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Ad99999 04 015a/itaPiante LXXVII. T. IV. No. 13.
PEPlSICHE E ALBICOCCHE.
Fig. 1. Il Persico comune. (Amygdalus Persica.)
Il Perfico o Pesco, che quel saporito e bel pomo, detto Pesca o Perfica, ci somministra, trae sua origine della Persia, ove senza coltura alligna. Indi in Europa meridionale e dipoi anco nella Germania fu traspiantata, ove per difenderlo dal freddo, e da venti gelati con gran cura coltivasi ne' giardini. Nelle parti settentrionali d'Europa, e fino anche nella Germania settentrionale all'aria scoperta non attecchisce, nè si coltiva fuorchè negli stanzoni caldi. I paefi, dove meglio riesce, sono la Francia, Spagna, Italia, e le isole della Grecia. Coltivasi ancora nell' Africa settentrionale, e nell' America. Il Persico, che da noi dal nocciolo s'alleva, giugne all' altezza di 16 ò 20 piedi, e per lo piu per mezzo dell' innesto s'ingentilisce, onde produce le frutte più grosse e più saporite della natural grandezza, che nella apposta figura s'appresenta. In tempo di primavera ne spuntano fuori i fiori rossigni (E) prima delle foglie. Queste sono lunghe, e strette, ed a foggia di quelle del falcio appuntate, ed han le coste addentellate. Nelle nostre contrade la Pesca nel mese d'Agosto matura. Ella è assai sugosa, e del sapor acido dolce delle uve. In mezzo alla persica risiede il grosso nocciolo, duro quanto un lasso (C), il quale ne contiene l'anima in forma di piccola mandorla di sapor amaro, mortifera allo scoiattolo, ed ad altri piccioli quadrupedi. Oltre la pesca comune, quivi figurata, da' dilettanti industriosi del Giardinaggio se ne son allevate parecchie altre sorti, oppiutosto variazioni.
Fig. 2. L'Albicocco. (Prunus Armeniaca.)
L'Albicocco è del genere del Sufino, e del Ciriegio, come la semplice vista della forma e del colore delle foglie, e de' fiori ciò dimostra. Sua patria è l'Asia, principalmente l'Armenia, onde in Italia e Francia fu trasportato, e dipoi in Germania, ove singolarmente nelle parti meridionali in maggior frequenza coltivasi ne' Giardini e nelle vigne, essendo meno delicato del persico; ma pure bisogna guardarlo da freddi troppo grandi e durevoli. I suoi fiori, che son di cinque foglie, per la maggior parte spuntano fuori lui principio della primavera. La frutta, detta Albicocca, che qui vedesi disegnata nella sua grandezza naturale, è strettamente attaccata al pedale, e ne' mesi di Luglio e d'Agosto matura, ed ha la polpa sugosa e dolce. In mezzo al pomo siede il nocciolo (C), che ne contiene l'anima in forma ai mandorla.
Si propaga l'Albicocco per mezzo del nocciolo, o meglio per mezzo di marzi della miglior sorte, che a' pedali naturali d'Albicocchi o susini s'annestano. Anco delle frutte di quest' albero dall' industria de' Giardinieri si son ottenute parecchie variazioni.
Ad99999 04 016a/itaAnfibj XIV. T. IV. No. 14.
PIU SPECIE DI COCCODRILLO.
Già neî primo Tomo di quest' Opera, No. 22. vedemmo dipinto il Coccodrillo comime, detto del Nilo; ve ne lia altre due specie, che nella tavola presente faremo conoscere.
Fig. 1. Il Coccodrillo Americano. (Lacerta Alligator.)
Il Caiman ossia il Coccodrillo Americano non palla piedi 30 b 40 di lungheàza; onde è molto inferiore a quella del Coccodiillo del Nilo, ed è pur più paurofo di eifo. Vive ne' flumi dell' America di mezzo, e della méridionale, ove il mitre principalmente di pesci, ne la carne umana disdegna, qualora trovandofi in maggior numéro sa guerra agîi uomîni, che vede passare in navicelli. Il suo corpo armato di panciera in piu gusci divifa, al di fopra è di color caîtagno, e oiallo rofhVno al di fotto. Il suo capo coneito di scagîie, va a terminarfi in una pünta; ma il collo è senza scaglie. Scorre fu la schiena, e fui oanto de' piedi di dietro una margine riîevala, coniformamente addenteliata. I piedi di dietio, î quali al pari di quei d'avanti banno cinque vita, son foiuiri di membrane dj nuoto. Aile uova di eûo, delle quali ne sa circa irenra, ne vanno in traccia pareccîii uccelli di rapïna, diminuendo cosi il numéro di cotali periglioii animali.
Fig. 2. Il Gavial, ossia il Coccodrillo del Gange. (Lacerta Gangetica.)
Quella specie di Coccodiillo arriva alla grandezza della suddetta, e da quella, come da tutte le altre specie si distingue principalmente per le sue mascelle, che s'allungano in forma di becco, e gli danno il nome del mufo lungo, onde se ne forma una specie diftinta. Ha i piedi d'avanti forniti di cinque dita, e quei davanti di quattro, l'eftremo delle quali è senza onghie. I lati del collo son coperti d emînenze fomigllanti a verruclie. La coda ha una doppia fila di punte vettiniformi. La goîa è più grande di quella del Coccodrillo comune, fornita di denti, tutti d'ugual lunghezza.
Ad99999 04 017a/itaRose I. T. IV. No. 15.
DIFFERENTI SORTE DI ROSE.
La Rosa è l'ornamento de' nostri giardini, e il fior favorito di quasichè lutto il mondo. La Rosa scempia è da noi indigena, creseenrlo senza cultura in lu le fratte, ne' boschi, e ne' più torridi inonti. Ma la Rosa ripiena, la quale come molti altri fiori probabilmente dobbiamo all' Asia, vuol l'attenta coltivazione del giardiniere, dovendo talora metterfi al coperto negli stanzoni. Vi ha da noi Rose di quafi tutti i colori, con le gradazioni loro, bianche, gialle, toffe, incarnatine, del color di suoco, roffe nere, e porporine; st. isciate, macchiatej e diverfiinme di ßruttura e di forma efterna. Avendo îo raccolte e olTervate preffochè tutte le forte di Rose, e fatte le difegnare d'appreffo al naturale, sono stato richiefto da una focietà di dilettanti, d'infer'ire detta raccolta all'opéra presente. Quindi fpero, che färb cofa grata alla gioventù, che di quest' opéra il diletta, di coramumcaile in ogni quinterno, ch'esce alla luce, una staaipa di Rose difognate nella natural grandezza.
Fig. 1. La Rosa centifoglia rossa. (Rosa centifolia Germanica.)
Vi ha tre forte di Rose centifoglie, la roffa, la bianca'y la gialla aurina. La centifoglia roffa contafi tra' più bei fiori per la sua forma, pe'l amabil rosso e pallido colore, ond' è adorna, e pe'l eccellente suo odore. Ognun la conosce, trovandofi essa quali in ogni giardino. Sono più tofîo grandi le sue foglie, e quelle dello fielo sono ovali, di copicfe fpïne accompagnate. Il Rofaio del flore centifoglio cresce all' altezza die 3 ò 4 pîedi, e per la troppa ripienezza di rado porta frutto. Chiamafi centifoglio il suo flore pel gran numéro delle lue foglie.
Fig. 2. La Rosa centifoglia bianca. (Rosa unica.)
