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Ad00341 05 052a/itaMiscellanea CI. Tom. VI. No. 50.
ABITAZIONI DE' BESCIUANI.
1 Befciuani, che abitano l'interiore dell' Africa, fono della fchiatta di Hottentotti, la quale per più rifpetti differifce da effì. Gli Olandefi, da dieci anni incirca, cene recarono notizie più efatte dal Capo di Buona Speranza. Quefta gente mezzocolti?ata s'applica all' agricoltura, alla caccia ed all' econonna di beitiame. I loro villaggi fono comporti di abitazioni ficcome qui fene vedono dipinte. Le capanne fono coftrutte nella maniera feguente. La parte interiore è attorniata d'un muro tondo d'argilla vergato di rami. dentro al quale ritrovali una porta affai ftretta. Qui dimora la propria famiglia. Queft' appartamento interiore è accerchiato d'un corridojo foftenuto da tronchi della Mimofa, dove la notte dormono i fervi e gli fchiavi. Il tetto appuntato all' eftremità e coperto di giunco, ombreggiando parimente il corridojo efteriore, onde il tutto fa belliffima vifta. La biada ferbafi in de' granaj di Fig. ura conica, di cui uno fi vede dipinto allato. Le femmine efercitano l'agricoltura, e gli uomini s'occupano della caccia e dell' allevamento di beftiami. —
Ad00341 05 053a/itaMiscellanea CII. T. VI. Nr. 51.
CAVERNE RIMARCHEVOLI.
La caverna chiamata Schiilerloch in Baviera. IN elle grandi e spaziose caverne delle montagne calcari l'acqua impregnata di particelle di calcina spenta forma delle stalattiti fibrose, onde l'interiore di questa caverna è adorno in varie Fig. ure che la rendono degnissima d'ammirazione. Una così fatta grotta, nominata Sihulerloch, vediamo dissegnata nella tavola presente. Essa ritrovasi nella montagna da calcina appresso al fiume à'Altmiìhl in Baviera, appiè d'un villaggio, di nome Alt Es sing. Benché da prima non si possa senza difficoltà passarne l'entrata, ch'è alla sommità della rupe, pur chi vi s'incamina con assiduità ne gode ben presto della ricompensa nel rimirare la magnifica grotta qui dissegnata. I pilastri s'alzano l'uno sovra l'altro a guisa d'un duomo gotico, sostenuti da colonne di stalattite che pendone dal tetto insino al fondo, formando più aperture, dove all'imaginazione dello spettatore, ingannato dal lume della torcia, Si rappresentano degli altari ed altri ornamenti e sfregi d'una chiesa.
Ad00341 05 054a/itaMiscellanea CIII. T. VI. No. 52.
ARCO TRIONFALE DELL'IMPERADORE SETTIMIO SEVERO.
La tavola nresente ni rappresenta uno di que' monumenti rimarchevoli, che da' Romani antichi vennero inalzati a'ioro eroi vincitori, o per gratitudine o il più delle volte per adulazione. Quest'arco trionfale, consacrato all' Imperadore Settimio Severo, a cagione delle vittorie da lui riportate sovra i Parti, Arabi ed altre nazioni, vedesi ancora oggidì in Roma quasi intero e purificato di fasciume dietro al campidoglio essendo attorniato d'un muro di riparo. (1) Fig.. I. ci fa vedere il lato maggiore con insieme le sue quattro belle colonne e tre porte fatte a volta che nel mezzo sono congiunte insieme mediante due archi. Al dissopra dell' arco maestro si vedono due bellissime Fig. ure della Dea della fama. Sopra i piccoli archi laterali sono rappresentate in bassirilievi le geste dell' imperadore trionfante,, leggendosi sul lato d'innanzi e di dietro l'inscrizione dedicatoria che fa menzione del successore del suddetto imperadore. Le lettere scolpite furono già intarsiate in bronzo dorato che però poscia veniva involato. Il tutto termina in un terrazzo che si ascende nell' interiore per mezzo d'una scala e dove per l'addietro si vidde intagliato in pietra il carro trionfale del vincitore attorniato di soldati. Fig.. II. ci rappresenta una delle parti laterali di quest' arco trionfale che sono prive di ornamenti fuorché le colonne e la cornice. Tutto questo edifizio magnifico è intieramente costrutto di marmo bianco.
Ad00341 05 055a/itaInsetti LII. T. VI. No. 53.
FALENE DI GERMANIA.
Fig. 1. Il Picchio. (Phalaena Bombyx Dominula.)
vJuesta falena merita con ragione il nome di picchio pel suo colore principale foscoverde delle ali d'inanzi. pelle macchie bianche ed aramiosedi diverse Fig. ure 1 he leggiadramente vi contra timo e pelle ali di dietro d'un rosso huilante di cinabro adorne di strisele e punti rieri Fig. 2. La Falena porporina. (Phalaena Bombyx purpurea.)
Questa falena ricercatissima da' dilettanti di farfalle e che non si trova da per tutto viene così chiamata a motivo delle sue ali di dietro d'un rosso ardente adorne di macchie nere assai contrastanti che danno nell' azzurro. Le ali d'inanzi gialliccie sono sparse di varie piccole mattine brune delle quali Tuna ha la forma di S, orde si è dato all' insetio il nome di orso giallo II bruco (b.; appartiene a' l~ru chi orsiii a cagione cFig. 3. La Falena de'tigli. (Phalena Bombyx Bucephala.)
Benché il bruco perfetto (S) dipinto a più colori di questa falena, originaria della Germania, si nudrisca colle foglie di varj alberi tuttavia preferisce le foglie de' tigli. Esso è poco peloso, alla bella prima tutto nero, divenendo a poco a poco più giallo dopo avere cangiato più volte di pelle. L'insetto alato (A) porta il nome di teschio di bue a motivo della sua testa grossa mezzo nascosa sotto il collare peloso,- viene altresì chiamato mezza luna pelle macchie grandi e gialliccie sulle punte delle ali d'inanzi. Il bruco si cangia in crisalide sotto la terra dove costruisce un buco senza addobbarlo d'un bozzolo.
Fig. 4. Il Geometra degli ontani. (Phalaena Geometra alniaria.)
I bruchi (b) della famiglia a cui appartiene questa falena rassomigliano perfettamente a de'ramiceli! d'alberi secchi massimamente quando il bruco sta dritto sulla parte posteriore in istato di risposo. Non avendo alcune zampe se non alle due estremità ed essendone privo nel mezzo del corpo non va strisciandosi inanzi con tutte le parti del corpo ma soltanto per spanne formandone un' annello onde la denominazione di Geometra si deriva. Ama sopra tutto le foglie degli ontani non disprezzando per ciò quelle d'altri alberi. Questa falena piace più pelle ali leggiddramente intagliate di dietro chepella semplicità de' suoi colori. Il bruto subisce le sue nictamo-ddsi sugli alberi dove traile foglie forma un' inviluppo con lunghi fili -'entro al quale, deposta l'ultima sua pelle, comparisce in forma di crisalide verdebiunca.
Ad00341 05 056a/itaMiscellanea CIV. T. V. No. 54.
MONTI RIMARCHEVOLI.
I. Il monte campaniforme (chiamato in tedesco Gross-Glockner.)
11 monte campaniforme, che vediamo dissegnato nella tavola presente, dee il suo nome alla forma rassomigliante a quella di campane; s'innlza al di sopra della superficie del mare all' altezza di 12,000 piedi essendo il più alto de' monti di Salisburgo situato fra i confini di Tirolo e Carintia. Non si giunse alla di lui sommità se non ne' tempi moderni, il Vescovo di Gurc, Principe di Saint - Reiferscheid, essendo il primo a riuscire in questa impresa, utilissima aliai fisica con; insieme più letterati assai ragguardevoli. A fine di favorire la comodità de' viaggiatori il Vescovo suddetto, degno di somma stima, vi fece costruire più case delle quali la prima e la più grande qui dissegnata chiamasi in Tedesco Salmshöhe. Di qui si ha da caminare appiè passando sovra delle rocche scoscese ricoperte di neve, il che rende il viaggio assai pericoloso. Per arrivare alla cima, che viene divisa in sei punte, si contano sei leghe di strada. Sulla sommità del monte dove appena capono 6—8 uomini ritrovasi una croce di ferro di 12 piedi d'altezza. Qui il cielo sereno offre agli occhi la vista la più bella scorgendosi di lontano le Alpi di Carintia, Stiria e di Tirolo con insieme i fiumi d'Eno e Dravo. La descrizione publicata dal Sgr. il Professore Schuhes in Inspruc è la più bella che si possa leggere intorno a questo viaggio.
II. Il monte nevoso.
Questo monte, che deriva il juo nome dalla neve onde il fastigio e'1 lato settentrionale vedonsi coperti per tutto* l'anno, è situata 11 eli' Austria bassa (/leghe distante da Vienna presfo a' confini di Stiria. Esso, meno alto del precedente, s'alza sopra la superficie del mare all' altezza di 6600 piedi avanzando perciò d'un terzo quella della famosa cima nevosa in Silesia. Il camino conduce il viari, dante per molte leggiadrissime contrade né* si corre punto rischio nel montare lo di lui cima. Di quasi riguarda fin dove si stende la vista i bellissimi contorni di Vienna. L'aria serena ci rappresenta di lontano il porto di Trieste in una trasparenza brillante.
Ad00341 05 057a/itaPiante CX. Tom. VI. No. 55.
CARDI STELLATI DELL'AMERICA MERIDIONALE.
