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Ad00341 06 004a/itaPiante CXIX. Tom. VII. No. 2.
L'JUCCA FILAMENTOSA. (Yucca filamentosa.)
Jucca non si rincontra se non in Ame- filamentosa, è originaria délia Virginia lica e contiene più specie, che, in qusnto e délia Carolina, dove rincontrasi presso le alla struttura, s'accordano insieme talchè il spiagge arenose de' fiumi. Essa ha il tron> fusto, giugnendo sovente ail' altezza di co corto; dalle foglie sorte lo stelo, alto dieci in dodici piedi, non produce che cinque in sei piedi, a cui foltamente sono alla cima una ciocca di foglie lunghe, sodé, attaceati i fiori bianchi, che danno nel e per lo più dentellate a sega, dal cui cenr giallo, a guisa di tulipani. Le foglie di tro parte uno stelo lungo e ramoso, for- questa spezie hanno la singolarità di essere mando la più bella corona. Perciö questa più ritondat«, e di porlare, in sulla superleggiadra pianta amerieana xitrovasi in ficie loro, de' singoli filamenti lun"hi, onde moite stufe. primacbè gli Europei vi portassero la loro tela, gli Americani si servirono per fabbricaïe La specie quï efiïgiata, ossia Vlucca una stoffa rassomigliante alla slessa qualità. JHK
Ad00341 06 005a/itaVermi XIV. Tom. VII. No. 3.
LA SERTULARIA SERPEGGIANTE OSSIA CORALLINA VESCICOSA. (Sertularia volubilis, Linn. S. uniflora, Pallas.)
Intorno. al fusto ed a! ramicelli'd'un' Antipate rosso s'avvolge un' altra specie di Zoofiti appartenenti al génère Sertularia ossia Corallina vescicosa, rappresentata in grandezza naturale in fi g. 1. ed aggrandita in Fig. . 2. délia tavola présente. Questa sertularia tortigliosa ha l'apparenza d'una pianta, al pari de' piantanimali, che tutti quanti abitano l'Oceano ; ma è composta d'una sostanza bianca, délia natura del corno, elastica, flessibile e mezzo trasparente, i cui filamenti sottili e riuniti formano un fusto articolato e tortuoso, che serve di coperto a' polipi attaccati ad esso e racchiusi in cellette separate (neppure qui distinguibili) di queste articolazioni, donde stendono i loro tentoni per cogliere il nutrimento. Le campanelle ad orlo dentato su' gambi lunghi ed articolati del tronco délia sertularia sono cassule trasparenti, aperte e rassomiglianti a vesciche, che, nel più gran calore estivo, partono dalle sertularie e dentro aile quali si formano bocciuoli ovali, che restano appiccati al tronco principale, o che sene staccano. Da cosi fatti bocciuoli sortono sertularie novelle, che vanno sempre crescendo. I polipi délia sertularia si cibano de' più piccoli vermicciuoli microscopici', che vivono nell' acqua marina.
Ad00341 06 006a/itaMiscell. CXXXVII. Tom. VII. No. 4.
LE CATACOMBE OSSIANO TOMBE SOTTERRANEE DI ROMA.
Pamose pella loro antichità corne pure pel loro gran numéro sono le Catacombe, ossiano tombe sotterranee, in Roma ed intorno ad essa. Consistono d'innurnerabili passaggi e di camere, che vanne serpeggiando, a guisa di labirinto, nelîa; sa Ida pozzolana d'ufla terra indurata e volcani.ca. .'Ne', .primi tempi di Roma que'- passaggi trassero .origine dalla pozzolana scavata per nmrare ,gli edifizi. -Al tempo délia: Eepubblica i.omana e degl' Imperatori quelle innumerabili cave di sabbione s'aâoperajcono nel seppellire gente poyera e s.chiavi, non volendosi impiegare le spese fnnerali ne- loro cadaveri. Al tempo; del Cxistianesimo gli atti di soîterxamentonçlle: Catacombe s'aumentar.ono, seppellendovisL i Gristiani morti. da Martiri nelle persecuzioni da loro provate, Delle Catacombe che si stendono intorno ^a Roma ne vediamo ricopiata una parte in Fig. . 1. con tombe sj aperte si chiuse. L'esteriore de' sepolcri chiusi ed intagliati nelle pareti-dalle Catacombe rassomiglia a Fig. . 4. —w Fig. . 2: 3. e 5. ne rappresemano alcuni chè si esaminarono döpo averli aperti. Dentro vi si trovarono.gli avaazi d'ossa umacs più o meno cônservate. Dalle Untere iniziali del nomedi Cristosi ricava chlessi appartenévano a Cristiani., Nella tomba' (Fig. . 3.) vi ripdsùun Marthe, il chè si puö giudicare dalla palma e scure cônservate..
Ad00341 06 007a/itaMiscellanea. CXXXVIII. Tom. VII. No. 5.
LE CATACOMBE ETRUSCHE DELL' ANTICA CITTÀ DI TARQUINIA.
Nel granducato di Toscana, presso la piccola città di Corneto, dove già era situata Tarquinia, una délie dodici capitali d'Etruria, litrovansi moite catacombe, ossiano camere sepoîcrali sotterranee. Esse sono intagliate in calcina bianchiccia, essendo rimarchevoli pella loro struttura e pe' varj lor ornamenti. Vi si discende per aperture quadre. In uria di queste catacombe etrusche (Fig. . 1.) la sofiïtta è formata di quattro quadrelli contiguî, cavati dalla rupe con isfondi. Gli avanzi de' morti riposarono in urne, o verisimilmente anche su' banchi ricorrenti intorno aile mura latèrali. Le pareti ed i fregl di queste camere sepoîcrali sono coperti di varie pitture simboliche, allusive allô stato délie anime dopo la morte, secondo le idée degli Etrurj. Sul fregio vediamo dunque degli uomini divorati da fiere; allusione aile pêne destiriate al colp'evole. Altri spartimenti délie catacombe elrusche (Fîg. 2.) posano su pilastri scavati dal-; la rocca stessa, al pari degli sfondi architettonici délia sofiïtta, onde danno perpetualità al tutto. Al muro laterale scorgiamo parimente fregi dipinti di più Fig. ure che somministrano ail? antiquario materia fertilissima di discussion!.
Ad00341 06 008a/itaQuadrupedi. LXXVII. Tom. VII. No. 6.
IL BUFOLO GIGANTESCO. (BOS ARNI.)
Agli animali rari e finora poco noti appar- l'un dall' altro. Si dice che Y Ami nella Fig. utiene il Bufolo gigantesco, ossia Ami, che, ra participi del bue, del cavallo e del cersecondo i rapport! degl' Inglesi, vive nelle vo. Benchè sia ardito e forte, pure si regioni montagnose delP Indostano settentrio- domesticae, neu' Indie settentrionali sene naje come pure ne' boschi della Bengala serve per cavalcare. seltentrionaie. Un uffiziale inglese fà men. Per lungo tempo il bufolo gigantesco zione d'un cosi fatto Bufolo da lui ritrova- non si conobbe che ai teschj quà e là scatovi, alto 14 piedi, dall' unghia sino all' vati, a" quali sono attaccate le corna di estremità délie corna, È nero di colore; smisurata grandezza. Cosi fatti teschj d' Aruna ciocca di peli rossicci gli stà appiccata ni si rincontrano in varj gabinetti di cose fra le corna grandissime che distano 4 piedi artifiziali.
Ad00341 06 009a/itaVestimenti. XII. Tom. VII. No. 7.
VESTIMENTI PERSIANI.
Gli abitanti di Persia si vedono qui rappresentati ne' îoro differenti vestimenti. I Persiani sono naturalmente vivaci, leggieri, dediti al piacere; ma coh tutto ci ô più compagnevoli e pin. pieni di compassione verso degli stranieri che i-loro vicini, i Turchi rozzi e diffidenti. Essi sono di mezzana grandezza, più magri'che grassi, ma per. altro robusti e sani. Benche il Maomettismo sïa la religione dominante, pure vi si tollerano moite altre sette, p. e. i Guebri, che adorano il fuoco. Dalla semplice vestitura de' Curdi, (fie. 1.) popolo montanino, mezzo selvaggio e malandrino délia Persia occidentale, facciamo la transizione a' vestimenti de* Persiani.
Fig. 2. Persiano di condizione mezzana, in abito da State.
Il' vestito de' Persiani è alla orientale, ciô h lungo. largo ed a più colori. I riecht ne ' portano sioffs preziosé di seta, riccamente guernite d'oro d'argento e di gemme. Il Persiano qui effîgiato ha indosso üna camiciadi seta; rossa; al dissopra di questa una ©as miciuola ed inoltre una lagra sopravveste che gli discende sino al malîeolo, essehdo cinta d'un drappo. La testa è côperta d'una berretta, in forma di turbante.
Fig. 3. e 4. Donne Persiane.
La vestitura délie Donne persiane è più aggradevole e più leggiere di quella degli uominj. Esse non tagïiano i capegli, ma. coprono la testa d'una ciarpa a vélo, ovvero ï'awolgono a guïsa di turbante. Sopra là camicia, apèrta sïno a mezza vita', portano una roba discendente sino al ginocchïo ed adorna di cappi corsoj d'oro e d'argento. I calzoni larghi sodamente si trapuntano e si foderano d'alto a basso.
Ad00341 06 010a/itaVermi XV. Tom. VII. No. 8.
L'ALCIONIO MAN0 DIAVOLO. (Alcyonium manus diaboli, Linn.)
L'alcionio, formato a mano, che da marinarj e littorani volgarmente si chiama mano del diavolo, mano di ladro, mano di Giuda, mano marina, è una specie particolare di piantanimal.i, ossiano zoofiti, appartenenti al génère Alçionio. Essp è çomposto di filament! inflessibili, simili a corno, che nello stato fresc'o sono circondati da una spstanza succosa, dove, al di fuori, nelle dita o ne' demi, si trovano piccoli incavi o cellule, servendo di dimora continua a polipi particolari, (qui non ricopiati) di Fig. ura ci» lindrica, forniti di più tentoni al dissopra, intorno ail' apertura délia bocca. L'esteripre di questo piantanimale varia in quanto alla forma, lunghezza, e grossezza de' dentelli, ciö che dimostra Fig. . i. paragonata a Fig. . 2. Del resto ambedue le Fig. ure ne rappresontano la grandezza naturale ed i concavi a cannello ail' estremità de' ,merli, dove abitano i polipi. Questi alcionj si rincontrano in sulle spiagge d'Olanda, di Francia e d'Inghiîterra, dove, nel mare, si sono uniti aile parti inferiori délie conchiglie e chiocciole per la virtù vegetativa.
Ad00341 06 011a/itaMiscellanea. CXXXIX. Tom. VII. No. 9.