La Rosa centifoglia hianca e tuttora fior rare nella Germania, essendo pochi anni da che i nostri dilettanti di fiori l'ebbero d'Inghilterra, pagando tra 2 e 3 ghinee per un fol piantoncello. I pregi, che la rendon cara, sono la sua bella forma, la sua bianchezza fina e pellucida, e la sua fragranza, alquanto direrfa da quella della centifoglia roffa. Ha questo di singolare, che le foglie efteriori dî sua boccia son orlate di colorbruno, e che fboc« ciandofi effa, la superior margine delle sue foglie si fquarcia in mezzo. Arriva incirca all'altezza fiel Rofaio centifoglio rosso.
Ad99999 04 018a/itaUccelli L. T. IV. No. 16.
ANITRE DI DIVERSE SPECIE.
Fig. 1. L'Anitra capelluta rossa. (Anas rufina.)
Questa specie d'Anitra vive folitaria presso al mar Caspio, e su parecchi laghi della Tartaria; e di rado ancora ritrovasi nella Silelia, e Polonia e fulle rive del Danubio. Giunge alla lunghezza di due piedi. Ha la testa infieme colla parte superiore del collo copertadi piume delcolor dicinabro arruffate, da rizzarfi, e da abbaffarfi. Il becco è di color rosso chiaro, e il ventre, il petto e la coda son nere, mentre il dosso con i lati dell' aie si diftinguono pel color bruno grigio. Da di lotto all'aie fpicca suori un' ampia macchia bianca. I coftumi di questa forta d'Anitra non Ion peranco Den conosciuti.
Fig 2. L'Anitra della zona glaciale. (Anas glacialis.)
Effa abita le parti più fettentrionali d'Europa, Asia, e America, e passa anche tavoîta in Germania nelîe invernate più del folito gelate. E alquanto men grande della précédente, e se ne distingue anco pel color, cli'a vicenda è bianco, e nero, eccettocliè quella striscia gialla e bruna, che dall' occhio in giu pel lato del collo scorre. Ee due penne nere della coda sono 4 dita più lunghe delF altre-Ella sa il nido suo di quelle piume, ch'il petto d'efla riveflono, le quali non son meno morbide di quelle dell' oca feîvatica d'Islanda.
Fig. 3. L'Anitra chinese. (Anas galericulata.)
Eella specie d'Anitra, che nella China e nel Giappone vive, ove a cagion de' bei colori di sue penne si tien-chiufa in gabbia, e vi Ci paga il prezzo di ß fin' a 10 talleri per una coppia. Il becco è di color rosso pallido, ed i lati del capo hanno del bianco, giallo, e ranciato. Dal capo di dietro pende un ciuffetto di penne leggiere nere; e quelle del petto, del dosso, e della coda appuntata son brune. Al di fopra delle all la parte superiore delle penne maeftre si ripiega in dietro, e vi forma due aie piccole, di color giallo rossigno cinte di bianco, le quali a questo uccelîo danno una forma graziofa e bizzarra.
Fig. 4. La bella Anitra capelluta. (Anas sponsa.)
Vive in parecchie parti dell' America, principalmente nel Messico, ed in alcune ifole dell' Indie occidentali. In tempo d'eftate passa anco nelle contrade più fettentrionali delPAmerica, ovepone e schiude l'uova negliscaviscavidegli arbori. E affaibella questa specie a cagion del suo pennacchio di lucicante color verde e rossïgno fui capo, per le macchie roffe e bianche che ha fui petto, e pel refio delle penne vagamente ombreggiate. N'è saporitiffima la carne, e delle sue penne di bei colori fogîiono ornarfi gl' Indiani.
Fig. 5. I Quattrocchi. (Anas clangula.)
L'Anitra, detta Quattrocchi, vive nella parti fettentrionali d'Europa, Asia, e America, ed in tempo d'autonno passa fpeffo in Germania. I Tedeschi le danno la denominazione di Clangula a cagion del suo grido. Gl' Itaîiani la chiamano Quattrocchi a cagion di due macchie bianche, pofte ac« canto all'apertura del becco, fomiglianti ad a'tri due occhi. Si nutre di pesci, rane, e forci, ed ha una gran deftrezza in tuffarfi neîl' acqua.
Fig. 6. L'Anitra di grosso capo. (Anas bucephala.)
Questa specie vive in varie parti dell'America settentrionale, ove preffo a finmi, e stagni nidifica. E affai deftra a tuffarfi nelP acqua, ed a passarvi fotto quella a nuoto per lungo tratto. I principali colori delle sue penne sono ii bianco e nero, suorchè la testa e il collo, che son d'un verde d'oro « vioîetto, che fmaglia.
Ad99999 04 019a/itaPesci XXXI. T. IV. No. 17.
PESCI FLUVIALI DELLA GERMANIA.
Fig. l. II Lavareto. (Salmo Lavaretus.)
Il Lavareto abita il mare Baltico ed. il settentrionale, ed i laglii dell' Außria superiore, e giugne alla lunghezza d'un piede incirca. La rnascella superiore termina in una punta mplle e carnofa, onde il Lavareto da ogni altra specie di fermone si dißingue. Ha grigio scuro il dosso, e argentina la pancia. La linea che scorre per tutto il lato è comporta di 45 punti pofti l'uno accanto all' altro. I>e fquame lianno un piccol taglio in mezzo. Le pinne son gialîognole. Se ne sa copiofa pesca, avendo le carni tenere e saporite. Si nutre d'erbe marine, di vermini ed insetti,
e fquame lianno un piccol taglio in mezzo. Le pinne son gialîognole. Se ne sa copiofa pesca, avendo le carni tenere e saporite. Si nutre d'erbe marine, di vermini ed insetti,
Fig. 2. II sermone Salvelino. (Salmo Salvelinus.)
Saporita specie di fermone, che rje' lagin dtdla Germania méridionale, dell'Aufiria, della Baviera, di Salisborgo ad altri con l'amo, e colla rete ß pesca. Yive della preda di pesci minuti, come cib dimostrano i denti acuti di sua bocca. II dosso Jbruno roißgno, e il ventre argentino è fornito di macclûe tonde di color rancio. Le pinne del petto, del ventre, e dell' ano son del color di cinabro, e quelle del dosso e della coda turchine nere. Arriva al pefo di 2 fin' a 6 libre.
Fig. 1. [sic!] Il Sermone detto Hucho. (Salmo Hucho.)
Questo pesce ß prende con l'amo e con la rete nel Danubio e ne' laglii dell' Auftria e Baviera. E men saporito del précédente. Spesso arriva alla lungiiezza di 3 ° 4 piedi, e difiinguefi per i punti neri, che lia in tutte le pinne suorchè in quelle del petto. Vive anclando in preda d'al» tri pesci.
Fig. 4. II Temolo. (Sermo Thymallus.)
Arriva alla lungbezza di 1 ò 2 piedi, abitando il mare Baltico, ed il settentrionale, onde passa ancora ne' ßumi, che vi fboccano. Facilmente si conosce dalle pinne del doilo, die son grandi e di varj colori. IIa szzurrigno il corpo, e le pinne del ventre* della coda e dell' ano brune rossigne. Vive di vermini, e cliiocciole, e le sue carni saporite forniscono un cibo delizioso.
Ad99999 04 020a/itaPiante LXXVIII. T. IV. No. 18.
I LAMPIONI, O LE MORE PRUGNOLE.
Fig. 1. Il Rovo idéo, o la pianta del Lampione. (Rubus idaeus.)
