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Ad00341 06 004a/itaPiante CXIX. Tom. VII. No. 2.
L'JUCCA FILAMENTOSA. (Yucca filamentosa.)
Jucca non si rincontra se non in Ame- filamentosa, è originaria délia Virginia lica e contiene più specie, che, in qusnto e délia Carolina, dove rincontrasi presso le alla struttura, s'accordano insieme talchè il spiagge arenose de' fiumi. Essa ha il tron> fusto, giugnendo sovente ail' altezza di co corto; dalle foglie sorte lo stelo, alto dieci in dodici piedi, non produce che cinque in sei piedi, a cui foltamente sono alla cima una ciocca di foglie lunghe, sodé, attaceati i fiori bianchi, che danno nel e per lo più dentellate a sega, dal cui cenr giallo, a guisa di tulipani. Le foglie di tro parte uno stelo lungo e ramoso, for- questa spezie hanno la singolarità di essere mando la più bella corona. Perciö questa più ritondat«, e di porlare, in sulla superleggiadra pianta amerieana xitrovasi in ficie loro, de' singoli filamenti lun"hi, onde moite stufe. primacbè gli Europei vi portassero la loro tela, gli Americani si servirono per fabbricaïe La specie quï efiïgiata, ossia Vlucca una stoffa rassomigliante alla slessa qualità. JHK
Ad00341 06 005a/itaVermi XIV. Tom. VII. No. 3.
LA SERTULARIA SERPEGGIANTE OSSIA CORALLINA VESCICOSA. (Sertularia volubilis, Linn. S. uniflora, Pallas.)
Intorno. al fusto ed a! ramicelli'd'un' Antipate rosso s'avvolge un' altra specie di Zoofiti appartenenti al génère Sertularia ossia Corallina vescicosa, rappresentata in grandezza naturale in fi g. 1. ed aggrandita in Fig. . 2. délia tavola présente. Questa sertularia tortigliosa ha l'apparenza d'una pianta, al pari de' piantanimali, che tutti quanti abitano l'Oceano ; ma è composta d'una sostanza bianca, délia natura del corno, elastica, flessibile e mezzo trasparente, i cui filamenti sottili e riuniti formano un fusto articolato e tortuoso, che serve di coperto a' polipi attaccati ad esso e racchiusi in cellette separate (neppure qui distinguibili) di queste articolazioni, donde stendono i loro tentoni per cogliere il nutrimento. Le campanelle ad orlo dentato su' gambi lunghi ed articolati del tronco délia sertularia sono cassule trasparenti, aperte e rassomiglianti a vesciche, che, nel più gran calore estivo, partono dalle sertularie e dentro aile quali si formano bocciuoli ovali, che restano appiccati al tronco principale, o che sene staccano. Da cosi fatti bocciuoli sortono sertularie novelle, che vanno sempre crescendo. I polipi délia sertularia si cibano de' più piccoli vermicciuoli microscopici', che vivono nell' acqua marina.
Ad00341 06 006a/itaMiscell. CXXXVII. Tom. VII. No. 4.
LE CATACOMBE OSSIANO TOMBE SOTTERRANEE DI ROMA.
Pamose pella loro antichità corne pure pel loro gran numéro sono le Catacombe, ossiano tombe sotterranee, in Roma ed intorno ad essa. Consistono d'innurnerabili passaggi e di camere, che vanne serpeggiando, a guisa di labirinto, nelîa; sa Ida pozzolana d'ufla terra indurata e volcani.ca. .'Ne', .primi tempi di Roma que'- passaggi trassero .origine dalla pozzolana scavata per nmrare ,gli edifizi. -Al tempo délia: Eepubblica i.omana e degl' Imperatori quelle innumerabili cave di sabbione s'aâoperajcono nel seppellire gente poyera e s.chiavi, non volendosi impiegare le spese fnnerali ne- loro cadaveri. Al tempo; del Cxistianesimo gli atti di soîterxamentonçlle: Catacombe s'aumentar.ono, seppellendovisL i Gristiani morti. da Martiri nelle persecuzioni da loro provate, Delle Catacombe che si stendono intorno ^a Roma ne vediamo ricopiata una parte in Fig. . 1. con tombe sj aperte si chiuse. L'esteriore de' sepolcri chiusi ed intagliati nelle pareti-dalle Catacombe rassomiglia a Fig. . 4. —w Fig. . 2: 3. e 5. ne rappresemano alcuni chè si esaminarono döpo averli aperti. Dentro vi si trovarono.gli avaazi d'ossa umacs più o meno cônservate. Dalle Untere iniziali del nomedi Cristosi ricava chlessi appartenévano a Cristiani., Nella tomba' (Fig. . 3.) vi ripdsùun Marthe, il chè si puö giudicare dalla palma e scure cônservate..
Ad00341 06 007a/itaMiscellanea. CXXXVIII. Tom. VII. No. 5.
LE CATACOMBE ETRUSCHE DELL' ANTICA CITTÀ DI TARQUINIA.
Nel granducato di Toscana, presso la piccola città di Corneto, dove già era situata Tarquinia, una délie dodici capitali d'Etruria, litrovansi moite catacombe, ossiano camere sepoîcrali sotterranee. Esse sono intagliate in calcina bianchiccia, essendo rimarchevoli pella loro struttura e pe' varj lor ornamenti. Vi si discende per aperture quadre. In uria di queste catacombe etrusche (Fig. . 1.) la sofiïtta è formata di quattro quadrelli contiguî, cavati dalla rupe con isfondi. Gli avanzi de' morti riposarono in urne, o verisimilmente anche su' banchi ricorrenti intorno aile mura latèrali. Le pareti ed i fregl di queste camere sepoîcrali sono coperti di varie pitture simboliche, allusive allô stato délie anime dopo la morte, secondo le idée degli Etrurj. Sul fregio vediamo dunque degli uomini divorati da fiere; allusione aile pêne destiriate al colp'evole. Altri spartimenti délie catacombe elrusche (Fîg. 2.) posano su pilastri scavati dal-; la rocca stessa, al pari degli sfondi architettonici délia sofiïtta, onde danno perpetualità al tutto. Al muro laterale scorgiamo parimente fregi dipinti di più Fig. ure che somministrano ail? antiquario materia fertilissima di discussion!.
Ad00341 06 008a/itaQuadrupedi. LXXVII. Tom. VII. No. 6.
IL BUFOLO GIGANTESCO. (BOS ARNI.)
Agli animali rari e finora poco noti appar- l'un dall' altro. Si dice che Y Ami nella Fig. utiene il Bufolo gigantesco, ossia Ami, che, ra participi del bue, del cavallo e del cersecondo i rapport! degl' Inglesi, vive nelle vo. Benchè sia ardito e forte, pure si regioni montagnose delP Indostano settentrio- domesticae, neu' Indie settentrionali sene naje come pure ne' boschi della Bengala serve per cavalcare. seltentrionaie. Un uffiziale inglese fà men. Per lungo tempo il bufolo gigantesco zione d'un cosi fatto Bufolo da lui ritrova- non si conobbe che ai teschj quà e là scatovi, alto 14 piedi, dall' unghia sino all' vati, a" quali sono attaccate le corna di estremità délie corna, È nero di colore; smisurata grandezza. Cosi fatti teschj d' Aruna ciocca di peli rossicci gli stà appiccata ni si rincontrano in varj gabinetti di cose fra le corna grandissime che distano 4 piedi artifiziali.
Ad00341 06 009a/itaVestimenti. XII. Tom. VII. No. 7.
VESTIMENTI PERSIANI.
Gli abitanti di Persia si vedono qui rappresentati ne' îoro differenti vestimenti. I Persiani sono naturalmente vivaci, leggieri, dediti al piacere; ma coh tutto ci ô più compagnevoli e pin. pieni di compassione verso degli stranieri che i-loro vicini, i Turchi rozzi e diffidenti. Essi sono di mezzana grandezza, più magri'che grassi, ma per. altro robusti e sani. Benche il Maomettismo sïa la religione dominante, pure vi si tollerano moite altre sette, p. e. i Guebri, che adorano il fuoco. Dalla semplice vestitura de' Curdi, (fie. 1.) popolo montanino, mezzo selvaggio e malandrino délia Persia occidentale, facciamo la transizione a' vestimenti de* Persiani.
Fig. 2. Persiano di condizione mezzana, in abito da State.
Il' vestito de' Persiani è alla orientale, ciô h lungo. largo ed a più colori. I riecht ne ' portano sioffs preziosé di seta, riccamente guernite d'oro d'argento e di gemme. Il Persiano qui effîgiato ha indosso üna camiciadi seta; rossa; al dissopra di questa una ©as miciuola ed inoltre una lagra sopravveste che gli discende sino al malîeolo, essehdo cinta d'un drappo. La testa è côperta d'una berretta, in forma di turbante.
Fig. 3. e 4. Donne Persiane.
La vestitura délie Donne persiane è più aggradevole e più leggiere di quella degli uominj. Esse non tagïiano i capegli, ma. coprono la testa d'una ciarpa a vélo, ovvero ï'awolgono a guïsa di turbante. Sopra là camicia, apèrta sïno a mezza vita', portano una roba discendente sino al ginocchïo ed adorna di cappi corsoj d'oro e d'argento. I calzoni larghi sodamente si trapuntano e si foderano d'alto a basso.
Ad00341 06 010a/itaVermi XV. Tom. VII. No. 8.
L'ALCIONIO MAN0 DIAVOLO. (Alcyonium manus diaboli, Linn.)
L'alcionio, formato a mano, che da marinarj e littorani volgarmente si chiama mano del diavolo, mano di ladro, mano di Giuda, mano marina, è una specie particolare di piantanimal.i, ossiano zoofiti, appartenenti al génère Alçionio. Essp è çomposto di filament! inflessibili, simili a corno, che nello stato fresc'o sono circondati da una spstanza succosa, dove, al di fuori, nelle dita o ne' demi, si trovano piccoli incavi o cellule, servendo di dimora continua a polipi particolari, (qui non ricopiati) di Fig. ura ci» lindrica, forniti di più tentoni al dissopra, intorno ail' apertura délia bocca. L'esteripre di questo piantanimale varia in quanto alla forma, lunghezza, e grossezza de' dentelli, ciö che dimostra Fig. . i. paragonata a Fig. . 2. Del resto ambedue le Fig. ure ne rappresontano la grandezza naturale ed i concavi a cannello ail' estremità de' ,merli, dove abitano i polipi. Questi alcionj si rincontrano in sulle spiagge d'Olanda, di Francia e d'Inghiîterra, dove, nel mare, si sono uniti aile parti inferiori délie conchiglie e chiocciole per la virtù vegetativa.
Ad00341 06 011a/itaMiscellanea. CXXXIX. Tom. VII. No. 9.
CAVALLEGGIERI RUSSI.
Vediamo qui ricopiatidivers! popolicristiani, yivendo sotto il dominio russo e formando de' cavalleggieri pel servizio militare.
Fig. 1 e 2. Cosacchi donici.
Fig. 1. Uffiziale de' Cosacchi donici, che sono un ramo délia Nazione russa ed un popolo rozzo, bellicoso e pastorale, abitando le sponde del fiume del Don, onde hà tratto il suo nome.
Fig. 2. Semplice Cosacco donico.
Fig. 3. Calmucco.
Eçco qui rappresentato un Calmucco (corne a prima vista la di lui fisionomia dimostra) passato a' Cosacchi e professando, al mena apparentemente, la religione cristiaua.
Fig. 4. Cosacco uralico.
I Cosacchi uralici vivono sul fiume inferiore âell'Urai, dov'e principalmente applicansi alla pesca ed ail' allevamento de' bestiami. Del resto molto rassomigliano agli altri loro fratèlli.
Fig. 5. Cosacco del mar nero.
I Cosacchi saporogici, che per lo passato abitaronö le rive dèl Dnieper, donde vennero trasferiti nel Cuban, sul mar nero, fin dal 1775, non solaraente servono da cavalleggieri ma ancora pér mare.
Fig. 6. Albanese.
Questo Albanese ossia Arnaut appartiene al battaglione greco stabilito nella Crimea, al soldo russo. In guerra esso serve a cavallo ed a piè, per mare e per'terra.
Ad00341 06 012a/itaMiscellanea CXL. Tom. VII. No. 10.
CAVALLEGGIERI RUSSI IRREGOLARI.
Vediamo qui una série di popoli asiatici sl pagani si maomettani, che si trovano più o meno frequenti tra i cavalleggieri russi,
Fig. 1. Principe Circasso.
I Circassj, che abitano nella provincia fli Cuban, sono discendenti di Tartari ed un popolo misto, ben fatto e guerriero, sottoposto a particolari Principotti che riconoscono la Sovranità rüssa. Un cosï fatto Principino vedesi qui armato di tutto punto, d'elmo, d'usbergo, di sciabla, d'arco, di saette e di pistolet
Fig. 2. Semplice Circasso.
I contadini o semplici Circassi sono tutti quanti schiavi de' gentiluomini. Tutto il paese puö mettere in campagna 1500 gentil. uomini e circa ,10,000 schiavi combattenti.
Fig. 3. Un Mursa, ossia gentiluomo tartaro.
Esso è qni ricopiato senz' armi, in qualità d'accompagnatore d'un Principe circasso.
Fig. 4. Tartaro nogajo.
Questi Tartari vagabondi e malandxiui si distiuguono per la loro fisionomia che prova la méscolanza loro co' Mongoli. Essi adornano le loro lance di pelli di volpi.
Fig. 5. Tartaro turcomano.
I Turcomani abitano in diversi paesi, principalmente nelle più belle contracte di Caucasia. Eccone uno xappresentato. ,
Fig. 6. Baschiri.
I Baschiri sono discendenti de' Nogaj e de' Bolgari, e per conseguenza privi di coltura- Essi sono assai bellicosi.
Fig. 7. Un Kirghise.
I Kirghisi sono Tartari liberi, rapaci e rozzi, che, mescolati co' Mongoli, abitano i deserti, su' confini di Russia, dove tengono razza di bestiami e principalmente di cavalli. D*l resto sono rozzissirni.
Ad00341 06 013a/itaMiscell. CXLI. Tom. VII. No. 11.
VEDUTE DELLA SPIAGGIA DEL GIAPONE CON NAVIGLI GIAPONESI.
Jl Giapone, di cui non abbiamo aequistata Bna maggior cognizione che da due secoli ïn quà, è un paese composto di più isole si grandi si piccole, in sulla costa settentrio»ale KAsia, nel grande Oceano orientale, essendo già da gran tempo divenuto l'oggetto délia cupidigia Europea a cagione delP oro e de' prodotti ricchissïmi ond' esso abbonda. I Portoghesi vi si stabilirono nel mezzo del secolo decimosesto, ma per essersi abusati délia bontà de' Giaponesi ne vennero scacciati. Fin da quel tempo agli Olandesi soli, benchè sottö moite restrizioni, è permess. o il trafficare nel Giapone; ma due tentativi fattine dagl' Inglesi non riuscirono. Andô a voto anchè la più récente cosï fatta impresa de' Russi, ed è la seguente. La corte di Russia mandö nel 1803 un' Ambasciadore al Giapone insieme co' due bastimenti spediti sotto il comando del Capîtano di Krusenstern per fare il giro del monflo. Ma quest' Ambasciadore non ebbe udi« enza, e vennero rifîutati i di lui xegalL Dalla maestrevole descrizione del viaggio suddetto, pubblicata dal Capitano KrU' senstem estratte sono le due seguenti ve» dute del Giapone.