CAVALLEGGIERI RUSSI.
Vediamo qui ricopiatidivers! popolicristiani, yivendo sotto il dominio russo e formando de' cavalleggieri pel servizio militare.
Fig. 1 e 2. Cosacchi donici.
Fig. 1. Uffiziale de' Cosacchi donici, che sono un ramo délia Nazione russa ed un popolo rozzo, bellicoso e pastorale, abitando le sponde del fiume del Don, onde hà tratto il suo nome.
Fig. 2. Semplice Cosacco donico.
Fig. 3. Calmucco.
Eçco qui rappresentato un Calmucco (corne a prima vista la di lui fisionomia dimostra) passato a' Cosacchi e professando, al mena apparentemente, la religione cristiaua.
Fig. 4. Cosacco uralico.
I Cosacchi uralici vivono sul fiume inferiore âell'Urai, dov'e principalmente applicansi alla pesca ed ail' allevamento de' bestiami. Del resto molto rassomigliano agli altri loro fratèlli.
Fig. 5. Cosacco del mar nero.
I Cosacchi saporogici, che per lo passato abitaronö le rive dèl Dnieper, donde vennero trasferiti nel Cuban, sul mar nero, fin dal 1775, non solaraente servono da cavalleggieri ma ancora pér mare.
Fig. 6. Albanese.
Questo Albanese ossia Arnaut appartiene al battaglione greco stabilito nella Crimea, al soldo russo. In guerra esso serve a cavallo ed a piè, per mare e per'terra.
Ad00341 06 012a/itaMiscellanea CXL. Tom. VII. No. 10.
CAVALLEGGIERI RUSSI IRREGOLARI.
Vediamo qui una série di popoli asiatici sl pagani si maomettani, che si trovano più o meno frequenti tra i cavalleggieri russi,
Fig. 1. Principe Circasso.
I Circassj, che abitano nella provincia fli Cuban, sono discendenti di Tartari ed un popolo misto, ben fatto e guerriero, sottoposto a particolari Principotti che riconoscono la Sovranità rüssa. Un cosï fatto Principino vedesi qui armato di tutto punto, d'elmo, d'usbergo, di sciabla, d'arco, di saette e di pistolet
Fig. 2. Semplice Circasso.
I contadini o semplici Circassi sono tutti quanti schiavi de' gentiluomini. Tutto il paese puö mettere in campagna 1500 gentil. uomini e circa ,10,000 schiavi combattenti.
Fig. 3. Un Mursa, ossia gentiluomo tartaro.
Esso è qni ricopiato senz' armi, in qualità d'accompagnatore d'un Principe circasso.
Fig. 4. Tartaro nogajo.
Questi Tartari vagabondi e malandxiui si distiuguono per la loro fisionomia che prova la méscolanza loro co' Mongoli. Essi adornano le loro lance di pelli di volpi.
Fig. 5. Tartaro turcomano.
I Turcomani abitano in diversi paesi, principalmente nelle più belle contracte di Caucasia. Eccone uno xappresentato. ,
Fig. 6. Baschiri.
I Baschiri sono discendenti de' Nogaj e de' Bolgari, e per conseguenza privi di coltura- Essi sono assai bellicosi.
Fig. 7. Un Kirghise.
I Kirghisi sono Tartari liberi, rapaci e rozzi, che, mescolati co' Mongoli, abitano i deserti, su' confini di Russia, dove tengono razza di bestiami e principalmente di cavalli. D*l resto sono rozzissirni.
Ad00341 06 013a/itaMiscell. CXLI. Tom. VII. No. 11.
VEDUTE DELLA SPIAGGIA DEL GIAPONE CON NAVIGLI GIAPONESI.
Jl Giapone, di cui non abbiamo aequistata Bna maggior cognizione che da due secoli ïn quà, è un paese composto di più isole si grandi si piccole, in sulla costa settentrio»ale KAsia, nel grande Oceano orientale, essendo già da gran tempo divenuto l'oggetto délia cupidigia Europea a cagione delP oro e de' prodotti ricchissïmi ond' esso abbonda. I Portoghesi vi si stabilirono nel mezzo del secolo decimosesto, ma per essersi abusati délia bontà de' Giaponesi ne vennero scacciati. Fin da quel tempo agli Olandesi soli, benchè sottö moite restrizioni, è permess. o il trafficare nel Giapone; ma due tentativi fattine dagl' Inglesi non riuscirono. Andô a voto anchè la più récente cosï fatta impresa de' Russi, ed è la seguente. La corte di Russia mandö nel 1803 un' Ambasciadore al Giapone insieme co' due bastimenti spediti sotto il comando del Capîtano di Krusenstern per fare il giro del monflo. Ma quest' Ambasciadore non ebbe udi« enza, e vennero rifîutati i di lui xegalL Dalla maestrevole descrizione del viaggio suddetto, pubblicata dal Capitano KrU' senstem estratte sono le due seguenti ve» dute del Giapone.
Fig. 1.
Veduta di Megasachi, presso la città di Nangasachi nel Giapone, dove ail' Ambasciadore Russo fù assegnata la sua dimora, e la prima visita de' turcimanni giaponesi, i quali in una scialuppa aperta fanno rotta verso il vascello Russo, di cui non vediamo qui che la poppa.
Fig. 2.
L'Ambasciadore Russo va con due barchette o scialuppe, onde l'una è raagnifïcamente adorna, ail' abitazione destinatagli in Megasachi. Questa tavola ci fà conoscere non solamente le vestimenta de' Giaponesi, ma ancora la struttura de' loro navicelli.
Ad00341 06 014a/itaVermi. XVI. Vol. VII. No. 12.
LA SERTULARIA IN FORMA D'ABETE. (Sertularia abietina.)
Questa vaga Sertularia ritrovasi nèl Medi- guisa d'ahete, ossia abete marino. I ramiterraneo e uel maie del Nord attaccata ad celli sottili sono gueraiti di piccoli coni da ostriche ovvero a conchiglie marine, sic- ambidue i lati, corne ne dimostra più chiacome qui ne vediamo ricopiata una. La raraente un pezzo ingrandito (Fig. . IL). Quesua Fig. ura rassomiglia molto. aile pine, sta Sertularia è d'un bigio di corno ed arrilaonde viene anche chiamata Sertularia a va per l'ordinario ail' altezza di 5 dita. er. I
Ad00341 06 015a/itaUccelli. LXXVIII. Vol. VII. No. 13.
RARI UCCELLI.
Il Cacatoo frangiato. (Psittacus fimbriatus.)
Nella nostra galleria di pitture già più volte abbiamo avuto l'occasione di osservare il grande e numeroso gsnere de' Papagalli e di aminirarne moltissimi, che si distinguono particolarmente pe' colorî superbi délie loro piume. I climirimoti, onde andiamo acquistando più esatta cognizione, cène somministrano annualmente délie nuove spezie; aile quali appartiene altresl questo raro Ca~ catoofrangiato, dissegnato dalSignore Grant, Inglese di nazione, nel sue- viaggio al nuovo Galles méridionale. Colle piume grigie del corpo campeggia a maraviglia la testa d'un rosso affocato, la, cui parte inferiore è guarnita quasi di frange, onde questo Gacatoo ha ritratto il suo nome.
Ad00341 06 016a/itaMiscell. CXLII. Tom. VII. No. 14.
SCIOMADU, OSSIA IL TEMPIO D'ORO IN PEGU.
Pegù, già capitale delP antico Regrio dello sîessonome, è situata nelle Indie ulteriori nel magnifico E.egno Birmahno. Gli abitanti di questa città, al pari del resto de' Birinahni, professano la religione de' Buddha, essendo assai religiosi ed avendo moltissimi tempj. Il più famoso di essi si è il tempio d'oro, detto Sciomadù, che vediamo qui ricopiato. Esso è un' edifizio piramidale, di smisurata grandezza, murato a mattoni ed a smalto. Al di fuori è adorno di varj fregi, posando sopra uno sterrato doppio. Il dissotto del tempio è ottagonoj il dissopra ne termina spiralmente. La punta nrè adorna d'una graa balustrata dorata, e la base circondata da due oïdini di piramidi, onde l'ordine primo ne contiene 57, ed il secondo 53. Da ambidue i lati del tempio vi ha degli edifizi di legno pe' frati, ossiano Rahaani; vi ritrovasi anche un' albergo pe' peregrini. Verso il Settentrione slanno sospese trè campane, che mediante i palchi d'un cervo rin> toccano ogni quai volta vi arriva an divoto. Per eiö che spetta all' interiore del tempio, i viaggiatori europei, che vi sono slati, non ne farme mott0,
Ad00341 06 017a/itaInsetti. LIV. Vol. VII. No. 15.
RARI INSETTI.
Il grande Scorpione palustre o la cimice acquatica del Surinam. (Nepa grandis. L.)
Il génère degli Scorpioni palustii, che deve il suo nome aile due zampe d'inanzi, a forma di forbici o di tenaglie, attaccate alla lesta, non è punto venenoso e comprende più spezie indigène ed esoûihe. Hanno quattro ali ripiegate ed incrociate in istato di riposo. Colla bocca a becco, posta sotto la testa, succfciano il sangue de' piccoli insetti destramente afferrati co' piedi anteriori, che si fermano corne un coltello da tasca. Coli' ajuto degli altri piedi, che loro fanno le v'eci. di remi, nuotano con destrezza sugli stngni e nelle acque paludose, dove abitano. Nelle belle sere d'estate volano anche da un luogo ail' altro. Vediamo qui ricopiata la maggior spezie degli scorpioni acquatici, che s'incontrano nel Surinam, Fig. . r. volando; Fig. . S. riposando. Il corpo n'è lungo due dita e mezzo, assai largo ed alquanto rilevato al dissopra ed al dissotto. Qui appariscono chiaiissimamente le branche fornite d'uncini nel dinanzi e le zanne a becco.
Ad00341 06 018a/itaMiscell. CXLIII. Tom. VII. No. 16.
L'ORGANO VISIVO DILUCIDATO COL MEZZO DELL' OCCHIO UMANO.
Questa tavola ci rappresenta tutta la struttura dell' occhio umano, di cui non vediamo in noi che la parte esteriore che ne forma quasi la finestra. Qui scorgiamo assai ingrandite e riisegnate in profilo le parti esterne ed interne di questa struttura ammirabile, la cui spiegazione minuta ritrovasi nel comento. Ora non ne adduciamo che le parti principali.
