXIII. Tom. VI. No. 70.
RARE PIANTE ESOTICHE.
La Fourcroya gigantesca. (Fourcroya gigantea.)
ni> le si \ dat0 ü nome del sgr- Fourcny, chimico celebre e consigliere di stalo. Questo vegetabile vedesi qui troncato al V^uesta pianta, rimarchevole a cagione del di sotto della sua corona. Il tronco arriva suo fusto adorno di fiori pomposi, è origina- all' altezza di 2 piedi; è grosso 2 piedi; le ria delle isole di Curassao e di S. Domingo; foglie rigide sono della lunghezza di 5 piedi. ma, da cento anni in qua, venne traspiantata Nel centro del tronco s'alza il fusto pomposo anche nelle stufe dell' Europa, dove finora di 20 a 30 piedi d'altezza, il quale è liscio e non ci ha offerto i suoi fiori se non due volte, d'un verde gajo. Da esso sortono i fiori forvale a dire, a Schoenbrunn presso a Vienna e mati a campana ependenti in giù, siccome qui di poi in Parigi nel 1793- Formando essa ne vediamo alcuni disegnati in grandezza naun genere particolare di piante, secondo le turale (A). Per bella vista che offra agli ocxicerche fattene in Francia ne' tempi moder- chi questo gambo gigantesca, l'odore n.on n?è in verun modo aggradevole.
Ad00341 05 073a/itaPiante. CXIV. Tom.VI. No. 71.
PIANTE MEDICINALI.
L'Aloè di Soccotora. (Aloe soccotrina.)
a Suiîa di grappolo', guarnita di fiori rossi che s'innalzano orizzontalmente o pendono i-j'Aloè qui «assegnalo, che si distingue pelle in giù. Il pericarpio, nascente da' fiori, sue virtù medicinali, al pari dell'aloè comune, contiene la semente, la quale non matura (galleria Tom. III. No. 24.) ritrovasi nell' fuorché nella patria di quest'aloè; laonde isola diSoccotora, situata sulla spiaggia esso viene propagato nelle stufe d'Europa orientale dell' Africa, alla volta dello stretto col mezzo di germoglj. di Babelmandeb. Dalla radice parte il tronco, Per via d'incisioni le foglie di questa d'un piede e mezzo d'altezza, all' apice del pianta somministrano un succo d'un rosso quale sono attaccate le foglie grosse e den- scuro assortito al giallo, il quale, condenteUate che terminano in una punta spinosa, sato in una specie di resina, altre volte Il gambo, aito due piedi incirca, pullula s'impiegava nella medicina; ma oggidì, non dal centro delle foglie, portando una corona sene, fa'grand' uso. h
Ad00341 05 074a/itaVermi. XII. Tom. VI. No. 72.
POLIPI FORMATI A GOTTO.
Noi già abbiamo imparato a conoscere i quando è sul punto di notare. I Polipi qui Polipi in Tom. I. tav. 62. della nostra galleria, descritti s'appresentano all' occhio disarmate Essi sono delle, creature che occupano il più come piccolissimi punti d'intorno al corpo basso grado del regno animale, contandosi fra eterogeneo, sul quale si arrampicano in folla; gli Zoofiti a cagione della loro Fig. ura ras- (Fig.. r. 4. 6.)- ma. col mezzo del microscopio somigliante ad una pianta. Per via d'ag. si distinguono'! loro corpi che rassomigliano grandimento la tavola presente ci fa vedere al papavero, formando diversi groppi. In i Polipi formati a gotto. Al di sopra del Fig.. 2. essi attaccami ad una lenticchia d'accorpo principale, più volte aggrandito, eporta qua, (a. fe.) il lungo gambo d'un Polipo maglina, elevatezza, (n) eh'è il gorgozzule, nel giore servendo di punto congiuntivo. In Fig.. quale il Polipo, col mezzo delle antennette, 5. questi corpuscoli s'appiccano al cadavere» (0. o.) conduce il nutrimento composto di d'un giallo Polipo, (d. ci. d.) In Fig.. 7. essi, vermi e d'insetti. 11 corpo sta attaccato ad assai vagamente, accerchiano una chiocciola, un lungo gambo, (Fig.. g. p. 9.) Il Polipo scorgendosi parimente i gambi arroncigliati Io distende, per appigliarsi ad altri oggetti, (i. £.) siccome que' che stanno a dirittura, ovvero ristrigne, a guisa di serpente, (Fig.. 9.) (h. h.)
Ad00341 05 075a/itaAmfibj. XXVI. Tom. VI. No. 73.
STRANI AMFIBJ.
Il rospo cornuto. (Rana cornuta.)
I inora non abbiamo avuto se non ritratti imperfettissimi di questo strano animale, i quali erano stati delineati a norma di modelli «morti e conservati in ispixito di vino. Ma per via dell' ultimo viaggio da scoperta, intrapreso da' Russi, il Sgr. Tilesius, consigliere di corte e celebre naturalista tedesco, ci ha somministrato il primo esatto disegno di questo rospo cornuto, dipinto al naturale nella tavola presente. Esso s'incontra, in piccola copia, in più parti dell' America meridionale, nel Brasile e nel], isola di S. Catterina. Benché il corpo rozzo e la bocca larga, colla quale acchiappa gl'in. setti, facciano brutta vista, pur i colori scintillanti della pelle si spiegano assai leggiadramente. Il corpo lionato è guernito di porri pungenti e di disegni paonazzi orlati di bianco. Il capo d'innanzi e di dietro e parimente i piedi di dietro sono adorni di passi piani d'un bellissimo verde. Al di sonra degli occhi s'alzano le palpebre coniche d'un rosso -gitilo; le quali, riguardate alla sfuggita, gii si paragonavano a piccole corna; omie questo ro?po ha ritratto il suo nome. Inoltre esfo è rimarchevole a cagione della grandezza, in Fig.. A. essendo rappresentato più piccolo della metà, e Fig.. B. mostrniiilone la testa in grandezza naturale. Secondo la ricerca del Sgr. Tilesius il peso del rospo cornuto monta a 4 Ijhhre. I Brasiliani Io chiamano AranTango ossìa doglio aperto.