Fig. 1.
Veduta di Megasachi, presso la città di Nangasachi nel Giapone, dove ail' Ambasciadore Russo fù assegnata la sua dimora, e la prima visita de' turcimanni giaponesi, i quali in una scialuppa aperta fanno rotta verso il vascello Russo, di cui non vediamo qui che la poppa.
Fig. 2.
L'Ambasciadore Russo va con due barchette o scialuppe, onde l'una è raagnifïcamente adorna, ail' abitazione destinatagli in Megasachi. Questa tavola ci fà conoscere non solamente le vestimenta de' Giaponesi, ma ancora la struttura de' loro navicelli.
Ad00341 06 014a/itaVermi. XVI. Vol. VII. No. 12.
LA SERTULARIA IN FORMA D'ABETE. (Sertularia abietina.)
Questa vaga Sertularia ritrovasi nèl Medi- guisa d'ahete, ossia abete marino. I ramiterraneo e uel maie del Nord attaccata ad celli sottili sono gueraiti di piccoli coni da ostriche ovvero a conchiglie marine, sic- ambidue i lati, corne ne dimostra più chiacome qui ne vediamo ricopiata una. La raraente un pezzo ingrandito (Fig. . IL). Quesua Fig. ura rassomiglia molto. aile pine, sta Sertularia è d'un bigio di corno ed arrilaonde viene anche chiamata Sertularia a va per l'ordinario ail' altezza di 5 dita. er. I
Ad00341 06 015a/itaUccelli. LXXVIII. Vol. VII. No. 13.
RARI UCCELLI.
Il Cacatoo frangiato. (Psittacus fimbriatus.)
Nella nostra galleria di pitture già più volte abbiamo avuto l'occasione di osservare il grande e numeroso gsnere de' Papagalli e di aminirarne moltissimi, che si distinguono particolarmente pe' colorî superbi délie loro piume. I climirimoti, onde andiamo acquistando più esatta cognizione, cène somministrano annualmente délie nuove spezie; aile quali appartiene altresl questo raro Ca~ catoofrangiato, dissegnato dalSignore Grant, Inglese di nazione, nel sue- viaggio al nuovo Galles méridionale. Colle piume grigie del corpo campeggia a maraviglia la testa d'un rosso affocato, la, cui parte inferiore è guarnita quasi di frange, onde questo Gacatoo ha ritratto il suo nome.
Ad00341 06 016a/itaMiscell. CXLII. Tom. VII. No. 14.
SCIOMADU, OSSIA IL TEMPIO D'ORO IN PEGU.
Pegù, già capitale delP antico Regrio dello sîessonome, è situata nelle Indie ulteriori nel magnifico E.egno Birmahno. Gli abitanti di questa città, al pari del resto de' Birinahni, professano la religione de' Buddha, essendo assai religiosi ed avendo moltissimi tempj. Il più famoso di essi si è il tempio d'oro, detto Sciomadù, che vediamo qui ricopiato. Esso è un' edifizio piramidale, di smisurata grandezza, murato a mattoni ed a smalto. Al di fuori è adorno di varj fregi, posando sopra uno sterrato doppio. Il dissotto del tempio è ottagonoj il dissopra ne termina spiralmente. La punta nrè adorna d'una graa balustrata dorata, e la base circondata da due oïdini di piramidi, onde l'ordine primo ne contiene 57, ed il secondo 53. Da ambidue i lati del tempio vi ha degli edifizi di legno pe' frati, ossiano Rahaani; vi ritrovasi anche un' albergo pe' peregrini. Verso il Settentrione slanno sospese trè campane, che mediante i palchi d'un cervo rin> toccano ogni quai volta vi arriva an divoto. Per eiö che spetta all' interiore del tempio, i viaggiatori europei, che vi sono slati, non ne farme mott0,
Ad00341 06 017a/itaInsetti. LIV. Vol. VII. No. 15.
RARI INSETTI.
Il grande Scorpione palustre o la cimice acquatica del Surinam. (Nepa grandis. L.)
Il génère degli Scorpioni palustii, che deve il suo nome aile due zampe d'inanzi, a forma di forbici o di tenaglie, attaccate alla lesta, non è punto venenoso e comprende più spezie indigène ed esoûihe. Hanno quattro ali ripiegate ed incrociate in istato di riposo. Colla bocca a becco, posta sotto la testa, succfciano il sangue de' piccoli insetti destramente afferrati co' piedi anteriori, che si fermano corne un coltello da tasca. Coli' ajuto degli altri piedi, che loro fanno le v'eci. di remi, nuotano con destrezza sugli stngni e nelle acque paludose, dove abitano. Nelle belle sere d'estate volano anche da un luogo ail' altro. Vediamo qui ricopiata la maggior spezie degli scorpioni acquatici, che s'incontrano nel Surinam, Fig. . r. volando; Fig. . S. riposando. Il corpo n'è lungo due dita e mezzo, assai largo ed alquanto rilevato al dissopra ed al dissotto. Qui appariscono chiaiissimamente le branche fornite d'uncini nel dinanzi e le zanne a becco.
Ad00341 06 018a/itaMiscell. CXLIII. Tom. VII. No. 16.
L'ORGANO VISIVO DILUCIDATO COL MEZZO DELL' OCCHIO UMANO.
Questa tavola ci rappresenta tutta la struttura dell' occhio umano, di cui non vediamo in noi che la parte esteriore che ne forma quasi la finestra. Qui scorgiamo assai ingrandite e riisegnate in profilo le parti esterne ed interne di questa struttura ammirabile, la cui spiegazione minuta ritrovasi nel comento. Ora non ne adduciamo che le parti principali.
Fis. I. I coppi ossiano le orbite delV occhio, dove sono posti gli occhi, al dissopra de' quali (Fig. . 11.) si trovano i sopracigli insieme colle palpebre (Fig. . 5.) che servono di difesa ail' occhio. L'occhio stesso è un globo allungato, composto di più membrane che racchiuâono diversi umori. Alla parte di dietro sta attaccato il nervo oîtico (F. 13.), a guisa di gambo. La circonferenza esterna è formata dalla membrana dura (F. 18.) Coli' apertura anteriore di essa comb^gia la cornea trasparente (Fig. . 20.). Nel centro délia membrana interna ritrovasi un buco (Fig. . 25.), chiamato pupilla. La tunica la più interna e la piu importante dell' occhio si è la retina, che forma l'organo proprio délia vista.
Gli umori contenuti nelle camere degli occhi (Fig. - 32. 33.) servono alla prima rifrazione de' raggi incidenti, i quali, rifratti di più dall' umore cristallinq (Fig. . 30.) e dall' umore vitreo (Fig. . 29) arrivano alla retina (Fig. . 127.), in sulla quale mediame la vibrazione cagionano il sentimento dell' oggetto. Il nervo ottico trasmette questa sensazione al cervello di modo che l'anima riceve l'idea di ciô che sentiamo.
Ad00341 06 019a/itaMiscellanea. CXLIV. Tom. VII. No. 17.
L'ORGANO DELL' UDITO, SPIEGATO PER MEZZO DELL' ORECCHIO UMANO.
La struttura dell' orecchio umano è ingegnosa quanto quella dell' occhio, corne a prima vista dimostra la tavola annessa, vedendosi in Fig. . 1. l'orecchio in grandezza naturale, ed in Fig. . 2. assai ingrandito.
L'orecchio è composto dell' orecchio esterno che forma l'entrata dell' organo dtll' udito. Esso è una cartilagine, in cui si scorge Velice esteriore ed inferiore (Fig. . I. II. 1. 2.). Appresso si vede il canto d'inanzi dell' orecchio é quello di dietro (Fig. . ï. IL 4. e 5.). La cavità tra ambidue chiamasi coclea (Fig. . I. IL 6). L'orfcglia, ossia la punta dell' orecchio (Fig. . I. II.7.) n'è l'estremild. Neil' interiore havvi il meato uditorio (Fig. . I. IL 8) Sotto la pelle comune del capo sono nascoste le gangole le quali separano il cerume. AU' estremità del meato uditorio apparisce il timpano (Fig. . I. IL 9.) che copre la cassa del tamburo. Su questa membrana elastica sono collocaii gli ossetti dell'. udito, vale a dire: il maitello (LU. 11.), l'incudine (LU. 14.), la staffa. Al di dentro v'è il cosï detto labirinto. Oui ritrovasi anche'il lumacone (Fig. .I. IL III. 22.). I tre canali semicircolàri (Fig. . I. IL III. IV. 19.) si apronocon cinque bocche. Coli' orecchio communicano due nervi, cioè, il duro, ossia il nervo d'unione délia faccia, ed il molle, ossia il nervo acustico, proprianaente detto, co' suoi rami (Fig. . IV. 29. 30.)
Questi sono i quattro organi principali dell' udito. Il comento di questo libro ne dà una spiegazione più esatta. Mediante la detta struttura ingegnosa dell' orecchia possiamo senti re de' suoni, il chè verisimilmente si fà nell« maniera che segue. 11 suono colto dall' orecchio esterno e dall' elevazioni e cavità di esso si trasmette al meato uditorio, d'onde perviene al timpano, cui scuote. Per ciö venguno aghati ancora gli ossetti dell' udito, che conducono la vibrazione sino al nervo acustico. Quindi è, che l'anima, in maniera inesplicabile ed affatto ignota, riceve l'idea di qualunque cosa sentita.
Ad00341 06 020a/itaPiante. CXX. Tom. VII. No. 18.
RARE PIANTE ORNAMENTALI.
La Napoleona imperiale. (Napoleonaea imperialis.)
Questo raro e beir arbusto forma la prima jpeeie d'un nuovo génère di piante scoperto la prima voha dal Naturalista francese Palisot Beauvois, nel Diçembre del 1807, Hell' Affrica, nel Regno d'Oware, non guarî lontano dalla città dello stesso nome. La rassomiglianza del suo fiore colla Stella délia legione d'onore ha fatto dare a questa pianta il nomedeirimperaodre di Francia, cioè Napoleona. La Napoleona imperiale qui efFig. ïata forma un arboscello alto 7 in 8piedi, con foglie lunghe e dentate, le quali, sostenutè da corti picciuoli, sono attaccate a' rami. I be' fiorï turchini abbracciano strettamente i rami, e sono format! d'una corolla doppia racchiusa l'una nell' altra. Neil' interna ritrovansi i cinque larghi stami, a guisa di nàstro. Da questa forma singolarer paragonata colla croce dell' ordine suddetto, dériva il nome di questo nuovo génère di piante.
Ad00341 06 021a/itaVermi. XVII. Vol VII. No. 19.
VARIE SPEZIE DI ZOOFITI OSSIANO PIANT-ANIMALI.
Fig. 1. La Penna marina setolosa. (Pennatula setacea.)
Le Penne marine, che s'incontrano in tutti i mari e che in estate vanno nuotando in sulla superficie dell' acque, sono composte d'uno stelo cartilaginoso, il quale, ricoperto d'una pelle carnosa, si stende ail' in su in fibre corne una penna. Queste sono quelle che formano la dimora de' piccoli polipi. Le Penne marine invernano nel fondo del mare. La specie. qui effïgiata, che n'appartiene aile più rare, dà la più chiara rappresentazione di questo génère di Zoofiti,
Fig. 2. La Corallina membranosa. (Corallina membranacea.)
La Corallina menïbranosa ricopiata qui è composta, corne le altre spezie di-questo génère, d'uno stelo ramoso guernito di articolazioni cornée e ricoperto d'una crosta cal« caria. La superficie ji'è piena di pori çhe ingranditi si vedono in Fig. . b. c. d.f e che servono di dimora a' piccoli polipi.
Ad00341 06 022a/itaInsetti. LV. Tom. VII. No. 20.
FALENE DI GERMANIA.
Fig. 1. La Ghiottoncella. (Phalaena Noctua Libatrix. L.)
(Xl bruco verdegiallo (A.) di questa vaga alena ritrovasi in su' salci nel mese d'Agosto. Esso si cangia in crisalide nera (B.) onde sorte questa farfälla. Fig. .(C.) ne rappresenta il mascbio, Fig. . (D.) la fèmmina. Le ali superiori sono aranciose rossîcce e brune; ciascun' ala è adorna di due strisce traversai! e di doppi punti bianchi; l'estremità posteriore n'è dentellata. "te aie inferiori sono d'un bruno dilavato, che dà nel rosso e fregiate d'un' orlo largo.
Fig. 2. La Falena pronuba. (Phalaena Noctua pronuba. L)
Nel xaese d'Aprile in- sull' orecchio dï topo {Myosotis Scorpioides) ritrovasi il grosso bruco giallo (a) di questa falena. Dalla crisalide rossoscura (b) esce la farfalla (c. d.) in capo di quattro settimane. Le ali superiori sono d'un bigio chiaro tirante al bruno ; inmezzo vihauna macchia a guisa d'arnione. Le aie inferiori del color d'arancia, attraversàte da strisce nere, danno a questa falena una leggiadra apparenza.
Ad99998 04 003a/itaUcceli XLVII. T. IV. No. 1.
DIVERSE SPECIE D'AIRONI.
Fig. 1. L'Airone Agami. (Ardea Agami.)
L'Airone Agami è una delle piu belle spezie di suo genere a cagione della varieta de suoi colori. Vive nella Cajenna, ed ha 2 piedi e 7 pollici di lunghezza. Il dosso colla posterior parte del collo, e l'ale, e la coda son di color turchino scuro, il ventre, le piumose gambe e l'anterior parte del collo di color bruno rossigno. Dalla nuca in giù gli pendono svolazzanti 6 ò 7 penne sottili di color turchino scuro. I fianchi del collo son coperti di penne ondegglanti azzuirrigne. Addietro all' ale v'escon altre penne pensole di color turchino chiaro, che svolazzando vanno fin sulla coda.
Fig. 2. La Cicogna nera. (Ardea nigra.)
La Cicogna nera, la quale, come la Cicogna bianca, d'anfibj e di pesci si nutre, in parecchie parti d'Europa dimora, nidificando in su gli alberi nell' interiore de' vasti boschi. Il color del capo e del collo è un lucicante mescuglio di verde, violetto e bruno, taccato di bianco; nè per altro è différente il colorito dell' ale, del dosso e della coda, che per la mancanza delle tacche bianche. Il ventre è di color bianco sudicio, e son rosse le gambe.
Fig. 3. Il Nitticorace commune. (Ardea Nycticorax.)
Ritrovasi da per tutto nella Germania, come pure in altri paesi d'Europa, nell' Asia, e nell' America, nutrendosi di pesci, rane, e d'altri anfibj. Arriva alla lunghezza'd'un piede e 10 pollici. Il color delle sue penne è parte blanco, parte bruno e parte verdastro nero. Dalla parte deretana del capo gli pendono tre penne lunghe e strette di color bianco, che nella Turchia piu che altrove servono d'ornamento, e si vendono a caro prezzo.