Fis. I. I coppi ossiano le orbite delV occhio, dove sono posti gli occhi, al dissopra de' quali (Fig. . 11.) si trovano i sopracigli insieme colle palpebre (Fig. . 5.) che servono di difesa ail' occhio. L'occhio stesso è un globo allungato, composto di più membrane che racchiuâono diversi umori. Alla parte di dietro sta attaccato il nervo oîtico (F. 13.), a guisa di gambo. La circonferenza esterna è formata dalla membrana dura (F. 18.) Coli' apertura anteriore di essa comb^gia la cornea trasparente (Fig. . 20.). Nel centro délia membrana interna ritrovasi un buco (Fig. . 25.), chiamato pupilla. La tunica la più interna e la piu importante dell' occhio si è la retina, che forma l'organo proprio délia vista.
Gli umori contenuti nelle camere degli occhi (Fig. - 32. 33.) servono alla prima rifrazione de' raggi incidenti, i quali, rifratti di più dall' umore cristallinq (Fig. . 30.) e dall' umore vitreo (Fig. . 29) arrivano alla retina (Fig. . 127.), in sulla quale mediame la vibrazione cagionano il sentimento dell' oggetto. Il nervo ottico trasmette questa sensazione al cervello di modo che l'anima riceve l'idea di ciô che sentiamo.
Ad00341 06 019a/itaMiscellanea. CXLIV. Tom. VII. No. 17.
L'ORGANO DELL' UDITO, SPIEGATO PER MEZZO DELL' ORECCHIO UMANO.
La struttura dell' orecchio umano è ingegnosa quanto quella dell' occhio, corne a prima vista dimostra la tavola annessa, vedendosi in Fig. . 1. l'orecchio in grandezza naturale, ed in Fig. . 2. assai ingrandito.
L'orecchio è composto dell' orecchio esterno che forma l'entrata dell' organo dtll' udito. Esso è una cartilagine, in cui si scorge Velice esteriore ed inferiore (Fig. . I. II. 1. 2.). Appresso si vede il canto d'inanzi dell' orecchio é quello di dietro (Fig. . ï. IL 4. e 5.). La cavità tra ambidue chiamasi coclea (Fig. . I. IL 6). L'orfcglia, ossia la punta dell' orecchio (Fig. . I. II.7.) n'è l'estremild. Neil' interiore havvi il meato uditorio (Fig. . I. IL 8) Sotto la pelle comune del capo sono nascoste le gangole le quali separano il cerume. AU' estremità del meato uditorio apparisce il timpano (Fig. . I. IL 9.) che copre la cassa del tamburo. Su questa membrana elastica sono collocaii gli ossetti dell'. udito, vale a dire: il maitello (LU. 11.), l'incudine (LU. 14.), la staffa. Al di dentro v'è il cosï detto labirinto. Oui ritrovasi anche'il lumacone (Fig. .I. IL III. 22.). I tre canali semicircolàri (Fig. . I. IL III. IV. 19.) si apronocon cinque bocche. Coli' orecchio communicano due nervi, cioè, il duro, ossia il nervo d'unione délia faccia, ed il molle, ossia il nervo acustico, proprianaente detto, co' suoi rami (Fig. . IV. 29. 30.)
Questi sono i quattro organi principali dell' udito. Il comento di questo libro ne dà una spiegazione più esatta. Mediante la detta struttura ingegnosa dell' orecchia possiamo senti re de' suoni, il chè verisimilmente si fà nell« maniera che segue. 11 suono colto dall' orecchio esterno e dall' elevazioni e cavità di esso si trasmette al meato uditorio, d'onde perviene al timpano, cui scuote. Per ciö venguno aghati ancora gli ossetti dell' udito, che conducono la vibrazione sino al nervo acustico. Quindi è, che l'anima, in maniera inesplicabile ed affatto ignota, riceve l'idea di qualunque cosa sentita.
Ad00341 06 020a/itaPiante. CXX. Tom. VII. No. 18.
RARE PIANTE ORNAMENTALI.
La Napoleona imperiale. (Napoleonaea imperialis.)
Questo raro e beir arbusto forma la prima jpeeie d'un nuovo génère di piante scoperto la prima voha dal Naturalista francese Palisot Beauvois, nel Diçembre del 1807, Hell' Affrica, nel Regno d'Oware, non guarî lontano dalla città dello stesso nome. La rassomiglianza del suo fiore colla Stella délia legione d'onore ha fatto dare a questa pianta il nomedeirimperaodre di Francia, cioè Napoleona. La Napoleona imperiale qui efFig. ïata forma un arboscello alto 7 in 8piedi, con foglie lunghe e dentate, le quali, sostenutè da corti picciuoli, sono attaccate a' rami. I be' fiorï turchini abbracciano strettamente i rami, e sono format! d'una corolla doppia racchiusa l'una nell' altra. Neil' interna ritrovansi i cinque larghi stami, a guisa di nàstro. Da questa forma singolarer paragonata colla croce dell' ordine suddetto, dériva il nome di questo nuovo génère di piante.
Ad00341 06 021a/itaVermi. XVII. Vol VII. No. 19.
VARIE SPEZIE DI ZOOFITI OSSIANO PIANT-ANIMALI.
Fig. 1. La Penna marina setolosa. (Pennatula setacea.)
Le Penne marine, che s'incontrano in tutti i mari e che in estate vanno nuotando in sulla superficie dell' acque, sono composte d'uno stelo cartilaginoso, il quale, ricoperto d'una pelle carnosa, si stende ail' in su in fibre corne una penna. Queste sono quelle che formano la dimora de' piccoli polipi. Le Penne marine invernano nel fondo del mare. La specie. qui effïgiata, che n'appartiene aile più rare, dà la più chiara rappresentazione di questo génère di Zoofiti,
Fig. 2. La Corallina membranosa. (Corallina membranacea.)
La Corallina menïbranosa ricopiata qui è composta, corne le altre spezie di-questo génère, d'uno stelo ramoso guernito di articolazioni cornée e ricoperto d'una crosta cal« caria. La superficie ji'è piena di pori çhe ingranditi si vedono in Fig. . b. c. d.f e che servono di dimora a' piccoli polipi.
Ad00341 06 022a/itaInsetti. LV. Tom. VII. No. 20.
FALENE DI GERMANIA.
Fig. 1. La Ghiottoncella. (Phalaena Noctua Libatrix. L.)
(Xl bruco verdegiallo (A.) di questa vaga alena ritrovasi in su' salci nel mese d'Agosto. Esso si cangia in crisalide nera (B.) onde sorte questa farfälla. Fig. .(C.) ne rappresenta il mascbio, Fig. . (D.) la fèmmina. Le ali superiori sono aranciose rossîcce e brune; ciascun' ala è adorna di due strisce traversai! e di doppi punti bianchi; l'estremità posteriore n'è dentellata. "te aie inferiori sono d'un bruno dilavato, che dà nel rosso e fregiate d'un' orlo largo.
Fig. 2. La Falena pronuba. (Phalaena Noctua pronuba. L)
Nel xaese d'Aprile in- sull' orecchio dï topo {Myosotis Scorpioides) ritrovasi il grosso bruco giallo (a) di questa falena. Dalla crisalide rossoscura (b) esce la farfalla (c. d.) in capo di quattro settimane. Le ali superiori sono d'un bigio chiaro tirante al bruno ; inmezzo vihauna macchia a guisa d'arnione. Le aie inferiori del color d'arancia, attraversàte da strisce nere, danno a questa falena una leggiadra apparenza.
Ad99998 04 003a/itaUcceli XLVII. T. IV. No. 1.
DIVERSE SPECIE D'AIRONI.
Fig. 1. L'Airone Agami. (Ardea Agami.)
L'Airone Agami è una delle piu belle spezie di suo genere a cagione della varieta de suoi colori. Vive nella Cajenna, ed ha 2 piedi e 7 pollici di lunghezza. Il dosso colla posterior parte del collo, e l'ale, e la coda son di color turchino scuro, il ventre, le piumose gambe e l'anterior parte del collo di color bruno rossigno. Dalla nuca in giù gli pendono svolazzanti 6 ò 7 penne sottili di color turchino scuro. I fianchi del collo son coperti di penne ondegglanti azzuirrigne. Addietro all' ale v'escon altre penne pensole di color turchino chiaro, che svolazzando vanno fin sulla coda.
Fig. 2. La Cicogna nera. (Ardea nigra.)
La Cicogna nera, la quale, come la Cicogna bianca, d'anfibj e di pesci si nutre, in parecchie parti d'Europa dimora, nidificando in su gli alberi nell' interiore de' vasti boschi. Il color del capo e del collo è un lucicante mescuglio di verde, violetto e bruno, taccato di bianco; nè per altro è différente il colorito dell' ale, del dosso e della coda, che per la mancanza delle tacche bianche. Il ventre è di color bianco sudicio, e son rosse le gambe.
Fig. 3. Il Nitticorace commune. (Ardea Nycticorax.)
Ritrovasi da per tutto nella Germania, come pure in altri paesi d'Europa, nell' Asia, e nell' America, nutrendosi di pesci, rane, e d'altri anfibj. Arriva alla lunghezza'd'un piede e 10 pollici. Il color delle sue penne è parte blanco, parte bruno e parte verdastro nero. Dalla parte deretana del capo gli pendono tre penne lunghe e strette di color bianco, che nella Turchia piu che altrove servono d'ornamento, e si vendono a caro prezzo.
Fig. 4. II Nitticorace della Cajenna. (Ardea Cayennensis.)
Vive nella Cajenna, somigliante in grandezza e nel modo di vivere al Nitticorace commune, da cui distinguesi solamente per la sue figura più svelta, e pe' colori piu scuri.
Fig. 5. Il Tarabuso tigrato. (Ardea tigrina.)
Le penne di questa bella specie di Tarabuso per il color giallo rossigno scuro, ch'è taccato e fasciato di nero, molto rassomiglia alla pelle della Tigre, onde tigrato si chiama. Perviene alla lunghezza di piedi 2 1/2 , vivendo nell' America méridionale, massimamente nella Cajenna, ed in Surinam, ove nel fondo de canneti nidifica.
Fig. 6. Il Tarabuso ondulato. (Ardea undulata.)
Questa piccola specie di Tarabuso, che non passa un piede e mezzo di lunghezza. , vive come la suddetta nella Cajenna dell' America meridionale. Tutto il complesso delle sue penne è colorito di giallo, rosso, griggio, strisciato sottilmente di nero a zigzag.
Ad99998 04 004a/itaPiante LXXV. T. IV. No. 2.
PIANTE SINGOLARI.
Fig. 1. La pianta cadaverica. (Stapelia hirsuta.)