Il Lampionè è frutto d'un frutice di più fufti della lunghezza di 405 piedi, che per tutta la Germania \s'incontra ne' boschi fronzuti, e ne' luoghi montuofi e faiïofi piu che altrove riesce. *Le sue foglie appuntate e partite in 3 b 5 lacinie, ovvero intacchi sono nel lato di dentro verdi scure, ed in quello di suori verdi bianchicce. Nel mefe di Maggio ne fpunta suori il fior bianco di cinque foglie, ove di fopra al rilevato germe il Lampionè allega cavo di dentro, e ne' meß di Luglio e Agofto divien maturo. Esso è allai fugofo, ed ha un sapor rinfrescante e aromatico; onde fpremendolo, e mescolandolo con aceto o vino, se ne fanno bevande saporitilhme e rinfrescative. S'ingrofTano i lampioni, traspiantandogli negli orti per mezzo di tralci, o mediante II ferne.
Fig. 2. Il Rovo, o la pianta della Mora prugnola. (Rubus fruticosus.)
Il Rovo d'alto fustio, il quale nel genere del Rovo idéo è comprefo, proviene parimente ne' boschi della Germania, ove per preferenza a ma i pendj fassolî e meno carichi d'alberi. I suoi fufii, più groili di quei del Rovo idéo, e molto fpinofi, arrivano a Q piedi d'aîtezza, e indi ripieganfi in giù verfo la terra, di modo che, dove essi in maggior numéro li trovano, se ne forma una foîta fepaglia da penetrarfi a pena. Le sue foglie, che sono divife in ciocche a cinque, sono più grandi, e più profondamente intaccate, di quelle del Rovo idéo. I suoi fiori, pentafogli, che son rofh e bianchi, compariscono ne' meß di Maggio, e di Giunio. Poi ne matura fotto nome di Mora -prugnola il frutto turchino oscuro, il quale come quello di No. 1. in fui germe elevato in forma di cappello allega. Le More prugnole hanno un fugo non men gufiofo e rinfrescante di quello de' lampioni, e se ne difiinguono per un po più d'agreaza.
Ad99999 04 021a/itaAnfibj XV. T. IV. No. 19.
SERPI INNOCUE.
Ootto nome di Serpe comunemente s'in. tende un velenofo moxtifero animale, epercib eftremamente pericolofo. Ma queîta idea è generalmente falfa. Benchè fia vero, che la maggior parte delle Serpi più o meno è velenosa, pure le ne trovano parecchîe specie del tutto innocue, le quali eziandio a tal fegno s'addomefticano, che si posson tener nelle fîanze abitate. Impofîori e Ciariatani fpesso II fervono di questi animali innocent! nelle ciurmerie, colle quali i fempliciotti ingannano, e lor fan credere, che depofitarj fien-o di virtù fovranaturali per diinefticar quegli animalucci. Tre di tali specie di Serpi faremo conoscere fu 3a iavola presente.
Fig. 1. La Vipera di Francia. (Coluber coummunis seu Franciae.)
iLa Vipera di Francia vive per lo più nelle parti meridionali della Francia, ed arriva a circa 3 piedi di lunghezza. Tutto il corpo d'essa è coperto di fqua me verdi neri. Ea pancia è di çolor giallo pallido, e la coda termina in una punta iunca e fottile. Nutrefi di luceriole, di Rane, e d'altre befiiole, ch'ella prende co' suoi denti pic. eioli e acuti, de' quali per altro non puô prevalerß per far feiite. Ella s'addomeftica nelle café talinente, che a cenni e chiamate ubbidisce, e diftiniamenîe conosce le persone, chelacibano, e le. yogliono bene.
Fig. 2. La serpe d'Esculapio. (Coluber Aesculapii.)
Ugualmente manfueta e placida, e facile a dimefticarfi é la Serpe d'Escida_pio, che ritrovali in Italia, particolarmente nelle contrade di Roma, come pure nella Spagna, e nell' ifole della Grecia. Non fu ignota agli antichi, i quali a cagion del suo naturale innocuo la ccnftituirono ilmbolo d'Escuîapio, divinità benefica, protettrice dell' arte medica. Ella giugne alla lunghezza di piedj âf, e si nutre a modo della specie di fopra descritta. Il suo dosso, del colof bruno di ruggine, è coperto di fquame ovali; allato vi scorre uno striscia nericcia. Il yeutre è bianco.
Fig. 3. La Biscia quadristrisciata. (Coluber quadristriatus.)
Quefîa specie di ferpe vive nella Francia méridionale, e nella Spagna, ove ne' luoghi umidi più che altrove si ritrova. Ha 3 fino a 4 piedi di lunghezza. Il suo color principale è giallo grigio. La diftinguono quattro striscie nere, che dietro alla tefia cominciando scorrono paralelle pe'l lungo del corpo. E parimente facile a dimefticarfi. Nella Spagna, ove il volgo la crede velenosa, i ciariatani se ne fervono nelle loro ciurmerie, per truffare i creduli sempliciotti.
Ad99999 04 022a/itaRose II. T. IV. No. 20.
DIFFERENTI SORTE DI ROSE.
Fig. 1. La Rosa centifoglia gialla. (Rosa sulphurea.)
La Rosa centifoglia gialla non è punto inferiore di bellezza all' altre piu vaghe Torte di Rose; ma per quanfo ne fia fréquente la pianta negli orti nostrali, pure è raro allai il cafo, di ritrovarne flore perfetlamente fbocciato e bello. Quafi tutte le boccie crepano, prima di fvilupparli fin' allô stelo, come cib dimostra qui il flore mezzo fbocciato, e mangiate da piccoii scarafaggi si guaftano. Gib dal naturale di questa for ta di rofaio proviene, il quale non potendo fossrir ne la troppa umidità, ne la sfeiza del foie, vuol eifere poflo in luogo asciutto, e ombrofo. E bellissima questa Rosa e di forma, e di colore, e pub dirii vero ornamento degli orti, benchè l'odor ne fia cattivo. Il suo arboscello, ch'è coperto di fpine, e ricco di rami piegbevoli, e di fogliame minuto, giugne a 6 fin' a (3 piedi d'altezza, ne arriva mai a portar frutto.
Fig. 2. La Rosa porporina ripiena. (Rosa holoserica purpurea.)
Questa specie di Rofa, che ha più nomi, ehiamafi anco Rosa reale porporina> -Rosa dï velluto porporinOy Rosa nera. E delle più rade specie. Essa per confeguir la sua perfetta bellezza, cliiede un' afilidua cura, acciocchè non abbaftardisca, ne degeneri in flore d'uno fbiancliito e cattivo rosso. La sua grandezza e ripienezza, il suo luftro fomigliante a quello di porpora scura, che fia nel nero, e la sua dolce rilucentezza, onde dalla superficie delle sue fo« glie un bel turchino sfavilla, come pure il lume d'oro, che dal ricettacolo delle sue femenze se n'esce, danno a questo flore un' afpetto veramente grandiofo e magnïfico. Ee foglie della pianta iono di compétente grandezza, e d'un verde bianchiccio Ella ha poche fpine, ed il legno tenero verdaftro. Forma un denfo frutice, che non forpassa l'altezza di 2 b 3 piedi, ed è foggetto a foffrir dal freddo. E molto fruttifero a cagione del gran numéro de' suoi filamenti di polviglio feminale. 11 suo frutto è del tutto fomigliante a quello della Rosa porporina femi-piena, che faremo conoscere difegnata in appreflo. E deboie, ma grato, il suo odore. CteceMi. LI 4'ii
Ad99999 04 023a/itaUccelli LI. Tom. IV. No. 21.
VARIE SPECIE D'UCCELLI CANTAIUOLI.
vJlï uccelli cantaiuoK, comprefi nel genere della Motacilla di Linn. formano una classe numerofa, ehe ne comprende più di 1Q0 specie; parecchiedelle quali nascono ne:la Germania, l'altre, che ne formano la inagoior parte, son forefiiere. Delle Motacille-già fene: sono descrilte parechie specie: Tom, II. No. 64.