A cardi stellati, che si ritrovano nelle stufe d'Europa, non sono originari se non di paesi più caldi dell' America meridionale e delle isole vicine a' tropici d'America. Tutti sono vegetabili sugosi e carnosi che traggono il lor nutrimento e fertilità piuttosto dall' aria che dalla terra. Per questa cagione essi crescono e vengono inanzi anche ne'luoghi più aridi e sabbiosi de'clirni più caldi. La maggior parte di queste piante è nuda di foglie né composta che di fusti e rami d'una diversa sì ma intiera uniformità nonostante le diverse sorte, la forma de' lor organi, difesi più o meno da pungoli, essendo ora sferica ora cilindrica ed ora angolosa. Con una co*i fatta uniformità de' tronchi e de' rami tanto più contrastano i fiori leggiadramente coloriti e formati che non sbocciano che una sola volta dopo '1 tramontare del sole richiudendosi per sempre dopo alcune ore. Le frutta mangereccie di questa pianta si rassomigliano al fico essendo d'un sapore agrodolce.
Nella tavola presente vediamo dissegnato: '
Il cardo a mellone. (Cactus Melocactus)
Gli organi del tronco sono della grandezza d'una testa d'uomo, avendo la forma di mellone solcata dall'alto di modo che ne sortono molti merletti armati di pungoli per lo più di 14 dita d'altezza. Quando la pianta h nel punto di produrre de fiorì e delle frutta, al dissopra sporta un gambale cilindrico, alto, peloso e guernito di spine donde sortono tutto d'intorno fiori dapprima vermigli, che finalmente diventano d'un rosso di cocciniglia, ciascuno de'quali in capo sta attaccato ad un germoglio donde si sviluppa dipoi il frutto a guisa di mellone carnoso e d'un rosso scuro di cocciniglia in sul. quale il fiore vizzo si sostiene appiccandosi.
Ad00341 05 058a/itaMiscellanea CV. T. VI. No. 56.
I BOSCIUANI.
I Bosciuani, rbitanti dell' Africa meridionale, le cui abitazioni e maniere di vivere già imparammo a conoscere in quaderno CX. di questo tomo, si vedono dissegmti più caratieriuicamente nella tavola presente dietro la loro carnagione e forma. Vediamo qui un giovane n arito con insieme sua giovane moglie. Il marito ha la testa adorna di piume, p'rta orecchini, triangolari ; la sua nudità è coperta d'un mantellino di pelli d'animali e d'un grembiale; al braccio gli pende mi cestello o piuttosto sacchetto tenendo in mani hassagaj ovvero jacoli, armi usatissime di questa gente guerreggiosa e mezzo selvaggia, la quale spesse volte s'impaccia di dissensioni sanguinose co' suoi vicini. — La giovane donna che qui sta assisa e colla quale il marito si trattiene, ha il bassoventre decentemente coperto di grembiali di cuojo che formano una specie di gonnella Molte donne hanno indosso anche mantellini. La femmina qui dissegnata fu;na del tabacco sorbendone il fumo a beli' agio col mezzo d'un corno cavo riempito d'acqua in capo al quale sta incastrata una canna da pipa di legno insieme colla testa. Accanto ad essa vedesi l'asce sua, il taglio de' boschi essendo l'occupazione principale delle donne. In sul suolo si vedono poste alcune stoviglie.
Ad00341 05 059a/itaMiscell. CVI. Tom. VI. No. 57.
COLOSSEO OSSIA ANFITEATRO DELL'IMPERATORE FLAVIO VESPASIANO.
1 ralle rovine le più rimarchevoli e le più magnifiche dell' architettura romana si comprendono anche gli anfiteatri che si ritrovano in Roma più o meno scaduti, donde il più bello e'1 più grande è quello dell' imperadore Flavio Vespasiano che vediamo nella tavola presente. Venne costrutto due anni dopo la distruzione di Gerusalemme e sino a' nostri tempi sen' è conservata una parte grandissima, non il tempo ma gli uomini essendo cagione della di lui mutilazione e rovina. Esso è un' edifizio d'immensa ampiezza donde Fig.. IL ci rappresenta, il lato ottimamente conservato, elto quattro piani, de' quali ciascuno è adorno d'un' ordine di colonne. Quest' anfiteatro, secondo il disegno, (Fig.. I.) ha la forma ovale nel cui centro ritrovasi l'aringo ossia Marena (a) dove uomini avevano da combattere con uomini o con delle fiere, a fine di sollazzarne migliaja di spettatori che si adunavano in quest' edifizio massiccio di pietra. Quest' aringo è attorniato d'una galleria a scalini (Z>) sotto i quali ritrovansi le volte in cui si rinchiudevano le bestie feroci. Quattro entrate maggiori (e) ci guidano all' edifizio ed all' aringo, per quattro altre (e) si giugne ne' piani superiori e per altrettanti nsgl' inferiori.
Ad00341 05 060a/itaPiante CXI. T. VI. No. 58.
IL CARDO A FIORI STELLATI, OSSIA FICO INDICO. (Cactus grandiflorus.)
vJli organi serpeggianti del tronco e deT ed all' entrar di Luglio la sera dopo'I trarami di questa pianta, rimarchevole a cagio- montar del sole richiudendosi tutto vizzo ne del suo fiore pomposo, arrivano all' al- primo dello spuntare del sole. Il dissegno tezza di 3 a 6 piedi avendo al" più due dita ci fa vedere la forma e'1 colore di questo di grossezza. La lor forma è cilindrica od magnifico fiore che sparge da per tutto una un poco attenuata all' estremità, i merletti soavissima fragranza. Esso naturalmente alti, per l'ordinario al numera di sei, es giugne talvolta ad un'altezza maggiore se «endo armati di pungoli giallicci. La so- viene coltivato presso a piante vigorose, itanza interiore è carnosa e sugosa. Molte L'embrione arriva alla maturità frallo spazio di queste pannocchiette spinose ar lati de' dvun' anno producendo un frutto sugoso, a rami producono in primavera de* germogli guisa di pera, d'un sapore agrodolce, armaguarniti di squame e di bianchi mazzetti pe- to tutto d'intorno di squame piccole rosse e losi. Questi germogli formane»' al dissopra scabrose che danno nelP aranciato. Questa un calice parimente squamoso e peloso di pianta ritrovasi nelle stufe essendo per orifuori di 6 dita d'altezza, onde sorte un fiore ginaria dell' America meridionale, di Giapomposo che non sboccia pienamente se maica, e di San Domingo, son una sola volta verso il une di Giugno
Ad00341 05 061a/itaMisceli. CVII. Tom. VI. No. 59.
COSE RIMARCHEVOLI DEGLI HINDUI.
Gli Hindui, abitanti dell' Asia interiore, sono assai famosi pe' loro costumi e per l'antichità della di loro religione, secondo la quale tutti gli altri pareri e sentenze de' differenti paesi, in materia di religione, a poco a poco si conformarono. Il simbolo dell' Essere supremo , che rappresentano senza figura, consiste in un globo. Da esso trassero l'originei tre Dei superiori: Brama, Vischnu e Schiven. — Vischnu é il conservatore, Schiven il distruttore del conservato, a'quali gli Hindui erigono de' tempj o d' pagodi, donde il ritratto vedesi in No. 19 del tomo sesto e nella tavola qui aggiunta. Al dissopra della porta maestra s'innalza una torre in forma di piramide di più compartimenti, de' quali ciascuno è adorno d'una gran finestra illuminata di notte con delle lampade in giorni di festa. Avanti al pagode vedesi un gran vivajo da bagno, gli Hindui bagnandosi tutti i giorni e credendolo un' azione religiosa. Al di là della riva ci si rappresenta un' abitazione aperta sostenuta da colonne, che chiamasi Schultri, la quale serve di ricovero a' peregrini, dove si può pernottare libero d'ogni spesa. Cosi fatti Schultri si ritrovano spesse volte all' Indie orientali. — Il modo il più commodo di viaggiare in questo paese si fa col mezzo del palanchino o della sesto seggetta, la quale, ricoperta d'un panno, viene portata da quattro Hindui mercenarj.
Ad00341 05 062a/itaMiscellanea CVIII. T. VI. No. 60.
DIVERTIMENTI POPOLESCHI DE' RUSSIANI.
La tavola qui aggiunta ci rappresenta due torte de' più favoriti divertimenti popoleschi de' Russiani, vale a dire :
Fig. 1. I monti ghiacciosi
che sono ponti di legno di 18 braccia d'altezza (i) onde l'una parte è difesa da una copertura di legno, che vien adacquata e riempita di ghiacciuoli, in sulla quale i dilettanti, spesse volte numerosissimi, o assisi su piccole slitte o stanti su' ghiaccini, discendono con tanta violenza che vanno sdrucciolando anche in sulla strada di ghiaccio fatta abbasso. Così fitti monti artifìziali di ghiaccio vengono inalzati ogni anno in «S1. Pietroburgo nella settimana del carnavale sulla Neva o presso ad essa, (dirimpetto ci vien veduta l'accademia delle scienze (3) con insieme un' altro palazzo (4)) il popolo concorrendovi sempre in grandissima, folla. Oltre di ciò vi si trovano degli uomini che vendono de' rinfreschi, principalmente una sorta d'idromele, bevanda calda composta di zucchero e di pepe che si prende con latte o senza esso (2) e confortini del paese.
Fig. 2. Dondoli di Russia
di due sorte differenti. L'uno rassomiglia ad. un carosello fuorché la sua forma ò perpendicolare invece d'essere orizzontale. I dilettanti de' dondoli sono assisi in seggiole attaccate ad una asse che si gira col mezzo d'una ruota o soltanto mediante le mani. L'altro è un dondolo da vibrare, (2) per g persone assise, il quale viene vibrato da due uomini stariti. I dondoli di questa fatta vendono costrutti nelle piazze publiche nella settimana di pasqua. Questi, che vediamo qui, sono nella piazza pressa al teatro di pietra in 61 Pietroburgo, dove altre.ù si sono piantato tende dell' acquavite; (3) gli ufficiali di polizia, che vi stanno presenti, avendo l'incarico di prevenire i disordini o di acchetarli e spegnerli col mezzo d'una tromba per gl'incendj che qui si vede.