Un fenomeno singolare ci s'appresenta in questa pianta, alla quale la natura ha dato un odor d'animale, somigliante a quello di pesce imputridito, onde fu nomata pianta cadaverica. Nasce sul Capo di Buona speranza; ma può anche propagarsi da noi nelle stanze delle case e de' giardini per mezzo di tralci che sene distaccano. Ha il gambo rivestito di più tralci della grossezza d'un dito, e di sugo turgidi di forma piramidale, che ne spuntano ad angoli. Della punta n'esce il picciuolo d'un gran fiore ruotiforme, che è spartito in cinque strambelli di fondo giallo, omhreggiato di rosso acceso. Questo fiore spira un odore tanto somigliante a quello delle carogne, che inganatone il moscone và a porvi le sue ova sulle foglie d'esso. Ma i cacchioni, che n'escono, non potendo trarne nutrimento, vi moiono ben presto di fame. Del fiore si forma il frutto in forma di guscio, che l'irsuto seme racchiude.
Fig. 2. La pianta vergognosa. (Mimosa pudica.)
Non è meno notabile la pianta, che vergegnosa s'appella, appartenente al vasto genere delle Mimose, che in 75 specie si divide. Cresce selvaggia nel Brasile; viene bensì anco in Europa dal seme, coltivata ad arte nelle stanze de Giardini. E frutice dell' altezzà di due piedi, con gambi legnosi. Le sue quadripartite foglie, pennute, pendono da lunghi picciuoli, che al pari del gambo principale son di color rosso scuro. I fiori rossigni spuntano dalla cima di picciuoli lor proprj in forma di bottoni. Il più notabile, onde questa pianta distinguesi, è la sua maravigliosa irritabilità; perché leggermente toccata, massimamente nel fondo d'una delle sue foglie, ella si ristringe, come se sene trovasse offesa, e continovandosi a tasteggiarla con appoggiarvi piû la mano, tutto il picciuolo della foglia s'abbassa, ed in questo rilasciamento rimane per alcune ore, finchè rinvigorito si raddrizza.
Ad99998 04 005a/itaAnfibj Xll. T. IV. No. 3.
TRE NOTABILI SPECIE DI LUCERTE.
Fig. 1. La Lucerta Salvaguardia. (Lacerta Monitor.)
Questa specie di Lucerta vive in alcune parti dell' America, nell' Indie Orientali, e nel Capo di Buona speranza. E animale assai benefico per que'paesi; perché essndo capital nemico del Coccodrillo non manca mai d'indicarne la vicinanza con un fischio penetrante, e d'avvertirne gli uomini e le bestie, perche si mettano in salvo; onde è detta Salvaguardia. La sua grandezza arriva a 5 fino 6 piedi. Sopra un fondo bruno nero ella ha cinto il corpo d'annelli e fascie d'abbagliante bianchezza. Le cinque dita che in ognun de' suoi piedi ha spartite, son munite d'adunche e taglienti onghie. Nutresi di pesci, d'uova d'uccelli, di lucertoline, nè è in alcun modo nociva all' uomo. La sua carne, che non è punto dissaporita, serve di cibo agli Ottentotti.
Fig. 2. II Basilisco. (Lacerta Basilicus.)
Raccontano gli antichi gran cose di certi mostri velenosi e nocivi, che dell' uova di gallo nascevano, detti Basilischi. Ma bestie simili non si trovarono mai, fuorchè nell' immaginazione di gente stolida e superstiziosa. Il Basilisco, che quivi s'appresenta, non deve confondersi con quell' animale favoloso, col quale non ha altro di comune, ch'il nome. Esso non ha nulla di nocevole, essendo più tosto utile all'uomo, perchè si nutre d'insetti. Dimora il nostro Basilisco nell' America meridionale, e giunge a 1 1/2 e 3 piedi di lunghezza. E di color bruno chiaro. Pe'l doisso gli scorre una cresta fornita di squame in forma di raggi, la quale, arrizzata che l'ha, gli giova a lanciarli da un ramo dell' albero in sull' altro, e la lunghezza delle dita de' suoi piedi gli rende agevole il salir su gli alberi.
Fig. 3. Il Drago volante. (Lacerta volans.)
Questa Lucertola volante, ch'è bestiuola innocente, non è punto piu grande della lucertola comune, nè ha altra relazione con quell' orrendo mostro, che la favola Drago appella, fuorchè quella del nome. Il Drago volante, che quivi s'appresenta, vive nell' Asia, Africa, e America, nutrendosi di mosche, formiche, farfalle e d'altri insetti. E fornito d'ali membranose, poste tra le gambe di dietro, e d'avanti, e divise per mezzo di 6 raggi, delle quali li serve per volar da un albero all' altro fino alla distanza di 20 ò 30 passi. Quest' ale gli servono ancora al nuoto, di modo che è capace di cercar il suo nutrimento in terra, per aria, e nell' acqua. Sotto la gola porta tre borsellini lunghi e appuntati, che potendosi rigonfiare, gli facilitano il volo. L'Ale con tutto il rimanente del corpo son coperte di squame.
Ad99998 04 006a/itaPesci XXVIII. T. IV. No. 4.
PESCI DI FIUME DELLA GERMANIA.
I quattro Pesci, che quivi s'appresentano, sono del genere de' Carpioni, da per tutto assai graditi pe'l delicato lor sapore, parecchie specie de' quali già si sono descritte ne' Tomi anteriori.
Fig. 1. La Piota. (Cyprinus erythrophthalmus.)
La Piota vive ne' fiumi e laghi della Germania settentrionale principalmente in quei della Pomerania e della Marca di Brandeborgo, ove in alcune contrade ve ne ha tal abbondanza, che in altri tempi se ne ingrassavano i porci, per mancanza di compratori. Ella arriva alla lunghezza d'un piede, ed alla larghezza di 3 ò 4 pollici, e nutresi di vermini e insetti acquatili. E saporita e sana la sua carne tenera e bianca. Distinguesi particolarmente dall' altre specie di carpioni per il color delle sue pinne, ch'è di cinabro, e per quelle di zafferano dell' annello, che cinge gli occhi. Il dosso è verde nero, ed il resto è coperto di scaglie argentine.
Fig. 2. La Savetta. (Cyprinus Nasus.)
La Savetta, o Sueta è alquanto più grande della Piota, ed ha più allungata la testa e il corpo. Ritrovarsi ne' fiumi Odera, Vistola, e Reno del peso di libbra 1 1/2 fin' a 2 libbre. Distinguesi costantemente pe'l color nero dell' addome, onde in più luoghi non si mangia, benchè sia vivanda sana è saporita. Le pinne del petto, della pancia, e dell' ano son rosse, e quelle del dosso danno net turchino.
Fig. 3. La Vimba. (Cyprinus Vimba.)
Questa specie di carpione ritrovasi nella Silesia, Livonia e Prussia, ove dal mare Baltico passa ne' fiumi. Cresce alla lunghezza d'un piede, ed ha la carne bianca e saporita, che si mangia o fresca, o mandasi marinata in bariletti in lontani paesi. Il suo corpo colle pinne è turchiniccio, e le scaglie in fondo della pancia son argentine. La testa ha la forma di conio. Si prende coll' amo o collo strascino.
Fig. 4. La Dobola. (Cyprinus Dobula.)
Questo pesce di forma stretta non passa la lunghezza d'un piede. Ritrovasi nel Reno, Meno, e nella Vesera, Elba, e Odera, ed in altri fiumi della Germania in abbondanza. Essendone la carne floscida e di lische ripiena, non si mangia fuorchè dalla plebe. La Dobola al par di tutte l'altre specie di carpioni vive di vermi e d'erbe, che si ritrovano nel fondo de' fiumi. E di tenera complessione, e muore facilmente nella calda stagione, quendo l'acque de' laghi e stagni son basse
Ad99998 04 007a/itaConchiglie III. T. IV. No. 5.
CONCHIGLIE RARE.
Fig. 1. Il Martello. (Ostrea Malleus.)
Il Martello, ossia la Croce è una specie d'Ostrica, che si trova ne' mari dell' Indie orientali, e nell' Oceano méridionale. Il doppio guscio di questa conchiglia è composto di tre braccia, le quali essendo da alcuni assomigliate ad un Martello, e da altri ad una croce, indi quella ne ha avuto due diverse denominazioni. La lunghezza delle due braccia laterali ordinariamente arriva a 5 ò 6 pollici. L'Animaluccio mangiabile di questa specie d'ostrica risiede nella cavernetta interiore, ch'è nel punto di riunione delle tre braccia. Questa conchiglia, il di cui color neruccio, o bruno griggio non ha niente d'attrattivo, in altri tempi da dilettanti soleva comprarsi al prezzo di 1000 talleri; ma ora non passa quello di cento.
L'Ammiraglio.
Gli Ammiragli, per esempio quelli di Fig. 2, 3, 4 e 5, appartengono al genere di conchiglie coniformi, e distinguonsi per la loro bernoccoluta superficie. Contansi tra le più preziose conchiglie, comprandosi pe' gabinetti di cose rare a grandissimi prezzi.
Fig. 2. L'Ammiraglio Cedo nulli. (Conus Ammiralis Cedo nulli.)
Questa specie d'Ammiraglio, ch'e la più bella e del maggior pregio, risiede nell' Oceano méridionale. Per la sua estrema rarità si è venduta spesso a 300 ò 400 talleri. La sua superficie di color giallo d'oro, e taccata irregolarmente di bianco, è cinta di tre striscie di più ordini di bernoccoli bianchi, che a cinture rassomigliano, adorne di più vezzi di perle.
Fig. 3. L'Ammiraglio d'Orange. (Conus Amm. Arausiacus.)
E parimente bella e rara questa specie d'Ammiraglio, che spesso si compra al pezzo di 40 à 50 talleri. In ogni parte della sua forma osservasi ordine e bellezza assai. Le fascie larghe di color d'Arancio, che le cingono, son traversate da cordoncini bianchi e bruni di rilievo.
Fig. 4. L'Ammiraglio dell' Indie occidentali. (Conus Amm. Americanus.)
Viene dall' America. E di color di mattone, taccato di giallo rossigno e di bianco, e cinto di più cordelle bianche, e vale meno dell' altre specie.
Fig. 5. L'Ammiraglio supremo. (Conus Amm. summus.)
Questa specie d'Ammiraglio viene dall' Indie orientali. E di color rosso, che dà nel bruno, e cinto di fascie giallognole di maglie fini, e di macchie bianche adorno. Vendesi spesso a prezzo di 100 talleri.
Fig. 6. La vera scala a chiocciola. (Turbo scalaris.)
Questa preziosa conchiglia trovasi alle coste di Coromandel, e comprasi spesso al prezzo di più centinaie di zeechini. E composta di parecchi avvolgimenti spirali bianchi o rossigni, che intorno ad un fuso vanno franchi all' in su. Gli spartimenti della scala dall' alto a basso son traversati di costole bianche di rilievo. Pe'l lungo della conchiglia v'ha un' apertura, per dove passa la vista fino alla cima. E lunga 1 ò 2 pollici.
Fig. 7. Scala spuria. (Turbo clathrus.)