Fig. 1. Il Cantarino colla coda spiniforme. (Motacilla spinicauda.)
II Gantai ino colla coda fp in if or me s'accofta alla grandezza del passere comune domeftico, e dimora nella Terra del Suoco fulla punta méridionale dell' America. Il principal coloré delle sue penne, ehe gli cucprono il collo, e il ventre, è bianco, e quelle del doiTo e delle aie è bruno rossigno. Ma quel che maggiormentelo dtstingue, n' è la coda, le eui penne per un terzo della loro lunghezza fino alla cima sono fpelate. Quindi è, che qualora l'ùccello dispiega la coda, quelta pare armata di fpine.
Fig. 2. La Petragnola delle Filippine. (Motacilla Philippensis.)
Bell5' Uccello di vaij coiori, ch' è 8i grandezza alquanto maggiore di quella-de^5" anzide. tto. Ha il capo Giallognolo, e il colta rosso fndicio, -ed il; p^tto e a'-ttraverfato-d*una striscia turcrirna nera> fomi'pliante ad un naflro. Il dosso, la coda, e l'aie son di col oc viola ce o-nero-Dimoia neli" if oie Filippinev
fomi'pliante ad un naflro. Il dosso, la coda, e l'aie son di col oc viola ce o-nero-Dimoia neli" if oie Filippinev
Fig. 3. La Barada. (Motacilla rubicola.)
Ritrovalï nella maggior parte della Germania1 in feeche e faifolle Gouirad'e, mailimameute ove quefîe si îilevaaio in colline, velando inquiétamente da; un luogo ait' altrov La sua lunghezza oîtiepaiTa alquanto-quattro pollici, e il nuti ïmen» to tiTeila confiiie in rnolche, ed. in altripiceoii-mfetti. Sono di color nero il capo, il dosso, . e la gorgia, laquale li termina in una fafeia lar^a di color bianco. Il ventre è gialligno rosso. Nidificando questa uccello fra faJTi, o di fotto a' cespugli, . il suo nido difîicilmente-fi scuopre; poichè non vi dirizza mai il volo a dirittura, ma dopo efferfi pofato a qualche diftanza, vi si rannicchia, e vi s'introduce strascîcandofi per terra.
Fig. 4. La Petragnola del Senegal. (Motacilla servida.)
Vive questo uccello in fu la cofta occidentale del Senegal. Non arriva alla grandezza delP anzidetto. E' vagamente adorno di color rolfo giallo, e hruno rolTrgno, fparfo di macchie nere.
Fig. 5. Il Cantarino magnifico. (Motacilla cyanea.)
Magnifico ha nome quest' uccello a cagion delle belle stiisce azzurre, che la testa nera di eifo adornano. Vive nella Terra die Diemen, Ha stretîo il corpo in paragone deïla testa grossa, e la coda piu. lunga del refto del corpo,
Fig. 6. Il Culo bianco. (Motacilla Oenanthe.)
> Il CulO' bianco, . che gïunge alla grandezza dï pollici 5
Ad99999 04 024a/itaPesci XXXII. Tom. IV. No. 22.
ASELLI, NASELLI.
Fig. 1. Il Narvaga. (Gadus Callarias.)
Il Narvaga, cli* è -rlel gerrere fie' Nafelli, arriva alla lungbezza cli 3 piedi. Il' pèsce di raphia, come ciö dimostra il gran numéro di denti, de' quali ba -armata la bocca. NutTéli di pesci, e gamberi, di vermini mariai, e d'-iufetti aquatili. ïlitrovafi principalmente nel mate Baltico, ove fülle coite, e nell' imboccature de'-fiumî si pesca cen reti e ami faldi. JV en défi capo per la bianchezza, tenerezza, e fornma saporofità* delle sue cajpni, onde contafi tra' più fquifiti piatti di tavola ben fornita. Habrunazza, e grigia rossigna laschiena, ed i îîanchi coperti di macch'ie di color eiallo fudicio.
Fig. 2. II Merlano. (Gadus Merlangus.)
Il Merlano è fpeçie saporita di Nasello, che partitamente li ritroya nel mare Baltico, e in gran folla «elf oceano fettentiicnale aile coite d'lnghilterra, Gianda, e Francia, . ove. fpelEo fi. »rende a migliaja con lenze armate d'uncini *), La sua lungbezza è di piedi i§ b di 2. Jl color. del ventre h bianco argentino. , e cpello della schiena giaîlo brunoîto. -
Fig. 3. Il Carbonaio. (Gadus carbonarius.)
Chiamafi questo pesce Carhonaio per il color nero rilucente, del quale il dosso e il capo d'elle» fl riveftono, -quando s'invecebia, essendo quelle parti di color olivafiro bruno, inentre è giovine, Sono nere le pinne del ventre, de!l' ano, e-della coda, e quelle delîa schiena e del petto l'on olivaftre brune. Arriva alla lungbezza di piedi i
Ad99999 04 025a/itaPiante LXXIX. Tom. IV. No. 23.
FRUTTE AMERICANE.
Fig. 1. Il Gujavo domestico, ò comune. (Psidium pyriferum.)
Il Guajavo ccmune b domeftico végéta neîî' ifole dell' Indie occidental)
, ove giugne ail* altezza di i3 6 20 piedi, e nel suo pédale alla groflezza d' un lùede. Le Tue fo»3ie, le quali l'una dirimpetto all'altra de' rami escono, sono oblonghe e ritondette, e neîia loro fupeificie aîtraverfate di coftole, lenza merletti alcuni nella circonferenza. Nel terzo anno manda suori il flore bianco 23, clie in fui picciuolo della foglia lîede folingo. La frutta A arriva alla grandezza d'una pera di mezzano volume, la quale fui principio è verde, ma giunta alla maturità, di color giàlîo e rofïo si rivefte. ïla un' odor allai graîo, ed è saporitiifima. Elïendo falutevole il godimento d'essa, copiofamente si mangia, cruda e cotta, in quelle contrarie, çlie la producono.
Fig. 2. L'Annona co' pungoli. (Annona muricata.)
Riesce parimente in parecchie ifole dell' Indîe occidentali, Le foglie di quest* aibero oblonghe ed appuntate senza certo ordine escono de' rami. Il flore, che ha il calice di tre foolie, bianco al di suori, e rossigno di dentro, fpira un odore ingrato. La frutta h, grossa quanto un pugno, ha la forma del cuore, e l'efterna sua corteccia verde è divifa in fpartimenti ch' a scudicciuoli scagliofi s'affomigliano, nel cui mezzo s'erge un monticello con pungoli. E' fugofiilima la polpa di questa frutta, ed ha un sapore fquifito vinofo, di modo che in que' paefi caldillimi serve d'eccellente riftorativo. Volendola mangiare, se ne toglie la corteccia, e se ne ricava la midollofa foftanza con un cucchiajo.
Fig. 3. La Sapota mammosa. (Achras mammosa.)
Ritrovafi nell' ifole di Cuba e Giamaîca, ed in più parti dell' America méridionale. E' di fei foglie il suo piccol flore bianco, e la f utta être volte più grande della figura, che qui la rappresenta. Ha forma ovale, ed è di color bruno come la ruggiae. La midolla rolfa, ch' è dentro, Ci mangia, benchè il suo sapore dolcigno, per eifere di foftanza troppo acquidofa, non fia de' più fquifiti. Entro la polpa ritrovanfi alcuni noccioli £, che contengono il ferne brano chiaro G. Wlamci-Sapote chiamafi questa frutta in America. PiP. > -^jtxtk' t^ùdnp&. jaoer: kJflùH^ -^jtxtk' t^ùdnp&. jaoer: kJflùH^
Ad99999 04 026a/itaMiscellanea XXXV. Tom. IV. No. 24.