Ad00341 05 063a/itaAmfibj. XXV. Tom. VI. No. 61.
IL COCCODRILLO DI SAN DOMINGO.
A gli animali scoperti ne' tempi moderni ap- Coccodrilli dell' America, cioè il Caimano partiene il Coccodrillo di San Domingo, di e'1 Coccodrillo di San Domingo. Questo difcui Ledere, Generale francese, ci diede no- ferisce dal Caimano nella grandezza ed in tizie più esatte, mandandone due esemplari altre qualità rassomigliandosi più al gran Coca' fisici della Francia. Per lo passato si ere- codrillo del Nilo, laonde da prima si credeva deva che nell' America non s'incontrasse se che ambedue fossero d'una medesima spezie; non una sola spezie del Coccodrillo, cioè il ma ricerche più esatte assai sufficientemente Caimano, il cui ritratto abbiamo veduto in cen' hanno dimostrato la differenza. Tom. IV. No. 14 di questo libro ; ma questo, "che vediamo dissegnato nella tavola presente Fig.. II. ci fa vedere il teschio d'un Coce che venne scoperto in San Domingo, ci codrillo del Nilo, a gola spalancata, a fine di rappresenta una nuova spezie del tutto diffe- scorgere più distintamente i denti micidiali rente, di modo che finora conosciamo due di que to animale spaventevole.
Ad00341 05 064a/itaPiante. CXII. Tom. VI. No. 62.
IL CARDO STELLATO A MAMMELLA.
Abbiamo già imparato a conoscere molte II cardo stellato sboccia in tempo di bellissime spezie del cardo stellato che sono state, portando grani seminali che giugriono originarie dell' America meri3ionale. Nella alla maturità la primavera susseguente. Esso tavola presente ne vediamo dissegnato il car- è nativo dell' isole dell' America meridionale do stellato a mammella (Cactus mammillaris) dove cresce nelle fessure delle rupi; ma, in grandez7a naturale. Sulla superficie si là da gran tempo in qua, ritrovasi anche ne' vedere un' infinità d'emisferi oblonghi e di giardini botanici dell' Europa, dove bisogna fiori giallicci. Il frutto rosso, in forma di conservarlo nelle stufe. Viene propagato per pera, ha di dentro una carne gialligna che mezzo di grani seminali ovvero mediante la serve di nutrimento agi'Indiani pel suo sa- parte superiore tagliala della pianta, pore dolcigno.
Ad00341 05 065a/itaMiscell. CIX. Tom. VI. No. 63.
PEZZO D'UN DENTE CANINO SCAVATO D'UN' ELEFANTE.
JNon è ancora guari di tempo passato che'1 di profondità, non solamente nella Germania Sgr. Lavalette, uomo assai scienziato e pa- ma quasi in tutte le parti dell'Europa e dell' drone d'una tenuta nella Francia, facen lo Asia, e che abitarono questo globo terrestre rassettare una fonte del suo giardino, scoper- prima dell' esistenza degli uomini. La cognise, a 5 piedi di profondità, il canto superiore zione dell' anatomia paragonante ci ha dimod'un dente canino d'un' elefante, di 2 piedi strato evidentemente che questi scheletri scad'altezzà, attorniato di tufo, di cui l'una vati non appartengono ne agli elefanti dell' parte vediamo dissegnata nella tavola presente. Africa né a quegli dell' Asia, che sono le sole L'avorio n'era buonissimo e del tutto intiero spezie, finora esistenti, di questo animale, fuorché l'estremità della crosta. Al contrario tutte queste ossa derivano dagli elefanti delV antichità, di cui finora non si Alle cose le più memorabili della storia sono scorto più indizi, antica del nostro globo terrestre appartiene La spiegazione ulteriore di questa matebensì la scoperta di scheletri e di denti d'eie- ria interessante ritrovasi nel contentano del fanti che vengono disotterrati, a pochi piedi numero presente.
Ad00341 05 066a/itaMiscell. CX. Tom. VI. No. 64.
CAVERNA D'ANTI-PAROS.
Onesta caverna rimarchevole ritrovasi in Anti-Paros, piccola isola di poco conto nell' Arcipelago della Grecia. Questa grotta, sconosciuta ne' tempi antichi, non venne «coperta che nel 1673 dal Sgr. di Nointel, ambasciadore francese in Costantinopoli, il quale, con grandissimo seguito, vi passò ì giorni del Natale.
Fig. 1. Entrata della caverna.
L'entrata superiore della caverna forma una rupe a volta, dove a man manca pende in giù un' apertura, alla quale il viaggiatore giugne col calarsi per mezzo d'una fune avvolta d'intorno al pilastro naturale. Bisogna servirsi di torchj accesi a cagione dell' oscurità.
Fig. 2. Vista interiore della caverna.
I viandanti, dopo essere discesi dall' alto nel primo baratro, giugnono su più pendici le quali in parte sono assai perigliose a motivo de' profondi precipizj situati a man destra. Fa mestiere che i viaggiatori, col mezzo di funi, più volte discendano rasente a rupi altissime per potere godere della ricompensa del loro coraggio e de' perigli da loro provati, rappresentandosi agli occhi la vista la più magnifica. Alla fine si ghigne alla grotta dissegnata in
Fig.. II., dove si scorge assai manifestamente, tutta la caverna essere formata di stallattiti. I pilastri di stallattite penzolano dall' alto in giù e »'alzano dal fondo all' in su. Un' ammasso grandissimo di stallattiti forma nel mezzo un poggio. Quivi il Sgr. di Nointel fece di.e la messa, la festa del Natale del 1673, onde questo luogo, da quel tempo in qua viene chiamato Altare.
Ad00341 05 067a/itaMiscell. CXI. Tom. VI. No. 65.
RAPPRESENTAZIONE A MICROSCOPIO DELLA STRUTTURA DELLA MIDOLLA DE' CARDI.
In qual grandezza, degnissima d'ammira- grande apertura per tutto '1 fusto, la quale zione, non ci si fa vedere ìa sapienza del s'accresce coli' andare del tempo, risirignencreatore anche nella più picciola pianta, se dosila midollaa poco apocoper via del diseccala riguardierno col mezzo del microscopio! mento. I.a midolla cellulare, a guisa d'anLa semplice intersezione traversale (A.) d'un nello, abbraccia il fusto, il quale, intersecardo nostrale, (carduus acanthoides) aggran- cato, ci rappresenta molte aperture più o dito, offre la composizione artificiale della meno glandi che servono alla circolazione sua struttura (B). La midolla interiore è de' succhi. Al di fnoti vediamo i (teli agcornposta d'un tessuto sottile di cellule esa- granditi del picciuolo che pendono in giù, çone, pelle quali i succhi nv.tiitivi s'alzono a guisa di fiocchi, servendo al nutrimento e si distribuiscono. Dal centro sorte tina della pianta coli' assorbire gli umori esteriori,
Ad00341 05 068a/itaMiscell. CXII. Tom. VI. No. 66.
COLONNA DJ TRAJANO IN ROMA.
A monumenti i più belli dell' antica archi- della colonna è adorno delle più eccellenti tettura romana appartiene questa colonna opere di scoltura in bassorilievo che accerpomposa che ritrovasi ancora oggidì in Roma, chiano il tutto a chiocciola. Esse si riferi. L'Imperadore Adriano la fece innalzare in scono alle geste dell' Imperadore Trajano, onore del suo gran predecessore, dell' Impe- massimamente alla vittoria riportata sovra i radore Trajano, sulla magnifica piazza del Dacj; tutto ciò è spiegato in più di 2500 Fig. amercato ossia Foro da esso edificata. Questa re intiere e mezze. Altre volte su questa cocolonna, costrutta dal celebre architetto lonna fu posta la statua di bronzo di TraApollodoro, ha 118 piedi d'altezza senza il jano, la quale poscia venne distrutta. Pella piedestallo (alto 17 piedi) essendo composta qual cosa il Papa Sisto V. nel 1589 ivi sopra di 34 gran pèzzi di marmo. È cava al di fece innalzare la statua colossale dell' Apodentro; jß5 scalini di marmo conducono stolo Pietro che visi trova finora, siccome alla lastra superiore del capitello della co- vediamo dissennato il tutto nella tavola prelonna, dove si gode d'una bellissima prospet- sente. *. tiva sovra una parte di Roma. L'esteriore
Ad00341 05 069a/itaPiante. CXIII. Tom. VI. No. 67.
FOGLIE PIETRIFICATE DEL TEMPO PRIMITIVO.
IN ella vicinanza del castello Rauche-sau- non che a quelle che sono originarie di quelle ve, presso al borgo Chaumerac, nel dipar- regioni. Pella qual cosa queste foglie pietritimento de l'Ardeche nella Francia, fra ficate e racchiuse negli strati di pietre sono pietre sfaldate, nello scavare e spezzare prodotte da piante, le quali, da molti secoli degli strati di pietre, s'incontra un'infinità in qua, crebbero in quella contrada, durante di foglie abbronzate e mezzo pietrificate, le la formazione di queglj strati di pietre, ma quali, esaminate più attentamente, rare voi- che non si trovano oggidì né in quella rete e per lo più non si trovano punto confor- gione né altrove, in paesi più lontani d'altri mi alle foglie delle piante verdeggianti che climi, fra piante lussoreggianti. nascono oggidì generalmente in sulla terra,
Ad00341 05 070a/itaMiscellanea CXIV. Tom VI. No. 68.
SCÈNE DELL'AFRICA.