Nella sua struttura è molto somigliante alla vera scala, dalla quale essenzialmente si distingue per ciò, che i suoi avvolgimenti spirali e le costole non vi vanno franche, ma fra di loro piu serrate. La sua lunghezza non passa un pollice, e la struttura n'è più torri-forme. Ne abbondano l'Oceano atlantico, ed il mar mediterraneo, e le coste dell' Olanda.
Ad99998 04 008a/itaUccelli XLVIII. T. IV. No. 6.
PAPPAGALLI DI VARIA SPECIE.
Parecchie specie ai Pappagallo già vedemmo nel Tomo I. No 16. et 17. di quest' opera. Merita la bellezza di quest' uccello, che ne facciamo conoscere alcune altre specie.
Fig. 1-II Macao turchino e giallo. (Psittacus Ararauna.)
Questo Pappagallo, grande e bello, che vive in parecchie parti dell' America settentrionale,. arriva alla lunghezza di piedi due, e pollici sette e mezzo. Di bellissimo azzurro ne risplendono la testa, il dosso, e l'ale e la coda; e gialli sono il petto e il ventre. Ha il becco,. che è forte, e i piedi di color nero.
Fig. 2. Il Cacatù del cavalier Banks. (Psitt. magnificus.)
Uccello di peregrino aspetto, che il famoso naturalista, il cavalier Banks fu il primo di trasportar dalla Nuova Olanda in Europa. Il color predominante delle sue penne è nero. Il suo becco giallo e corto è contornato d'ispide penne, picchettate di giallo al pari delle parti superiori dell' ale. La coda, ch'a un ventaglio somiglia, è traversata di fettuecie e striscie larghe carmesine.
Fig. 3. Il Cacatù col pennacchio rosso. (Psitt. Moluccensis.)
Vive nell' Isole Molucche,. giugnendo alla lunghezza di 17 pollici. E-bianco da per tutto, eccetto il pennacchione nella parte deretana del capo, la cui parte inferiore è rosso.
Fig. 4. Il Pappagallo d'Amboina. (Psitt. Amboinensis.)
E lungo 15 pollici. Sono di color rosso acceso il capo, il collo e ventre, mentre l'ale, il dosso colla coda d'un bel turchino sono adorni. Vive nell' Amboina.
Fig. 5. II Pappagallo d'Alessandro. (Psitt. Alexandri.)
Vive nell' Africa e nell' Asia, nè passa la grandezza di quello, che pocanzi abbiamo descritto. Dicono, ch' Alessandro dalla sua spedizione nell' Indie l'abbia arrecato, onde ebbe nome. Tutto il complesso delle sue penne è di color verde gaio eccetto il gozzo, ch'è nero, e il collo, ch'è cinto di color di rosa.
Fig. 6. Il Pappagallo cornuto. (Psitt. cornutus.)
Il bel Pappagallo cornuto, che nella Nuova Caledonia vive, ha la grandezza d'una tórtora. Dal vertice del di lui capo di color carmesino, s'ergono due penne, Iunghe 1 1/2 pollice, di scuro colore colle punte rosse, che somiglianti a due cornetti gli hanno dato il nome. Il collo n'è cinto d'una fascia gialla. Il rimanente delle sue penne è verde, diversamente ombreggiato.
Ad99998 04 009a/itaPiante. LXXVI. T. IV. No. 7.
PIANTE VELENOSE DELLA GERMANIA.
Fig. 1. La Ranocchietta acquatica, o Piè corvino. (Ranunculus sceleratus.)
Il Piè corvino, detto ancora Ranocchietta acquatica, o Erba scellerata è pianta velenosa, la quale presso i fossati d'acqua, e ne' luoghi umidi crescendo, circa a due piedi s'innalza. Il gambo manda fuori più tralci e rami, che formano un cespuglio. I picciuoli delle foglie strettamente attaccati al gambo, mettono ognuno partitamente tre foglie oblunghe ed appuntate, intagliate d'intorno. Della cima de' rami sen' esce nel mese di Maggio un piccol fiore giallo di cinque foglie, nel cui mezzo siede il pericarpio verdastro ovale co' semi. Sono considerevoli le proprietà velenose di questa pianta. Già i foli effluvj della pianta ammaccata bastano a cagionar dolore e sbalordimento. Il sugo, toccando la pelle, vi cagiona esulcerazioni maligne, difficili a guarire, e qualor l'uomo ne mangia, acerbissimi dolori ne sente, e ne muore eziandio, avendone goduto in maggior quantità. Vi si rimedia con larghe bevute d'acqua e latte. Pochi sono i casi, che adoprandola cautamente, se ne può far uso nell' arte medica.
Fig. 2. La Laureola femmina, o Dafnoide. (Daphne Mezereum.)
Cresce questa pianta in molte parti della Germania ne' boschi ombrosi qual frutice all' altezza d'alcuni piedi; ma traspiantata in tempo d'autunno ne' giardini, e coltivatavi a cagione de' suoi graditi fiori e della sua scorza utile, arriva all' altezza di 12 fino a 16 piedi. I suoi fiori di color simile al fior di persico, che spuntano prima delle foglie ne' mesi di Febbraio e Marzo, e che strettamente sono attaccate al gambo, hanno un odor piacevole. I fiutti, che ne provengono, sono coccole oblunghe rosse con un nocciolo, che ne contiene il seme, le quali nel mese di luglio maturano, e divengon nere. Esse son velenose, cagionando a chi ne mangia, un violento flusso di ventre, che puo essere mortifero. Le foglie, formate a foggia di lancetta, occupano la parte superiore a' fiori, attaccate strettamente al gambo, e cadon giù nell' autumno. I medici si servono spessissimo della scorza, o della buccia di questa pianta. Essendo caustica e vescicante, s'applica al di fuori su la pelle per rimedio contro l'infiammazione degli occhi, e contro le malattie che nascono dall' acrimonia degli umori. Nella Svezia sogliono applicarne salutarmente la scorza raschiata sopra le morsicature di serpi velenose.
Ad99998 04 010a/itaPesci XXIX. T. IV. No. 8
PESCI DI FIUME DELLA GERMANIA.
Ecco cinque delle più piccole specie di pesci compresi sotto il genere de' Carpioni, le quali si trovano ne' fiumi della Germania.
Fig. 1. Il Gobbio. (Cyprinus Gobio.)
Il Gobbio vive ne' fiumi, e ne'piccoli laghi, che tra loro comunicano. Arriva ordinariamente alla lunghezza di 6 pollici, e talvolta a quella d'un piede. Del suo capo la parte superiore bruna verdastra sopravanza le branchie inferiori. Il dosso è di color azzurrigno nero, e la pancia è coperta di scaglie rossigne argentine. Le pinne della coda, e del dosso son chiazzate di punti neri.
Fig. 2. L'Alburno. (Cyprinus alburnus.)
L'Alburno giunge alla lunghezza di 4 ò 5 pollici, e si truova nella maggior parte de' fiumi e rivi della Germania, ove prodigiosamente si moltiplica. E floscida la sua bianca carne e poco saporita. Il suo color al di sopra del corpo è olivastro, e al di sotto è argentino. Delle scaglie argentine si formano le Perle contraffatte o false, ch'ognun conosce, nel modo che siegue. Spogliasi il pesce delle scaglie, e queste in acqua pura si stropicciano, finche le particelle colorate argentine se ne siano disciolte. Versasi poi l'acqua del vaso, e messo che si è a fondo il sedamento da colorarne, questo con colla di pesce mescolato, e detto Essenza di perle, per mezzo d'un pennello entro a bianchi globetti di vetro soffiati s'insinua. La cavità ch'entro vi rimane, di cera bianca e netta, sciolta, si riempie. Si termina poi il lavoro, con traforar i globetti, e con foderarne le pareti della buca di carta. Ed ecco contraffatte le perle !
Fig. 3. La Scavardino. (Cyprinus bipunctatus.)
Questo pesciolino del genere de' carpioni non passa la lunghezza di 3 pollici. Ama il fondo ghiaioso de' rivi, e nutresi di vermini e plante acquatili come tutti gli altri del suo genere. Ha il dosso verde oscuro, e la pancia argentina.
Fig. 4. Sanguinaruolo. (Cyprinus Phoxinus.)
Questo svelto pesciolino non è, ch'un tantino più grande del suddetto, ed ha la carne di gradito sapore dolce amaretto. Ama l'acque chiare, e ritrovasi più saporito nella Silesia e nella Vestfalia. E coperto di scaglie, rivestite di muccilagine. Il dosso nericcio, azzurrigno oscuro è taccato di bianco chiaro. Le pinne grige o azzurrigne presso al corpo son macchiate di rosso.
Fig. 5. Il Pardello. (Cyprinus amarus.)
Ecco la più minuta specie del carpione, che non arriva alla lunghezza di due pollici, ed a cagione della piccolezza sua, e dell' amaro sapor di sua carne non è apprezzato da' pescatori, onde solamente a pesci rapaci serve di cibo. Ha corto il corpo, la sua larghezza facendo la metà della lunghezza. E di color giallo bruno il dosso, e le pinne della coda e del dosso son verdastre, e rossigne quelle della pancia. Ama l'acqua pura, corrente sopra un fondo renoso.
Ad99998 04 011a/itaAnfibj XIII. T. IV. No. 9.
DIVERSE SPECIE DI LUCERTOLA.
Fig. 1. Lo Scinco. (Lacerta Stincus.)
Lo Scinco, specie di Lucertola, vive in più parti dell' Africa e dell' Asia, ove si nutre d'erbe aromatiche, ed arriva alla lunghezza di 6 fino a 8 pollici. E tutto rivestito di squame, e di color rosso chiaro e scuro, mescolato di bianco, il quale, morto ch'è l'animale, del tutto tramortisce, e dà nel biancastro. La testa stà colla coda in linea diritta, di modo che veduto in qualche lontananza parrebbe pesciolino. E ansibio. Già gli antichi le ne servivano qual rimedio confortativo de' corpi indeboliti, ed ancor di presente gli orientali comunemente ne fanno tal' uso, prendendolo per bocca, seccato e polverizzato ch'è, o bevendone la sostanza in brodo, cotta che le n'è fresca la carne. Quindi è, che lo Scinco dal volgo degli Egizziani da per tutto è rintracciato, e raccoltone gran numero è venduto a Cairo e Alessandria, onde in altri paesi si trasporta.
La Lucertola comune. (Lacerta agilis.)
Fig. 2. Il maschio. Fig. 3. La femmina.