LA SOTTERRANEA CITTÀ D'ERCOLANO.
Ootto H governo cli Tito Imperator romano nelP anno 7Q dopo la nascita di Criito avvenne «na d-elîe più terribili eruzioni del Vefuvio. Çuefto monte getth suori folte nabi di ceneri infocate e di pomici, clie tolfe. o ii lusne al giorno, e che come pioggia rcvinofa ricadendo giù, tutti que' contorni coprirono, e gli dishufFero. In quella funefîa devaftazione fu comprefa anco la bella e opulent a città d'Erco'ano, colonia romana, pofta in fu la fpiaggia marittima tra Napoli e Pompej. Da un diîuvio di ceneri ardenti, ^ di pomici furono copeite leftrade, e le fabbriche d'essa. Gli abitanti ebbero appena tempo, di falvar la vita colle più pregevoli foftanze loro. Le fmifurate scesse di pioggia trasmutarono gli Xtrati di cenere in fodi ammaifi. Dello fquarciato fianco del monte usci poi un torrente fmifurato di lava infocata, che scorrendo verlo il mare. , di nuovo ricopii la città cfuna mAsia impietrita della grossezza di öo, fmo a ßo piedi. Cosi quella città Icomparve fulla faccia della terra abitata, d-i modo che dopo alcuni fecoll fi. no il fito d'essa era uscito della memoria degïi uomini, e che la piccola città di Portici s'era fabbricata fui terreno, che la -copriva. Fù scoperta a cafo nel lecoîo passato dal principe d'Elbeuf di Lorena, mentre nel 172^0 facea fabbricar presso Portici una villa. Un contadino lcavando un pozzo vi diflotterrb parecchi marmi preziofi, e diede motivo al d-etto principe, di comprarne quel terreno, ove facen«to pRoseguire gli scavi vi discopri molti anticlii monumenti e statue di pregio. Proibi poi il lie di Napoli il pRosequisnento degli feavi, che per lo fpazio di 30 anni stirono tralasciati, fiuchè per ordine del Re di bel nuovo vi fu pofia rnano. Vi volle uno scavo della profondità di Qo piedi per passare la maila della lava, e per giungere all'antiche strade deîla città. Furono premiati questi lavori d'un aran teforo di statue, vafi uteniiU da facrifizj, e pitture a fresco (fatte fulla calcina umida") che a poco a poco cavayonfi suori (vedi Fig. 1.) e trasporîaronfi nel Mufeo della città aggiacente di Portici. 11 fito di Portici non permette va, che l'antica città si riproducesse intiera alla luce, senza rovn;ar quella. Onde non vi si potea far altro, che scavar le vie fofterranee traverfando la lava, ove al lume di toivie si vedono i refti della città. Il primo edifizio erandiofo, che vi si scopri, fu il Teatro, di cui la Fig. 2. ne mostra un prosoetto. , onde iî vede, che Pinter no di questo edifizio per la grancîezza e sue grandiole decorazioni formava una beliilFnna veduta. Per un corridore efîerno, la cui diagonale si vede in a a, e per fette porte (bb) g!i îpettatori pervenivxino ai loro feggj di tufo (ccj, ove 10000 persone aveanô luogo. Le pareti (dd) di fopra a' feggj eran riveftite di marmi. Entro le nicchie v'eran pofîe statue, e fu' piedifralîi, che fporgono in suori, Ci vedeano cavafti di bronzo. Il proscenio, pofto dirimpetro a' feggj, ove l'azione si rappreleatava, era decorato di colonne coriiuie, e di flatue delle Mufe. e^m/. ?peo^7i
Ad99999 04 027a/itaMiscellanea XXXVI. Tom. IV. No. 25.
LA DISSOTTERRATA CITTÀ DI POMPEJ.
1 oco lontano d'Ercolano, e 12 miglia d'Italia diftante da Napoli era situata la piccoîa Città di Pompej. La rnedefima eruzione del Vefuvio, dalla quale la città d'Ercolano nel 79 dopo la nascita di Crifto fu fotterrata, feppelli ancora quella di Pompej fotto un diluvio di ceneri e pömici, benchè all'altezza di pochi piedi. Ciö non oftanta paflb talmente in obblio che ne* tempi pofteriori non si potea neppure additare il luogo, ove già era situata. Fù a cafo, che nel fecolo pafTato la scoprirono i contadini. Nel 1755 vi fu dato principio agli scavi, e come a pochi piedi d'altezza era coperta di ceneri, e di terra, per la maggior parte-ne fù fgombrata, e vi si trovb gran numéro d'antichi monumenti, i quali come quelli d'Ercolano furono tvasportati a Portici. La presente Tavola ci mofîra i due principali prospetti di questa città dilTotterrata.
Fig. 1. La Porta della città, e il capo d'una strada.
Nella parte d'innanzi vi si vedono i refii della Porta di città (aa) e pel mezzo d'efXa il capo d'una delle firade. Le café fembrano appoggiate a' fianchi delle rupi (b) clie vi «‘innalzano; ma queste altro non fono, ch' ammaffi di ceneri fgombrate, che già coprirono la città. Gli edifizj (c) pofti nel piano superiore, son più modérai, fabbricati indosso alla città di Pompel. Le firade della città non palTano la largbezza di 12 piedi, e son lafuicate di lava, ove si vedono l'antiche rotaje impreffe. Lungo le café scorre un marciayiede (d) per comodo de' viandanti. Le café son piccole, di forma quadra, e per lo più d'un fol piano. Le porte ne sono alte e largbe, per dar lume allaparte anteriore della cafa, non essendovifi scoperte peranco fineftre daîla parte delle firade. Le fîanze trovanfi pofte attor-» no ad un cortile, nel cui centro v'era una fontana.
Fig. 2. Il Quartiere de' soldati di Pompej.
Neil' anno 1772 vi fu scoperto il cofï detto Quartiere de1 Soldati, che nella tavola vedefi difegnato, il quale probabilmente fervi d'abitazione e d'efercizio militare a' foldati del prefidio romano di Pompej. EfTo occupa un piano quadro oblungo, cinto di colonne di fiucco d'ordine dorico dell' altezza di 11 piedi, il quale, come si vede in aa non è fiato per anco fgombrato. Questo è probabilmente il luogo, ove i Soldati efercitavanfi nell' armi. A dietro della colonnata s'aggirava una galleria, aperta dalla parte del cortile, e al di fopra coperta. Contigue alla Galleria v'erano le celle de' Soldati, Çbb^) gli usci delle quali riuscivano fui corridore d'effa. Nella maggior parte delle celle si son trovate antiche armature romane. Una di cotefte fianze diede un trifto aspetto, a chi la scopriva. Servendo gia di carcere a' Soldati, parecchj se ne trovavano qui ne' ferri ail* ora che la città fu fotterrata dalle ceneri, i quali dagli altri Soldati, datili precipitofamente alla fuga, e dallo fpavento generale forprefi, vi furono lasciati in abbandono, e pi ivi d'ogni via di falvarfi colla fuga, vi aftogarono miferamente. Se ne trovarono parecchj scheîeti pofii a federe in fila co' ferri attorno aile offa de' piedi.
Ad99999 04 028a/itaUccelli LII. Tom. IV. No. 26.
PICHI STRANIERI.
Fi°\ l\el Tomo III. No. 2ß. di quest' opéra abbiamo imparato a conoscere i Pichi nativi della Germania. Delle moite altre specie che nel refio dell' Europa, e nelf altre parti del mondo se ne ritrovano, ne abbiamo scelto fei, che per bellezza e varietà di coïori ff diitinguono, delle quali or daremo ragguaglio.