Fig. 4. II Nitticorace della Cajenna. (Ardea Cayennensis.)
Vive nella Cajenna, somigliante in grandezza e nel modo di vivere al Nitticorace commune, da cui distinguesi solamente per la sue figura più svelta, e pe' colori piu scuri.
Fig. 5. Il Tarabuso tigrato. (Ardea tigrina.)
Le penne di questa bella specie di Tarabuso per il color giallo rossigno scuro, ch'è taccato e fasciato di nero, molto rassomiglia alla pelle della Tigre, onde tigrato si chiama. Perviene alla lunghezza di piedi 2 1/2 , vivendo nell' America méridionale, massimamente nella Cajenna, ed in Surinam, ove nel fondo de canneti nidifica.
Fig. 6. Il Tarabuso ondulato. (Ardea undulata.)
Questa piccola specie di Tarabuso, che non passa un piede e mezzo di lunghezza. , vive come la suddetta nella Cajenna dell' America meridionale. Tutto il complesso delle sue penne è colorito di giallo, rosso, griggio, strisciato sottilmente di nero a zigzag.
Ad99998 04 004a/itaPiante LXXV. T. IV. No. 2.
PIANTE SINGOLARI.
Fig. 1. La pianta cadaverica. (Stapelia hirsuta.)
Un fenomeno singolare ci s'appresenta in questa pianta, alla quale la natura ha dato un odor d'animale, somigliante a quello di pesce imputridito, onde fu nomata pianta cadaverica. Nasce sul Capo di Buona speranza; ma può anche propagarsi da noi nelle stanze delle case e de' giardini per mezzo di tralci che sene distaccano. Ha il gambo rivestito di più tralci della grossezza d'un dito, e di sugo turgidi di forma piramidale, che ne spuntano ad angoli. Della punta n'esce il picciuolo d'un gran fiore ruotiforme, che è spartito in cinque strambelli di fondo giallo, omhreggiato di rosso acceso. Questo fiore spira un odore tanto somigliante a quello delle carogne, che inganatone il moscone và a porvi le sue ova sulle foglie d'esso. Ma i cacchioni, che n'escono, non potendo trarne nutrimento, vi moiono ben presto di fame. Del fiore si forma il frutto in forma di guscio, che l'irsuto seme racchiude.
Fig. 2. La pianta vergognosa. (Mimosa pudica.)
Non è meno notabile la pianta, che vergegnosa s'appella, appartenente al vasto genere delle Mimose, che in 75 specie si divide. Cresce selvaggia nel Brasile; viene bensì anco in Europa dal seme, coltivata ad arte nelle stanze de Giardini. E frutice dell' altezzà di due piedi, con gambi legnosi. Le sue quadripartite foglie, pennute, pendono da lunghi picciuoli, che al pari del gambo principale son di color rosso scuro. I fiori rossigni spuntano dalla cima di picciuoli lor proprj in forma di bottoni. Il più notabile, onde questa pianta distinguesi, è la sua maravigliosa irritabilità; perché leggermente toccata, massimamente nel fondo d'una delle sue foglie, ella si ristringe, come se sene trovasse offesa, e continovandosi a tasteggiarla con appoggiarvi piû la mano, tutto il picciuolo della foglia s'abbassa, ed in questo rilasciamento rimane per alcune ore, finchè rinvigorito si raddrizza.
Ad99998 04 005a/itaAnfibj Xll. T. IV. No. 3.
TRE NOTABILI SPECIE DI LUCERTE.
Fig. 1. La Lucerta Salvaguardia. (Lacerta Monitor.)
Questa specie di Lucerta vive in alcune parti dell' America, nell' Indie Orientali, e nel Capo di Buona speranza. E animale assai benefico per que'paesi; perché essndo capital nemico del Coccodrillo non manca mai d'indicarne la vicinanza con un fischio penetrante, e d'avvertirne gli uomini e le bestie, perche si mettano in salvo; onde è detta Salvaguardia. La sua grandezza arriva a 5 fino 6 piedi. Sopra un fondo bruno nero ella ha cinto il corpo d'annelli e fascie d'abbagliante bianchezza. Le cinque dita che in ognun de' suoi piedi ha spartite, son munite d'adunche e taglienti onghie. Nutresi di pesci, d'uova d'uccelli, di lucertoline, nè è in alcun modo nociva all' uomo. La sua carne, che non è punto dissaporita, serve di cibo agli Ottentotti.
Fig. 2. II Basilisco. (Lacerta Basilicus.)
Raccontano gli antichi gran cose di certi mostri velenosi e nocivi, che dell' uova di gallo nascevano, detti Basilischi. Ma bestie simili non si trovarono mai, fuorchè nell' immaginazione di gente stolida e superstiziosa. Il Basilisco, che quivi s'appresenta, non deve confondersi con quell' animale favoloso, col quale non ha altro di comune, ch'il nome. Esso non ha nulla di nocevole, essendo più tosto utile all'uomo, perchè si nutre d'insetti. Dimora il nostro Basilisco nell' America meridionale, e giunge a 1 1/2 e 3 piedi di lunghezza. E di color bruno chiaro. Pe'l doisso gli scorre una cresta fornita di squame in forma di raggi, la quale, arrizzata che l'ha, gli giova a lanciarli da un ramo dell' albero in sull' altro, e la lunghezza delle dita de' suoi piedi gli rende agevole il salir su gli alberi.
Fig. 3. Il Drago volante. (Lacerta volans.)
Questa Lucertola volante, ch'è bestiuola innocente, non è punto piu grande della lucertola comune, nè ha altra relazione con quell' orrendo mostro, che la favola Drago appella, fuorchè quella del nome. Il Drago volante, che quivi s'appresenta, vive nell' Asia, Africa, e America, nutrendosi di mosche, formiche, farfalle e d'altri insetti. E fornito d'ali membranose, poste tra le gambe di dietro, e d'avanti, e divise per mezzo di 6 raggi, delle quali li serve per volar da un albero all' altro fino alla distanza di 20 ò 30 passi. Quest' ale gli servono ancora al nuoto, di modo che è capace di cercar il suo nutrimento in terra, per aria, e nell' acqua. Sotto la gola porta tre borsellini lunghi e appuntati, che potendosi rigonfiare, gli facilitano il volo. L'Ale con tutto il rimanente del corpo son coperte di squame.
Ad99998 04 006a/itaPesci XXVIII. T. IV. No. 4.
PESCI DI FIUME DELLA GERMANIA.
I quattro Pesci, che quivi s'appresentano, sono del genere de' Carpioni, da per tutto assai graditi pe'l delicato lor sapore, parecchie specie de' quali già si sono descritte ne' Tomi anteriori.
Fig. 1. La Piota. (Cyprinus erythrophthalmus.)
La Piota vive ne' fiumi e laghi della Germania settentrionale principalmente in quei della Pomerania e della Marca di Brandeborgo, ove in alcune contrade ve ne ha tal abbondanza, che in altri tempi se ne ingrassavano i porci, per mancanza di compratori. Ella arriva alla lunghezza d'un piede, ed alla larghezza di 3 ò 4 pollici, e nutresi di vermini e insetti acquatili. E saporita e sana la sua carne tenera e bianca. Distinguesi particolarmente dall' altre specie di carpioni per il color delle sue pinne, ch'è di cinabro, e per quelle di zafferano dell' annello, che cinge gli occhi. Il dosso è verde nero, ed il resto è coperto di scaglie argentine.
Fig. 2. La Savetta. (Cyprinus Nasus.)
La Savetta, o Sueta è alquanto più grande della Piota, ed ha più allungata la testa e il corpo. Ritrovarsi ne' fiumi Odera, Vistola, e Reno del peso di libbra 1 1/2 fin' a 2 libbre. Distinguesi costantemente pe'l color nero dell' addome, onde in più luoghi non si mangia, benchè sia vivanda sana è saporita. Le pinne del petto, della pancia, e dell' ano son rosse, e quelle del dosso danno net turchino.
Fig. 3. La Vimba. (Cyprinus Vimba.)
Questa specie di carpione ritrovasi nella Silesia, Livonia e Prussia, ove dal mare Baltico passa ne' fiumi. Cresce alla lunghezza d'un piede, ed ha la carne bianca e saporita, che si mangia o fresca, o mandasi marinata in bariletti in lontani paesi. Il suo corpo colle pinne è turchiniccio, e le scaglie in fondo della pancia son argentine. La testa ha la forma di conio. Si prende coll' amo o collo strascino.
Fig. 4. La Dobola. (Cyprinus Dobula.)
Questo pesce di forma stretta non passa la lunghezza d'un piede. Ritrovasi nel Reno, Meno, e nella Vesera, Elba, e Odera, ed in altri fiumi della Germania in abbondanza. Essendone la carne floscida e di lische ripiena, non si mangia fuorchè dalla plebe. La Dobola al par di tutte l'altre specie di carpioni vive di vermi e d'erbe, che si ritrovano nel fondo de' fiumi. E di tenera complessione, e muore facilmente nella calda stagione, quendo l'acque de' laghi e stagni son basse
Ad99998 04 007a/itaConchiglie III. T. IV. No. 5.
CONCHIGLIE RARE.
Fig. 1. Il Martello. (Ostrea Malleus.)
Il Martello, ossia la Croce è una specie d'Ostrica, che si trova ne' mari dell' Indie orientali, e nell' Oceano méridionale. Il doppio guscio di questa conchiglia è composto di tre braccia, le quali essendo da alcuni assomigliate ad un Martello, e da altri ad una croce, indi quella ne ha avuto due diverse denominazioni. La lunghezza delle due braccia laterali ordinariamente arriva a 5 ò 6 pollici. L'Animaluccio mangiabile di questa specie d'ostrica risiede nella cavernetta interiore, ch'è nel punto di riunione delle tre braccia. Questa conchiglia, il di cui color neruccio, o bruno griggio non ha niente d'attrattivo, in altri tempi da dilettanti soleva comprarsi al prezzo di 1000 talleri; ma ora non passa quello di cento.
L'Ammiraglio.
Gli Ammiragli, per esempio quelli di Fig. 2, 3, 4 e 5, appartengono al genere di conchiglie coniformi, e distinguonsi per la loro bernoccoluta superficie. Contansi tra le più preziose conchiglie, comprandosi pe' gabinetti di cose rare a grandissimi prezzi.
Fig. 2. L'Ammiraglio Cedo nulli. (Conus Ammiralis Cedo nulli.)
Questa specie d'Ammiraglio, ch'e la più bella e del maggior pregio, risiede nell' Oceano méridionale. Per la sua estrema rarità si è venduta spesso a 300 ò 400 talleri. La sua superficie di color giallo d'oro, e taccata irregolarmente di bianco, è cinta di tre striscie di più ordini di bernoccoli bianchi, che a cinture rassomigliano, adorne di più vezzi di perle.
Fig. 3. L'Ammiraglio d'Orange. (Conus Amm. Arausiacus.)
E parimente bella e rara questa specie d'Ammiraglio, che spesso si compra al pezzo di 40 à 50 talleri. In ogni parte della sua forma osservasi ordine e bellezza assai. Le fascie larghe di color d'Arancio, che le cingono, son traversate da cordoncini bianchi e bruni di rilievo.
Fig. 4. L'Ammiraglio dell' Indie occidentali. (Conus Amm. Americanus.)
Viene dall' America. E di color di mattone, taccato di giallo rossigno e di bianco, e cinto di più cordelle bianche, e vale meno dell' altre specie.
Fig. 5. L'Ammiraglio supremo. (Conus Amm. summus.)
Questa specie d'Ammiraglio viene dall' Indie orientali. E di color rosso, che dà nel bruno, e cinto di fascie giallognole di maglie fini, e di macchie bianche adorno. Vendesi spesso a prezzo di 100 talleri.
Fig. 6. La vera scala a chiocciola. (Turbo scalaris.)
Questa preziosa conchiglia trovasi alle coste di Coromandel, e comprasi spesso al prezzo di più centinaie di zeechini. E composta di parecchi avvolgimenti spirali bianchi o rossigni, che intorno ad un fuso vanno franchi all' in su. Gli spartimenti della scala dall' alto a basso son traversati di costole bianche di rilievo. Pe'l lungo della conchiglia v'ha un' apertura, per dove passa la vista fino alla cima. E lunga 1 ò 2 pollici.
Fig. 7. Scala spuria. (Turbo clathrus.)
Nella sua struttura è molto somigliante alla vera scala, dalla quale essenzialmente si distingue per ciò, che i suoi avvolgimenti spirali e le costole non vi vanno franche, ma fra di loro piu serrate. La sua lunghezza non passa un pollice, e la struttura n'è più torri-forme. Ne abbondano l'Oceano atlantico, ed il mar mediterraneo, e le coste dell' Olanda.
Ad99998 04 008a/itaUccelli XLVIII. T. IV. No. 6.
PAPPAGALLI DI VARIA SPECIE.
Parecchie specie ai Pappagallo già vedemmo nel Tomo I. No 16. et 17. di quest' opera. Merita la bellezza di quest' uccello, che ne facciamo conoscere alcune altre specie.
Fig. 1-II Macao turchino e giallo. (Psittacus Ararauna.)
Questo Pappagallo, grande e bello, che vive in parecchie parti dell' America settentrionale,. arriva alla lunghezza di piedi due, e pollici sette e mezzo. Di bellissimo azzurro ne risplendono la testa, il dosso, e l'ale e la coda; e gialli sono il petto e il ventre. Ha il becco,. che è forte, e i piedi di color nero.
Fig. 2. Il Cacatù del cavalier Banks. (Psitt. magnificus.)
Uccello di peregrino aspetto, che il famoso naturalista, il cavalier Banks fu il primo di trasportar dalla Nuova Olanda in Europa. Il color predominante delle sue penne è nero. Il suo becco giallo e corto è contornato d'ispide penne, picchettate di giallo al pari delle parti superiori dell' ale. La coda, ch'a un ventaglio somiglia, è traversata di fettuecie e striscie larghe carmesine.
Fig. 3. Il Cacatù col pennacchio rosso. (Psitt. Moluccensis.)
Vive nell' Isole Molucche,. giugnendo alla lunghezza di 17 pollici. E-bianco da per tutto, eccetto il pennacchione nella parte deretana del capo, la cui parte inferiore è rosso.
Fig. 4. Il Pappagallo d'Amboina. (Psitt. Amboinensis.)
E lungo 15 pollici. Sono di color rosso acceso il capo, il collo e ventre, mentre l'ale, il dosso colla coda d'un bel turchino sono adorni. Vive nell' Amboina.
Fig. 5. II Pappagallo d'Alessandro. (Psitt. Alexandri.)
Vive nell' Africa e nell' Asia, nè passa la grandezza di quello, che pocanzi abbiamo descritto. Dicono, ch' Alessandro dalla sua spedizione nell' Indie l'abbia arrecato, onde ebbe nome. Tutto il complesso delle sue penne è di color verde gaio eccetto il gozzo, ch'è nero, e il collo, ch'è cinto di color di rosa.
Fig. 6. Il Pappagallo cornuto. (Psitt. cornutus.)