La Lucertola comune vive principalmente nelle parti meridionali d'Europa, benchè ancor nella Germania sia frequente. E molto gradito questo vago animaluccio per la sua agilità e prestezza. Dilettasi molto del caldo, e però ritrovasi in maggior frequenza full' entrar della primavera, quando insieme co' germoglj delle piante dall' intorpidimento invernale si risvegiia, in sulle margini d'erbose piote, e ne' luoghi asciutti esposto al sole; ove scorgendo l'avvicinamento d'uomo, spaventato se ne fugge, per ritirarsi nelle sue buche. Nutresi di mosche, e d'altri piccoli insetti, che con mirabile destrezza prende, ed agli alveari ancora arreca danno. Giugne alla lunghezza di 6 pollici. E triangolare la sua testa, e schiacciata. Ha i piedi forniti di cinque dita, e d'unghie torte. Il maschio (Fig. 2.) ha il dosso grigio bruno, di tre fila di tacche nere e bianche abbellito. E di color rossigno bruno la schiena della femmina (Fig. 3.) ed il ventre giallognolo.
Fig. 4. Lo Stellione. (Lacerta Stellio.)
Vive in più parti dell' Africa, nell' Egitto, nella Soria, e Palestina, e sul Capo di buona Speranza. Arriva alla lunghezza di 4 pollici, ed in ogni sua parte è rivestito di pungoli. E di color marezzato di bruno, bianco e verdastro. Ciò, che questo animaluccio ha di più singolare, si è, che ne' suddetti paesi, massimamente nelle vicinanze delle piramidi d'Egitto, gli escrementi d'esso si raccolgono, e sotto falso nome di sterco del coccodrillo se ne fa quelche traffico in Turchia, ove serve di belletto.
Ad99998 04 012a/itaMiscellanea XXXIV. T. IV. No. 10.
OSSERVAZIONI MICROSCOPICHE DELLA LINGUA BOVINA.
La Lingua merita tutta la nostra attenzione, non solo perche è la sede d'un senso distinto, cioè del gusto, ma perchè coopéra ancora alla pronuncia delle parole, essendovi molte lettere, che senza il suo ajuto non possono pronunciarsi. E composta di gran numero di filamenti trasversali di muscoli, onde nasce quella gran facilità di piegarsi in ogni parte con somma prestezza. Entrano inoltre nella lingua molti sottilissimi rami di nervi, che sulla superficie di essa formano quelle papille, che sono la cagione del senso del gusto, o che ci rendono capaci di gustar le cose. Queste papille sono di tre forme differenti, cioè:
1) somiglianti a foglie di rosa,
2) somiglianti a pettini di lana,
3) funghiformi.
Passiamo ora a considerarle a una a una nel loro stato naturale, benchè ingrandite coll' ajuto del microscopio, in una lingua di vitello cotta, ove più distintamente si mostrano all'occhio.
Fig. 1. Lingua cotta di piccolo vitello nella sua grandezza naturale colle diverse membrane e papille.
Vengono quì notate le differenti membrane della lingua, sopraposte l'una all' altra, colle loro papille. a e b mostrano la membrana superiore. In a compariscono le papille somiglianti a foglie di rofa, e in b le pettiniformi. c indica la seconda membrana sottoposta alla prima, d la terza, e la quarta e la più sottile. In f si vedono le papille funghiformi.
Nelle Fig. 2, 3, 4 osserviamo ora minutamente le differenti specie di papille.
Fig. 2. La Papilla a foglie di rosa.
Essa vedesi in A di grandezza naturale, come la vedemmo Fig. 1 in su la lingua. In B vedesi considerabilmente ingrandita. La sua denominazione fondasi nella somiglianza che ha con una rosa a cinque foglie.
Fig. 3. Le Papille pettiniformi.
In A si vede un ritaglio di lingua colle papille pettiniformi al di sopra, di natural grandezza. Ingrandite in B esse compariscono più distintamente in forma d'uncini. I loro tubi prolungati b vanno a incarnarsi nella lingua, unendosi in c a piccolissimi vasi sanguigni, che in d dalla carne della lingua provengono.
Fig. 4. Le Papille funghiformi.
Ecco quì in A le papille funghiformi di grandezza naturale, ingrandite in B, lequali Fig. 1 in f abbiamo indicate. Esse nella superficie della lingua in a a a compariscono come bottoncini semiritondi. In b comparisce ignudo il ramo di nervo incarnato nella lingua, onde poi altri diramandosi, vanno a unirsi alle diverse papille.
Ad99998 04 013a/itaUccelli XLIX. T. IV. No. 11.
MANACHINI DI DIFFERENTI SPECIE.
I Manachini, sei specie de' quali quivi si veggono appresentate, formano un genere numeroso di leggiadri uccelli, che vivono nell' America meridionale, e in quelle isole circonvicine, ove ne' più scuri e folti boschi di continuo soggiornano, nè mai nelle contrade coltivate compariscono. Nutronsi d'insetti e di frutti salvaggi, e nell' ore matutine costumano volar da un luogo de' boschi all' altro a branchi di 8 a 10 capi. La prestezza e vivacità de' lor movimenti nel saltar da un ramo in su l'altro per andar dietro a' lor nutrimenti, gli rendon alle cinguallegre nostrali, più ch'ad alcun' altro uccello, somiglianti, benchè in parte sian più grandi di quelle. Il lor canto, se il Manachin musico se n'eccettua, non ha niente di particolare, consistendo in un disarmonioso garrito. Il nome Manachin ebbero questi uccelli dagli Olandesi di Surinam.
Fig. 1. Il Manachino musico. (Pipra musica.)
Fu detto Musico questo Manachino a cagion del dolce suo canto, pe'l quale da parecchi viaggiatori vien preferito al rosignuolo. Abita i boschi dell' isola di S. Domingo. Arriva alla lunghezza di 4 pollici, e distinguesi non meno pe' bei colori, turchino nero, e rancio delle sue penne, che pe'l melodioso suo canto.
Fig. 2. Il Manachino col dosso ceruleo. (Pipra pareola.)
E' alquanto più grande della specie di sopra descritta, e vive nell' isola di Cuba, nel Brasile, e nella Cajenna. Il suo color principale è nero risplendente, fuorchè in sul dosso, ove le penne somigliano a una coperta di color celeste, e nel teschio, ove le penne d'un bel color cremisino formano un pennachio da ergersi, e da abbassarsi.
Fig. 3. Il Manachino colla berretta nera. (Pipra manacus.)
Questo inquieto uccellino della grandezza del passere domestico, che dimora ne' folti boschi della Gujana, nutresi d'insetti, massimamente di formiche. Le sue penne sono colorite di grigio bianco e nero.
Fig. 4. Il Manachino colla testa nera. (Pipra atricapilla.)
Questa specie che denominasi anche del color di cenere, vive anch' essa nella Gujana, ed all' anzidetta è superiore in grandezza. Tra'l mescuglio de' suoi colori il grigio ed il Giallognolo fanno maggiore spicco.
Fig. 5. Il Manachino colla testa dorata. (Pipra erythrocephala.)
Fig. 6. Il Manachino ranciato. (Pipra aureola.)
Questi due amabili uccellini soggiornano nella Gujana, ne passano gran cosa 3pollici di lunghezza. Quello di No. 5. è tutto nero, eccettochè la parte superiore del capo, che é di color dorè, onde vien denominato. L'Altro di No. 6. è più bello pe'l suo color ranciato, più acceso, delle sue penne. Ha il becco ed i piedi rossi, e l'ali strisciate di bianco.
Ad99998 04 014a/itaPesci XXX. T. IV. No. 12.
PESCI DI FORMA SINGULARE.
Fig. 1. La Scorpéna, o lo Scrófano. (Scorpaena Scrofa.)
Ouesto pesce, che nell' isola di Malta chiamasi mazzone, trovasi nel Mediterraneo, e nell' Oceano Atlantico e settentrionale, ed è periglioso nemico non solo degli altri pesci, onde si nutre, ma ancora degli uccelli acquatili, che vi vanno a nuoto, e ne vengono acchiappati. Giugne alla lunghezza di 4 ò 5 piedi. I molti intaglj e prominenze del suo capo gli danno un aspetto bizarro, principalmente quelle due escrescenze di color bruno, che a due cornetti s'assomigliano, posti di sopra agli occhi, ed i due pungoli storti d'osso, che gli escono della mandibola superiore. La sua vasta bocca è fornita di denti acuti, posti a fila gli uni dietro agli altri, e la mascella inferiore di barbolina. Ha rossigno il ventre, il dosso bruno rosso, taccato di bruno scuro, l'alette grige cerulee, co' raj giallicce taccate di bruno. Si mangia in varie parti d'Italia, e del suo fegato si trae olio di pesce nella Norvegia. Si prende con le reti, e con l'amo.
Fig. 2. La Scimmia marina. (Chimaera monstrosa.)
Questo pesce vive nell' Oceano settentrionale, massimamente presso le coste della Norvegia, ed ha suo nome dalla coda di Scimmia, che vascemando in grossezza fino alla punta, ed è più lunga del corpo. La sua lunghezza arriva a 3 sino a 4 piedi. Nutresi più che d'altro di Meduse, e di Gamberi di mare, e fa la caccia alle Aringhe. La piccola apertura della bocca non gli permette di cibarsi di pesci più grossi. Ha la pancia di color argentino, e il dosso è giallo, con macchie brune. Gli occhi di color verde marino brillano come que'de'gatti, onde. spesso si trova nomato Gatto marino. I contadini della Norvegia lo chiamano Rè de' pesci a cagione della ciocca di filetti, che gli escono del capo. Le sue carni sono dure, ed insipide a mangiarle; ma l'olio del suo fegato in Norvegia serve a medicare gli occhi e le ferite.
Fig. 3. Il Cofano triangolare con quattro spine. (Ostracion quadricornis.)
Il Cofano triangolare con quattro spine è del numero de' pesci ostracei a cagion della dura panciera, onde son coperti. Esso distinguesi particolarmente per le due paia di cornetti, posti l'uno di sopra agli occhi, e l'altro nella parte inferiore del ventre. Il color fondamentale del corpo è il bruno rossigno, con macchie rosse e grigie fatte a rete. Questo pesce ritrovasi ne' mari dell' Indie orientali ed occidentali.
Fig. 4. La Scorpena volante. (Scorpaena antennata.)
Pesce assai mostruoso al pari de' già descritti, pieno d'escrescenze, e intagli, e del genere della scorpena N. 1. Di sopra agli occhi, l'uno all' altro vicini, vi ha una cartilaginosa escrescenza articolata, che avendo somiglianza di antenna, ne ha occasionata la denominazione tedesca al pesce. Le prime dieci pinne del dosso sono punzecchiate di bianco e bruno, e s'assomigliano a spuntoni rizzati. Il corpo è di color giallo chiaro, strisciato di bruno. Accanto alle pinne pavonazze del petto escono ragj bianchi, i quali in lunghezza oltrepassano la coda. Trovasi questo pesce ne' fiumi dell' isola Amboina.
Ad99998 04 015a/itaPiante LXXVII. T. IV. No. 13.