Fig. 1. Il Pico di più colori della Cajenna. (Picus multi color.)
Vive ne'lla Cajenna e Guajana delT America, ove dagli abitanti è cliiamato Tukumuri. Arriva alla lunghezza di n pollici. Ha il becco giallopaiüdo, rancio il capo, e il coilo, col vertice, ornato d'un pennacchio, e tiero il petto-L'ali, il dosso e la coda diftinguonfi. pel color rosso abbrunito, punteggsato di nero. Va in cerca del nutriment« comune ail* altre foeeie dr'Pichi, qui rapprelentati, il quäle confiffe in vexmiui ed insetti.
Fig. 2. II Pico di Goa. (Picus Goensis.)
E' ahmanto più piceolo della specie or ora descritta, e dimora neîîa contrada di Goa dell* Asia. Il suo pennachio, che dal vertice pende in £ 1U è del color erernrfino. E' fegnata d'un a anzidetto. Diiîinguefi. molto dagli alfri peî peiïnacchino rosso che ha nella parte diretîana del capo, per la striscia bianca di fotto agli occhi, pel color verde, e dorato del dosso, e per le tacehe del coîîo e dell' ali.
Fig. 3. Il Pico di Bengála. (Picus Bengalensis.)
Fig. 4. Il Pico colla testa gialla. (Picus chlorocephalus.)
Il Pico colla tefîa gialla foggiorna nella GuJana. IIa di color bruno olivafho rivefiito il petto, il ventre, il dosso, e la coda, e nelle parti d'avanti è abbeilito di tacehe blanche giandicelle. Sono di color giallo il collo e la tefîa, ed è rosso il vertice.
Fig. 5. Il Pico della Nubia. (Picus Nubicus.)
Ecco ancora un Pico Africano, che vive nella, Nubia. La lua lunghezza oltrepassa aîquanto 9 pollici, Tut-to il corpo è taccato di bruno, nero, bianco, e gialiognolo, e punzeechiato.
Fig. 6. Il Pico giallo della Cajenna. (Picus exalbidus.)
Ç/uefîo Pico nella Cajenna, che n' è molto frequentata, ha nome Legnajuolo giallo per la »fî "Il 1*. *t — »-r * firiscia nera, che di fotto agli ocehjo ccminincia, e trascorre il dosso. L'Ali ion gialle couse l'oro, € verdi. -1 ‘ (-J j CD x defîrezza che ha di traforare a forza de' coîpi di becco la feorza viva d'un albero cavo per iinea diritta, e di coitruirvi poi il nido in una buca, che per 101? pie va all'ingiù, ove la femmina pone îe lue tre ov. a, che son bianche. Il color principale delle lue penne è il Giallo dell' oro. Le penne maefae dell' ali sono nere, e roffe abhiffimi coïorï brunite. Nel maTchio dal becco ah* in giù feorre adorna^ vive nella Ben gala, E meno grande delF una Itriscia roffav
Çuefta fpeeie di Pi co, . di vna \jOOE. z%> Jt Jt
Ad99999 04 029a/itaInsetti XXII. Tom. IV. No. 27.
LE FARFALLE.
I. Farfalle diurne. Lie Far-falle di varj bei coîori a dorne, che oramai si conoscono tuîte, formano un' affai ampia claffe d'Insetti, divifa in tre generi principali, cliè comprendono 2599 specie particolari. Hanno quattro ali diftefe, e ricoperte di polviglio va« riamente coioiito, il quale efaminato col micRoseopio, a scagliette, l'üna foprapofte all'altra, s'affooHgKa (veggafi JNo. 5. del III T01110 di quest' opéra)
pelofo il corpo, la bocca fornita di due antennette, e d'una tromba fpirale, di cui si fervono per nutrirfi, e per fuciare il fugo delle plante, e de' fiori, E rimarchevole la triplice metamorfofi, alla quale questi insetti sono fottopofti, prima che al couipimento îoro pervengano. La farfalla femmina sa le uova, onde un animaluccio vermiforme nasce, die Bruco si denomi'na, e che di certe e determinate piante o legna n outre, finche giunto fia al suo coinpimento. Allora si rivelte d'una fpoglia Cornea, ed entro vi rinchiufo chiamafi Ninfa o Crifalide, la quale ririotta auna specie di fonno, non prencle nutrimento. Entro a quelia fpoglia formai! la farfalla, lecondo che la sua specie lo richiede, o in poche fettimane, o nello fpazio d'uno o due anni, la quale, giunta al suo compimento, rompe la fpog'Ha, ed u3citav che n' è, alla sua propagazione attende, e poi muore. I tre generi principali delle Farfalle sono 1. La Farfalla diurna. 2. La Farfalla del crepuscoîo della fera, detta Sfinge. 3. La Farfalla notturna, dètta Falena, o Farpaglione. Della Farfalle diurne non se ne conoscono finora piu di 901 specie. Efïe non vanno a volo suorchè di giorno. Ripofando tengonrj l'ali ritte e ripiegate, e le loro filiform! Antenne s'ingrossano verfo la cirr. a a guifa di peftello. Nelia presente tavola fene veggono tre belie specie figurate nella loro grandezza naturale, le quali nella mâggior parte della Germania si ritrovano.
Fig. 1. Il Manto lugubre, o screziato. (Papilio Antiopa.)
Arriva alla larghezza di 3 poîlici incirca, ed ufa di Ivolazzare attorno agli alberi fruttiferi, maffimamente ne' mefi d'Agofio e Settemhre, per fuciarne il dolCe fugo, onde si nuire. Ha le ali di coîor bruno rossigno, meVlàte all'intorno, e orlaîe di irriscia gialla. Il bruco fpinofo (J3), onde questa farfalla nasce, nero e. macchiato di rosso, che suole trovarfi per lo più fepra i falci, betulle, e tremole, t'fasformaß in ii'ha crifalide nera canteruta (C), della quale poi dopo lo fpazio di quattordici giomi la farfalla (A) se h'esce fviluppata.
Fig. 2. La Specchio o l'occhio del pavone. (Papilio Jo.)
Il Bruco fpinofo (&), coperto di nero vellutato, in g'. n numéro ß truova in fu l'ortiche, e la lua Crifalide (c) canteruta, di color verde gial!o, e punteggiata d'oro, fospeudefi per la sua punta inferiore alle mura. Dopo 12 b 1. 4 Giorni se ne vede uscire la bella farfalla («), adorna di macchie di varj colori che ag!i occhi o fpecchietti della coda del Pavone s'aflbmigliano.
Fig. 3. Il Marte, ossia l'Ammiraglio. (Papilio Atalanta.)
Questa bella farfalla (A), dipinta di nero, di porporino e di bianco, comparîsce di primavera, e più che mai nel mefe d'Agofto fvolazza attorno a fiori delle fave e aaltre plante. Il Bruco d'effa ch' è fpinofo (£), s'attacca parimente all' ortica; e vi vuôl 14 giorni, che dalla Crifalide grigia e canteruta (C), la quale come l'anzidetta aile muraglie s'appieça, la farfalla si disviîuppi. d3U*+4*nu2XBT. I
Ad99999 04 030a/italnsetti XXIII. Tom. IV. No. 28.
LE FARFALLE.