Il bel Pappagallo cornuto, che nella Nuova Caledonia vive, ha la grandezza d'una tórtora. Dal vertice del di lui capo di color carmesino, s'ergono due penne, Iunghe 1 1/2 pollice, di scuro colore colle punte rosse, che somiglianti a due cornetti gli hanno dato il nome. Il collo n'è cinto d'una fascia gialla. Il rimanente delle sue penne è verde, diversamente ombreggiato.
Ad99998 04 009a/itaPiante. LXXVI. T. IV. No. 7.
PIANTE VELENOSE DELLA GERMANIA.
Fig. 1. La Ranocchietta acquatica, o Piè corvino. (Ranunculus sceleratus.)
Il Piè corvino, detto ancora Ranocchietta acquatica, o Erba scellerata è pianta velenosa, la quale presso i fossati d'acqua, e ne' luoghi umidi crescendo, circa a due piedi s'innalza. Il gambo manda fuori più tralci e rami, che formano un cespuglio. I picciuoli delle foglie strettamente attaccati al gambo, mettono ognuno partitamente tre foglie oblunghe ed appuntate, intagliate d'intorno. Della cima de' rami sen' esce nel mese di Maggio un piccol fiore giallo di cinque foglie, nel cui mezzo siede il pericarpio verdastro ovale co' semi. Sono considerevoli le proprietà velenose di questa pianta. Già i foli effluvj della pianta ammaccata bastano a cagionar dolore e sbalordimento. Il sugo, toccando la pelle, vi cagiona esulcerazioni maligne, difficili a guarire, e qualor l'uomo ne mangia, acerbissimi dolori ne sente, e ne muore eziandio, avendone goduto in maggior quantità. Vi si rimedia con larghe bevute d'acqua e latte. Pochi sono i casi, che adoprandola cautamente, se ne può far uso nell' arte medica.
Fig. 2. La Laureola femmina, o Dafnoide. (Daphne Mezereum.)
Cresce questa pianta in molte parti della Germania ne' boschi ombrosi qual frutice all' altezza d'alcuni piedi; ma traspiantata in tempo d'autunno ne' giardini, e coltivatavi a cagione de' suoi graditi fiori e della sua scorza utile, arriva all' altezza di 12 fino a 16 piedi. I suoi fiori di color simile al fior di persico, che spuntano prima delle foglie ne' mesi di Febbraio e Marzo, e che strettamente sono attaccate al gambo, hanno un odor piacevole. I fiutti, che ne provengono, sono coccole oblunghe rosse con un nocciolo, che ne contiene il seme, le quali nel mese di luglio maturano, e divengon nere. Esse son velenose, cagionando a chi ne mangia, un violento flusso di ventre, che puo essere mortifero. Le foglie, formate a foggia di lancetta, occupano la parte superiore a' fiori, attaccate strettamente al gambo, e cadon giù nell' autumno. I medici si servono spessissimo della scorza, o della buccia di questa pianta. Essendo caustica e vescicante, s'applica al di fuori su la pelle per rimedio contro l'infiammazione degli occhi, e contro le malattie che nascono dall' acrimonia degli umori. Nella Svezia sogliono applicarne salutarmente la scorza raschiata sopra le morsicature di serpi velenose.
Ad99998 04 010a/itaPesci XXIX. T. IV. No. 8
PESCI DI FIUME DELLA GERMANIA.
Ecco cinque delle più piccole specie di pesci compresi sotto il genere de' Carpioni, le quali si trovano ne' fiumi della Germania.
Fig. 1. Il Gobbio. (Cyprinus Gobio.)
Il Gobbio vive ne' fiumi, e ne'piccoli laghi, che tra loro comunicano. Arriva ordinariamente alla lunghezza di 6 pollici, e talvolta a quella d'un piede. Del suo capo la parte superiore bruna verdastra sopravanza le branchie inferiori. Il dosso è di color azzurrigno nero, e la pancia è coperta di scaglie rossigne argentine. Le pinne della coda, e del dosso son chiazzate di punti neri.
Fig. 2. L'Alburno. (Cyprinus alburnus.)
L'Alburno giunge alla lunghezza di 4 ò 5 pollici, e si truova nella maggior parte de' fiumi e rivi della Germania, ove prodigiosamente si moltiplica. E floscida la sua bianca carne e poco saporita. Il suo color al di sopra del corpo è olivastro, e al di sotto è argentino. Delle scaglie argentine si formano le Perle contraffatte o false, ch'ognun conosce, nel modo che siegue. Spogliasi il pesce delle scaglie, e queste in acqua pura si stropicciano, finche le particelle colorate argentine se ne siano disciolte. Versasi poi l'acqua del vaso, e messo che si è a fondo il sedamento da colorarne, questo con colla di pesce mescolato, e detto Essenza di perle, per mezzo d'un pennello entro a bianchi globetti di vetro soffiati s'insinua. La cavità ch'entro vi rimane, di cera bianca e netta, sciolta, si riempie. Si termina poi il lavoro, con traforar i globetti, e con foderarne le pareti della buca di carta. Ed ecco contraffatte le perle !
Fig. 3. La Scavardino. (Cyprinus bipunctatus.)
Questo pesciolino del genere de' carpioni non passa la lunghezza di 3 pollici. Ama il fondo ghiaioso de' rivi, e nutresi di vermini e plante acquatili come tutti gli altri del suo genere. Ha il dosso verde oscuro, e la pancia argentina.
Fig. 4. Sanguinaruolo. (Cyprinus Phoxinus.)
Questo svelto pesciolino non è, ch'un tantino più grande del suddetto, ed ha la carne di gradito sapore dolce amaretto. Ama l'acque chiare, e ritrovasi più saporito nella Silesia e nella Vestfalia. E coperto di scaglie, rivestite di muccilagine. Il dosso nericcio, azzurrigno oscuro è taccato di bianco chiaro. Le pinne grige o azzurrigne presso al corpo son macchiate di rosso.
Fig. 5. Il Pardello. (Cyprinus amarus.)
Ecco la più minuta specie del carpione, che non arriva alla lunghezza di due pollici, ed a cagione della piccolezza sua, e dell' amaro sapor di sua carne non è apprezzato da' pescatori, onde solamente a pesci rapaci serve di cibo. Ha corto il corpo, la sua larghezza facendo la metà della lunghezza. E di color giallo bruno il dosso, e le pinne della coda e del dosso son verdastre, e rossigne quelle della pancia. Ama l'acqua pura, corrente sopra un fondo renoso.
Ad99998 04 011a/itaAnfibj XIII. T. IV. No. 9.
DIVERSE SPECIE DI LUCERTOLA.
Fig. 1. Lo Scinco. (Lacerta Stincus.)
Lo Scinco, specie di Lucertola, vive in più parti dell' Africa e dell' Asia, ove si nutre d'erbe aromatiche, ed arriva alla lunghezza di 6 fino a 8 pollici. E tutto rivestito di squame, e di color rosso chiaro e scuro, mescolato di bianco, il quale, morto ch'è l'animale, del tutto tramortisce, e dà nel biancastro. La testa stà colla coda in linea diritta, di modo che veduto in qualche lontananza parrebbe pesciolino. E ansibio. Già gli antichi le ne servivano qual rimedio confortativo de' corpi indeboliti, ed ancor di presente gli orientali comunemente ne fanno tal' uso, prendendolo per bocca, seccato e polverizzato ch'è, o bevendone la sostanza in brodo, cotta che le n'è fresca la carne. Quindi è, che lo Scinco dal volgo degli Egizziani da per tutto è rintracciato, e raccoltone gran numero è venduto a Cairo e Alessandria, onde in altri paesi si trasporta.
La Lucertola comune. (Lacerta agilis.)
Fig. 2. Il maschio. Fig. 3. La femmina.
La Lucertola comune vive principalmente nelle parti meridionali d'Europa, benchè ancor nella Germania sia frequente. E molto gradito questo vago animaluccio per la sua agilità e prestezza. Dilettasi molto del caldo, e però ritrovasi in maggior frequenza full' entrar della primavera, quando insieme co' germoglj delle piante dall' intorpidimento invernale si risvegiia, in sulle margini d'erbose piote, e ne' luoghi asciutti esposto al sole; ove scorgendo l'avvicinamento d'uomo, spaventato se ne fugge, per ritirarsi nelle sue buche. Nutresi di mosche, e d'altri piccoli insetti, che con mirabile destrezza prende, ed agli alveari ancora arreca danno. Giugne alla lunghezza di 6 pollici. E triangolare la sua testa, e schiacciata. Ha i piedi forniti di cinque dita, e d'unghie torte. Il maschio (Fig. 2.) ha il dosso grigio bruno, di tre fila di tacche nere e bianche abbellito. E di color rossigno bruno la schiena della femmina (Fig. 3.) ed il ventre giallognolo.
Fig. 4. Lo Stellione. (Lacerta Stellio.)
Vive in più parti dell' Africa, nell' Egitto, nella Soria, e Palestina, e sul Capo di buona Speranza. Arriva alla lunghezza di 4 pollici, ed in ogni sua parte è rivestito di pungoli. E di color marezzato di bruno, bianco e verdastro. Ciò, che questo animaluccio ha di più singolare, si è, che ne' suddetti paesi, massimamente nelle vicinanze delle piramidi d'Egitto, gli escrementi d'esso si raccolgono, e sotto falso nome di sterco del coccodrillo se ne fa quelche traffico in Turchia, ove serve di belletto.
Ad99998 04 012a/itaMiscellanea XXXIV. T. IV. No. 10.
OSSERVAZIONI MICROSCOPICHE DELLA LINGUA BOVINA.
La Lingua merita tutta la nostra attenzione, non solo perche è la sede d'un senso distinto, cioè del gusto, ma perchè coopéra ancora alla pronuncia delle parole, essendovi molte lettere, che senza il suo ajuto non possono pronunciarsi. E composta di gran numero di filamenti trasversali di muscoli, onde nasce quella gran facilità di piegarsi in ogni parte con somma prestezza. Entrano inoltre nella lingua molti sottilissimi rami di nervi, che sulla superficie di essa formano quelle papille, che sono la cagione del senso del gusto, o che ci rendono capaci di gustar le cose. Queste papille sono di tre forme differenti, cioè:
1) somiglianti a foglie di rosa,
2) somiglianti a pettini di lana,
3) funghiformi.
Passiamo ora a considerarle a una a una nel loro stato naturale, benchè ingrandite coll' ajuto del microscopio, in una lingua di vitello cotta, ove più distintamente si mostrano all'occhio.
Fig. 1. Lingua cotta di piccolo vitello nella sua grandezza naturale colle diverse membrane e papille.
Vengono quì notate le differenti membrane della lingua, sopraposte l'una all' altra, colle loro papille. a e b mostrano la membrana superiore. In a compariscono le papille somiglianti a foglie di rofa, e in b le pettiniformi. c indica la seconda membrana sottoposta alla prima, d la terza, e la quarta e la più sottile. In f si vedono le papille funghiformi.
Nelle Fig. 2, 3, 4 osserviamo ora minutamente le differenti specie di papille.
Fig. 2. La Papilla a foglie di rosa.
Essa vedesi in A di grandezza naturale, come la vedemmo Fig. 1 in su la lingua. In B vedesi considerabilmente ingrandita. La sua denominazione fondasi nella somiglianza che ha con una rosa a cinque foglie.
Fig. 3. Le Papille pettiniformi.
In A si vede un ritaglio di lingua colle papille pettiniformi al di sopra, di natural grandezza. Ingrandite in B esse compariscono più distintamente in forma d'uncini. I loro tubi prolungati b vanno a incarnarsi nella lingua, unendosi in c a piccolissimi vasi sanguigni, che in d dalla carne della lingua provengono.
Fig. 4. Le Papille funghiformi.
Ecco quì in A le papille funghiformi di grandezza naturale, ingrandite in B, lequali Fig. 1 in f abbiamo indicate. Esse nella superficie della lingua in a a a compariscono come bottoncini semiritondi. In b comparisce ignudo il ramo di nervo incarnato nella lingua, onde poi altri diramandosi, vanno a unirsi alle diverse papille.
Ad99998 04 013a/itaUccelli XLIX. T. IV. No. 11.
MANACHINI DI DIFFERENTI SPECIE.
I Manachini, sei specie de' quali quivi si veggono appresentate, formano un genere numeroso di leggiadri uccelli, che vivono nell' America meridionale, e in quelle isole circonvicine, ove ne' più scuri e folti boschi di continuo soggiornano, nè mai nelle contrade coltivate compariscono. Nutronsi d'insetti e di frutti salvaggi, e nell' ore matutine costumano volar da un luogo de' boschi all' altro a branchi di 8 a 10 capi. La prestezza e vivacità de' lor movimenti nel saltar da un ramo in su l'altro per andar dietro a' lor nutrimenti, gli rendon alle cinguallegre nostrali, più ch'ad alcun' altro uccello, somiglianti, benchè in parte sian più grandi di quelle. Il lor canto, se il Manachin musico se n'eccettua, non ha niente di particolare, consistendo in un disarmonioso garrito. Il nome Manachin ebbero questi uccelli dagli Olandesi di Surinam.
Fig. 1. Il Manachino musico. (Pipra musica.)
Fu detto Musico questo Manachino a cagion del dolce suo canto, pe'l quale da parecchi viaggiatori vien preferito al rosignuolo. Abita i boschi dell' isola di S. Domingo. Arriva alla lunghezza di 4 pollici, e distinguesi non meno pe' bei colori, turchino nero, e rancio delle sue penne, che pe'l melodioso suo canto.
Fig. 2. Il Manachino col dosso ceruleo. (Pipra pareola.)
E' alquanto più grande della specie di sopra descritta, e vive nell' isola di Cuba, nel Brasile, e nella Cajenna. Il suo color principale è nero risplendente, fuorchè in sul dosso, ove le penne somigliano a una coperta di color celeste, e nel teschio, ove le penne d'un bel color cremisino formano un pennachio da ergersi, e da abbassarsi.
Fig. 3. Il Manachino colla berretta nera. (Pipra manacus.)
Questo inquieto uccellino della grandezza del passere domestico, che dimora ne' folti boschi della Gujana, nutresi d'insetti, massimamente di formiche. Le sue penne sono colorite di grigio bianco e nero.
Fig. 4. Il Manachino colla testa nera. (Pipra atricapilla.)
Questa specie che denominasi anche del color di cenere, vive anch' essa nella Gujana, ed all' anzidetta è superiore in grandezza. Tra'l mescuglio de' suoi colori il grigio ed il Giallognolo fanno maggiore spicco.
Fig. 5. Il Manachino colla testa dorata. (Pipra erythrocephala.)
Fig. 6. Il Manachino ranciato. (Pipra aureola.)
Questi due amabili uccellini soggiornano nella Gujana, ne passano gran cosa 3pollici di lunghezza. Quello di No. 5. è tutto nero, eccettochè la parte superiore del capo, che é di color dorè, onde vien denominato. L'Altro di No. 6. è più bello pe'l suo color ranciato, più acceso, delle sue penne. Ha il becco ed i piedi rossi, e l'ali strisciate di bianco.
Ad99998 04 014a/itaPesci XXX. T. IV. No. 12.
PESCI DI FORMA SINGULARE.