PEPlSICHE E ALBICOCCHE.
Fig. 1. Il Persico comune. (Amygdalus Persica.)
Il Perfico o Pesco, che quel saporito e bel pomo, detto Pesca o Perfica, ci somministra, trae sua origine della Persia, ove senza coltura alligna. Indi in Europa meridionale e dipoi anco nella Germania fu traspiantata, ove per difenderlo dal freddo, e da venti gelati con gran cura coltivasi ne' giardini. Nelle parti settentrionali d'Europa, e fino anche nella Germania settentrionale all'aria scoperta non attecchisce, nè si coltiva fuorchè negli stanzoni caldi. I paefi, dove meglio riesce, sono la Francia, Spagna, Italia, e le isole della Grecia. Coltivasi ancora nell' Africa settentrionale, e nell' America. Il Persico, che da noi dal nocciolo s'alleva, giugne all' altezza di 16 ò 20 piedi, e per lo piu per mezzo dell' innesto s'ingentilisce, onde produce le frutte più grosse e più saporite della natural grandezza, che nella apposta figura s'appresenta. In tempo di primavera ne spuntano fuori i fiori rossigni (E) prima delle foglie. Queste sono lunghe, e strette, ed a foggia di quelle del falcio appuntate, ed han le coste addentellate. Nelle nostre contrade la Pesca nel mese d'Agosto matura. Ella è assai sugosa, e del sapor acido dolce delle uve. In mezzo alla persica risiede il grosso nocciolo, duro quanto un lasso (C), il quale ne contiene l'anima in forma di piccola mandorla di sapor amaro, mortifera allo scoiattolo, ed ad altri piccioli quadrupedi. Oltre la pesca comune, quivi figurata, da' dilettanti industriosi del Giardinaggio se ne son allevate parecchie altre sorti, oppiutosto variazioni.
Fig. 2. L'Albicocco. (Prunus Armeniaca.)
L'Albicocco è del genere del Sufino, e del Ciriegio, come la semplice vista della forma e del colore delle foglie, e de' fiori ciò dimostra. Sua patria è l'Asia, principalmente l'Armenia, onde in Italia e Francia fu trasportato, e dipoi in Germania, ove singolarmente nelle parti meridionali in maggior frequenza coltivasi ne' Giardini e nelle vigne, essendo meno delicato del persico; ma pure bisogna guardarlo da freddi troppo grandi e durevoli. I suoi fiori, che son di cinque foglie, per la maggior parte spuntano fuori lui principio della primavera. La frutta, detta Albicocca, che qui vedesi disegnata nella sua grandezza naturale, è strettamente attaccata al pedale, e ne' mesi di Luglio e d'Agosto matura, ed ha la polpa sugosa e dolce. In mezzo al pomo siede il nocciolo (C), che ne contiene l'anima in forma ai mandorla.
Si propaga l'Albicocco per mezzo del nocciolo, o meglio per mezzo di marzi della miglior sorte, che a' pedali naturali d'Albicocchi o susini s'annestano. Anco delle frutte di quest' albero dall' industria de' Giardinieri si son ottenute parecchie variazioni.
Ad99998 04 016a/itaAnfibj XIV. T. IV. No. 14.
PIU SPECIE DI COCCODRILLO.
Già neî primo Tomo di quest' Opera, No. 22. vedemmo dipinto il Coccodrillo comime, detto del Nilo; ve ne lia altre due specie, che nella tavola presente faremo conoscere.
Fig. 1. Il Coccodrillo Americano. (Lacerta Alligator.)
Il Caiman ossia il Coccodrillo Americano non palla piedi 30 b 40 di lungheàza; onde è molto inferiore a quella del Coccodiillo del Nilo, ed è pur più paurofo di eifo. Vive ne' flumi dell' America di mezzo, e della méridionale, ove il mitre principalmente di pesci, ne la carne umana disdegna, qualora trovandofi in maggior numéro sa guerra agîi uomîni, che vede passare in navicelli. Il suo corpo armato di panciera in piu gusci divifa, al di fopra è di color caîtagno, e oiallo rofhVno al di fotto. Il suo capo coneito di scagîie, va a terminarfi in una pünta; ma il collo è senza scaglie. Scorre fu la schiena, e fui oanto de' piedi di dietro una margine riîevala, coniformamente addenteliata. I piedi di dietio, î quali al pari di quei d'avanti banno cinque vita, son foiuiri di membrane dj nuoto. Aile uova di eûo, delle quali ne sa circa irenra, ne vanno in traccia pareccîii uccelli di rapïna, diminuendo cosi il numéro di cotali periglioii animali.
Fig. 2. Il Gavial, ossia il Coccodrillo del Gange. (Lacerta Gangetica.)
Quella specie di Coccodiillo arriva alla grandezza della suddetta, e da quella, come da tutte le altre specie si distingue principalmente per le sue mascelle, che s'allungano in forma di becco, e gli danno il nome del mufo lungo, onde se ne forma una specie diftinta. Ha i piedi d'avanti forniti di cinque dita, e quei davanti di quattro, l'eftremo delle quali è senza onghie. I lati del collo son coperti d emînenze fomigllanti a verruclie. La coda ha una doppia fila di punte vettiniformi. La goîa è più grande di quella del Coccodrillo comune, fornita di denti, tutti d'ugual lunghezza.
Ad99998 04 017a/itaRose I. T. IV. No. 15.
DIFFERENTI SORTE DI ROSE.
La Rosa è l'ornamento de' nostri giardini, e il fior favorito di quasichè lutto il mondo. La Rosa scempia è da noi indigena, creseenrlo senza cultura in lu le fratte, ne' boschi, e ne' più torridi inonti. Ma la Rosa ripiena, la quale come molti altri fiori probabilmente dobbiamo all' Asia, vuol l'attenta coltivazione del giardiniere, dovendo talora metterfi al coperto negli stanzoni. Vi ha da noi Rose di quafi tutti i colori, con le gradazioni loro, bianche, gialle, toffe, incarnatine, del color di suoco, roffe nere, e porporine; st. isciate, macchiatej e diverfiinme di ßruttura e di forma efterna. Avendo îo raccolte e olTervate preffochè tutte le forte di Rose, e fatte le difegnare d'appreffo al naturale, sono stato richiefto da una focietà di dilettanti, d'infer'ire detta raccolta all'opéra presente. Quindi fpero, che färb cofa grata alla gioventù, che di quest' opéra il diletta, di coramumcaile in ogni quinterno, ch'esce alla luce, una staaipa di Rose difognate nella natural grandezza.
Fig. 1. La Rosa centifoglia rossa. (Rosa centifolia Germanica.)
Vi ha tre forte di Rose centifoglie, la roffa, la bianca'y la gialla aurina. La centifoglia roffa contafi tra' più bei fiori per la sua forma, pe'l amabil rosso e pallido colore, ond' è adorna, e pe'l eccellente suo odore. Ognun la conosce, trovandofi essa quali in ogni giardino. Sono più tofîo grandi le sue foglie, e quelle dello fielo sono ovali, di copicfe fpïne accompagnate. Il Rofaio del flore centifoglio cresce all' altezza die 3 ò 4 pîedi, e per la troppa ripienezza di rado porta frutto. Chiamafi centifoglio il suo flore pel gran numéro delle lue foglie.
Fig. 2. La Rosa centifoglia bianca. (Rosa unica.)
La Rosa centifoglia hianca e tuttora fior rare nella Germania, essendo pochi anni da che i nostri dilettanti di fiori l'ebbero d'Inghilterra, pagando tra 2 e 3 ghinee per un fol piantoncello. I pregi, che la rendon cara, sono la sua bella forma, la sua bianchezza fina e pellucida, e la sua fragranza, alquanto direrfa da quella della centifoglia roffa. Ha questo di fingolare, che le foglie efteriori dî sua boccia son orlate di colorbruno, e che fboc« ciandofi effa, la superior margine delle sue foglie si fquarcia in mezzo. Arriva incirca all'altezza fiel Rofaio centifoglio rosso.
Ad99998 04 018a/itaUccelli L. T. IV. No. 16.
ANITRE DI DIVERSE SPECIE.
Fig. 1. L'Anitra capelluta rossa. (Anas rufina.)
\Juefta specie d'Anitra vive folitaria preffo al mar Cafpio, e fu parecchi laghi della Tartaria; e di rado ancora ritrovasi nella Silelia, e Polonia e fülle rive del Danubio. Giunge alla lunghezza di due piedi. Ha la testa infieme colla parte superiore del collo copertadi piume delcolor dicinabro arruffate, da rizzarfi, e da abbaffarfi. Il becco è di color rosso chiaro, e il ventre, il petto e la coda son nere, mentre il dosso con i lati dell' aie si diftinguono pel color bruno grigio. Da di lotto all'aie fpicca suori un' ampia macchia bianca. I coftumi di questa forta d'Anitra non Ion peranco Den conosciuti.
Fig 2. L'Anitra della zona glaciale. (Anas glacialis.)
Effa abita le parti più fettentrionali d'Europa, Asia, e America, e passa anche tavoîta in Germania nelîe invernate più del folito gelate. E alquanto men grande della précédente, e se ne distingue anco pel color, cli'a vicenda è bianco, e nero, eccettocliè quella striscia gialla e bruna, che dall' occhio in giu pel lato del collo scorre. Ee due penne nere della coda sono 4 dita più lunghe delF altre-Ella sa il nido suo di quelle piume, ch'il petto d'efla riveflono, le quali non son meno morbide di quelle dell' oca feîvatica d'Islanda.
Fig. 3. L'Anitra chinese. (Anas galericulata.)
Eella specie d'Anitra, che nella China e nel Giappone vive, ove a cagion de' bei colori di sue penne si tien-chiufa in gabbia, e vi Ci paga il prezzo di ß fin' a 10 talleri per una coppia. Il becco è di color rosso pallido, ed i lati del capo hanno del bianco, giallo, e ranciato. Dal capo di dietro pende un ciuffetto di penne leggiere nere; e quelle del petto, del dosso, e della coda appuntata son brune. Al di fopra delle all la parte superiore delle penne maeftre si ripiega in dietro, e vi forma due aie piccole, di color giallo rossigno cinte di bianco, le quali a questo uccelîo danno una forma graziofa e bizzarra.
Fig. 4. La bella Anitra capelluta. (Anas sponsa.)
Vive in parecchie parti dell' America, principalmente nel Messico, ed in alcune ifole dell' Indie occidentali. In tempo d'eftate passa anco nelle contrade più fettentrionali delPAmerica, ovepone e schiude l'uova negliscaviscavidegli arbori. E affaibella questa specie a cagion del suo pennacchio di lucicante color verde e rossïgno fui capo, per le macchie roffe e bianche che ha fui petto, e pel refio delle penne vagamente ombreggiate. N'è saporitiffima la carne, e delle sue penne di bei colori fogîiono ornarfi gl' Indiani.