II. Farfalle della sera, o Sfingi.
IL Warf aile della fera, o Sßngi. Il fecondo genere principale delle Farfalle comprende quelle délia-fera, dette Sfingi, delle quali si lono ravvifate finora 165 specie. Le loro ali forpallano in lunghezza quelle delle Farfalle diurne, e peaclono in giù, -qualora esse si pofano. Hanno inoltre il corpo più grolTo, e le loro antenne, nel mezzo piu grolïe, vanno attenuandofi aile loro eliremità. Con gvan fruscio s'a^oirano attoino a fiori non folo nel crépus-CO colo della fera, ma ancora in quello della mattina (onde mal a propofito la lor denominazione a quello della fera si riffrigne), e in aria fospefe ne fuciano il mêle con la loro lunga trombe; Di giorno fertoanfî^chete e scioperate alla coiteccia äegli a hk ri ed nelle muraglie. ] Bruclii delle Sfingi sono grandi, e fpe'fo vagamente difegnate, ed banno l'ùltimo aanello del corpo fornito d'un eornetto. Sotterra fogliono trasscrmarfi in Crifalide, la quale colorita di nero, o di bruno, per ïo più rirnane coftk nel tempo d'inverno, ne pria' della prima ver a la Farfal'a se n'esce alla luce. La presente tavola ci dà ragguaglio di due belle Sfingi, . rappresentatevi infieme co' Bruclii e Crifaïidi loro in grandezza naturale. , dell' introduzione de' pomî di terra è dëvenuta nostrale, poichè il di lei Bruco grande, di firisce gialîe e turchine adorno (-ß), per preferenza a ma il nutrimento dell' erba de' detti pomi, e vi si trova ne' meß d'Agofto e Settembre, come pure in fui Giasmino, e füll' erba della carotta. EfTa trasformaß in quella grande Crifalide di coïor bruno rossigno, che vedeß (in G), la quale nel tempo d'iverno riman nascofta fotto terra. La Sfinge colla teßa di morto fu in altri tempi oggetto di orrore per la plèbe, alla quale la gialla macchia, che fui petto porta, pareaveia immagine della morte; e ficcôme per lo più non comparisce prima di mezzanotte con fruscio grande fvolazzando atforno, e colla fregaggione, clie fra' gli scudiciuoli del petto ß fa, un suono di pianto eccitando, la dichiaravano uccelîo di malaugurio, la cui comparfa prefagiva la pefie, la guerra o la careftia. Favoîa di rifo degna!
Fig. 1. La Testa di morto. (Sphinx Atropos.)
Fig. 2. La Sfinge occhiuta. (Sphinx ocellata.)
Çuefta Farfalîa, nel lu quale raffigura si la Teßa di morto] ÇA) è delle Sfingi Europee la più grande, . eritrovasir benebe' scarfamente, nella maggior parte d'elle con trade della Germania. La £ua vexa patria è l'Afxrica e î'America s ne-prima Il Bruco (b~) di questo parpaglione, ch' è verde giallo, e traverfato di ßrisce bianche, ritrovasi ne' meß d'Agofto e Settembre fu' falci, tigli, Ontani, quercie e fagi» e fene puo far acquifto, scoîendo i detti alberi. Trasmutafi il Bruco fotto terra in Crifalide' nera (c~). La Sfinge (a) ha l'alx superiori marezzate di rosso e di gngio, e finuo* famente intaccate intorno, e l'aïi inferior!' son di color di rofa, adorna ognaiia d'un, occhione turchino e nero. Jfiu^Ât&ns. xxir. J7'Ha-€ct-e
Ad99999 04 031a/itaInsetti XXIV. Tom. IV. No. 29.
LE FARFALLE.
III. Farfalle notturne.
Il terzOi e p'iu copiofo genere delle Farfalle è quello delle nottume, dette Falene, delle quali finora fiam pervenuti a conoscerne J. 529 specie particolari. Pofandofi hanno l'ali pendenti in giù, come le Sfingi. Le loro antenne per lo più hanno forma di fetole, che verfo l'eßremita s'attenuarîo. Volano, eccettuato poche, foltanto di notte, ma il lor volo è sconcio e malagevole, e senza ronzio. Di giorno si fermano chete entro. vecchie mura, glie, o attaccate agli alberi, o fra l'erbe. 1 loro JSruchi son per lo più pelofi, e preferisçono la notte al giorno per andare in cerca del lor nutrimento. Nel trasformarfî in Crifalidi ß riveftono d'un tefiuto fomigliante alla fêta, e per cib fare la natura le ha provvedute d'un fugo viscofo, che informa di fiio. fine lor' esce d'un' apertura, che hanno fotto la bocca. In questo teffuto esse rimangono fpeffo racchiufe per lo fpazio di 2 o 3 anni, prima di prender la forma di Farfalla. Nella presente tavela vedonfi tre delle Farfalle notturne in grandezza naturale.
Fig. 1. L'Orso bruno. (Phalaena Caja.)
L'ali superiori di questa Falena (^0 sono del color di caffé abbrunito con fîrisce bianche, -connesse tra loro; ma il color dell' ali inferiori è il rosso scarlattino, con macchie nere e turchiné'. Vive per tutta l'efîate. Il suo Bruco pelolo come l'orfo (B)
nutrefi d'ortiche, di lattuca, e d'altre piante, e più ch' altrove trovafi fü' prati d'erhette fini nel mefe di Luglio. Rivefte la sua Crifalide (C)
d'un filato compatto coine feltro» iîitessendovi anche tutti i fuöi peu.
Fig. 2. La Falena del legno di Salcio. (Phalaena Cossus.)
Il Bruco grande (è)
di. quefia Falena è molta rimarchevole. Vive ne' ceppi delle quercie, de' falci, ed. alni, e ß nutre foltanto di legno, rodendo colle trincianti sue antennette g)
i alberi in diverfa direzione da banda a banda, e gran danno cagionando. Effo difendefi contro i fiioi netriici ipruzzando con veemenzaun certo umor rosso suor di bocca. Non si pub confervare, suorchè ne' vafi di vetro o di terra, corrodendo o
la quale nel termine del suo compimento da muoto interno si fquarcia, e manda suori la Falena grande (a)
diitinta di grigio e vaioîato colore. Il medico francefe Lionuet con, incredibile travaglio fece la fezzione del bruco del legno di Salcio, e vi scopii 4041 Musculi, ed un numéro ^egualmente Ttupendo di vafi fanguigni, e d'altri.
Fig. 3. Il Pavoncino della notte. (Phalaena Pavonia minor.)
Il Bruco (B)
del. Pavoncino della -notte frequentemente si trova pe' rofaj falvaggi, nelle quercie, betülle etc. della Germania. Fffo è verde, e di fielle dorate vagamente adorno. La sua Crifalide (C~)
in un teffuto oblungo in forma di pera filando invblge, onde pöi esce la Falena (A)
grigia roffigna, di bende giallognoîe e bianche faäciata, ed in ambidue l'aie d'una macchia nera «bianca, informa d'occhio, abbellita. un, : M. rcun> typai. ge* ei typai. ge* ei
Ad99999 04 032a/itaRose III. Tom. IV. No. 30.
SORTI DI ROSE.
Fig. 1. La Rosa centifoglia piccola. (Rosa centifolia minor.)
F ra 3a varie Sorti delle Rose la piccola Centifoplia è una delle più belle, e diietîevoli. La patria d'effa credefi il Portugaîlo. Il certo si è, che il Sign. Bland ford fu il primo, ai, recaiîa dal Fortogalloiu Tnghiîterra, ove porta il nome del detto Signore. Ella ha perfettamente la forma sferica, ed il color diücato deîJa Centifogiia roffa maggiore, dalla quäle pertanto ß difîingue, per non trovarß i suoi fiori ipartitamente e folii'. ghi in fu' rami, come quelli della Centifogiia maçgiore, ma per lo più a cioccha, di modo che fpefTo 608 d'un fol ramo provengono. Ha poche fpine, ed il legno n' è per îo più verde. Ev per l'ordinario fîerile a cagione di sua troppa ripienezza. 11 suo cespo arriva più volte all'altezza di 6 6 7 piedi.