Ad00341 05 076a/itaMisc. CXVI. Tom. VI. No. 74.
SCENE DELLA GRECIA.
Fig. 1. Un pastore della Morea.
Nella tavola qui aggiunta vediamo uno de' pastori della peninsola greca di Marea, il quale sta sonando un semplice zufolo, presso la sua greggia. Egli è un pastore montanesco, nel semplice abito di pelle pecorina, che pòrta sul capo una berretta rossa ed i cui piedi sono coperti di sandali. Nello sfondo scorgiamo le pecore in agghiaccio ed i palchi alti che servono di dimora ai pastori nella bella stagione. In tempo d'inverno, ovvero generalmente in notti soffredde, questi pastori, con insieme le lor gregge, si ritirano nelle caverne delle montagne, dove abitualmente vivono le loro famiglie. Questi pecoraj menano una vita assai semplice e povera; ma non di meno sone independenti.
Fig. 2. Il Cantambanco moderno-greco.
La tavola presente ci fa vedere un cantambanco moderno greco, nel solito suo costume, presso una fontana dell'ordine turco, in un boschetto. Accompagnato dal suo strumento, in forma d'una mandolina a lungo manico, egli canta varie canzonette ad alcuni abitanti della Morea, che differiscono fra loro nel rango e conseguentemente nella vestitura; in mezzo a' quali vediamo parimente un pastore. Questi cantambanchi, traversando tutto il paese, fanno, nell' istesso. tempo, l'uffizio di poeti, musici e novellieri, per sollazzarne il pubblico,
Ad00341 05 077a/itaMisc. CXVII. Tom. VI. No. 75.
FESTA NAZIONALE DE RUSSIANI.
V'è tin costume nella Russia, secondo il acquisto deHe q'inli Tu messo un premio. Al quale la corte imperiale dà una festa alla segnale d'un cannone scaricato la plebe vi pb-be di Pietroburgo, ad occasioni solenni, corse rapidamente; la taffeta veniva acquisiccome conclusioni di pace, coronazioni e stata a pezzi ; le vivande si lanciarono verso matr;monj. La tavola qui aggiunta rappresen- tutti i lati ; una turba di rematori coraggiosi ta una tal festa, la quale ebbe luogo alla con- vinse le corna d'oro e per ciò un premio di clusione della pace fatta colla Svezia, nel 1790. 100.rubli. Le piramidi essendo vote, alcune Davanti al palazzo imperiale da verno erano fontane, non guari distanti, cominciarono a costrutti due alti palchi, a guisa di piramidi, spruzzolare fuori del vino bianco e rosso, di 20 braccia d'altezza, (Fig.. 1.) i cui sea- (Fig. - 2-) La plebe- vi corse in grandissima lini, giranti tutto d'intorno, erano imban- folla, raccogliendo in capelli la deliziosa bediti di vivande e di pastume d'ogni genere, vanda e presentandola in giro a' vicini. AiSopra ciascuno era posto un bue intiera- cuni Russiani di bassa estrazione anzi s'armente arrostito, donde l'uno aveva le corna rampicarono sulla fontana medesima per codorate e l'altro inargentate. Le piramidi gliere il getto di vino tutto intiero; ma una erano del tutto coperte di taffeta "rosata, di »ciringa ben applicata rinfrescò il bevitore modo che soltanto spiccavano le corna, sull' troppo ardito, rispignendolo ne' suoi limiti.
Ad00341 05 078a/itaMiscell. CXVIII. Tom. VI. No. 76.
IL MONTSERRAT IN ISPAGNA.
Nella distanza ài 9 leghe da Barcellona, gran monastero di Benedettini, nella cui alla volta sei tentrionale, nella provincia chiesa ritrovasi un' imagine miracolosa della spagnuola di Catalonia, è situato il rimar- santa Maria, è situato, siccome vediamo chevole Moniserrat, (vale a dire: monte nella tavola qui aggiunta, sul gran piano di merlato ossia segato) che si chiama così a mezzo del monte, in una affondatura, dietro cagione dell' essere composto di rupi e sco- alla quale s'alzano delle rocche scoscese. Fra gli a fianco a fianco ascendenti, in mezzo a' queste, per mezzo di sentieri, si giugne a' quali ritrovami piccoli piani. Questo monte tredici eremitaggi dispersi su più alte rupi, è parimente un luogo rinomato da peregri- Ciascuno di essi consiste di parecchie stanze, naggio, sul quale è posto un convento di d'una capelletta e d'un giardino. Gli eremiti Benedettini con insieme dodici eremitaggi qui dimoranti non sono ecclesiastici ma laici, dispersi qua e là e costrutti assai roman- i quali, dopo avere rinunziato alle cose monzescamenfe fra singole rupi. Il numero de- dane, qui menano una vita rigorosa e solitagli uomini, che dimorano sparutamente ria, rimoti dal tumulto del mondo. Essi sul Montserrat, monta à 250, coinprenden- non discendono nel convento di Benedettini do de' monachi, laici e fanti. Il ricco e se non all' occasione di certi giorni di festa.
Ad00341 05 079a/itaMiscell. CXIX. Tom. VI. No. 77.
RIMARCHEVOLI MURA DI CICLOPI DELL' ANTICHITÀ.