Fig. 1. La Scorpéna, o lo Scrófano. (Scorpaena Scrofa.)
Ouesto pesce, che nell' isola di Malta chiamasi mazzone, trovasi nel Mediterraneo, e nell' Oceano Atlantico e settentrionale, ed è periglioso nemico non solo degli altri pesci, onde si nutre, ma ancora degli uccelli acquatili, che vi vanno a nuoto, e ne vengono acchiappati. Giugne alla lunghezza di 4 ò 5 piedi. I molti intaglj e prominenze del suo capo gli danno un aspetto bizarro, principalmente quelle due escrescenze di color bruno, che a due cornetti s'assomigliano, posti di sopra agli occhi, ed i due pungoli storti d'osso, che gli escono della mandibola superiore. La sua vasta bocca è fornita di denti acuti, posti a fila gli uni dietro agli altri, e la mascella inferiore di barbolina. Ha rossigno il ventre, il dosso bruno rosso, taccato di bruno scuro, l'alette grige cerulee, co' raj giallicce taccate di bruno. Si mangia in varie parti d'Italia, e del suo fegato si trae olio di pesce nella Norvegia. Si prende con le reti, e con l'amo.
Fig. 2. La Scimmia marina. (Chimaera monstrosa.)
Questo pesce vive nell' Oceano settentrionale, massimamente presso le coste della Norvegia, ed ha suo nome dalla coda di Scimmia, che vascemando in grossezza fino alla punta, ed è più lunga del corpo. La sua lunghezza arriva a 3 sino a 4 piedi. Nutresi più che d'altro di Meduse, e di Gamberi di mare, e fa la caccia alle Aringhe. La piccola apertura della bocca non gli permette di cibarsi di pesci più grossi. Ha la pancia di color argentino, e il dosso è giallo, con macchie brune. Gli occhi di color verde marino brillano come que'de'gatti, onde. spesso si trova nomato Gatto marino. I contadini della Norvegia lo chiamano Rè de' pesci a cagione della ciocca di filetti, che gli escono del capo. Le sue carni sono dure, ed insipide a mangiarle; ma l'olio del suo fegato in Norvegia serve a medicare gli occhi e le ferite.
Fig. 3. Il Cofano triangolare con quattro spine. (Ostracion quadricornis.)
Il Cofano triangolare con quattro spine è del numero de' pesci ostracei a cagion della dura panciera, onde son coperti. Esso distinguesi particolarmente per le due paia di cornetti, posti l'uno di sopra agli occhi, e l'altro nella parte inferiore del ventre. Il color fondamentale del corpo è il bruno rossigno, con macchie rosse e grigie fatte a rete. Questo pesce ritrovasi ne' mari dell' Indie orientali ed occidentali.
Fig. 4. La Scorpena volante. (Scorpaena antennata.)
Pesce assai mostruoso al pari de' già descritti, pieno d'escrescenze, e intagli, e del genere della scorpena N. 1. Di sopra agli occhi, l'uno all' altro vicini, vi ha una cartilaginosa escrescenza articolata, che avendo somiglianza di antenna, ne ha occasionata la denominazione tedesca al pesce. Le prime dieci pinne del dosso sono punzecchiate di bianco e bruno, e s'assomigliano a spuntoni rizzati. Il corpo è di color giallo chiaro, strisciato di bruno. Accanto alle pinne pavonazze del petto escono ragj bianchi, i quali in lunghezza oltrepassano la coda. Trovasi questo pesce ne' fiumi dell' isola Amboina.
Ad99998 04 015a/itaPiante LXXVII. T. IV. No. 13.
PEPlSICHE E ALBICOCCHE.
Fig. 1. Il Persico comune. (Amygdalus Persica.)
Il Perfico o Pesco, che quel saporito e bel pomo, detto Pesca o Perfica, ci somministra, trae sua origine della Persia, ove senza coltura alligna. Indi in Europa meridionale e dipoi anco nella Germania fu traspiantata, ove per difenderlo dal freddo, e da venti gelati con gran cura coltivasi ne' giardini. Nelle parti settentrionali d'Europa, e fino anche nella Germania settentrionale all'aria scoperta non attecchisce, nè si coltiva fuorchè negli stanzoni caldi. I paefi, dove meglio riesce, sono la Francia, Spagna, Italia, e le isole della Grecia. Coltivasi ancora nell' Africa settentrionale, e nell' America. Il Persico, che da noi dal nocciolo s'alleva, giugne all' altezza di 16 ò 20 piedi, e per lo piu per mezzo dell' innesto s'ingentilisce, onde produce le frutte più grosse e più saporite della natural grandezza, che nella apposta figura s'appresenta. In tempo di primavera ne spuntano fuori i fiori rossigni (E) prima delle foglie. Queste sono lunghe, e strette, ed a foggia di quelle del falcio appuntate, ed han le coste addentellate. Nelle nostre contrade la Pesca nel mese d'Agosto matura. Ella è assai sugosa, e del sapor acido dolce delle uve. In mezzo alla persica risiede il grosso nocciolo, duro quanto un lasso (C), il quale ne contiene l'anima in forma di piccola mandorla di sapor amaro, mortifera allo scoiattolo, ed ad altri piccioli quadrupedi. Oltre la pesca comune, quivi figurata, da' dilettanti industriosi del Giardinaggio se ne son allevate parecchie altre sorti, oppiutosto variazioni.
Fig. 2. L'Albicocco. (Prunus Armeniaca.)
L'Albicocco è del genere del Sufino, e del Ciriegio, come la semplice vista della forma e del colore delle foglie, e de' fiori ciò dimostra. Sua patria è l'Asia, principalmente l'Armenia, onde in Italia e Francia fu trasportato, e dipoi in Germania, ove singolarmente nelle parti meridionali in maggior frequenza coltivasi ne' Giardini e nelle vigne, essendo meno delicato del persico; ma pure bisogna guardarlo da freddi troppo grandi e durevoli. I suoi fiori, che son di cinque foglie, per la maggior parte spuntano fuori lui principio della primavera. La frutta, detta Albicocca, che qui vedesi disegnata nella sua grandezza naturale, è strettamente attaccata al pedale, e ne' mesi di Luglio e d'Agosto matura, ed ha la polpa sugosa e dolce. In mezzo al pomo siede il nocciolo (C), che ne contiene l'anima in forma ai mandorla.
Si propaga l'Albicocco per mezzo del nocciolo, o meglio per mezzo di marzi della miglior sorte, che a' pedali naturali d'Albicocchi o susini s'annestano. Anco delle frutte di quest' albero dall' industria de' Giardinieri si son ottenute parecchie variazioni.
Ad99998 04 016a/itaAnfibj XIV. T. IV. No. 14.
PIU SPECIE DI COCCODRILLO.
Già neî primo Tomo di quest' Opera, No. 22. vedemmo dipinto il Coccodrillo comime, detto del Nilo; ve ne lia altre due specie, che nella tavola presente faremo conoscere.
Fig. 1. Il Coccodrillo Americano. (Lacerta Alligator.)
Il Caiman ossia il Coccodrillo Americano non palla piedi 30 b 40 di lungheàza; onde è molto inferiore a quella del Coccodiillo del Nilo, ed è pur più paurofo di eifo. Vive ne' flumi dell' America di mezzo, e della méridionale, ove il mitre principalmente di pesci, ne la carne umana disdegna, qualora trovandofi in maggior numéro sa guerra agîi uomîni, che vede passare in navicelli. Il suo corpo armato di panciera in piu gusci divifa, al di fopra è di color caîtagno, e oiallo rofhVno al di fotto. Il suo capo coneito di scagîie, va a terminarfi in una pünta; ma il collo è senza scaglie. Scorre fu la schiena, e fui oanto de' piedi di dietro una margine riîevala, coniformamente addenteliata. I piedi di dietio, î quali al pari di quei d'avanti banno cinque vita, son foiuiri di membrane dj nuoto. Aile uova di eûo, delle quali ne sa circa irenra, ne vanno in traccia pareccîii uccelli di rapïna, diminuendo cosi il numéro di cotali periglioii animali.
Fig. 2. Il Gavial, ossia il Coccodrillo del Gange. (Lacerta Gangetica.)
Quella specie di Coccodiillo arriva alla grandezza della suddetta, e da quella, come da tutte le altre specie si distingue principalmente per le sue mascelle, che s'allungano in forma di becco, e gli danno il nome del mufo lungo, onde se ne forma una specie diftinta. Ha i piedi d'avanti forniti di cinque dita, e quei davanti di quattro, l'eftremo delle quali è senza onghie. I lati del collo son coperti d emînenze fomigllanti a verruclie. La coda ha una doppia fila di punte vettiniformi. La goîa è più grande di quella del Coccodrillo comune, fornita di denti, tutti d'ugual lunghezza.
Ad99998 04 017a/itaRose I. T. IV. No. 15.
DIFFERENTI SORTE DI ROSE.
La Rosa è l'ornamento de' nostri giardini, e il fior favorito di quasichè lutto il mondo. La Rosa scempia è da noi indigena, creseenrlo senza cultura in lu le fratte, ne' boschi, e ne' più torridi inonti. Ma la Rosa ripiena, la quale come molti altri fiori probabilmente dobbiamo all' Asia, vuol l'attenta coltivazione del giardiniere, dovendo talora metterfi al coperto negli stanzoni. Vi ha da noi Rose di quafi tutti i colori, con le gradazioni loro, bianche, gialle, toffe, incarnatine, del color di suoco, roffe nere, e porporine; st. isciate, macchiatej e diverfiinme di ßruttura e di forma efterna. Avendo îo raccolte e olTervate preffochè tutte le forte di Rose, e fatte le difegnare d'appreffo al naturale, sono stato richiefto da una focietà di dilettanti, d'infer'ire detta raccolta all'opéra presente. Quindi fpero, che färb cofa grata alla gioventù, che di quest' opéra il diletta, di coramumcaile in ogni quinterno, ch'esce alla luce, una staaipa di Rose difognate nella natural grandezza.
Fig. 1. La Rosa centifoglia rossa. (Rosa centifolia Germanica.)
Vi ha tre forte di Rose centifoglie, la roffa, la bianca'y la gialla aurina. La centifoglia roffa contafi tra' più bei fiori per la sua forma, pe'l amabil rosso e pallido colore, ond' è adorna, e pe'l eccellente suo odore. Ognun la conosce, trovandofi essa quali in ogni giardino. Sono più tofîo grandi le sue foglie, e quelle dello fielo sono ovali, di copicfe fpïne accompagnate. Il Rofaio del flore centifoglio cresce all' altezza die 3 ò 4 pîedi, e per la troppa ripienezza di rado porta frutto. Chiamafi centifoglio il suo flore pel gran numéro delle lue foglie.
Fig. 2. La Rosa centifoglia bianca. (Rosa unica.)
La Rosa centifoglia hianca e tuttora fior rare nella Germania, essendo pochi anni da che i nostri dilettanti di fiori l'ebbero d'Inghilterra, pagando tra 2 e 3 ghinee per un fol piantoncello. I pregi, che la rendon cara, sono la sua bella forma, la sua bianchezza fina e pellucida, e la sua fragranza, alquanto direrfa da quella della centifoglia roffa. Ha questo di fingolare, che le foglie efteriori dî sua boccia son orlate di colorbruno, e che fboc« ciandofi effa, la superior margine delle sue foglie si fquarcia in mezzo. Arriva incirca all'altezza fiel Rofaio centifoglio rosso.
Ad99998 04 018a/itaUccelli L. T. IV. No. 16.
ANITRE DI DIVERSE SPECIE.
Fig. 1. L'Anitra capelluta rossa. (Anas rufina.)
\Juefta specie d'Anitra vive folitaria preffo al mar Cafpio, e fu parecchi laghi della Tartaria; e di rado ancora ritrovasi nella Silelia, e Polonia e fülle rive del Danubio. Giunge alla lunghezza di due piedi. Ha la testa infieme colla parte superiore del collo copertadi piume delcolor dicinabro arruffate, da rizzarfi, e da abbaffarfi. Il becco è di color rosso chiaro, e il ventre, il petto e la coda son nere, mentre il dosso con i lati dell' aie si diftinguono pel color bruno grigio. Da di lotto all'aie fpicca suori un' ampia macchia bianca. I coftumi di questa forta d'Anitra non Ion peranco Den conosciuti.
Fig 2. L'Anitra della zona glaciale. (Anas glacialis.)
Effa abita le parti più fettentrionali d'Europa, Asia, e America, e passa anche tavoîta in Germania nelîe invernate più del folito gelate. E alquanto men grande della précédente, e se ne distingue anco pel color, cli'a vicenda è bianco, e nero, eccettocliè quella striscia gialla e bruna, che dall' occhio in giu pel lato del collo scorre. Ee due penne nere della coda sono 4 dita più lunghe delF altre-Ella sa il nido suo di quelle piume, ch'il petto d'efla riveflono, le quali non son meno morbide di quelle dell' oca feîvatica d'Islanda.
Fig. 3. L'Anitra chinese. (Anas galericulata.)
Eella specie d'Anitra, che nella China e nel Giappone vive, ove a cagion de' bei colori di sue penne si tien-chiufa in gabbia, e vi Ci paga il prezzo di ß fin' a 10 talleri per una coppia. Il becco è di color rosso pallido, ed i lati del capo hanno del bianco, giallo, e ranciato. Dal capo di dietro pende un ciuffetto di penne leggiere nere; e quelle del petto, del dosso, e della coda appuntata son brune. Al di fopra delle all la parte superiore delle penne maeftre si ripiega in dietro, e vi forma due aie piccole, di color giallo rossigno cinte di bianco, le quali a questo uccelîo danno una forma graziofa e bizzarra.
Fig. 4. La bella Anitra capelluta. (Anas sponsa.)
Vive in parecchie parti dell' America, principalmente nel Messico, ed in alcune ifole dell' Indie occidentali. In tempo d'eftate passa anco nelle contrade più fettentrionali delPAmerica, ovepone e schiude l'uova negliscaviscavidegli arbori. E affaibella questa specie a cagion del suo pennacchio di lucicante color verde e rossïgno fui capo, per le macchie roffe e bianche che ha fui petto, e pel refio delle penne vagamente ombreggiate. N'è saporitiffima la carne, e delle sue penne di bei colori fogîiono ornarfi gl' Indiani.
Fig. 5. I Quattrocchi. (Anas clangula.)
L'Anitra, detta Quattrocchi, vive nella parti fettentrionali d'Europa, Asia, e America, ed in tempo d'autonno passa fpeffo in Germania. I Tedeschi le danno la denominazione di Clangula a cagion del suo grido. Gl' Itaîiani la chiamano Quattrocchi a cagion di due macchie bianche, pofte ac« canto all'apertura del becco, fomiglianti ad a'tri due occhi. Si nutre di pesci, rane, e forci, ed ha una gran deftrezza in tuffarfi neîl' acqua.
Fig. 6. L'Anitra di grosso capo. (Anas bucephala.)
Questa specie vive in varie parti dell'America settentrionale, ove preffo a finmi, e stagni nidifica. E affai deftra a tuffarfi nelP acqua, ed a passarvi fotto quella a nuoto per lungo tratto. I principali colori delle sue penne sono ii bianco e nero, suorchè la testa e il collo, che son d'un verde d'oro « vioîetto, che fmaglia.