1. giovani nostri lettori già spesse volte har.no certe regole, riportandone la vìncita chi pri■'--., \ ser.tito parlare degl' infelici negri dell' Afri- ma accompagna tutte le pallottole. Si dice che ca, i quali vengono digradati sino all' mfe- questo giuoco sia più difficile di quello di dariore grado della coltura dal pregiudizio de- ma usitato fra di noi; le giovani négresse gli Europei che li trattano da schiavi anzi meditando esercitandosi in questo giuoco sida bestie. Con tutto ciò quegli uomini neri no dalla più tenera infanzia, disprezzati sono forniti di maggiori talenti e Nel fondo vediamo una prnova della decapacità, siccome vediamo nella tavola qui strezza di corpo de' negri, cioè la maniera di aggiunta. Nel proscenio, sotto un'ananasso, cui essi si servono per portare-giù infiaschi è assisa una giovane negressa, che sta medi- ■ il succo delle palme ottenuto per via d'incicando sovra un giuoco, chiamato Uri, di sioni. Il negro, attorcigliando la palma e se the esse assai si dilettana. Questo giuoco, medesimo con corteccie d'alberi e strascinanconsiste in una cassetta spartita in più ri- do innanzi que' cerchj sopra i rampolli dell' postiglj che vengono rimpiazzati a vicenda albero, s'arrampica all' in su ed in giù coli' con 21 pallottole da due giuocatrici secondo appoggiare i piedi.
Ad00341 05 071a/itaMiscellanea CXV. Tom. VI. No. 69.
VISTA D'UNA PARTE DELLA CITTÀ DI BATAVIA.
Alle possessioni le più rimarchevoli degli quali comprendono Europei, Gjaponesi naOlandesi nelle Indie appartiene l'isola di Java tivi, Chinesi e Schiavi. In favore della mercon insieme la città di Batavia, capitale di catura le belle e larghe strade sono attraverquelle vastissime e ricchissime possessioni, sate di Canali, i cui viali d'alberi ombreggiaQuestà città venne edificata dagli Olandesi, no gli spasseggiatori. Nella strada qui riisriegli anni 1618 in 1631, dopo la scacciata segnata trovasi la chiesa cattedrale riformata de' Portoghesi. Benché il terreno sìa palu- degli Olandesi, edifizio ottangolo di bellisdoso ed insalubre tuttavia il sup situamento sima apparenza con una cupola. Batavia favorisce la mercatura a motivo del porto è la sede del governatore generale olandese vicino. Essa è fabbricata alla europea; ha edel magistrato delle possessioni appartenenti 20 »trade regolari; il numero delle case mon- agli Olandesi nelle Indie, ta a 5270 e quello degli abitanti a 115,960,
Ad00341 05 072a/itaPiante. CXIII. Tom. VI. No. 70.
RARE PIANTE ESOTICHE.
La Fourcroya gigantesca. (Fourcroya gigantea.)
ni> le si \ dat0 ü nome del sgr- Fourcny, chimico celebre e consigliere di stalo. Questo vegetabile vedesi qui troncato al V^uesta pianta, rimarchevole a cagione del di sotto della sua corona. Il tronco arriva suo fusto adorno di fiori pomposi, è origina- all' altezza di 2 piedi; è grosso 2 piedi; le ria delle isole di Curassao e di S. Domingo; foglie rigide sono della lunghezza di 5 piedi. ma, da cento anni in qua, venne traspiantata Nel centro del tronco s'alza il fusto pomposo anche nelle stufe dell' Europa, dove finora di 20 a 30 piedi d'altezza, il quale è liscio e non ci ha offerto i suoi fiori se non due volte, d'un verde gajo. Da esso sortono i fiori forvale a dire, a Schoenbrunn presso a Vienna e mati a campana ependenti in giù, siccome qui di poi in Parigi nel 1793- Formando essa ne vediamo alcuni disegnati in grandezza naun genere particolare di piante, secondo le turale (A). Per bella vista che offra agli ocxicerche fattene in Francia ne' tempi moder- chi questo gambo gigantesca, l'odore n.on n?è in verun modo aggradevole.
Ad00341 05 073a/itaPiante. CXIV. Tom.VI. No. 71.
PIANTE MEDICINALI.
L'Aloè di Soccotora. (Aloe soccotrina.)
a Suiîa di grappolo', guarnita di fiori rossi che s'innalzano orizzontalmente o pendono i-j'Aloè qui «assegnalo, che si distingue pelle in giù. Il pericarpio, nascente da' fiori, sue virtù medicinali, al pari dell'aloè comune, contiene la semente, la quale non matura (galleria Tom. III. No. 24.) ritrovasi nell' fuorché nella patria di quest'aloè; laonde isola diSoccotora, situata sulla spiaggia esso viene propagato nelle stufe d'Europa orientale dell' Africa, alla volta dello stretto col mezzo di germoglj. di Babelmandeb. Dalla radice parte il tronco, Per via d'incisioni le foglie di questa d'un piede e mezzo d'altezza, all' apice del pianta somministrano un succo d'un rosso quale sono attaccate le foglie grosse e den- scuro assortito al giallo, il quale, condenteUate che terminano in una punta spinosa, sato in una specie di resina, altre volte Il gambo, aito due piedi incirca, pullula s'impiegava nella medicina; ma oggidì, non dal centro delle foglie, portando una corona sene, fa'grand' uso. h
Ad00341 05 074a/itaVermi. XII. Tom. VI. No. 72.
POLIPI FORMATI A GOTTO.
Noi già abbiamo imparato a conoscere i quando è sul punto di notare. I Polipi qui Polipi in Tom. I. tav. 62. della nostra galleria, descritti s'appresentano all' occhio disarmate Essi sono delle, creature che occupano il più come piccolissimi punti d'intorno al corpo basso grado del regno animale, contandosi fra eterogeneo, sul quale si arrampicano in folla; gli Zoofiti a cagione della loro Fig. ura ras- (Fig.. r. 4. 6.)- ma. col mezzo del microscopio somigliante ad una pianta. Per via d'ag. si distinguono'! loro corpi che rassomigliano grandimento la tavola presente ci fa vedere al papavero, formando diversi groppi. In i Polipi formati a gotto. Al di sopra del Fig.. 2. essi attaccami ad una lenticchia d'accorpo principale, più volte aggrandito, eporta qua, (a. fe.) il lungo gambo d'un Polipo maglina, elevatezza, (n) eh'è il gorgozzule, nel giore servendo di punto congiuntivo. In Fig.. quale il Polipo, col mezzo delle antennette, 5. questi corpuscoli s'appiccano al cadavere» (0. o.) conduce il nutrimento composto di d'un giallo Polipo, (d. ci. d.) In Fig.. 7. essi, vermi e d'insetti. 11 corpo sta attaccato ad assai vagamente, accerchiano una chiocciola, un lungo gambo, (Fig.. g. p. 9.) Il Polipo scorgendosi parimente i gambi arroncigliati Io distende, per appigliarsi ad altri oggetti, (i. £.) siccome que' che stanno a dirittura, ovvero ristrigne, a guisa di serpente, (Fig.. 9.) (h. h.)
Ad00341 05 075a/itaAmfibj. XXVI. Tom. VI. No. 73.
STRANI AMFIBJ.
Il rospo cornuto. (Rana cornuta.)
I inora non abbiamo avuto se non ritratti imperfettissimi di questo strano animale, i quali erano stati delineati a norma di modelli «morti e conservati in ispixito di vino. Ma per via dell' ultimo viaggio da scoperta, intrapreso da' Russi, il Sgr. Tilesius, consigliere di corte e celebre naturalista tedesco, ci ha somministrato il primo esatto disegno di questo rospo cornuto, dipinto al naturale nella tavola presente. Esso s'incontra, in piccola copia, in più parti dell' America meridionale, nel Brasile e nel], isola di S. Catterina. Benché il corpo rozzo e la bocca larga, colla quale acchiappa gl'in. setti, facciano brutta vista, pur i colori scintillanti della pelle si spiegano assai leggiadramente. Il corpo lionato è guernito di porri pungenti e di disegni paonazzi orlati di bianco. Il capo d'innanzi e di dietro e parimente i piedi di dietro sono adorni di passi piani d'un bellissimo verde. Al di sonra degli occhi s'alzano le palpebre coniche d'un rosso -gitilo; le quali, riguardate alla sfuggita, gii si paragonavano a piccole corna; omie questo ro?po ha ritratto il suo nome. Inoltre esfo è rimarchevole a cagione della grandezza, in Fig.. A. essendo rappresentato più piccolo della metà, e Fig.. B. mostrniiilone la testa in grandezza naturale. Secondo la ricerca del Sgr. Tilesius il peso del rospo cornuto monta a 4 Ijhhre. I Brasiliani Io chiamano AranTango ossìa doglio aperto.
Ad00341 05 076a/itaMisc. CXVI. Tom. VI. No. 74.
SCENE DELLA GRECIA.
Fig. 1. Un pastore della Morea.
Nella tavola qui aggiunta vediamo uno de' pastori della peninsola greca di Marea, il quale sta sonando un semplice zufolo, presso la sua greggia. Egli è un pastore montanesco, nel semplice abito di pelle pecorina, che pòrta sul capo una berretta rossa ed i cui piedi sono coperti di sandali. Nello sfondo scorgiamo le pecore in agghiaccio ed i palchi alti che servono di dimora ai pastori nella bella stagione. In tempo d'inverno, ovvero generalmente in notti soffredde, questi pastori, con insieme le lor gregge, si ritirano nelle caverne delle montagne, dove abitualmente vivono le loro famiglie. Questi pecoraj menano una vita assai semplice e povera; ma non di meno sone independenti.
Fig. 2. Il Cantambanco moderno-greco.
La tavola presente ci fa vedere un cantambanco moderno greco, nel solito suo costume, presso una fontana dell'ordine turco, in un boschetto. Accompagnato dal suo strumento, in forma d'una mandolina a lungo manico, egli canta varie canzonette ad alcuni abitanti della Morea, che differiscono fra loro nel rango e conseguentemente nella vestitura; in mezzo a' quali vediamo parimente un pastore. Questi cantambanchi, traversando tutto il paese, fanno, nell' istesso. tempo, l'uffizio di poeti, musici e novellieri, per sollazzarne il pubblico,
Ad00341 05 077a/itaMisc. CXVII. Tom. VI. No. 75.