In diverse parti d'Italia e di Grecia litro- conoscevano le arti meccaniche, ed avenvansi ancora oggidì più avanzugli d'antiche do richiesto necessariamente un dispendio muraglie, la cui struttura singolare prova enorme di forze, si è entrato in pensiero che derivano dall' antichità la più remota, di attribuirle a giganti possenti del tempo imperciocché, da immemorabili tempi in primitivo; laonde gli Antichi già le chiaquà, non si fabbrica più in tal modo. Essi marono mura de' ciclopi. I ciclopi sono i sono muri consistenti di rocche prodigiose, giganti romanzeschi del mondo primitivo. — che non sono sgrossate in quadro, secondo, La tavola qui aggiunta rappresenta una cola foggia presente, ma congiunte insieme si fatta muraglia, comprendendo gli avanzi ed ammucchiate artifizialmente l'una sull' superbi d'una città antichissima, probabilaltra, senza saldatura e smalto, con quan- mente quegli di Epidauro-Limera, ch'esiste ti poligoni uscirono fuori dalla petriera ancora oggidì nello sfondo della piaggia di Queste opere essendo state costrutte ne' Malvasia, nella penisola di Morea. Beitempi più antichi, dove gli uomini poco lissimo monumento dell' arte umanaf
Ad00341 05 080a/itaMisc. CXX. Tom. VI. No. 78.
SCENE DELLA TAURIA, PER L'ADDIETRO CHIAMATA CRIMEA.
Fig. 1. Danza de' Dervis.
Jervis so io frati mendicanti, che in parte vivono in conventi, in parte vanno girando neir Oriente, massimamente nella Turchia ed in Persia, predicando la lor fede e facendo varie buffonerie superstiziose, per abbagliarne la plebe. Secondo un rito singolare, ch'esiste fra loro, essisi ragusano in una moschea, (chiesa turca) ogni martedì e venerdì, di sera, dove celebrano l'uffizio divino, in presenza d'altri devoti, e di poi menano un ballo che soltanto consiste in un rapido giramento. L'uno dopo l'altro vi cade in un'accesso di svenimento, donde viene incontanente risvegliato per mezzo di pocche parole favellategli all'orecchio dall'arciprete, ossia Iman. Questa tavola ci fa yedere'una così fatta scena nell'istesso modo che viene rappresentata nella moschea principale di Baktschi - Saraj in Tauria.
Fig. 2. Buffone della Crimea.
Vediamo qui rappresentato un giudeo di Costantinopoli, il quale, accompagnato da una musica rumoreggiante di zingani, sta facendo i suoi atteggiamenti buffoneschi, per divertimento di alcuni signori di rango, che vi sono spettatori. Finito il ballo, egli ha dato all'abito suo la forma d'una bambola, fermata ad un bastone, al braccio manco, colla quale entra in ragionamenti pazzeschi. La bambola muta non vi risponde che con colpi, in sommo diletto degli spettatori.
Ad00341 05 081a/itaMiscell. CXXI. Tom. VI. No 79.
IL GIGANTE PERUVIANO.
Uomini di grandezza straordinaria si chia- sappiamo. La medesima usanza ritrovasi mano Giganti, siccome si dà il nome di parimente nell'America, vedendosi rappreNano a quegli che sono piccoli fuor di sentato nella tavola presente un gigante perùmodo. Entrambi si scostano dalla solita viano, di nome Basilio Huaylas, il quale, grandezza umana, non potendosi supporre nel 1792 venne portato dalla città d'Ica che sul globo terrestre vi s'incontrino na- a Lima, capitale del Perù, per farvi mozioni intere di giganti o di nani, benché stra. Nella età di 24 anni egli oltrepassaalla volta del Nord *i ritrovino delle schi- va l'altezza di 7 piedi. Le membra del »tte di viappiù piccoli uomini, e nelT corpo erano d'una grossezza sproporzionata, America meridionale la gran progenie de' massimamente quelle della parte superiore. Patagoni. Per l'ordinario Huaylas comparse nel costume bizzarro qui dissegnato. A paragone Uomini d'insolita grandezza, ossia gi- gli sta accanto un'uomo di statura ordinaganti, assai sovente si fanno vedere per ria, il che tanto più contrasta la di lui fidanari, a cogione della rarità, come noi gura gigantesca.
Ad00341 05 082a/itaMisc. CXXII. Tom. VI. No. 80.
STATUA EQUESTRE DI GIUSEPPE II, DAVANTI AL PALAZZO IMPERIALE IN VIENNA.
J-J Imperatore presente d'Austria, sua d'ella famiglia imperiale. L'Impera dore Maestà Francesco I, deliberò di far er- Giuseppe è assiso a cavallo, nel costume rogere un magnifico monumento, in me- mano, annunziando sua la protezione a'suoi moria del suo gran zio, Giuseppe II, sudditi colla destra distesa. Fuorché le tail quale, introducendo arti utili e seien- vole d'inscrizione sul piedestallo vi sono ze, sommamente meritossi della sua nazio- due gran bassi - rilievi di bronzo, relativi ne. L'Imperadcre desiderò che questo mo- a' meriti di Giuseppe. Il lato opposto aumento consistesse d'una statua equestre si referisce alla liberazione di Giuseppe di Giuseppe di bronzo, sostenuta da un ed all' aggrandimento del commerzio dell' piedestallo di granito, per abbellirne la Austria. piazza di Giuseppe davanti al palazzo im- L'altezza del monumento intiero monta penale in Vienna. L'incombenza ne ven- à 33 piedi g dita; quella del cavallo à 13 ne data al Sgr. Zauner, celebre statuario piedi; la Fig. ura dell' Imperadore è alta ri di Vienna. Dopo 11 anni di lavoro piedi. Il gruppo del cavallo insieme colla il tutto fu terminato colla maggiore per- Fig. ura di bronzo ha 400 cantari di peso, fezione, secondo la rappresentazione di Questa statua è un bellissimo monumento questa tavola, e co nsecrato nella piazza di dell' arte tedesca, degno d'essere, trasmesGiuseppe, i 24 di Nov. 1807» in presenza so alla posterità la più remota.
Ad00341 05 083a/itaPiante CXV. Tom. VI. No. 81.
RARI ALBERI.