Ad99998 04 019a/itaPesci XXXI. T. IV. No. 17.
PESCI FLUVIALI DELLA GERMANIA.
Fig. l. II Lavareto. (Salmo Lavaretus.)
Il Lavareto abita il mare Baltico ed. il settentrionale, ed i laglii dell' Außria superiore, e giugne alla lunghezza d'un piede incirca. La rnascella superiore termina in una punta mplle e carnofa, onde il Lavareto da ogni altra specie di fermone si dißingue. Ha grigio scuro il dosso, e argentina la pancia. La linea che scorre per tutto il lato è comporta di 45 punti pofti l'uno accanto all' altro. I>e fquame lianno un piccol taglio in mezzo. Le pinne son gialîognole. Se ne sa copiofa pesca, avendo le carni tenere e saporite. Si nutre d'erbe marine, di vermini ed insetti,
e fquame lianno un piccol taglio in mezzo. Le pinne son gialîognole. Se ne sa copiofa pesca, avendo le carni tenere e saporite. Si nutre d'erbe marine, di vermini ed insetti,
Fig. 2. II sermone Salvelino. (Salmo Salvelinus.)
Saporita specie di fermone, che rje' lagin dtdla Germania méridionale, dell'Aufiria, della Baviera, di Salisborgo ad altri con l'amo, e colla rete ß pesca. Yive della preda di pesci minuti, come cib dimostrano i denti acuti di sua bocca. II dosso Jbruno roißgno, e il ventre argentino è fornito di macclûe tonde di color rancio. Le pinne del petto, del ventre, e dell' ano son del color di cinabro, e quelle del dosso e della coda turchine nere. Arriva al pefo di 2 fin' a 6 libre.
Fig. 1. [sic!] Il Sermone detto Hucho. (Salmo Hucho.)
Questo pesce ß prende con l'amo e con la rete nel Danubio e ne' laglii dell' Auftria e Baviera. E men saporito del précédente. Spesso arriva alla lungiiezza di 3 ° 4 piedi, e difiinguefi per i punti neri, che lia in tutte le pinne suorchè in quelle del petto. Vive anclando in preda d'al» tri pesci.
Fig. 4. II Temolo. (Sermo Thymallus.)
Arriva alla lungbezza di 1 ò 2 piedi, abitando il mare Baltico, ed il settentrionale, onde passa ancora ne' ßumi, che vi fboccano. Facilmente si conosce dalle pinne del doilo, die son grandi e di varj colori. IIa szzurrigno il corpo, e le pinne del ventre* della coda e dell' ano brune rossigne. Vive di vermini, e cliiocciole, e le sue carni saporite forniscono un cibo delizioso.
Ad99998 04 020a/itaPiante LXXVIII. T. IV. No. 18.
I LAMPIONI, O LE MORE PRUGNOLE.
Fig. 1. Il Rovo idéo, o la pianta del Lampione. (Rubus idaeus.)
Il Lampionè è frutto d'un frutice di più fufti della lunghezza di 405 piedi, che per tutta la Germania \s'incontra ne' boschi fronzuti, e ne' luoghi montuofi e faiïofi piu che altrove riesce. *Le sue foglie appuntate e partite in 3 b 5 lacinie, ovvero intacchi sono nel lato di dentro verdi scure, ed in quello di suori verdi bianchicce. Nel mefe di Maggio ne fpunta suori il fior bianco di cinque foglie, ove di fopra al rilevato germe il Lampionè allega cavo di dentro, e ne' meß di Luglio e Agofto divien maturo. Esso è allai fugofo, ed ha un sapor rinfrescante e aromatico; onde fpremendolo, e mescolandolo con aceto o vino, se ne fanno bevande saporitilhme e rinfrescative. S'ingrofTano i lampioni, traspiantandogli negli orti per mezzo di tralci, o mediante II ferne.
Fig. 2. Il Rovo, o la pianta della Mora prugnola. (Rubus fruticosus.)
Il Rovo d'alto fustio, il quale nel genere del Rovo idéo è comprefo, proviene parimente ne' boschi della Germania, ove per preferenza a ma i pendj fassolî e meno carichi d'alberi. I suoi fufii, più groili di quei del Rovo idéo, e molto fpinofi, arrivano a Q piedi d'aîtezza, e indi ripieganfi in giù verfo la terra, di modo che, dove essi in maggior numéro li trovano, se ne forma una foîta fepaglia da penetrarfi a pena. Le sue foglie, che sono divife in ciocche a cinque, sono più grandi, e più profondamente intaccate, di quelle del Rovo idéo. I suoi fiori, pentafogli, che son rofh e bianchi, compariscono ne' meß di Maggio, e di Giunio. Poi ne matura fotto nome di Mora -prugnola il frutto turchino oscuro, il quale come quello di No. 1. in fui germe elevato in forma di cappello allega. Le More prugnole hanno un fugo non men gufiofo e rinfrescante di quello de' lampioni, e se ne difiinguono per un po più d'agreaza.
Ad99998 04 021a/itaAnfibj XV. T. IV. No. 19.
SERPI INNOCUE.
Ootto nome di Serpe comunemente s'in. tende un velenofo moxtifero animale, epercib eftremamente pericolofo. Ma queîta idea è generalmente falfa. Benchè fia vero, che la maggior parte delle Serpi più o meno è velenosa, pure le ne trovano parecchîe specie del tutto innocue, le quali eziandio a tal fegno s'addomefticano, che si posson tener nelle fîanze abitate. Impofîori e Ciariatani fpesso II fervono di questi animali innocent! nelle ciurmerie, colle quali i fempliciotti ingannano, e lor fan credere, che depofitarj fien-o di virtù fovranaturali per diinefticar quegli animalucci. Tre di tali specie di Serpi faremo conoscere fu 3a iavola presente.
Fig. 1. La Vipera di Francia. (Coluber coummunis seu Franciae.)
iLa Vipera di Francia vive per lo più nelle parti meridionali della Francia, ed arriva a circa 3 piedi di lunghezza. Tutto il corpo d'essa è coperto di fqua me verdi neri. Ea pancia è di çolor giallo pallido, e la coda termina in una punta iunca e fottile. Nutrefi di luceriole, di Rane, e d'altre befiiole, ch'ella prende co' suoi denti pic. eioli e acuti, de' quali per altro non puô prevalerß per far feiite. Ella s'addomeftica nelle café talinente, che a cenni e chiamate ubbidisce, e diftiniamenîe conosce le persone, chelacibano, e le. yogliono bene.
Fig. 2. La serpe d'Esculapio. (Coluber Aesculapii.)
Ugualmente manfueta e placida, e facile a dimefticarfi é la Serpe d'Escida_pio, che ritrovali in Italia, particolarmente nelle contrade di Roma, come pure nella Spagna, e nell' ifole della Grecia. Non fu ignota agli antichi, i quali a cagion del suo naturale innocuo la ccnftituirono ilmbolo d'Escuîapio, divinità benefica, protettrice dell' arte medica. Ella giugne alla lunghezza di piedj âf, e si nutre a modo della specie di fopra descritta. Il suo dosso, del colof bruno di ruggine, è coperto di fquame ovali; allato vi scorre uno striscia nericcia. Il yeutre è bianco.
Fig. 3. La Biscia quadristrisciata. (Coluber quadristriatus.)
Quefîa specie di ferpe vive nella Francia méridionale, e nella Spagna, ove ne' luoghi umidi più che altrove si ritrova. Ha 3 fino a 4 piedi di lunghezza. Il suo color principale è giallo grigio. La diftinguono quattro striscie nere, che dietro alla tefia cominciando scorrono paralelle pe'l lungo del corpo. E parimente facile a dimefticarfi. Nella Spagna, ove il volgo la crede velenosa, i ciariatani se ne fervono nelle loro ciurmerie, per truffare i creduli sempliciotti.
Ad99998 04 022a/itaRose II. T. IV. No. 20.
DIFFERENTI SORTE DI ROSE.
Fig. 1. La Rosa centifoglia gialla. (Rosa sulphurea.)
La Rosa centifoglia gialla non è punto inferiore di bellezza all' altre piu vaghe Torte di Rose; ma per quanfo ne fia fréquente la pianta negli orti nostrali, pure è raro allai il cafo, di ritrovarne flore perfetlamente fbocciato e bello. Quafi tutte le boccie crepano, prima di fvilupparli fin' allô stelo, come cib dimostra qui il flore mezzo fbocciato, e mangiate da piccoii scarafaggi si guaftano. Gib dal naturale di questa for ta di rofaio proviene, il quale non potendo fossrir ne la troppa umidità, ne la sfeiza del foie, vuol eifere poflo in luogo asciutto, e ombrofo. E bellissima questa Rosa e di forma, e di colore, e pub dirii vero ornamento degli orti, benchè l'odor ne fia cattivo. Il suo arboscello, ch'è coperto di fpine, e ricco di rami piegbevoli, e di fogliame minuto, giugne a 6 fin' a (3 piedi d'altezza, ne arriva mai a portar frutto.
Fig. 2. La Rosa porporina ripiena. (Rosa holoserica purpurea.)
Questa specie di Rofa, che ha più nomi, ehiamafi anco Rosa reale porporina> -Rosa dï velluto porporinOy Rosa nera. E delle più rade specie. Essa per confeguir la sua perfetta bellezza, cliiede un' afilidua cura, acciocchè non abbaftardisca, ne degeneri in flore d'uno fbiancliito e cattivo rosso. La sua grandezza e ripienezza, il suo luftro fomigliante a quello di porpora scura, che fia nel nero, e la sua dolce rilucentezza, onde dalla superficie delle sue fo« glie un bel turchino sfavilla, come pure il lume d'oro, che dal ricettacolo delle sue femenze se n'esce, danno a questo flore un' afpetto veramente grandiofo e magnïfico. Ee foglie della pianta iono di compétente grandezza, e d'un verde bianchiccio Ella ha poche fpine, ed il legno tenero verdaftro. Forma un denfo frutice, che non forpassa l'altezza di 2 b 3 piedi, ed è foggetto a foffrir dal freddo. E molto fruttifero a cagione del gran numéro de' suoi filamenti di polviglio feminale. 11 suo frutto è del tutto fomigliante a quello della Rosa porporina femi-piena, che faremo conoscere difegnata in appreflo. E deboie, ma grato, il suo odore. CteceMi. LI 4'ii
Ad99998 04 023a/itaUccelli LI. Tom. IV. No. 21.
VARIE SPECIE D'UCCELLI CANTAIUOLI.
vJlï uccelli cantaiuoK, comprefi nel genere della Motacilla di Linn. formano una classe numerofa, ehe ne comprende più di 1Q0 specie; parecchiedelle quali nascono ne:la Germania, l'altre, che ne formano la inagoior parte, son forefiiere. Delle Motacille-già fene: sono descrilte parechie specie: Tom, II. No. 64.
Fig. 1. Il Cantarino colla coda spiniforme. (Motacilla spinicauda.)
II Gantai ino colla coda fp in if or me s'accofta alla grandezza del passere comune domeftico, e dimora nella Terra del Suoco fulla punta méridionale dell' America. Il principal coloré delle sue penne, ehe gli cucprono il collo, e il ventre, è bianco, e quelle del doiTo e delle aie è bruno rossigno. Ma quel che maggiormentelo dtstingue, n' è la coda, le eui penne per un terzo della loro lunghezza fino alla cima sono fpelate. Quindi è, che qualora l'ùccello dispiega la coda, quelta pare armata di fpine.
Fig. 2. La Petragnola delle Filippine. (Motacilla Philippensis.)
Bell5' Uccello di vaij coiori, ch' è 8i grandezza alquanto maggiore di quella-de^5" anzide. tto. Ha il capo Giallognolo, e il colta rosso fndicio, -ed il; p^tto e a'-ttraverfato-d*una striscia turcrirna nera> fomi'pliante ad un naflro. Il dosso, la coda, e l'aie son di col oc viola ce o-nero-Dimoia neli" if oie Filippinev
fomi'pliante ad un naflro. Il dosso, la coda, e l'aie son di col oc viola ce o-nero-Dimoia neli" if oie Filippinev
Fig. 3. La Barada. (Motacilla rubicola.)
Ritrovalï nella maggior parte della Germania1 in feeche e faifolle Gouirad'e, mailimameute ove quefîe si îilevaaio in colline, velando inquiétamente da; un luogo ait' altrov La sua lunghezza oîtiepaiTa alquanto-quattro pollici, e il nuti ïmen» to tiTeila confiiie in rnolche, ed. in altripiceoii-mfetti. Sono di color nero il capo, il dosso,. e la gorgia, laquale li termina in una fafeia lar^a di color bianco. Il ventre è gialligno rosso. Nidificando questa uccello fra faJTi, o di fotto a' cespugli,. il suo nido difîicilmente-fi scuopre; poichè non vi dirizza mai il volo a dirittura, ma dopo efferfi pofato a qualche diftanza, vi si rannicchia, e vi s'introduce strascîcandofi per terra.
Fig. 4. La Petragnola del Senegal. (Motacilla servida.)
Vive questo uccello in fu la cofta occidentale del Senegal. Non arriva alla grandezza delP anzidetto. E' vagamente adorno di color rolfo giallo, e hruno rolTrgno, fparfo di macchie nere.
Fig. 5. Il Cantarino magnifico. (Motacilla cyanea.)
Magnifico ha nome quest' uccello a cagion delle belle stiisce azzurre, che la testa nera di eifo adornano. Vive nella Terra die Diemen, Ha stretîo il corpo in paragone deïla testa grossa, e la coda piu. lunga del refto del corpo,
Fig. 6. Il Culo bianco. (Motacilla Oenanthe.)
> Il CulO' bianco,. che gïunge alla grandezza dï pollici 5
Ad99998 04 024a/itaPesci XXXII. Tom. IV. No. 22.
ASELLI, NASELLI.
Fig. 1. Il Narvaga. (Gadus Callarias.)
Il Narvaga, cli* è -rlel gerrere fie' Nafelli, arriva alla lungbezza cli 3 piedi. Il' pèsce di raphia, come ciö dimostra il gran numéro di denti, de' quali ba -armata la bocca. NutTéli di pesci, e gamberi, di vermini mariai, e d'-iufetti aquatili. ïlitrovafi principalmente nel mate Baltico, ove fülle coite, e nell' imboccature de'-fiumî si pesca cen reti e ami faldi. JV en défi capo per la bianchezza, tenerezza, e fornma saporofità* delle sue cajpni, onde contafi tra' più fquifiti piatti di tavola ben fornita. Habrunazza, e grigia rossigna laschiena, ed i îîanchi coperti di macch'ie di color eiallo fudicio.
Fig. 2. II Merlano. (Gadus Merlangus.)
Il Merlano è fpeçie saporita di Nasello, che partitamente li ritroya nel mare Baltico, e in gran folla «elf oceano fettentiicnale aile coite d'lnghilterra, Gianda, e Francia,. ove. fpelEo fi. »rende a migliaja con lenze armate d'uncini *), La sua lungbezza è di piedi i§ b di 2. Jl color. del ventre h bianco argentino. , e cpello della schiena giaîlo brunoîto. -
Fig. 3. Il Carbonaio. (Gadus carbonarius.)