FESTA NAZIONALE DE RUSSIANI.
V'è tin costume nella Russia, secondo il acquisto deHe q'inli Tu messo un premio. Al quale la corte imperiale dà una festa alla segnale d'un cannone scaricato la plebe vi pb-be di Pietroburgo, ad occasioni solenni, corse rapidamente; la taffeta veniva acquisiccome conclusioni di pace, coronazioni e stata a pezzi ; le vivande si lanciarono verso matr;monj. La tavola qui aggiunta rappresen- tutti i lati ; una turba di rematori coraggiosi ta una tal festa, la quale ebbe luogo alla con- vinse le corna d'oro e per ciò un premio di clusione della pace fatta colla Svezia, nel 1790. 100.rubli. Le piramidi essendo vote, alcune Davanti al palazzo imperiale da verno erano fontane, non guari distanti, cominciarono a costrutti due alti palchi, a guisa di piramidi, spruzzolare fuori del vino bianco e rosso, di 20 braccia d'altezza, (Fig.. 1.) i cui sea- (Fig. - 2-) La plebe- vi corse in grandissima lini, giranti tutto d'intorno, erano imban- folla, raccogliendo in capelli la deliziosa bediti di vivande e di pastume d'ogni genere, vanda e presentandola in giro a' vicini. AiSopra ciascuno era posto un bue intiera- cuni Russiani di bassa estrazione anzi s'armente arrostito, donde l'uno aveva le corna rampicarono sulla fontana medesima per codorate e l'altro inargentate. Le piramidi gliere il getto di vino tutto intiero; ma una erano del tutto coperte di taffeta "rosata, di »ciringa ben applicata rinfrescò il bevitore modo che soltanto spiccavano le corna, sull' troppo ardito, rispignendolo ne' suoi limiti.
Ad00341 05 078a/itaMiscell. CXVIII. Tom. VI. No. 76.
IL MONTSERRAT IN ISPAGNA.
Nella distanza ài 9 leghe da Barcellona, gran monastero di Benedettini, nella cui alla volta sei tentrionale, nella provincia chiesa ritrovasi un' imagine miracolosa della spagnuola di Catalonia, è situato il rimar- santa Maria, è situato, siccome vediamo chevole Moniserrat, (vale a dire: monte nella tavola qui aggiunta, sul gran piano di merlato ossia segato) che si chiama così a mezzo del monte, in una affondatura, dietro cagione dell' essere composto di rupi e sco- alla quale s'alzano delle rocche scoscese. Fra gli a fianco a fianco ascendenti, in mezzo a' queste, per mezzo di sentieri, si giugne a' quali ritrovami piccoli piani. Questo monte tredici eremitaggi dispersi su più alte rupi, è parimente un luogo rinomato da peregri- Ciascuno di essi consiste di parecchie stanze, naggio, sul quale è posto un convento di d'una capelletta e d'un giardino. Gli eremiti Benedettini con insieme dodici eremitaggi qui dimoranti non sono ecclesiastici ma laici, dispersi qua e là e costrutti assai roman- i quali, dopo avere rinunziato alle cose monzescamenfe fra singole rupi. Il numero de- dane, qui menano una vita rigorosa e solitagli uomini, che dimorano sparutamente ria, rimoti dal tumulto del mondo. Essi sul Montserrat, monta à 250, coinprenden- non discendono nel convento di Benedettini do de' monachi, laici e fanti. Il ricco e se non all' occasione di certi giorni di festa.
Ad00341 05 079a/itaMiscell. CXIX. Tom. VI. No. 77.
RIMARCHEVOLI MURA DI CICLOPI DELL' ANTICHITÀ.
In diverse parti d'Italia e di Grecia litro- conoscevano le arti meccaniche, ed avenvansi ancora oggidì più avanzugli d'antiche do richiesto necessariamente un dispendio muraglie, la cui struttura singolare prova enorme di forze, si è entrato in pensiero che derivano dall' antichità la più remota, di attribuirle a giganti possenti del tempo imperciocché, da immemorabili tempi in primitivo; laonde gli Antichi già le chiaquà, non si fabbrica più in tal modo. Essi marono mura de' ciclopi. I ciclopi sono i sono muri consistenti di rocche prodigiose, giganti romanzeschi del mondo primitivo. — che non sono sgrossate in quadro, secondo, La tavola qui aggiunta rappresenta una cola foggia presente, ma congiunte insieme si fatta muraglia, comprendendo gli avanzi ed ammucchiate artifizialmente l'una sull' superbi d'una città antichissima, probabilaltra, senza saldatura e smalto, con quan- mente quegli di Epidauro-Limera, ch'esiste ti poligoni uscirono fuori dalla petriera ancora oggidì nello sfondo della piaggia di Queste opere essendo state costrutte ne' Malvasia, nella penisola di Morea. Beitempi più antichi, dove gli uomini poco lissimo monumento dell' arte umanaf
Ad00341 05 080a/itaMisc. CXX. Tom. VI. No. 78.
SCENE DELLA TAURIA, PER L'ADDIETRO CHIAMATA CRIMEA.
Fig. 1. Danza de' Dervis.
Jervis so io frati mendicanti, che in parte vivono in conventi, in parte vanno girando neir Oriente, massimamente nella Turchia ed in Persia, predicando la lor fede e facendo varie buffonerie superstiziose, per abbagliarne la plebe. Secondo un rito singolare, ch'esiste fra loro, essisi ragusano in una moschea, (chiesa turca) ogni martedì e venerdì, di sera, dove celebrano l'uffizio divino, in presenza d'altri devoti, e di poi menano un ballo che soltanto consiste in un rapido giramento. L'uno dopo l'altro vi cade in un'accesso di svenimento, donde viene incontanente risvegliato per mezzo di pocche parole favellategli all'orecchio dall'arciprete, ossia Iman. Questa tavola ci fa yedere'una così fatta scena nell'istesso modo che viene rappresentata nella moschea principale di Baktschi - Saraj in Tauria.
Fig. 2. Buffone della Crimea.
Vediamo qui rappresentato un giudeo di Costantinopoli, il quale, accompagnato da una musica rumoreggiante di zingani, sta facendo i suoi atteggiamenti buffoneschi, per divertimento di alcuni signori di rango, che vi sono spettatori. Finito il ballo, egli ha dato all'abito suo la forma d'una bambola, fermata ad un bastone, al braccio manco, colla quale entra in ragionamenti pazzeschi. La bambola muta non vi risponde che con colpi, in sommo diletto degli spettatori.
Ad00341 05 081a/itaMiscell. CXXI. Tom. VI. No 79.
IL GIGANTE PERUVIANO.
Uomini di grandezza straordinaria si chia- sappiamo. La medesima usanza ritrovasi mano Giganti, siccome si dà il nome di parimente nell'America, vedendosi rappreNano a quegli che sono piccoli fuor di sentato nella tavola presente un gigante perùmodo. Entrambi si scostano dalla solita viano, di nome Basilio Huaylas, il quale, grandezza umana, non potendosi supporre nel 1792 venne portato dalla città d'Ica che sul globo terrestre vi s'incontrino na- a Lima, capitale del Perù, per farvi mozioni intere di giganti o di nani, benché stra. Nella età di 24 anni egli oltrepassaalla volta del Nord *i ritrovino delle schi- va l'altezza di 7 piedi. Le membra del »tte di viappiù piccoli uomini, e nelT corpo erano d'una grossezza sproporzionata, America meridionale la gran progenie de' massimamente quelle della parte superiore. Patagoni. Per l'ordinario Huaylas comparse nel costume bizzarro qui dissegnato. A paragone Uomini d'insolita grandezza, ossia gi- gli sta accanto un'uomo di statura ordinaganti, assai sovente si fanno vedere per ria, il che tanto più contrasta la di lui fidanari, a cogione della rarità, come noi gura gigantesca.
Ad00341 05 082a/itaMisc. CXXII. Tom. VI. No. 80.
STATUA EQUESTRE DI GIUSEPPE II, DAVANTI AL PALAZZO IMPERIALE IN VIENNA.
J-J Imperatore presente d'Austria, sua d'ella famiglia imperiale. L'Impera dore Maestà Francesco I, deliberò di far er- Giuseppe è assiso a cavallo, nel costume rogere un magnifico monumento, in me- mano, annunziando sua la protezione a'suoi moria del suo gran zio, Giuseppe II, sudditi colla destra distesa. Fuorché le tail quale, introducendo arti utili e seien- vole d'inscrizione sul piedestallo vi sono ze, sommamente meritossi della sua nazio- due gran bassi - rilievi di bronzo, relativi ne. L'Imperadcre desiderò che questo mo- a' meriti di Giuseppe. Il lato opposto aumento consistesse d'una statua equestre si referisce alla liberazione di Giuseppe di Giuseppe di bronzo, sostenuta da un ed all' aggrandimento del commerzio dell' piedestallo di granito, per abbellirne la Austria. piazza di Giuseppe davanti al palazzo im- L'altezza del monumento intiero monta penale in Vienna. L'incombenza ne ven- à 33 piedi g dita; quella del cavallo à 13 ne data al Sgr. Zauner, celebre statuario piedi; la Fig. ura dell' Imperadore è alta ri di Vienna. Dopo 11 anni di lavoro piedi. Il gruppo del cavallo insieme colla il tutto fu terminato colla maggiore per- Fig. ura di bronzo ha 400 cantari di peso, fezione, secondo la rappresentazione di Questa statua è un bellissimo monumento questa tavola, e co nsecrato nella piazza di dell' arte tedesca, degno d'essere, trasmesGiuseppe, i 24 di Nov. 1807» in presenza so alla posterità la più remota.