La Palma ceruminosa dell' America meridionale. (Ceroxylon andicola.)
grossa tre linee, liscia come la canna, consistendo d'una mistura di resiriCa meriCHOnaie. na e ^ cera. A sinistra vediamo un pezzo C Cero xy lo n an die o la.) d e l t r o. nco in grandezza naturale. I nativi v. del paese, erte prendono questa scorza per (Questa rimarchevole specie di palma, che cera pura, ne formano ceri e candele arriva ali, altezza straordinaria ;di 160 a dopo averla mescolata con un terzo di seigo metri di -Parigi, è stata scoperta dal vo. Le frutta sferiche e paonazze hanno Sign. Alessandro di Humboldt, celebre na- un sapore dolcigno ; sono congiunte inturalista, durante i suoi viaggi nelP Ame- sieme a grappoli;,al di dentro ritrovasi una rica meridionale, sul monte Quindiu, Il mandorla sodissima. Questa specie di paitronco, attaccato alla terra con molte ra- ma non porta, mai più, di dieci foglie piudici cappellute, si alza perpendicolar- mate, che giugnono all' altezza, di ig a mente; fra gli annelli, formati dalle 2i piedi, di modo che il tutto offre una foglie scadute, sta appiccata una scorza vista sorprendente e sublime.
Ad00341 05 084a/itaVestimenti XI. Tom. VI. No. 82.
INCAS PERUVIANI.
Gli antichi Peruviani nell' America meridionale erano una nazione assai cultivata. Èssi avevano Rè ereditar), i quali, come tutti i principi reali, si chiamavano Incas, essendo riguardati da' Peruviani come Fig. li de' Dej, discendenti del sole, sotto la cui Fig. ura essi adoravano la suprema deità. Questi Incas, la cui famiglia oggidì è stata pressoché sterminata dagli Spagnuoli, ehe conquistarono il Perù, godevano di grandissima autorità e riputazione, come si può giudicare dalle cose sopraccennate. Ancora oggidì la lor memoria è molto rispettata, i Peruviani continuando a rappresentarli simbolicamente in tutte le processioni solenni, benché adorni di vestimenti più preziosi e più moderni che non portarono questi Principi: al tempo del loro splendore. La tavola aggiunta espone una tal rappresentazione allegorica de' tempi moderni, vedendosi un' luca insieme con sua consorte nell' abito moderno da gala che differisce dall' antico in alcune particolarità, siccome vengono tuttora rappresentati, in rgiorni di gran solennità, per rinnovellare la memoria d' tempi antichi a' Peruviani che non appartengono a' loro discenderai.
Ad00341 05 085a/itaMiscell. CXXIII. Tom. VI. No. 83.
TOMBE DE' TURCHI.
AJ Greci moderni e Turchi la morte, secondo l'usanza dell' anticliit'i, non apparisce sotto aspetti di paura e di terrore, anzi essi lo riguardano come uno stato di dolce riposo, senza veruna avversione. Per questa cagione essi sotterrano i loro morti in bare aperte, adorne di drappi preziosi; addobbano il cadavere de' mig. liori abiti del defunto, spargendolo di fiori. In tal modo essi portano gli ultimi avanzi a tombe situate fuori delle città, presso le strade maestre, oppure in su poggi attorniati di cipressi. Cosi fatti sepolcri, leggiadramente formati, servono spesso di passeggio; sovente consistono in casse aperte di marmo bianco, (Fig.. II.) accanto alle quali s'alzano pilastri adorni di simboli relativi al sesso ed al rango del trapassato. Il turbante significa l'uomo ; una specie d'urna la donna ; una rosa denota la ragazza. Dentro a' queste casse, empiute di terra soffice, si piantano de' fiori che vengono cultivati con cura reli> giosa da' parenti del defunto. I Turchi ricchi fanno altresì fabbricare de' portici sepolcrali intieri, (Fig.. I.) che consistono d'archi aperti, portanti una cupola, ovvero sono serrati ed illuminati d'alto. — Questa tavola rappresenta parimente degli edifizj di ampiezza mag. giore, provveduti di vestiboli aperti, dove i Maomettani fanno le loro divozioni. '
Ad00341 05 086a/itaVermi XIII. Tom. VI. No. 84.
L’ASTERIA ECHINITE.
In Tom. III. No. 94. della nostra galleria di pit- Dal corpo depresso e ricoperto di una crostare già imparammo a conoscere la maraviglio- -ta ossea sortono venti raggi, che sono spisastella marina atesta di Medusa, appartenente nosi al pari del corpo. La bocca di questo al genere Asteria ossia stella marina- Questa animale è l'apertura che si vede nel centavola rappresenta un' altra spezie straordi- tro del corpo, naria di questi animali, cioè l'Asteria echinite. Èssa è originaria de' mari indici, Molti esemplari bellifsimi di questo giugnendo talvolta ad una tal altezza che strano animale già si conservarono nel Mumisura più di dodici dita in diametro, seo Levexiano in Londra. —
Ad00341 05 087a/itaMisc. CXXIV. Tom. VI. No. 85.
CHIESA CATTEDRALE DI S. PAOLO IN LONDRA.