Chiamafi questo pesce Carhonaio per il color nero rilucente, del quale il dosso e il capo d'elle» fl riveftono, -quando s'invecebia, essendo quelle parti di color olivafiro bruno, inentre è giovine, Sono nere le pinne del ventre, de!l' ano, e-della coda, e quelle delîa schiena e del petto l'on olivaftre brune. Arriva alla lungbezza di piedi i
Ad99998 04 025a/itaPiante LXXIX. Tom. IV. No. 23.
FRUTTE AMERICANE.
Fig. 1. Il Gujavo domestico, ò comune. (Psidium pyriferum.)
Il Guajavo ccmune b domeftico végéta neîî' ifole dell' Indie occidental)
, ove giugne ail* altezza di i3 6 20 piedi, e nel suo pédale alla groflezza d' un lùede. Le Tue fo»3ie, le quali l'una dirimpetto all'altra de' rami escono, sono oblonghe e ritondette, e neîia loro fupeificie aîtraverfate di coftole, lenza merletti alcuni nella circonferenza. Nel terzo anno manda suori il flore bianco 23, clie in fui picciuolo della foglia lîede folingo. La frutta A arriva alla grandezza d'una pera di mezzano volume, la quale fui principio è verde, ma giunta alla maturità, di color giàlîo e rofïo si rivefte. ïla un' odor allai graîo, ed è saporitiifima. Elïendo falutevole il godimento d'essa, copiofamente si mangia, cruda e cotta, in quelle contrarie, çlie la producono.
Fig. 2. L'Annona co' pungoli. (Annona muricata.)
Riesce parimente in parecchie ifole dell' Indîe occidentali, Le foglie di quest* aibero oblonghe ed appuntate senza certo ordine escono de' rami. Il flore, che ha il calice di tre foolie, bianco al di suori, e rossigno di dentro, fpira un odore ingrato. La frutta h, grossa quanto un pugno, ha la forma del cuore, e l'efterna sua corteccia verde è divifa in fpartimenti ch' a scudicciuoli scagliofi s'affomigliano, nel cui mezzo s'erge un monticello con pungoli. E' fugofiilima la polpa di questa frutta, ed ha un sapore fquifito vinofo, di modo che in que' paefi caldillimi serve d'eccellente riftorativo. Volendola mangiare, se ne toglie la corteccia, e se ne ricava la midollofa foftanza con un cucchiajo.
Fig. 3. La Sapota mammosa. (Achras mammosa.)
Ritrovafi nell' ifole di Cuba e Giamaîca, ed in più parti dell' America méridionale. E' di fei foglie il suo piccol flore bianco, e la f utta être volte più grande della figura, che qui la rappresenta. Ha forma ovale, ed è di color bruno come la ruggiae. La midolla rolfa, ch' è dentro, Ci mangia, benchè il suo sapore dolcigno, per eifere di foftanza troppo acquidofa, non fia de' più fquifiti. Entro la polpa ritrovanfi alcuni noccioli £, che contengono il ferne brano chiaro G. Wlamci-Sapote chiamafi questa frutta in America. PiP. > -^jtxtk' t^ùdnp&. jaoer: kJflùH^ -^jtxtk' t^ùdnp&. jaoer: kJflùH^
Ad99998 04 026a/itaMiscellanea XXXV. Tom. IV. No. 24.
LA SOTTERRANEA CITTÀ D'ERCOLANO.
Ootto H governo cli Tito Imperator romano nelP anno 7Q dopo la nascita di Criito avvenne «na d-elîe più terribili eruzioni del Vefuvio. Çuefto monte getth suori folte nabi di ceneri infocate e di pomici, clie tolfe. o ii lusne al giorno, e che come pioggia rcvinofa ricadendo giù, tutti que' contorni coprirono, e gli dishufFero. In quella funefîa devaftazione fu comprefa anco la bella e opulent a città d'Erco'ano, colonia romana, pofta in fu la fpiaggia marittima tra Napoli e Pompej. Da un diîuvio di ceneri ardenti, ^ di pomici furono copeite leftrade, e le fabbriche d'essa. Gli abitanti ebbero appena tempo, di falvar la vita colle più pregevoli foftanze loro. Le fmifurate scesse di pioggia trasmutarono gli Xtrati di cenere in fodi ammaifi. Dello fquarciato fianco del monte usci poi un torrente fmifurato di lava infocata, che scorrendo verlo il mare. , di nuovo ricopii la città cfuna mAsia impietrita della grossezza di öo, fmo a ßo piedi. Cosi quella città Icomparve fulla faccia della terra abitata, d-i modo che dopo alcuni fecoll fi. no il fito d'essa era uscito della memoria degïi uomini, e che la piccola città di Portici s'era fabbricata fui terreno, che la -copriva. Fù scoperta a cafo nel lecoîo passato dal principe d'Elbeuf di Lorena, mentre nel 172^0 facea fabbricar presso Portici una villa. Un contadino lcavando un pozzo vi diflotterrb parecchi marmi preziofi, e diede motivo al d-etto principe, di comprarne quel terreno, ove facen«to pRoseguire gli scavi vi discopri molti anticlii monumenti e statue di pregio. Proibi poi il lie di Napoli il pRosequisnento degli feavi, che per lo fpazio di 30 anni stirono tralasciati, fiuchè per ordine del Re di bel nuovo vi fu pofia rnano. Vi volle uno scavo della profondità di Qo piedi per passare la maila della lava, e per giungere all'antiche strade deîla città. Furono premiati questi lavori d'un aran teforo di statue, vafi uteniiU da facrifizj, e pitture a fresco (fatte fulla calcina umida") che a poco a poco cavayonfi suori (vedi Fig. 1.) e trasporîaronfi nel Mufeo della città aggiacente di Portici. 11 fito di Portici non permette va, che l'antica città si riproducesse intiera alla luce, senza rovn;ar quella. Onde non vi si potea far altro, che scavar le vie fofterranee traverfando la lava, ove al lume di toivie si vedono i refti della città. Il primo edifizio erandiofo, che vi si scopri, fu il Teatro, di cui la Fig. 2. ne mostra un prosoetto. , onde iî vede, che Pinter no di questo edifizio per la grancîezza e sue grandiole decorazioni formava una beliilFnna veduta. Per un corridore efîerno, la cui diagonale si vede in a a, e per fette porte (bb) g!i îpettatori pervenivxino ai loro feggj di tufo (ccj, ove 10000 persone aveanô luogo. Le pareti (dd) di fopra a' feggj eran riveftite di marmi. Entro le nicchie v'eran pofîe statue, e fu' piedifralîi, che fporgono in suori, Ci vedeano cavafti di bronzo. Il proscenio, pofto dirimpetro a' feggj, ove l'azione si rappreleatava, era decorato di colonne coriiuie, e di flatue delle Mufe. e^m/. ?peo^7i
Ad99998 04 027a/itaMiscellanea XXXVI. Tom. IV. No. 25.
LA DISSOTTERRATA CITTÀ DI POMPEJ.
1 oco lontano d'Ercolano, e 12 miglia d'Italia diftante da Napoli era situata la piccoîa Città di Pompej. La rnedefima eruzione del Vefuvio, dalla quale la città d'Ercolano nel 79 dopo la nascita di Crifto fu fotterrata, feppelli ancora quella di Pompej fotto un diluvio di ceneri e pömici, benchè all'altezza di pochi piedi. Ciö non oftanta paflb talmente in obblio che ne* tempi pofteriori non si potea neppure additare il luogo, ove già era situata. Fù a cafo, che nel fecolo pafTato la scoprirono i contadini. Nel 1755 vi fu dato principio agli scavi, e come a pochi piedi d'altezza era coperta di ceneri, e di terra, per la maggior parte-ne fù fgombrata, e vi si trovb gran numéro d'antichi monumenti, i quali come quelli d'Ercolano furono tvasportati a Portici. La presente Tavola ci mofîra i due principali prospetti di questa città dilTotterrata.
Fig. 1. La Porta della città, e il capo d'una strada.
Nella parte d'innanzi vi si vedono i refii della Porta di città (aa) e pel mezzo d'efXa il capo d'una delle firade. Le café fembrano appoggiate a' fianchi delle rupi (b) clie vi «‘innalzano; ma queste altro non fono, ch' ammaffi di ceneri fgombrate, che già coprirono la città. Gli edifizj (c) pofti nel piano superiore, son più modérai, fabbricati indosso alla città di Pompel. Le firade della città non palTano la largbezza di 12 piedi, e son lafuicate di lava, ove si vedono l'antiche rotaje impreffe. Lungo le café scorre un marciayiede (d) per comodo de' viandanti. Le café son piccole, di forma quadra, e per lo più d'un fol piano. Le porte ne sono alte e largbe, per dar lume allaparte anteriore della cafa, non essendovifi scoperte peranco fineftre daîla parte delle firade. Le fîanze trovanfi pofte attor-» no ad un cortile, nel cui centro v'era una fontana.
Fig. 2. Il Quartiere de' soldati di Pompej.
Neil' anno 1772 vi fu scoperto il cofï detto Quartiere de1 Soldati, che nella tavola vedefi difegnato, il quale probabilmente fervi d'abitazione e d'efercizio militare a' foldati del prefidio romano di Pompej. EfTo occupa un piano quadro oblungo, cinto di colonne di fiucco d'ordine dorico dell' altezza di 11 piedi, il quale, come si vede in aa non è fiato per anco fgombrato. Questo è probabilmente il luogo, ove i Soldati efercitavanfi nell' armi. A dietro della colonnata s'aggirava una galleria, aperta dalla parte del cortile, e al di fopra coperta. Contigue alla Galleria v'erano le celle de' Soldati, Çbb^) gli usci delle quali riuscivano fui corridore d'effa. Nella maggior parte delle celle si son trovate antiche armature romane. Una di cotefte fianze diede un trifto aspetto, a chi la scopriva. Servendo gia di carcere a' Soldati, parecchj se ne trovavano qui ne' ferri ail* ora che la città fu fotterrata dalle ceneri, i quali dagli altri Soldati, datili precipitofamente alla fuga, e dallo fpavento generale forprefi, vi furono lasciati in abbandono, e pi ivi d'ogni via di falvarfi colla fuga, vi aftogarono miferamente. Se ne trovarono parecchj scheîeti pofii a federe in fila co' ferri attorno aile offa de' piedi.
Ad99998 04 028a/itaUccelli LII. Tom. IV. No. 26.
PICHI STRANIERI.
Fi°\ l\el Tomo III. No. 2ß. di quest' opéra abbiamo imparato a conoscere i Pichi nativi della Germania. Delle moite altre specie che nel refio dell' Europa, e nelf altre parti del mondo se ne ritrovano, ne abbiamo scelto fei, che per bellezza e varietà di coïori ff diitinguono, delle quali or daremo ragguaglio.
Fig. 1. Il Pico di più colori della Cajenna. (Picus multi color.)
Vive ne'lla Cajenna e Guajana delT America, ove dagli abitanti è cliiamato Tukumuri. Arriva alla lunghezza di n pollici. Ha il becco giallopaiüdo, rancio il capo, e il coilo, col vertice, ornato d'un pennacchio, e tiero il petto-L'ali, il dosso e la coda diftinguonfi. pel color rosso abbrunito, punteggsato di nero. Va in cerca del nutriment« comune ail* altre foeeie dr'Pichi, qui rapprelentati, il quäle confiffe in vexmiui ed insetti.
Fig. 2. II Pico di Goa. (Picus Goensis.)
E' ahmanto più piceolo della specie or ora descritta, e dimora neîîa contrada di Goa dell* Asia. Il suo pennachio, che dal vertice pende in £ 1U è del color erernrfino. E' fegnata d'un a anzidetto. Diiîinguefi. molto dagli alfri peî peiïnacchino rosso che ha nella parte diretîana del capo, per la striscia bianca di fotto agli occhi, pel color verde, e dorato del dosso, e per le tacehe del coîîo e dell' ali.
Fig. 3. Il Pico di Bengála. (Picus Bengalensis.)
Fig. 4. Il Pico colla testa gialla. (Picus chlorocephalus.)
Il Pico colla tefîa gialla foggiorna nella GuJana. IIa di color bruno olivafho rivefiito il petto, il ventre, il dosso, e la coda, e nelle parti d'avanti è abbeilito di tacehe blanche giandicelle. Sono di color giallo il collo e la tefîa, ed è rosso il vertice.
Fig. 5. Il Pico della Nubia. (Picus Nubicus.)
Ecco ancora un Pico Africano, che vive nella, Nubia. La lua lunghezza oltrepassa aîquanto 9 pollici, Tut-to il corpo è taccato di bruno, nero, bianco, e gialiognolo, e punzeechiato.
Fig. 6. Il Pico giallo della Cajenna. (Picus exalbidus.)
Ç/uefîo Pico nella Cajenna, che n' è molto frequentata, ha nome Legnajuolo giallo per la »fî "Il 1*. *t - »-r * firiscia nera, che di fotto agli ocehjo ccminincia, e trascorre il dosso. L'Ali ion gialle couse l'oro, € verdi. -1 ‘ (-J j CD x defîrezza che ha di traforare a forza de' coîpi di becco la feorza viva d'un albero cavo per iinea diritta, e di coitruirvi poi il nido in una buca, che per 101? pie va all'ingiù, ove la femmina pone îe lue tre ov. a, che son bianche. Il color principale delle lue penne è il Giallo dell' oro. Le penne maefae dell' ali sono nere, e roffe abhiffimi coïorï brunite. Nel maTchio dal becco ah* in giù feorre adorna^ vive nella Ben gala, E meno grande delF una Itriscia roffav
Çuefta fpeeie di Pi co,. di vna \jOOE. z%> Jt Jt
Ad99998 04 029a/itaInsetti XXII. Tom. IV. No. 27.
LE FARFALLE.
I. Farfalle diurne. Lie Far-falle di varj bei coîori a dorne, che oramai si conoscono tuîte, formano un' affai ampia claffe d'Insetti, divifa in tre generi principali, cliè comprendono 2599 specie particolari. Hanno quattro ali diftefe, e ricoperte di polviglio va« riamente coioiito, il quale efaminato col micRoseopio, a scagliette, l'üna foprapofte all'altra, s'affooHgKa (veggafi JNo. 5. del III T01110 di quest' opéra)
pelofo il corpo, la bocca fornita di due antennette, e d'una tromba fpirale, di cui si fervono per nutrirfi, e per fuciare il fugo delle plante, e de' fiori, E rimarchevole la triplice metamorfofi, alla quale questi insetti sono fottopofti, prima che al couipimento îoro pervengano. La farfalla femmina sa le uova, onde un animaluccio vermiforme nasce, die Bruco si denomi'na, e che di certe e determinate piante o legna n outre, finche giunto fia al suo coinpimento. Allora si rivelte d'una fpoglia Cornea, ed entro vi rinchiufo chiamafi Ninfa o Crifalide, la quale ririotta auna specie di fonno, non prencle nutrimento. Entro a quelia fpoglia formai! la farfalla, lecondo che la sua specie lo richiede, o in poche fettimane, o nello fpazio d'uno o due anni, la quale, giunta al suo compimento, rompe la fpog'Ha, ed u3citav che n' è, alla sua propagazione attende, e poi muore. I tre generi principali delle Farfalle sono 1. La Farfalla diurna. 2. La Farfalla del crepuscoîo della fera, detta Sfinge. 3. La Farfalla notturna, dètta Falena, o Farpaglione. Della Farfalle diurne non se ne conoscono finora piu di 901 specie. Efïe non vanno a volo suorchè di giorno. Ripofando tengonrj l'ali ritte e ripiegate, e le loro filiform! Antenne s'ingrossano verfo la cirr. a a guifa di peftello. Nelia presente tavola fene veggono tre belie specie figurate nella loro grandezza naturale, le quali nella mâggior parte della Germania si ritrovano.