Ad00341 05 083a/itaPiante CXV. Tom. VI. No. 81.
RARI ALBERI.
La Palma ceruminosa dell' America meridionale. (Ceroxylon andicola.)
grossa tre linee, liscia come la canna, consistendo d'una mistura di resiriCa meriCHOnaie. na e ^ cera. A sinistra vediamo un pezzo C Cero xy lo n an die o la.) d e l t r o. nco in grandezza naturale. I nativi v. del paese, erte prendono questa scorza per (Questa rimarchevole specie di palma, che cera pura, ne formano ceri e candele arriva ali, altezza straordinaria ;di 160 a dopo averla mescolata con un terzo di seigo metri di -Parigi, è stata scoperta dal vo. Le frutta sferiche e paonazze hanno Sign. Alessandro di Humboldt, celebre na- un sapore dolcigno ; sono congiunte inturalista, durante i suoi viaggi nelP Ame- sieme a grappoli;,al di dentro ritrovasi una rica meridionale, sul monte Quindiu, Il mandorla sodissima. Questa specie di paitronco, attaccato alla terra con molte ra- ma non porta, mai più, di dieci foglie piudici cappellute, si alza perpendicolar- mate, che giugnono all' altezza, di ig a mente; fra gli annelli, formati dalle 2i piedi, di modo che il tutto offre una foglie scadute, sta appiccata una scorza vista sorprendente e sublime.
Ad00341 05 084a/itaVestimenti XI. Tom. VI. No. 82.
INCAS PERUVIANI.
Gli antichi Peruviani nell' America meridionale erano una nazione assai cultivata. Èssi avevano Rè ereditar), i quali, come tutti i principi reali, si chiamavano Incas, essendo riguardati da' Peruviani come Fig. li de' Dej, discendenti del sole, sotto la cui Fig. ura essi adoravano la suprema deità. Questi Incas, la cui famiglia oggidì è stata pressoché sterminata dagli Spagnuoli, ehe conquistarono il Perù, godevano di grandissima autorità e riputazione, come si può giudicare dalle cose sopraccennate. Ancora oggidì la lor memoria è molto rispettata, i Peruviani continuando a rappresentarli simbolicamente in tutte le processioni solenni, benché adorni di vestimenti più preziosi e più moderni che non portarono questi Principi: al tempo del loro splendore. La tavola aggiunta espone una tal rappresentazione allegorica de' tempi moderni, vedendosi un' luca insieme con sua consorte nell' abito moderno da gala che differisce dall' antico in alcune particolarità, siccome vengono tuttora rappresentati, in rgiorni di gran solennità, per rinnovellare la memoria d' tempi antichi a' Peruviani che non appartengono a' loro discenderai.
Ad00341 05 085a/itaMiscell. CXXIII. Tom. VI. No. 83.
TOMBE DE' TURCHI.
AJ Greci moderni e Turchi la morte, secondo l'usanza dell' anticliit'i, non apparisce sotto aspetti di paura e di terrore, anzi essi lo riguardano come uno stato di dolce riposo, senza veruna avversione. Per questa cagione essi sotterrano i loro morti in bare aperte, adorne di drappi preziosi; addobbano il cadavere de' mig. liori abiti del defunto, spargendolo di fiori. In tal modo essi portano gli ultimi avanzi a tombe situate fuori delle città, presso le strade maestre, oppure in su poggi attorniati di cipressi. Cosi fatti sepolcri, leggiadramente formati, servono spesso di passeggio; sovente consistono in casse aperte di marmo bianco, (Fig.. II.) accanto alle quali s'alzano pilastri adorni di simboli relativi al sesso ed al rango del trapassato. Il turbante significa l'uomo ; una specie d'urna la donna ; una rosa denota la ragazza. Dentro a' queste casse, empiute di terra soffice, si piantano de' fiori che vengono cultivati con cura reli> giosa da' parenti del defunto. I Turchi ricchi fanno altresì fabbricare de' portici sepolcrali intieri, (Fig.. I.) che consistono d'archi aperti, portanti una cupola, ovvero sono serrati ed illuminati d'alto. — Questa tavola rappresenta parimente degli edifizj di ampiezza mag. giore, provveduti di vestiboli aperti, dove i Maomettani fanno le loro divozioni. '
Ad00341 05 086a/itaVermi XIII. Tom. VI. No. 84.
L’ASTERIA ECHINITE.
In Tom. III. No. 94. della nostra galleria di pit- Dal corpo depresso e ricoperto di una crostare già imparammo a conoscere la maraviglio- -ta ossea sortono venti raggi, che sono spisastella marina atesta di Medusa, appartenente nosi al pari del corpo. La bocca di questo al genere Asteria ossia stella marina- Questa animale è l'apertura che si vede nel centavola rappresenta un' altra spezie straordi- tro del corpo, naria di questi animali, cioè l'Asteria echinite. Èssa è originaria de' mari indici, Molti esemplari bellifsimi di questo giugnendo talvolta ad una tal altezza che strano animale già si conservarono nel Mumisura più di dodici dita in diametro, seo Levexiano in Londra. —
Ad00341 05 087a/itaMisc. CXXIV. Tom. VI. No. 85.
CHIESA CATTEDRALE DI S. PAOLO IN LONDRA.
La chiesa cattedrale di S. Paolo in Londra, che vediamo qui rappresentata dalla parte del Tamigi, è uno de' più magnifici e de' più begli edificj dell' architettura moderna. Essa sta nel centro della gran Metropoli dell' Inghilterra, essendo rizzata nel luogo d'una antica cattedrale gotica che venne intieramente distrutta dall' orribile incendio del 1666. 11 celebre Architetto Sgr. Christofano Wren ne levò la pianta a norma della Basilica di S. Pietro in Roma. Questo immenso edilizio venne eretto in 3,5 anni, i fondamenti efsendone gittati ne1 21 di Giugno 1675 e la fabbrica compita nel 1710, alle spese di 4,420,512 talleri. La cattedrale di S. Paolo e fatta in forma di croce. L'esteriore n'è adorno di tre magnifiche entrate e di due file di pilastri. >.l dissopra dell' entrata maggiore stanrjo cue campanili, ma l'ornariienio principale si è :! maestoso duomo, ossia torre fatta a volta, cbe s'alza nel centro. Il duomo si regge su 32 coloune sostenenti una galleria attorniata d'una balustrada in sulla quale si sale per 534 gradini. Sopra la galleria s'innalza la superba cupola con una seconda galleria, sulla cui cima è pasta una tonicella ossia rocchetto terminante in una palla e croce dorata. L'interiore di questa cattedrale non corrisponde punto alla bellezza dell' esteriore, non essendo adorno che di bandiere conquistate e di due statue e monumenti rizzati in gnore di Johnson e Howard. Questa tavola rappresenta altresi il solenne tragitto del Lord Mayor, ossia Borgomastro maggiore in Londra, che si là annualmente i. 9 di Novembre, ali, ingresso del suo uffizio, passando egli per acqua a Westminster, con gran pompa, in gondole magnificamente decorate.
Ad00341 05 088a/itaPiante CXVI. Tom. VI. No. 86.
BEGLI ARBUSTI ESOTICI.
Il Rhododendro. (Rhododendron ponticum.)
Questa bella pianta ritrovasi nell' Oriente ed in molte parti della Spagna meridionale, principalmente ne' contorni di Gibilterra, e nelle stufe di Germania. Se viene coltivata come conviensi essa forma un' arboscello di 5 a 6 piedi d'altezza. Le foglie bislunghe ed appuntate nella parte davanti sono sempre verdi; la lor superficie è luccicante; nella parte inferiore sono d'un verde più gajo, attraversate da forti vene ed adunche all' estremità. Esse tono aggroppate insieme verso la cima de' ramicellij il gambo è cortissimo. Ne' mesi di Giugno e di Luglio allepunte de' rami vi compariscono bellissimi fiori rossi di cinque foglie riunite in ciocche, onde questo arbusto forma uh vagissimo ornamento de' giardini. A prima vista esso rassomiglia all' Oleandro, ma riguardandolo con più attenzione agevolmente si scopre la. differenza. — Questo arbusto contiene undici spezie, che s'incontrano per lo più su alti monti, ossia Alpi, ondederivail loro nome Nella patria di questo arbuscello alcune spezie sene adoperano in "medicina a cagione della loro virtù astringente.
Ad00341 05 089a/itaMiscellanea CXXV. Tom. VI. No. 87.
L'ARGINE DI GIGANTI IN IRLANDA.
J-j'iiola ài Staffa e la carerna di Fingal in Iscozia non sono superiori in bellezza al magnifico Argine di Giganti, situato in sulla spiaggia d'Ulster, tra Occidente e Settentrione, nella contea d'Antrim in Irland». Esso è naturalmente formato d'innumerabili pilastri di basalto che s'alzano perpendicolarmente, essendo per l'addietro stati riguardati da gente superstiziosa come un' opera di spiriti o di giganti. Questi pilastri di basalto (il cui numero monta a 30,000) formano una spezie di promontorio declinando pian piano verso il mare e terminando in un* argine, il quale mediante î pilastri proporzioualmente staccati forma una via piana dove si può camminare. Questo argine ha incirca 600 piedi di lunghezza e 120 a 140 di larghezza. I singoli pilastri hanno 12 a J5 dita in diametro, essendo quadrangolari, esagonati ed ottangolari, ma per lo più esagonali, come vediamo qui, da un lato rilevati e dall' altro scavati, onde le singole parti de' pilastri incastrano al pari delle vertebre della schiena, in tal modo sostenendosi in una direzione perpendicolare.
Ad00341 05 090a/itaMiscellanea CXXVI. Tom. VI. No. 88.