La chiesa cattedrale di S. Paolo in Londra, che vediamo qui rappresentata dalla parte del Tamigi, è uno de' più magnifici e de' più begli edificj dell' architettura moderna. Essa sta nel centro della gran Metropoli dell' Inghilterra, essendo rizzata nel luogo d'una antica cattedrale gotica che venne intieramente distrutta dall' orribile incendio del 1666. 11 celebre Architetto Sgr. Christofano Wren ne levò la pianta a norma della Basilica di S. Pietro in Roma. Questo immenso edilizio venne eretto in 3,5 anni, i fondamenti efsendone gittati ne1 21 di Giugno 1675 e la fabbrica compita nel 1710, alle spese di 4,420,512 talleri. La cattedrale di S. Paolo e fatta in forma di croce. L'esteriore n'è adorno di tre magnifiche entrate e di due file di pilastri. >.l dissopra dell' entrata maggiore stanrjo cue campanili, ma l'ornariienio principale si è :! maestoso duomo, ossia torre fatta a volta, cbe s'alza nel centro. Il duomo si regge su 32 coloune sostenenti una galleria attorniata d'una balustrada in sulla quale si sale per 534 gradini. Sopra la galleria s'innalza la superba cupola con una seconda galleria, sulla cui cima è pasta una tonicella ossia rocchetto terminante in una palla e croce dorata. L'interiore di questa cattedrale non corrisponde punto alla bellezza dell' esteriore, non essendo adorno che di bandiere conquistate e di due statue e monumenti rizzati in gnore di Johnson e Howard. Questa tavola rappresenta altresi il solenne tragitto del Lord Mayor, ossia Borgomastro maggiore in Londra, che si là annualmente i. 9 di Novembre, ali, ingresso del suo uffizio, passando egli per acqua a Westminster, con gran pompa, in gondole magnificamente decorate.
Ad00341 05 088a/itaPiante CXVI. Tom. VI. No. 86.
BEGLI ARBUSTI ESOTICI.
Il Rhododendro. (Rhododendron ponticum.)
Questa bella pianta ritrovasi nell' Oriente ed in molte parti della Spagna meridionale, principalmente ne' contorni di Gibilterra, e nelle stufe di Germania. Se viene coltivata come conviensi essa forma un' arboscello di 5 a 6 piedi d'altezza. Le foglie bislunghe ed appuntate nella parte davanti sono sempre verdi; la lor superficie è luccicante; nella parte inferiore sono d'un verde più gajo, attraversate da forti vene ed adunche all' estremità. Esse tono aggroppate insieme verso la cima de' ramicellij il gambo è cortissimo. Ne' mesi di Giugno e di Luglio allepunte de' rami vi compariscono bellissimi fiori rossi di cinque foglie riunite in ciocche, onde questo arbusto forma uh vagissimo ornamento de' giardini. A prima vista esso rassomiglia all' Oleandro, ma riguardandolo con più attenzione agevolmente si scopre la. differenza. — Questo arbusto contiene undici spezie, che s'incontrano per lo più su alti monti, ossia Alpi, ondederivail loro nome Nella patria di questo arbuscello alcune spezie sene adoperano in "medicina a cagione della loro virtù astringente.
Ad00341 05 089a/itaMiscellanea CXXV. Tom. VI. No. 87.
L'ARGINE DI GIGANTI IN IRLANDA.
J-j'iiola ài Staffa e la carerna di Fingal in Iscozia non sono superiori in bellezza al magnifico Argine di Giganti, situato in sulla spiaggia d'Ulster, tra Occidente e Settentrione, nella contea d'Antrim in Irland». Esso è naturalmente formato d'innumerabili pilastri di basalto che s'alzano perpendicolarmente, essendo per l'addietro stati riguardati da gente superstiziosa come un' opera di spiriti o di giganti. Questi pilastri di basalto (il cui numero monta a 30,000) formano una spezie di promontorio declinando pian piano verso il mare e terminando in un* argine, il quale mediante î pilastri proporzioualmente staccati forma una via piana dove si può camminare. Questo argine ha incirca 600 piedi di lunghezza e 120 a 140 di larghezza. I singoli pilastri hanno 12 a J5 dita in diametro, essendo quadrangolari, esagonati ed ottangolari, ma per lo più esagonali, come vediamo qui, da un lato rilevati e dall' altro scavati, onde le singole parti de' pilastri incastrano al pari delle vertebre della schiena, in tal modo sostenendosi in una direzione perpendicolare.
Ad00341 05 090a/itaMiscellanea CXXVI. Tom. VI. No. 88.
LA GOLPE DEL FORMENTO.
La golpe delle biade che spesco scema il mità. Fig., 3. mostra l'interiore d'un grano prodotto delle raccolte è un' infermità delle annebbiato di formento. Fig.. 4 rappresenpiante cereali che non è discernevole se ta un numero di granellini della nebbia non quando le spighe cominciano a germo- fortemente ingrossati. Ciascun giano è comgliare. Soprattutto il formento viene attac- posto di più altri gruppi ammucchiati che cato da questo male cagionato da' grani si discernono coli' ajuto del microscopio non debitamente fertilizzati, laonde invece umettandosi la nebbia. Fig.. 6. là vedere di contenere una sostanza bianca e farina- la forma de' singoli granellini della sana cea, essi sono ripieni di granellini nericci farina di formento non ancora pervenuto e puzzolenti nello stato fresco che finalmen- alla maturità, quando è molliccio. La nebte macchiano tutta la spiga, quando i gra- bia del formento è una specie particolare ni annebbiali si spaccano, volandosene la di funghi consistenti di polvere che apparnebbia. F. I. è un grano di formento in- tiene al genere nebbia, comprendendo molvolpato in grandezza naturale. F. 2. e 3. te specie. Allo stesso genere viene parifortemente ingrossato, bbb in ambedue Fig. u- menti ascritta la cosi detta ruggine delle re vi sono le antere sterilite da infermità, biade. Fig.. 5. espone la forma de' grani a a. Fig.. 2. i pistilli sFig. urati da infer- ingrossati della ruggine dell'orzo. J. jr.
Ad00341 05 091a/itaMiscellanea CXXVII. Tom. VI. No. 89.
ROVINE DELL'ANTICA CITTÀ DI SAGUNT IN ISPAGNA.