Flg. 2. La Rosa francese. (Rosa turbinata.)
Questa forta di Rose è adatliifima a farne ufo ne* giardini ordinati con eleganza e buon gufio, avendo quefîo jdi proprio, che con diligente cultura arrivando all'altezza di 18 piedi, elîa pub servire eccellentemente a rivefiirne le mura, ed a formarne pergolati. Ha varj nomi in lingua tedesca, che voglion dire per efempio Rosa a tappeti, Rosa acetofa, Rosa Zuckerina, Rosa ffàiicefe. Effa ßorisce ne' mefi di Giugno e EugHo. II suo fiore è grande allai, differrato, e di vivo color roflo; ma il suo odor è meno grato di quello della Centifogiia relia. Il cespo ïùifuréggfl di fiori, e di fogïie, che son d'un bel verde. Ha poche fpine, ed il calice de' fiori ha forma d'imbuto, e due rifalti, il più ballo de* quali è fornito di fpine fini, e queîlo di fopra è liscio. Di rado fruttifica, e feppur mette frutto, elïù per lo più 0 iujbozzachisce o rauore» f—\ ‘ydel* zur. y ^-eûbtooe. JLZH em xnr ^Lteeedfëù. JLUI ‘
Ad99999 04 033a/itaUccelli. LIII. Tom. IV. No. 31.
JNel decorfo della presente Opera Tom. ITT. No. 47. già II è fatta la descrizione ai pareccliie specie delloSmerlo. Eccone altre fei nelfà presente tavola, che in parte per la vaghezza delle loro penne mexitano effer notate.
Fig. 1. Lo Smerlo, chinese. (Lanius jocosus.)
‘ A. jeQuesto svelto e vifpo uccello, che in grandezza fomiglia alla lodola commune di campagna, vive in piu parti della China, e Bengala, e f 11 lia cofta di Coromandel. Ha. di color gialîo ahbrunito la schiena, e le aliT e di bianco ludicio il petto, e la pancia. Sotto agli occhi e nella coda di mac chie del color di Rosa è a domo. Sul capo di dietro le allungate penne formano un fofTice pennacchio di color brunetto.
Fig. 2. Il Codirosso maggiore. (Lanius infaustus.)
Questo uccello e l'altro or ora descritto, a prima vifta iembrano appartenere al genere del mer» 10; ma la piegata cima del becco abbaftanza dimostra, che l'uno e l'aitro sono del genere di Smerlo. 11 codirosso maggiore ritrovasi a elle Alpi Suizzere, e delTirolo, nella Franeia, e ltalia. A cagion del suo dolce canto non di rado si tiene ingabbiatO. Arriva aila lunghezza di poliici 7-3. 11 color gialîo roiiigno, e il turchiuo, ed il brunetto dellë lue penne gli danno un vago afpetto. Non ii fa, perche da gente superstiziofa abbia avuto il nome d'injaußo, (Unglücks
Fig. 3. Lo Smerlo col capo nero. (Lanius melanocephalus.)
Questo hello abitatore delle ifole dell' Oceano außrale è stato recato a noi da' viaggiatori de' tempi nostri. La sua lunghezza è di 6 poliici. 11 color principale di tutîo il corpo di eflb è olivaftro. La coda ha una larga fascia traverfale, ed è orlata di giallö.
Fig. 4. Lo Smerlo crestato del Canadà. (Lanius Canadensis.)
Giunge alla lunghezza ‘di 6 poliici, e vive nel Canada Le penne lunghe di color bruriettorofigno chiaro formano qn pennacchio pendente indietro fui capo. Il color del petto dà nel gialîo del cuojo; il ventre è. bianco fudicio, la schiena abbronzata, e le ali iono nere, da fascie bianche attraverfate.
Fig. 5. Lo Smerlo ceruleo. (Lanius bicolor.)
Belliffimo uccello, che dimora nell' isola di Madagascar, e si nutre d'insetti. Egli oltrepassa alquanto la grandezza di quelîo della Fig. passata, arrivando alla lunghezza di poliici 6 §. La parte superiore del corpo è di color ceruleo; e di bianco rilucente sono il petto e il ventre, e riereggianti il becco e i piecli.
Fig. 6. Lo Smerlo chiazzato della Cajenna. (Lanius doliatus.)
E' della grandezza dello Smerlo ceruleo. Tutto il corpo d'eïfo è copertö di itrisciuole bianche e nere, che vanno a onde. Vive nella Cajenna.
Ad99999 04 034a/itaPiante. LXXX. Tom. IV. No. 32.
PIANTE MEDICINALI.
Fig. 1. La Sena. (Cassia Senna.)
J_je fopdie della Sena, conosciute e ufate da per tutto come medicamento purganîe, sono d'un frutice, che giunge all' altezza di 3 fino a 4 piedi, e di rado dura piu d'un anno. Cresce copiofamente nella Siria e Arabia, e in Egitto, ove se ne sa il eommercio principale, e da Aleffandria se ne manda la miglior forte in Europa. Ora riesce questo frutice ancora in parecchie parti d'Italia, et della Francia méridionale per mezzo della coltivazione, le foglie perb non vi arriyàno alla bontà di quelle della Sena d'Egitto, ne lianno altra prerogativa che quella di ottenerle frelche. Le fogliette oblungbe Hanno l'una di rimpetto all'altra a lunghi e lottili gambi attaceate. I fiori di cinque foglie gialli (yi)
formano infieme col fufticello loro una specie di fpiga. Il guscio del frutto, che al baccello de' pifelli verdi fomiglia (J3)
in diftinti scompartimenti racchiude i femi, che hanno forma di cuore. Le foglie sono impregnate d'un oglio groffetto, volatile, e d'odor gagliardo, che pej infuiione se n' eftrae, e che a quelle dà la virtù purgativa. Quindi è che per conciliar maggior efficscia alle medeüme, non conviene farle bolüre, onde l'o«*Ho se ne va fvaporando, ma bensî insondervi si deve acqua bollente, e servirli di quel decotto.
Fig. 2. Il Legno di Quassia. (Quassia amara.)
La Ounfßa cimara, offia il Legno di Çuafjia e di uguale importanza e riputazione per la lua virtù médicinale. ElTa senza cultura cresce in forma di arboscelîo di mezzana grandezza, ne troppo fréquente, in più parti delP America méridionale, matlimamente nella Cajenna, e in Surinam fu le fponde de' fiumi. Le sue foglie oblungbe e appuntate a tre b quattro coppie escono del gambo, il qua le dall' uno e l'altro lato in aüformi escrescenze ß allarga. Il suoi fiori di cinque foglie del coîor di scarlatto (b~)
vi Hanno l'uno accanto all'altro in forma di mazzi. La radie« di questo frutice CO ^a quale fpeflb arriva alla groftezza d'un braccio, serve di medicamento. La virtai médicinale di eßa fu feoperta da un negro, chiamato Çuaffi, b Cuaffi, onde Parboscelîo poi ebbe nome. La radice è leggiera, e logora, ma non lenza fufhclente confiltenza. Effa contiene una foftanza amara, da eitrasfene colla femplice acqua fredda, di virtù affai efficace contro parecchie malattie, maffimamente contro la debbolezza de' nervi. Vendendofi il legno genuino di Quaffîa a caro prezzo, lpeffo si fallifica, foftituendogli un aitro, che è fpurio, e di quaiità rueno efficace.