LA GOLPE DEL FORMENTO.
La golpe delle biade che spesco scema il mità. Fig., 3. mostra l'interiore d'un grano prodotto delle raccolte è un' infermità delle annebbiato di formento. Fig.. 4 rappresenpiante cereali che non è discernevole se ta un numero di granellini della nebbia non quando le spighe cominciano a germo- fortemente ingrossati. Ciascun giano è comgliare. Soprattutto il formento viene attac- posto di più altri gruppi ammucchiati che cato da questo male cagionato da' grani si discernono coli' ajuto del microscopio non debitamente fertilizzati, laonde invece umettandosi la nebbia. Fig.. 6. là vedere di contenere una sostanza bianca e farina- la forma de' singoli granellini della sana cea, essi sono ripieni di granellini nericci farina di formento non ancora pervenuto e puzzolenti nello stato fresco che finalmen- alla maturità, quando è molliccio. La nebte macchiano tutta la spiga, quando i gra- bia del formento è una specie particolare ni annebbiali si spaccano, volandosene la di funghi consistenti di polvere che apparnebbia. F. I. è un grano di formento in- tiene al genere nebbia, comprendendo molvolpato in grandezza naturale. F. 2. e 3. te specie. Allo stesso genere viene parifortemente ingrossato, bbb in ambedue Fig. u- menti ascritta la cosi detta ruggine delle re vi sono le antere sterilite da infermità, biade. Fig.. 5. espone la forma de' grani a a. Fig.. 2. i pistilli sFig. urati da infer- ingrossati della ruggine dell'orzo. J. jr.
Ad00341 05 091a/itaMiscellanea CXXVII. Tom. VI. No. 89.
ROVINE DELL'ANTICA CITTÀ DI SAGUNT IN ISPAGNA.
Nella Spagna meridionale, tra Valencia e Barcellona è situata la città di Muryiedro» «love ritrovabile rovine di Sagunt, onde gli avanzisi vedono in Fig.. I. e II di questa tavola. La città di Sagunt è famosa nell' an-. tichità per la pertinacia senza esempj colla quale gli abitanti, alleati de' Romani, si difesero contro i Cartaginesi sotto la condotta d'Annibale dopo la prima guerra punica. I Cartaginesi dopo un' assedio di otto mesi avendo finalmente presa la città d'assalto, Annibale, che aveva conceduta a' soldati rapaci la facoltà di saccheggiarla tutta intiera, restò sorpreso nel vedere dappertutto la distruzione e le rovine. Gli abitanti di Sagunt vollero piuttosto morire che sopravivere alla caduta della libertà; coloro che non erano caduti gloriofamenie combattendo si serrarono co' loro congiunti dentro alle caie che vennero mefse a fuoco,. iti tal guisa esponendosi alle fiamme come liberi cittadini insieme culle loro cose preziose. I Romani vendicarono i Saguntini nella seconda guerra punica col discacciare i Cartaginesi dalle rovine della città che da loro là riedificata con maggior pompa; ma tuttavia questa città, un' altra volta restaurata in tutto '1 suo splendore, venne d istruì« ta di nuovo da' Barbari durante la lor invasione nel secolo quinto, i soli testimonj della sua grandezza passata essendo gli avanzi, principalmente quegli del teatro che si vedono in Fig.. I. nella parte dinnanzi. Sotto il dominio succedente de' Goti la città di Sagunt venne rialzata, ma con minor belle/.zn. Gli avanzi di quel tempo sono probabilmente quegli del castello. (Fig.. II;.
Ad00341 05 092a/itaMisc. CXXVlII. Tom. VI. No. 90.
MONUMENTI DE' CELTI DI CARNAC
Nella Francia occidentale, presso il castello mani d'uomini in maniera assai baldanzosa, di Cornac, nel Dipartimento di Morbihan, Tuttora si contano 4000 cosi fatti ceppi dilungo la spiaggia, in un diserto pieno di dune, rupati die s'alzano perpendicolarmente, il si ritrovano i seguenti rimarchevoli monu- cui uso riesce difficile ad essere spiementi dell' antichità che derivano da' Celti, gato; ma secondo tutte le apparenze essi si i quali anticamente abitarono quella parte riferiscono a'costumi religiosi di quel popolo di Gnllia. In quelle pianure arenose del antico. Pare che i gruppi di pietre (Fig.. II.) tutto prive di rocche il viaggiatore s'incon- abbiano un rapporto più stretto a certe scientra in rozzi ceppi dirupati, i quali, non essendo ze, contenenti torse delle osservazioni sul sostenuti che dal proprio peso senza base cielo stellato. veruna, probabilmente sono stati eretti da
Ad00341 05 093a/itaMiscellanea CXXIX. Tom. VI. No. 91.
VISTA DELLA GRAN PIAZZA DELLA CITTA DEL MESSICO IN AMERICA.
Nel luogo della pTcsente città del Messico, fabbricata dagli Spagnuoli dopo la conquista di quel jaese del nuovo mondo, fu situata ne' tempi passati la città di Tenochtitlan, residenza de' propri Rè degli antichi abitanti. Ques'a città essendo stata presa dagli Spagnuoli e totalmente distrutta, dopo un' ostinato assedio nel 152I, Cortez, capo dell' esercito spagnuolo, fece fondare alla europea una nuova città del Messico the contiene incirca 140,000 abitanti, non essendo essa inferiore alle più rinomate città d' Europa. Vediamo qui rappresentata la piazza maggiore (la plaza major) dove già stava il gran tempio di Messitìli, ossia Dio della guerra, degli abitanti primitivi dell'America poi così detta. Oggidì questa piazza è adorna della pomposa statua equestre di Carlo 1!'., Rè di Spagna, costrutta di metallo dall' ingegnoso artista spagnuolo Don Manuel Dolsa, ed eretto nel Messico nel 1203. La piazza attorno alla statua è lastricata di pietre quadrate di porfido, circondata da una bai listrada e serrata con quattro porte. Dietro alla piazza principale nel centro della nostra Fig. ura vediamo la magnifica chiesa cattedrale (2) onde l'una parte è fabbricata interamente alla moresca (3). A sinistra della chiesa cattedrale si scorge il palazzo sempli. cernente costrutto eh' è la sede del Viceré della nuova Spagna.
Ad00341 05 094a/itaMisc. CXXX. Tom. VI. No. 92.
LA FONTANA CHIAMATA TOP HANÈ IN COSTANTINOPOLI.
Onesta rimarchevole e magnifica fontana, situata in Top-Hanè, uno de' sobborghi di Costantinopoli, da cui deriva il suo nome, e stata copiata ne' tempi moderni per la prima volta dall' artista tedesco Melling, già architetto della Sultana Ha did gè, i Turchi sospettosi rade volte permettendo agli stranieri il copiare qualche cosa de' loro edifizi pubblici. Questo monumento è memorabile perocché ci dà una giusta idea dell' architettura e dell' arte dell' affazzonare di cui si servono i Turchi. Il Sultano Mahmud fece fabbricare questa fontana nel 1733 a fine di provvederne questa parte di Costantinopoli d' acqua buona a bere come pure d'un luogo da farvi i lavamenti religiosi usilati fra i Turchi. La parte inferiore dell' edifizio è incrostata di marmo bianco, la cui superficie è leggiadrissimamente adorna di varie volate dorate, di fregi e [di sentenze dell' Alcorano, eh' è il libro santo de' Turchi. Con tutto ciò non vi si trovano delle Fig. ure d'uomini o d'animali, la qual cosa essendo proibita secondo la fede turca. Alla parte inferiore dell' edifizio, che ha 25 piedi quadrati ed un fonte a ciascuno de' quattro lati, soprasta una tettoja che fa il più delizioso rezzo. Un tetto fatto a volta e adorno di 16 torricelle termina il tutto in maniera assai leggiadra. Presso la fontana vediamo alcuni Turchi occupati ne' loro santi lavamenti ed accanto ad essi un gruppo di donne turche. Nella parte d' innanzi corre una carrozza turchesca affatto fornita di finestre ingraticolate, in cui le donne de' Turchi fanno una passeggiata.
Ad00341 05 095a/itaMiscellanea CXXXI. Tom. VI. No. 93.
PETRIFICAZIONI RIMARCHEVOLI.
Palma marina impietrata ossia Pentacrinite. (Pentacrinites Helmintholithus portentosus. L.)
zione colIe Pentacriniti dell' antichità, ap. partenendo sistematicamente allo stesso genere chiamato Encrino. Gli animali di quest' ordine tengono il mezzo tra gli aniJrentacrìniti sono forme d' animali pietrifi- mali a guisa di corallo e le stelle marine, cati della classe degli Zoofiti ossiano piantani- vivendo per sempre nel più profondo de' mali marini. Esse sono composte d'una mari, parte sotto la zona torrida, parte in sostanza grossa, cestuta, con più braccia, regioni più fredde, dove stanno fissati al che sta attaccata ad uno stelo articolato, suolo per mezzo de' loro steli flessibilissimi, senza rami, della lunghezza di più piedi. In molti paesi dell'Europa le palme marine Finora non si conoscono se non due o tre impietrite si rincontrano sparite col crescere spezie di zoofiti che hanno una stretta rela- dentro alle pietre da calcina.
Ad00341 05 096a/itaMiscellanea CXXXII. Tom. VI. No. 94.
PETRIFICAZIONI NOTABILI.
Gigli marini pietrificati o Encriniti dell' antichità. (Encrinites Helmintholithus. Encrinus L.)