Nella Spagna meridionale, tra Valencia e Barcellona è situata la città di Muryiedro» «love ritrovabile rovine di Sagunt, onde gli avanzisi vedono in Fig.. I. e II di questa tavola. La città di Sagunt è famosa nell' an-. tichità per la pertinacia senza esempj colla quale gli abitanti, alleati de' Romani, si difesero contro i Cartaginesi sotto la condotta d'Annibale dopo la prima guerra punica. I Cartaginesi dopo un' assedio di otto mesi avendo finalmente presa la città d'assalto, Annibale, che aveva conceduta a' soldati rapaci la facoltà di saccheggiarla tutta intiera, restò sorpreso nel vedere dappertutto la distruzione e le rovine. Gli abitanti di Sagunt vollero piuttosto morire che sopravivere alla caduta della libertà; coloro che non erano caduti gloriofamenie combattendo si serrarono co' loro congiunti dentro alle caie che vennero mefse a fuoco,. iti tal guisa esponendosi alle fiamme come liberi cittadini insieme culle loro cose preziose. I Romani vendicarono i Saguntini nella seconda guerra punica col discacciare i Cartaginesi dalle rovine della città che da loro là riedificata con maggior pompa; ma tuttavia questa città, un' altra volta restaurata in tutto '1 suo splendore, venne d istruì« ta di nuovo da' Barbari durante la lor invasione nel secolo quinto, i soli testimonj della sua grandezza passata essendo gli avanzi, principalmente quegli del teatro che si vedono in Fig.. I. nella parte dinnanzi. Sotto il dominio succedente de' Goti la città di Sagunt venne rialzata, ma con minor belle/.zn. Gli avanzi di quel tempo sono probabilmente quegli del castello. (Fig.. II;.
Ad00341 05 092a/itaMisc. CXXVlII. Tom. VI. No. 90.
MONUMENTI DE' CELTI DI CARNAC
Nella Francia occidentale, presso il castello mani d'uomini in maniera assai baldanzosa, di Cornac, nel Dipartimento di Morbihan, Tuttora si contano 4000 cosi fatti ceppi dilungo la spiaggia, in un diserto pieno di dune, rupati die s'alzano perpendicolarmente, il si ritrovano i seguenti rimarchevoli monu- cui uso riesce difficile ad essere spiementi dell' antichità che derivano da' Celti, gato; ma secondo tutte le apparenze essi si i quali anticamente abitarono quella parte riferiscono a'costumi religiosi di quel popolo di Gnllia. In quelle pianure arenose del antico. Pare che i gruppi di pietre (Fig.. II.) tutto prive di rocche il viaggiatore s'incon- abbiano un rapporto più stretto a certe scientra in rozzi ceppi dirupati, i quali, non essendo ze, contenenti torse delle osservazioni sul sostenuti che dal proprio peso senza base cielo stellato. veruna, probabilmente sono stati eretti da
Ad00341 05 093a/itaMiscellanea CXXIX. Tom. VI. No. 91.
VISTA DELLA GRAN PIAZZA DELLA CITTA DEL MESSICO IN AMERICA.
Nel luogo della pTcsente città del Messico, fabbricata dagli Spagnuoli dopo la conquista di quel jaese del nuovo mondo, fu situata ne' tempi passati la città di Tenochtitlan, residenza de' propri Rè degli antichi abitanti. Ques'a città essendo stata presa dagli Spagnuoli e totalmente distrutta, dopo un' ostinato assedio nel 152I, Cortez, capo dell' esercito spagnuolo, fece fondare alla europea una nuova città del Messico the contiene incirca 140,000 abitanti, non essendo essa inferiore alle più rinomate città d' Europa. Vediamo qui rappresentata la piazza maggiore (la plaza major) dove già stava il gran tempio di Messitìli, ossia Dio della guerra, degli abitanti primitivi dell'America poi così detta. Oggidì questa piazza è adorna della pomposa statua equestre di Carlo 1!'., Rè di Spagna, costrutta di metallo dall' ingegnoso artista spagnuolo Don Manuel Dolsa, ed eretto nel Messico nel 1203. La piazza attorno alla statua è lastricata di pietre quadrate di porfido, circondata da una bai listrada e serrata con quattro porte. Dietro alla piazza principale nel centro della nostra Fig. ura vediamo la magnifica chiesa cattedrale (2) onde l'una parte è fabbricata interamente alla moresca (3). A sinistra della chiesa cattedrale si scorge il palazzo sempli. cernente costrutto eh' è la sede del Viceré della nuova Spagna.
Ad00341 05 094a/itaMisc. CXXX. Tom. VI. No. 92.
LA FONTANA CHIAMATA TOP HANÈ IN COSTANTINOPOLI.
Onesta rimarchevole e magnifica fontana, situata in Top-Hanè, uno de' sobborghi di Costantinopoli, da cui deriva il suo nome, e stata copiata ne' tempi moderni per la prima volta dall' artista tedesco Melling, già architetto della Sultana Ha did gè, i Turchi sospettosi rade volte permettendo agli stranieri il copiare qualche cosa de' loro edifizi pubblici. Questo monumento è memorabile perocché ci dà una giusta idea dell' architettura e dell' arte dell' affazzonare di cui si servono i Turchi. Il Sultano Mahmud fece fabbricare questa fontana nel 1733 a fine di provvederne questa parte di Costantinopoli d' acqua buona a bere come pure d'un luogo da farvi i lavamenti religiosi usilati fra i Turchi. La parte inferiore dell' edifizio è incrostata di marmo bianco, la cui superficie è leggiadrissimamente adorna di varie volate dorate, di fregi e [di sentenze dell' Alcorano, eh' è il libro santo de' Turchi. Con tutto ciò non vi si trovano delle Fig. ure d'uomini o d'animali, la qual cosa essendo proibita secondo la fede turca. Alla parte inferiore dell' edifizio, che ha 25 piedi quadrati ed un fonte a ciascuno de' quattro lati, soprasta una tettoja che fa il più delizioso rezzo. Un tetto fatto a volta e adorno di 16 torricelle termina il tutto in maniera assai leggiadra. Presso la fontana vediamo alcuni Turchi occupati ne' loro santi lavamenti ed accanto ad essi un gruppo di donne turche. Nella parte d' innanzi corre una carrozza turchesca affatto fornita di finestre ingraticolate, in cui le donne de' Turchi fanno una passeggiata.