Fig. 1. Il Manto lugubre, o screziato. (Papilio Antiopa.)
Arriva alla larghezza di 3 poîlici incirca, ed ufa di Ivolazzare attorno agli alberi fruttiferi, maffimamente ne' mefi d'Agofio e Settemhre, per fuciarne il dolCe fugo, onde si nuire. Ha le ali di coîor bruno rossigno, meVlàte all'intorno, e orlaîe di irriscia gialla. Il bruco fpinofo (J3), onde questa farfalla nasce, nero e. macchiato di rosso, che suole trovarfi per lo più fepra i falci, betulle, e tremole, t'fasformaß in ii'ha crifalide nera canteruta (C), della quale poi dopo lo fpazio di quattordici giomi la farfalla (A) se h'esce fviluppata.
Fig. 2. La Specchio o l'occhio del pavone. (Papilio Jo.)
Il Bruco fpinofo (&), coperto di nero vellutato, in g'. n numéro ß truova in fu l'ortiche, e la lua Crifalide (c) canteruta, di color verde gial!o, e punteggiata d'oro, fospeudefi per la sua punta inferiore alle mura. Dopo 12 b 1. 4 Giorni se ne vede uscire la bella farfalla («), adorna di macchie di varj colori che ag!i occhi o fpecchietti della coda del Pavone s'aflbmigliano.
Fig. 3. Il Marte, ossia l'Ammiraglio. (Papilio Atalanta.)
Questa bella farfalla (A), dipinta di nero, di porporino e di bianco, comparîsce di primavera, e più che mai nel mefe d'Agofto fvolazza attorno a fiori delle fave e aaltre plante. Il Bruco d'effa ch' è fpinofo (£), s'attacca parimente all' ortica; e vi vuôl 14 giorni, che dalla Crifalide grigia e canteruta (C), la quale come l'anzidetta aile muraglie s'appieça, la farfalla si disviîuppi. d3U*+4*nu2XBT. I
Ad99998 04 030a/italnsetti XXIII. Tom. IV. No. 28.
LE FARFALLE.
II. Farfalle della sera, o Sfingi.
IL Warf aile della fera, o Sßngi. Il fecondo genere principale delle Farfalle comprende quelle délia-fera, dette Sfingi, delle quali si lono ravvifate finora 165 specie. Le loro ali forpallano in lunghezza quelle delle Farfalle diurne, e peaclono in giù, -qualora esse si pofano. Hanno inoltre il corpo più grolTo, e le loro antenne, nel mezzo piu grolïe, vanno attenuandofi aile loro eliremità. Con gvan fruscio s'a^oirano attoino a fiori non folo nel crépus-CO colo della fera, ma ancora in quello della mattina (onde mal a propofito la lor denominazione a quello della fera si riffrigne), e in aria fospefe ne fuciano il mêle con la loro lunga trombe; Di giorno fertoanfî^chete e scioperate alla coiteccia äegli a hk ri ed nelle muraglie. ] Bruclii delle Sfingi sono grandi, e fpe'fo vagamente difegnate, ed banno l'ùltimo aanello del corpo fornito d'un eornetto. Sotterra fogliono trasscrmarfi in Crifalide, la quale colorita di nero, o di bruno, per ïo più rirnane coftk nel tempo d'inverno, ne pria' della prima ver a la Farfal'a se n'esce alla luce. La presente tavola ci dà ragguaglio di due belle Sfingi,. rappresentatevi infieme co' Bruclii e Crifaïidi loro in grandezza naturale. , dell' introduzione de' pomî di terra è dëvenuta nostrale, poichè il di lei Bruco grande, di firisce gialîe e turchine adorno (-ß), per preferenza a ma il nutrimento dell' erba de' detti pomi, e vi si trova ne' meß d'Agofto e Settembre, come pure in fui Giasmino, e füll' erba della carotta. EfTa trasformaß in quella grande Crifalide di coïor bruno rossigno, che vedeß (in G), la quale nel tempo d'iverno riman nascofta fotto terra. La Sfinge colla teßa di morto fu in altri tempi oggetto di orrore per la plèbe, alla quale la gialla macchia, che fui petto porta, pareaveia immagine della morte; e ficcôme per lo più non comparisce prima di mezzanotte con fruscio grande fvolazzando atforno, e colla fregaggione, clie fra' gli scudiciuoli del petto ß fa, un suono di pianto eccitando, la dichiaravano uccelîo di malaugurio, la cui comparfa prefagiva la pefie, la guerra o la careftia. Favoîa di rifo degna!
Fig. 1. La Testa di morto. (Sphinx Atropos.)
Fig. 2. La Sfinge occhiuta. (Sphinx ocellata.)
Çuefta Farfalîa, nel lu quale raffigura si la Teßa di morto] ÇA) è delle Sfingi Europee la più grande,. eritrovasir benebe' scarfamente, nella maggior parte d'elle con trade della Germania. La £ua vexa patria è l'Afxrica e î'America s ne-prima Il Bruco (b~) di questo parpaglione, ch' è verde giallo, e traverfato di ßrisce bianche, ritrovasi ne' meß d'Agofto e Settembre fu' falci, tigli, Ontani, quercie e fagi» e fene puo far acquifto, scoîendo i detti alberi. Trasmutafi il Bruco fotto terra in Crifalide' nera (c~). La Sfinge (a) ha l'alx superiori marezzate di rosso e di gngio, e finuo* famente intaccate intorno, e l'aïi inferior!' son di color di rofa, adorna ognaiia d'un, occhione turchino e nero. Jfiu^Ât&ns. xxir. J7'Ha-€ct-e
Ad99998 04 031a/itaInsetti XXIV. Tom. IV. No. 29.
LE FARFALLE.
III. Farfalle notturne.
Il terzOi e p'iu copiofo genere delle Farfalle è quello delle nottume, dette Falene, delle quali finora fiam pervenuti a conoscerne J. 529 specie particolari. Pofandofi hanno l'ali pendenti in giù, come le Sfingi. Le loro antenne per lo più hanno forma di fetole, che verfo l'eßremita s'attenuarîo. Volano, eccettuato poche, foltanto di notte, ma il lor volo è sconcio e malagevole, e senza ronzio. Di giorno si fermano chete entro. vecchie mura, glie, o attaccate agli alberi, o fra l'erbe. 1 loro JSruchi son per lo più pelofi, e preferisçono la notte al giorno per andare in cerca del lor nutrimento. Nel trasformarfî in Crifalidi ß riveftono d'un tefiuto fomigliante alla fêta, e per cib fare la natura le ha provvedute d'un fugo viscofo, che informa di fiio. fine lor' esce d'un' apertura, che hanno fotto la bocca. In questo teffuto esse rimangono fpeffo racchiufe per lo fpazio di 2 o 3 anni, prima di prender la forma di Farfalla. Nella presente tavela vedonfi tre delle Farfalle notturne in grandezza naturale.
Fig. 1. L'Orso bruno. (Phalaena Caja.)
L'ali superiori di questa Falena (^0 sono del color di caffé abbrunito con fîrisce bianche, -connesse tra loro; ma il color dell' ali inferiori è il rosso scarlattino, con macchie nere e turchiné'. Vive per tutta l'efîate. Il suo Bruco pelolo come l'orfo (B)
nutrefi d'ortiche, di lattuca, e d'altre piante, e più ch' altrove trovafi fü' prati d'erhette fini nel mefe di Luglio. Rivefte la sua Crifalide (C)
d'un filato compatto coine feltro» iîitessendovi anche tutti i fuöi peu.
Fig. 2. La Falena del legno di Salcio. (Phalaena Cossus.)
Il Bruco grande (è)
di. quefia Falena è molta rimarchevole. Vive ne' ceppi delle quercie, de' falci, ed. alni, e ß nutre foltanto di legno, rodendo colle trincianti sue antennette g)
i alberi in diverfa direzione da banda a banda, e gran danno cagionando. Effo difendefi contro i fiioi netriici ipruzzando con veemenzaun certo umor rosso suor di bocca. Non si pub confervare, suorchè ne' vafi di vetro o di terra, corrodendo o
la quale nel termine del suo compimento da muoto interno si fquarcia, e manda suori la Falena grande (a)
diitinta di grigio e vaioîato colore. Il medico francefe Lionuet con, incredibile travaglio fece la fezzione del bruco del legno di Salcio, e vi scopii 4041 Musculi, ed un numéro ^egualmente Ttupendo di vafi fanguigni, e d'altri.
Fig. 3. Il Pavoncino della notte. (Phalaena Pavonia minor.)
Il Bruco (B)
del. Pavoncino della -notte frequentemente si trova pe' rofaj falvaggi, nelle quercie, betülle etc. della Germania. Fffo è verde, e di fielle dorate vagamente adorno. La sua Crifalide (C~)
in un teffuto oblungo in forma di pera filando invblge, onde pöi esce la Falena (A)
grigia roffigna, di bende giallognoîe e bianche faäciata, ed in ambidue l'aie d'una macchia nera «bianca, informa d'occhio, abbellita. un, : M. rcun> typai. ge* ei typai. ge* ei
Ad99998 04 032a/itaRose III. Tom. IV. No. 30.
SORTI DI ROSE.
Fig. 1. La Rosa centifoglia piccola. (Rosa centifolia minor.)
F ra 3a varie Sorti delle Rose la piccola Centifoplia è una delle più belle, e diietîevoli. La patria d'effa credefi il Portugaîlo. Il certo si è, che il Sign. Bland ford fu il primo, ai, recaiîa dal Fortogalloiu Tnghiîterra, ove porta il nome del detto Signore. Ella ha perfettamente la forma sferica, ed il color diücato deîJa Centifogiia roffa maggiore, dalla quäle pertanto ß difîingue, per non trovarß i suoi fiori ipartitamente e folii'. ghi in fu' rami, come quelli della Centifogiia maçgiore, ma per lo più a cioccha, di modo che fpefTo 608 d'un fol ramo provengono. Ha poche fpine, ed il legno n' è per îo più verde. Ev per l'ordinario fîerile a cagione di sua troppa ripienezza. 11 suo cespo arriva più volte all'altezza di 6 6 7 piedi.
Flg. 2. La Rosa francese. (Rosa turbinata.)
Questa forta di Rose è adatliifima a farne ufo ne* giardini ordinati con eleganza e buon gufio, avendo quefîo jdi proprio, che con diligente cultura arrivando all'altezza di 18 piedi, elîa pub servire eccellentemente a rivefiirne le mura, ed a formarne pergolati. Ha varj nomi in lingua tedesca, che voglion dire per efempio Rosa a tappeti, Rosa acetofa, Rosa Zuckerina, Rosa ffàiicefe. Effa ßorisce ne' mefi di Giugno e EugHo. II suo fiore è grande allai, differrato, e di vivo color roflo; ma il suo odor è meno grato di quello della Centifogiia relia. Il cespo ïùifuréggfl di fiori, e di fogïie, che son d'un bel verde. Ha poche fpine, ed il calice de' fiori ha forma d'imbuto, e due rifalti, il più ballo de* quali è fornito di fpine fini, e queîlo di fopra è liscio. Di rado fruttifica, e feppur mette frutto, elïù per lo più 0 iujbozzachisce o rauore» f-\ ‘ydel* zur. y ^-eûbtooe. JLZH em xnr ^Lteeedfëù. JLUI ‘
Ad99998 04 033a/itaUccelli. LIII. Tom. IV. No. 31.
JNel decorfo della presente Opera Tom. ITT. No. 47. già II è fatta la descrizione ai pareccliie specie delloSmerlo. Eccone altre fei nelfà presente tavola, che in parte per la vaghezza delle loro penne mexitano effer notate.
Fig. 1. Lo Smerlo, chinese. (Lanius jocosus.)
‘ A. jeQuesto svelto e vifpo uccello, che in grandezza fomiglia alla lodola commune di campagna, vive in piu parti della China, e Bengala, e f 11 lia cofta di Coromandel. Ha. di color gialîo ahbrunito la schiena, e le aliT e di bianco ludicio il petto, e la pancia. Sotto agli occhi e nella coda di mac chie del color di Rosa è a domo. Sul capo di dietro le allungate penne formano un fofTice pennacchio di color brunetto.
Fig. 2. Il Codirosso maggiore. (Lanius infaustus.)
Questo uccello e l'altro or ora descritto, a prima vifta iembrano appartenere al genere del mer» 10; ma la piegata cima del becco abbaftanza dimostra, che l'uno e l'aitro sono del genere di Smerlo. 11 codirosso maggiore ritrovasi a elle Alpi Suizzere, e delTirolo, nella Franeia, e ltalia. A cagion del suo dolce canto non di rado si tiene ingabbiatO. Arriva aila lunghezza di poliici 7-3. 11 color gialîo roiiigno, e il turchiuo, ed il brunetto dellë lue penne gli danno un vago afpetto. Non ii fa, perche da gente superstiziofa abbia avuto il nome d'injaußo, (Unglücks
Fig. 3. Lo Smerlo col capo nero. (Lanius melanocephalus.)
Questo hello abitatore delle ifole dell' Oceano außrale è stato recato a noi da' viaggiatori de' tempi nostri. La sua lunghezza è di 6 poliici. 11 color principale di tutîo il corpo di eflb è olivaftro. La coda ha una larga fascia traverfale, ed è orlata di giallö.
Fig. 4. Lo Smerlo crestato del Canadà. (Lanius Canadensis.)
Giunge alla lunghezza ‘di 6 poliici, e vive nel Canada Le penne lunghe di color bruriettorofigno chiaro formano qn pennacchio pendente indietro fui capo. Il color del petto dà nel gialîo del cuojo; il ventre è. bianco fudicio, la schiena abbronzata, e le ali iono nere, da fascie bianche attraverfate.
Fig. 5. Lo Smerlo ceruleo. (Lanius bicolor.)
Belliffimo uccello, che dimora nell' isola di Madagascar, e si nutre d'insetti. Egli oltrepassa alquanto la grandezza di quelîo della Fig. passata, arrivando alla lunghezza di poliici 6 §. La parte superiore del corpo è di color ceruleo; e di bianco rilucente sono il petto e il ventre, e riereggianti il becco e i piecli.
Fig. 6. Lo Smerlo chiazzato della Cajenna. (Lanius doliatus.)
E' della grandezza dello Smerlo ceruleo. Tutto il corpo d'eïfo è copertö di itrisciuole bianche e nere, che vanno a onde. Vive nella Cajenna.