Encriniti o Gigli marini sono spezie pietrificate di piant-animali marini dell' amichila che hanno qualche somiglianza colla palma marina tuttora vivendo ne' profondi del mare delle Antille e che probabilmente appartenevano allo stesso genere Encrino. Fig.. I. di questa tavola fa vedere un giglio marino chiuso, con più braccia, insieme collo stelo diviso in molti articoli, mediante il quale il zoofito vivo s'appiccava al fondo del mare. Fig.. 2. è un giglio marino, senza stelo, con più braccia, entrambi essendo forniti d'internodi rotondi. Fig.. 3. rappresenta la sostanza chiusa, a forma di fico, d'un' altra spezie d'Encrinili, i cui internodi sono pentagoni, siccome mostrala base, che stava attaccata allo stelo. Le altre Fig. ure parte sono singoli internodi d' Encriniti che si chiamano volgarmente per diversi nomi, p. e. trochiti, pietre stellarle, astroiti etc. etc., parte sono pezzi, a gui*a di colonna, di cosi fatti steli (6. 7.) composti di più giunture che s'alzano l'una sovra l'altra, chiamandosi comunemente asterie, pietre stellane, entrochiti. In molte regioni della Germania è d'altri paesi i gigli marini pietrificati si rincontrano racchiuse dentro a diverse spezie di pietre da calcina.
Ad00341 05 097a/itaPiante CXVII. Tom. VI. No. 95.
PIANTE MEDICINALI.
Fig. 1. L'Elenio comune. (Inula Helenium. L.)
L'Elenìo comune ossia genuino è una pianta utilissima, che cresce salvatica in più parti dell' Europa come pure in alcune regioni della Germania, coltivandosi ne' campi per la sua utilità e ne' giardini per ornamento. Le radici lunghe e grosse, che hanno un sapore forte ed amariccio, parte si seccano parte si adoperano in medicina in differenti dissoluzioni. Sene forma altresì un salubre vino e birra che ne traggono il nome. La radice, mescolata colla soda e colle coccole della moitella, somministra un colore turchino. Dalla radice sorte uno stelo, dell' altezza di 3 in 4 piedi, a foglie merlile» alla cui cima, ne' mesi di Luglio e d'Agosto, compariscono fiori gialli, a guisa di stella, senz' odore.
Fig. 2. La Saponaria comune. (Saponaria officinalis. L.)
Questa pianta salutifera, alta 2 in 3 piedi, cresce selvaggia nella Germania, lungo le strade e nelle siepi, producendo durante l'estate fiori bianchi che danno nel rosso. Le foglie e la radice hanno principi saponacei e dissolutivi che somministrano un remedio provato contra molte malattie. Essa è stata traspiantata ne' giardini per ornamento, dove col mezzo della coltura n'è stata prodotta una variazione a ciocche di fiori doppi.
Ad00341 05 098a/itaMiscellanea C XXXIII. Tom. VI. No. 96.
IL MORAI, OSSIA CIMITERO, DELL' ISOLA DI NUCAHIVAH NEL MARE MERIDIONALE.
Nel mare meridionale ritrovasi un gruppo d'isole scoperte la prima volta nel 1595 e note sotto il nome d'isole di Marquesa, o di Mendoza. Fra le isole settentrionali n'è situata ancora quella di Nucahivah, che abbiamo imparato a conoscere più esattamente per via dell' ultimo giro del mondo fatto da' Russi, per iscoprire nuovi paesi, sotto la scorta del Capitano di Crusenstern. Gli abitanti di quest' isola sono benfatti, sani e robusti di corpo; la lor carnagione rassomiglia a quella degli Europei. Essi adornano tutto '1 corpo di Fig. ure intagliate, che fanno entrare nella carne fregandole con terra turchino-nera, onde più non spariscono. L'indole di quest' isolani del mare meridionale non è punto dolce; essi, al contrario, sono maligni e vendicativi a tal segno che divorano i loro nemici prigionieri. Da una ciarpa stretta infuori essi sono ignudissimi. Le loro abitazioni non sono che capanne composte di canna d'India. Dopo molte cerimonie eglino seppelliscono i morti ne' loro cimeteri, chiamati Morai, onde ciascuna famiglia n' ha un particolare. I Russi, facendo il giro del mondo, ottennero la permissione di visitare un cosi fatto Morai, il cui efFig. iamento vedesi nella tavola presente. Qupsto cimitero era situato in una regione assai romanzesca, sopra un monte; in una cassa v' era esposto un corpo morto. Al di fuori stavano più idoli deformi, scolpiti in legno; accosto a questi si scorgevano delle colonne, composte di foglie del cocco, e cinte di drappi di bambagia bianca. Tutto ciò si riferiva a costumi religiosi.
Ad00341 05 100a/itaMiscellanea CXXXV. Tom. VI. No. 99.
MUSICA DE CORNATORI RUSSI.
Questa Musica, inventata in Russia nel 1750, da Maresch, Boemo di nazione, ha una dignità, grandezza, dolcezza e pienezza di suoni, ond' è priva qualunque Musica conosciuta, anche l'organo, con cui ha la maggiore rassomiglianza. Essendo questa Musica tanto più straordinaria, che ogni corno non ha che un solo tuono, una breve descrizione ne riuscirà interessante ai dilettanti di Musica come pure a coloro che ne sono mal pratici.
La tavola aggiunta ne dà una rappresentazione intuitiva. La contrada mostra un bosco, dove, sopra un' eminenza, si vede posto il coro imperiale de' cacciatori russi, divisi in quattro file, co' loro corni da caccia. Nella prima fila sta il soprano, nella seconda il contralto, nella terza il tenore, e nell'ultima il basso.
Ciascuno tiene un libretto di Musica, da cui non gli è lecito di staccare gli occhi, per dare il tuono a tempo. Bisogna dunque ch'egli conti pontualmente tutti gli altri suoni, finché tocchi a lui di sonare il corno, tutta la di lui arte, che certamente non è facile ne' passaggi allegri e ne' trilli, consistendo nel fare giuste pause. Neil' altra mano egli ha il corno d'ottone o di rame.
Alla fronte, davanti al soprano, o nella fila anteriore sta il maestro di cappella, che ha riposto la partizione sopra un leggio, in faccia sua. Egli tiene un bastoncello, con cui batte non solamente la misura, ma ancora ogni quarta. I bassi, a cagione della loro mole, si reggono su piccoli piedestalli, costrutti a tal fine.
La Musica, che si fa co' corni, è coniposta incirca di quaranta persone, onde ciascuna tiene un corno o due. Que' corni, che danno i più bassi tuoni, hanno 5 in 7 piedi di lunghezza. Questa misura scema proporzionalmente, di modo che i più piccoli non arrivano che alla lunghezza d'un piede.
Non si può sentire niente di più affettivo ch'un canto fermo, ovvero adagio, accompagnato da questo strumento. Non v'è niente di più giocondo che di vedere sonarvi un' aria allegra, quando un Musico, con duo corni, va cambiandoli spesse volte, in tempo presto.
Benché per addestrare un cosi fatto Virtuoso si richieda pazienza fuor del comune tuttavia i Russi, che per lo più hanno gran talenti per la Musica, ben pretto abituanti ad osservar la misura.
Ad00341 05 101a/itaInsetti. LIII. Tom. VI. No.98.
PAPILIONE BERNARDO DELLA CINA.
(Papilio Bernardus. Fabricii.)
Sopra un ramicello' copiato d'una pianta La Fig. ura superiore fa vedere la farfalla chinese e giaponese, di nome Camellia nello stato di riposo, insieme col portajaponica, vediamo una gran farfalla, leg- mento delle ali piegate al dissopra, il cui giadramente segnata, eh'è originaria della lato inferiore è bellamente adorno. Questa Ch.-a e del Giapone. Il colore matrice farfalla esotica appartiene a quelle ad ali delle ali anteriori n'è affocato; sono scannel- occhiute, fra le quali però non ven'è aliate d'una fascia traversale gialla e d'un largo cuna in Germania, che uguagli questa farorlo nero. Le ali posteriori, similmente falla chinese nella grandezza e cella beiaffocate, sono codute e vagamente macchiate lezza del colorito, di occhietti neri e di punti centrali bianchi.
Ad00341 06 003a/itaMiscellanea CXXXVI. Tom. VII. No. 1.
COSE MEMORABILI PERSIANE.
LaPersia, già famosa fra i paesi dell' Asia, tuttora appartiene, per più riguardi, agi' iniperj memorabili di quella parte del mondo. Questa tavola ci rappresenta: "
Fig. 1. Veduta della città di Sciras.
Sciras, capitale délia Provincia di Farsistano, o délia Fersia propria, h situata in un bellissimo vallone, ma presentemente è decaduta dall' antico suo splendore. E cinta di mura e ha sei porte. Le case, fabbricate di mattoni, sono di sparuta appaleriza; non di meno Sciras ha una bella dogana, ossia Basar, ed aîtri edifïzj pubblici. Questa città è famosa inoltre pel vino eccellente, detto vino diSciras, ch'è xinomato in tutta l'Asia.
Fig. 4. Tomba del Poeta persiano Hafi
z. Le arti e le scienze fiorirono ne' secoli passati nell' Oriente ed anche in Persia. Fra gli uomini celebri di quel paese si nomina ancora - il Poeta Hafiz, ^cheinacque in Mosselli, presso a Sciras, e che vi: mori nel 1340. Vediamo qui effig. iata la di lui tomba in più modi distinta. È situata nel centro d'un gran cirnetero quadro, rassomigliante ad un giardino. Ail' entrata sono due gran leoni, di rimpetto, in una chiudenda ingraticolata si vedono le tombe di Hafizy di due de' suoi discepoli, e d'un Principe del sangue. Tuttequattro sono formate a guisa di casse di pietra, da ambedui li lati attorniate di piètre, alte 6 piedi, in sulle quali sono intagliati varj passi dell'vAlcorano. 11" Monarca persiano Cherim- Chan, fece abbellire questa tomba un edificio di più stanze essendo stato innalzato nella parte di dietro. Poco lontano v'è ancora il sepolcro di Saaâi, célèbre Poeta persiano.