Ad00341 05 095a/itaMiscellanea CXXXI. Tom. VI. No. 93.
PETRIFICAZIONI RIMARCHEVOLI.
Palma marina impietrata ossia Pentacrinite. (Pentacrinites Helmintholithus portentosus. L.)
zione colIe Pentacriniti dell' antichità, ap. partenendo sistematicamente allo stesso genere chiamato Encrino. Gli animali di quest' ordine tengono il mezzo tra gli aniJrentacrìniti sono forme d' animali pietrifi- mali a guisa di corallo e le stelle marine, cati della classe degli Zoofiti ossiano piantani- vivendo per sempre nel più profondo de' mali marini. Esse sono composte d'una mari, parte sotto la zona torrida, parte in sostanza grossa, cestuta, con più braccia, regioni più fredde, dove stanno fissati al che sta attaccata ad uno stelo articolato, suolo per mezzo de' loro steli flessibilissimi, senza rami, della lunghezza di più piedi. In molti paesi dell'Europa le palme marine Finora non si conoscono se non due o tre impietrite si rincontrano sparite col crescere spezie di zoofiti che hanno una stretta rela- dentro alle pietre da calcina.
Ad00341 05 096a/itaMiscellanea CXXXII. Tom. VI. No. 94.
PETRIFICAZIONI NOTABILI.
Gigli marini pietrificati o Encriniti dell' antichità. (Encrinites Helmintholithus. Encrinus L.)
Encriniti o Gigli marini sono spezie pietrificate di piant-animali marini dell' amichila che hanno qualche somiglianza colla palma marina tuttora vivendo ne' profondi del mare delle Antille e che probabilmente appartenevano allo stesso genere Encrino. Fig.. I. di questa tavola fa vedere un giglio marino chiuso, con più braccia, insieme collo stelo diviso in molti articoli, mediante il quale il zoofito vivo s'appiccava al fondo del mare. Fig.. 2. è un giglio marino, senza stelo, con più braccia, entrambi essendo forniti d'internodi rotondi. Fig.. 3. rappresenta la sostanza chiusa, a forma di fico, d'un' altra spezie d'Encrinili, i cui internodi sono pentagoni, siccome mostrala base, che stava attaccata allo stelo. Le altre Fig. ure parte sono singoli internodi d' Encriniti che si chiamano volgarmente per diversi nomi, p. e. trochiti, pietre stellarle, astroiti etc. etc., parte sono pezzi, a gui*a di colonna, di cosi fatti steli (6. 7.) composti di più giunture che s'alzano l'una sovra l'altra, chiamandosi comunemente asterie, pietre stellane, entrochiti. In molte regioni della Germania è d'altri paesi i gigli marini pietrificati si rincontrano racchiuse dentro a diverse spezie di pietre da calcina.
Ad00341 05 097a/itaPiante CXVII. Tom. VI. No. 95.
PIANTE MEDICINALI.
Fig. 1. L'Elenio comune. (Inula Helenium. L.)
L'Elenìo comune ossia genuino è una pianta utilissima, che cresce salvatica in più parti dell' Europa come pure in alcune regioni della Germania, coltivandosi ne' campi per la sua utilità e ne' giardini per ornamento. Le radici lunghe e grosse, che hanno un sapore forte ed amariccio, parte si seccano parte si adoperano in medicina in differenti dissoluzioni. Sene forma altresì un salubre vino e birra che ne traggono il nome. La radice, mescolata colla soda e colle coccole della moitella, somministra un colore turchino. Dalla radice sorte uno stelo, dell' altezza di 3 in 4 piedi, a foglie merlile» alla cui cima, ne' mesi di Luglio e d'Agosto, compariscono fiori gialli, a guisa di stella, senz' odore.
Fig. 2. La Saponaria comune. (Saponaria officinalis. L.)
Questa pianta salutifera, alta 2 in 3 piedi, cresce selvaggia nella Germania, lungo le strade e nelle siepi, producendo durante l'estate fiori bianchi che danno nel rosso. Le foglie e la radice hanno principi saponacei e dissolutivi che somministrano un remedio provato contra molte malattie. Essa è stata traspiantata ne' giardini per ornamento, dove col mezzo della coltura n'è stata prodotta una variazione a ciocche di fiori doppi.
Ad00341 05 098a/itaMiscellanea C XXXIII. Tom. VI. No. 96.
IL MORAI, OSSIA CIMITERO, DELL' ISOLA DI NUCAHIVAH NEL MARE MERIDIONALE.
Nel mare meridionale ritrovasi un gruppo d'isole scoperte la prima volta nel 1595 e note sotto il nome d'isole di Marquesa, o di Mendoza. Fra le isole settentrionali n'è situata ancora quella di Nucahivah, che abbiamo imparato a conoscere più esattamente per via dell' ultimo giro del mondo fatto da' Russi, per iscoprire nuovi paesi, sotto la scorta del Capitano di Crusenstern. Gli abitanti di quest' isola sono benfatti, sani e robusti di corpo; la lor carnagione rassomiglia a quella degli Europei. Essi adornano tutto '1 corpo di Fig. ure intagliate, che fanno entrare nella carne fregandole con terra turchino-nera, onde più non spariscono. L'indole di quest' isolani del mare meridionale non è punto dolce; essi, al contrario, sono maligni e vendicativi a tal segno che divorano i loro nemici prigionieri. Da una ciarpa stretta infuori essi sono ignudissimi. Le loro abitazioni non sono che capanne composte di canna d'India. Dopo molte cerimonie eglino seppelliscono i morti ne' loro cimeteri, chiamati Morai, onde ciascuna famiglia n' ha un particolare. I Russi, facendo il giro del mondo, ottennero la permissione di visitare un cosi fatto Morai, il cui efFig. iamento vedesi nella tavola presente. Qupsto cimitero era situato in una regione assai romanzesca, sopra un monte; in una cassa v' era esposto un corpo morto. Al di fuori stavano più idoli deformi, scolpiti in legno; accosto a questi si scorgevano delle colonne, composte di foglie del cocco, e cinte di drappi di bambagia bianca. Tutto ciò si riferiva a costumi religiosi.
Ad00341 05 100a/itaMiscellanea CXXXV. Tom. VI. No. 99.
MUSICA DE CORNATORI RUSSI.
Questa Musica, inventata in Russia nel 1750, da Maresch, Boemo di nazione, ha una dignità, grandezza, dolcezza e pienezza di suoni, ond' è priva qualunque Musica conosciuta, anche l'organo, con cui ha la maggiore rassomiglianza. Essendo questa Musica tanto più straordinaria, che ogni corno non ha che un solo tuono, una breve descrizione ne riuscirà interessante ai dilettanti di Musica come pure a coloro che ne sono mal pratici.
La tavola aggiunta ne dà una rappresentazione intuitiva. La contrada mostra un bosco, dove, sopra un' eminenza, si vede posto il coro imperiale de' cacciatori russi, divisi in quattro file, co' loro corni da caccia. Nella prima fila sta il soprano, nella seconda il contralto, nella terza il tenore, e nell'ultima il basso.
Ciascuno tiene un libretto di Musica, da cui non gli è lecito di staccare gli occhi, per dare il tuono a tempo. Bisogna dunque ch'egli conti pontualmente tutti gli altri suoni, finché tocchi a lui di sonare il corno, tutta la di lui arte, che certamente non è facile ne' passaggi allegri e ne' trilli, consistendo nel fare giuste pause. Neil' altra mano egli ha il corno d'ottone o di rame.
Alla fronte, davanti al soprano, o nella fila anteriore sta il maestro di cappella, che ha riposto la partizione sopra un leggio, in faccia sua. Egli tiene un bastoncello, con cui batte non solamente la misura, ma ancora ogni quarta. I bassi, a cagione della loro mole, si reggono su piccoli piedestalli, costrutti a tal fine.
La Musica, che si fa co' corni, è coniposta incirca di quaranta persone, onde ciascuna tiene un corno o due. Que' corni, che danno i più bassi tuoni, hanno 5 in 7 piedi di lunghezza. Questa misura scema proporzionalmente, di modo che i più piccoli non arrivano che alla lunghezza d'un piede.
Non si può sentire niente di più affettivo ch'un canto fermo, ovvero adagio, accompagnato da questo strumento. Non v'è niente di più giocondo che di vedere sonarvi un' aria allegra, quando un Musico, con duo corni, va cambiandoli spesse volte, in tempo presto.
Benché per addestrare un cosi fatto Virtuoso si richieda pazienza fuor del comune tuttavia i Russi, che per lo più hanno gran talenti per la Musica, ben pretto abituanti ad osservar la misura.
Ad00341 05 101a/itaInsetti. LIII. Tom. VI. No.98.
PAPILIONE BERNARDO DELLA CINA.
(Papilio Bernardus. Fabricii.)
Sopra un ramicello' copiato d'una pianta La Fig. ura superiore fa vedere la farfalla chinese e giaponese, di nome Camellia nello stato di riposo, insieme col portajaponica, vediamo una gran farfalla, leg- mento delle ali piegate al dissopra, il cui giadramente segnata, eh'è originaria della lato inferiore è bellamente adorno. Questa Ch.-a e del Giapone. Il colore matrice farfalla esotica appartiene a quelle ad ali delle ali anteriori n'è affocato; sono scannel- occhiute, fra le quali però non ven'è aliate d'una fascia traversale gialla e d'un largo cuna in Germania, che uguagli questa farorlo nero. Le ali posteriori, similmente falla chinese nella grandezza e cella beiaffocate, sono codute e vagamente macchiate lezza del colorito, di occhietti neri e di punti centrali bianchi.
Ad00341 06 003a/itaMiscellanea CXXXVI. Tom. VII. No. 1.
COSE MEMORABILI PERSIANE.
LaPersia, già famosa fra i paesi dell' Asia, tuttora appartiene, per più riguardi, agi' iniperj memorabili di quella parte del mondo. Questa tavola ci rappresenta: "
Fig. 1. Veduta della città di Sciras.
Sciras, capitale délia Provincia di Farsistano, o délia Fersia propria, h situata in un bellissimo vallone, ma presentemente è decaduta dall' antico suo splendore. E cinta di mura e ha sei porte. Le case, fabbricate di mattoni, sono di sparuta appaleriza; non di meno Sciras ha una bella dogana, ossia Basar, ed aîtri edifïzj pubblici. Questa città è famosa inoltre pel vino eccellente, detto vino diSciras, ch'è xinomato in tutta l'Asia.
Fig. 4. Tomba del Poeta persiano Hafi
z. Le arti e le scienze fiorirono ne' secoli passati nell' Oriente ed anche in Persia. Fra gli uomini celebri di quel paese si nomina ancora - il Poeta Hafiz, ^cheinacque in Mosselli, presso a Sciras, e che vi: mori nel 1340. Vediamo qui effig. iata la di lui tomba in più modi distinta. È situata nel centro d'un gran cirnetero quadro, rassomigliante ad un giardino. Ail' entrata sono due gran leoni, di rimpetto, in una chiudenda ingraticolata si vedono le tombe di Hafizy di due de' suoi discepoli, e d'un Principe del sangue. Tuttequattro sono formate a guisa di casse di pietra, da ambedui li lati attorniate di piètre, alte 6 piedi, in sulle quali sono intagliati varj passi dell'vAlcorano. 11" Monarca persiano Cherim- Chan, fece abbellire questa tomba un edificio di più stanze essendo stato innalzato nella parte di dietro. Poco lontano v'è ancora il sepolcro di Saaâi, célèbre Poeta persiano.