Fig. 5. I Quattrocchi. (Anas clangula.)
L'Anitra, detta Quattrocchi, vive nella parti fettentrionali d'Europa, Asia, e America, ed in tempo d'autonno passa fpeffo in Germania. I Tedeschi le danno la denominazione di Clangula a cagion del suo grido. Gl' Itaîiani la chiamano Quattrocchi a cagion di due macchie bianche, pofte ac« canto all'apertura del becco, fomiglianti ad a'tri due occhi. Si nutre di pesci, rane, e forci, ed ha una gran deftrezza in tuffarfi neîl' acqua.
Fig. 6. L'Anitra di grosso capo. (Anas bucephala.)
Questa specie vive in varie parti dell'America settentrionale, ove preffo a finmi, e stagni nidifica. E affai deftra a tuffarfi nelP acqua, ed a passarvi fotto quella a nuoto per lungo tratto. I principali colori delle sue penne sono ii bianco e nero, suorchè la testa e il collo, che son d'un verde d'oro « vioîetto, che fmaglia.
Ad99998 04 019a/itaPesci XXXI. T. IV. No. 17.
PESCI FLUVIALI DELLA GERMANIA.
Fig. l. II Lavareto. (Salmo Lavaretus.)
Il Lavareto abita il mare Baltico ed. il settentrionale, ed i laglii dell' Außria superiore, e giugne alla lunghezza d'un piede incirca. La rnascella superiore termina in una punta mplle e carnofa, onde il Lavareto da ogni altra specie di fermone si dißingue. Ha grigio scuro il dosso, e argentina la pancia. La linea che scorre per tutto il lato è comporta di 45 punti pofti l'uno accanto all' altro. I>e fquame lianno un piccol taglio in mezzo. Le pinne son gialîognole. Se ne sa copiofa pesca, avendo le carni tenere e saporite. Si nutre d'erbe marine, di vermini ed insetti,
e fquame lianno un piccol taglio in mezzo. Le pinne son gialîognole. Se ne sa copiofa pesca, avendo le carni tenere e saporite. Si nutre d'erbe marine, di vermini ed insetti,
Fig. 2. II sermone Salvelino. (Salmo Salvelinus.)
Saporita specie di fermone, che rje' lagin dtdla Germania méridionale, dell'Aufiria, della Baviera, di Salisborgo ad altri con l'amo, e colla rete ß pesca. Yive della preda di pesci minuti, come cib dimostrano i denti acuti di sua bocca. II dosso Jbruno roißgno, e il ventre argentino è fornito di macclûe tonde di color rancio. Le pinne del petto, del ventre, e dell' ano son del color di cinabro, e quelle del dosso e della coda turchine nere. Arriva al pefo di 2 fin' a 6 libre.
Fig. 1. [sic!] Il Sermone detto Hucho. (Salmo Hucho.)
Questo pesce ß prende con l'amo e con la rete nel Danubio e ne' laglii dell' Auftria e Baviera. E men saporito del précédente. Spesso arriva alla lungiiezza di 3 ° 4 piedi, e difiinguefi per i punti neri, che lia in tutte le pinne suorchè in quelle del petto. Vive anclando in preda d'al» tri pesci.
Fig. 4. II Temolo. (Sermo Thymallus.)
Arriva alla lungbezza di 1 ò 2 piedi, abitando il mare Baltico, ed il settentrionale, onde passa ancora ne' ßumi, che vi fboccano. Facilmente si conosce dalle pinne del doilo, die son grandi e di varj colori. IIa szzurrigno il corpo, e le pinne del ventre* della coda e dell' ano brune rossigne. Vive di vermini, e cliiocciole, e le sue carni saporite forniscono un cibo delizioso.
Ad99998 04 020a/itaPiante LXXVIII. T. IV. No. 18.
I LAMPIONI, O LE MORE PRUGNOLE.
Fig. 1. Il Rovo idéo, o la pianta del Lampione. (Rubus idaeus.)
Il Lampionè è frutto d'un frutice di più fufti della lunghezza di 405 piedi, che per tutta la Germania \s'incontra ne' boschi fronzuti, e ne' luoghi montuofi e faiïofi piu che altrove riesce. *Le sue foglie appuntate e partite in 3 b 5 lacinie, ovvero intacchi sono nel lato di dentro verdi scure, ed in quello di suori verdi bianchicce. Nel mefe di Maggio ne fpunta suori il fior bianco di cinque foglie, ove di fopra al rilevato germe il Lampionè allega cavo di dentro, e ne' meß di Luglio e Agofto divien maturo. Esso è allai fugofo, ed ha un sapor rinfrescante e aromatico; onde fpremendolo, e mescolandolo con aceto o vino, se ne fanno bevande saporitilhme e rinfrescative. S'ingrofTano i lampioni, traspiantandogli negli orti per mezzo di tralci, o mediante II ferne.
Fig. 2. Il Rovo, o la pianta della Mora prugnola. (Rubus fruticosus.)
Il Rovo d'alto fustio, il quale nel genere del Rovo idéo è comprefo, proviene parimente ne' boschi della Germania, ove per preferenza a ma i pendj fassolî e meno carichi d'alberi. I suoi fufii, più groili di quei del Rovo idéo, e molto fpinofi, arrivano a Q piedi d'aîtezza, e indi ripieganfi in giù verfo la terra, di modo che, dove essi in maggior numéro li trovano, se ne forma una foîta fepaglia da penetrarfi a pena. Le sue foglie, che sono divife in ciocche a cinque, sono più grandi, e più profondamente intaccate, di quelle del Rovo idéo. I suoi fiori, pentafogli, che son rofh e bianchi, compariscono ne' meß di Maggio, e di Giunio. Poi ne matura fotto nome di Mora -prugnola il frutto turchino oscuro, il quale come quello di No. 1. in fui germe elevato in forma di cappello allega. Le More prugnole hanno un fugo non men gufiofo e rinfrescante di quello de' lampioni, e se ne difiinguono per un po più d'agreaza.
Ad99998 04 021a/itaAnfibj XV. T. IV. No. 19.
SERPI INNOCUE.
Ootto nome di Serpe comunemente s'in. tende un velenofo moxtifero animale, epercib eftremamente pericolofo. Ma queîta idea è generalmente falfa. Benchè fia vero, che la maggior parte delle Serpi più o meno è velenosa, pure le ne trovano parecchîe specie del tutto innocue, le quali eziandio a tal fegno s'addomefticano, che si posson tener nelle fîanze abitate. Impofîori e Ciariatani fpesso II fervono di questi animali innocent! nelle ciurmerie, colle quali i fempliciotti ingannano, e lor fan credere, che depofitarj fien-o di virtù fovranaturali per diinefticar quegli animalucci. Tre di tali specie di Serpi faremo conoscere fu 3a iavola presente.
Fig. 1. La Vipera di Francia. (Coluber coummunis seu Franciae.)
iLa Vipera di Francia vive per lo più nelle parti meridionali della Francia, ed arriva a circa 3 piedi di lunghezza. Tutto il corpo d'essa è coperto di fqua me verdi neri. Ea pancia è di çolor giallo pallido, e la coda termina in una punta iunca e fottile. Nutrefi di luceriole, di Rane, e d'altre befiiole, ch'ella prende co' suoi denti pic. eioli e acuti, de' quali per altro non puô prevalerß per far feiite. Ella s'addomeftica nelle café talinente, che a cenni e chiamate ubbidisce, e diftiniamenîe conosce le persone, chelacibano, e le. yogliono bene.
Fig. 2. La serpe d'Esculapio. (Coluber Aesculapii.)
Ugualmente manfueta e placida, e facile a dimefticarfi é la Serpe d'Escida_pio, che ritrovali in Italia, particolarmente nelle contrade di Roma, come pure nella Spagna, e nell' ifole della Grecia. Non fu ignota agli antichi, i quali a cagion del suo naturale innocuo la ccnftituirono ilmbolo d'Escuîapio, divinità benefica, protettrice dell' arte medica. Ella giugne alla lunghezza di piedj âf, e si nutre a modo della specie di fopra descritta. Il suo dosso, del colof bruno di ruggine, è coperto di fquame ovali; allato vi scorre uno striscia nericcia. Il yeutre è bianco.
Fig. 3. La Biscia quadristrisciata. (Coluber quadristriatus.)
Quefîa specie di ferpe vive nella Francia méridionale, e nella Spagna, ove ne' luoghi umidi più che altrove si ritrova. Ha 3 fino a 4 piedi di lunghezza. Il suo color principale è giallo grigio. La diftinguono quattro striscie nere, che dietro alla tefia cominciando scorrono paralelle pe'l lungo del corpo. E parimente facile a dimefticarfi. Nella Spagna, ove il volgo la crede velenosa, i ciariatani se ne fervono nelle loro ciurmerie, per truffare i creduli sempliciotti.
Ad99998 04 022a/itaRose II. T. IV. No. 20.
DIFFERENTI SORTE DI ROSE.
Fig. 1. La Rosa centifoglia gialla. (Rosa sulphurea.)
La Rosa centifoglia gialla non è punto inferiore di bellezza all' altre piu vaghe Torte di Rose; ma per quanfo ne fia fréquente la pianta negli orti nostrali, pure è raro allai il cafo, di ritrovarne flore perfetlamente fbocciato e bello. Quafi tutte le boccie crepano, prima di fvilupparli fin' allô stelo, come cib dimostra qui il flore mezzo fbocciato, e mangiate da piccoii scarafaggi si guaftano. Gib dal naturale di questa for ta di rofaio proviene, il quale non potendo fossrir ne la troppa umidità, ne la sfeiza del foie, vuol eifere poflo in luogo asciutto, e ombrofo. E bellissima questa Rosa e di forma, e di colore, e pub dirii vero ornamento degli orti, benchè l'odor ne fia cattivo. Il suo arboscello, ch'è coperto di fpine, e ricco di rami piegbevoli, e di fogliame minuto, giugne a 6 fin' a (3 piedi d'altezza, ne arriva mai a portar frutto.
Fig. 2. La Rosa porporina ripiena. (Rosa holoserica purpurea.)
Questa specie di Rofa, che ha più nomi, ehiamafi anco Rosa reale porporina> -Rosa dï velluto porporinOy Rosa nera. E delle più rade specie. Essa per confeguir la sua perfetta bellezza, cliiede un' afilidua cura, acciocchè non abbaftardisca, ne degeneri in flore d'uno fbiancliito e cattivo rosso. La sua grandezza e ripienezza, il suo luftro fomigliante a quello di porpora scura, che fia nel nero, e la sua dolce rilucentezza, onde dalla superficie delle sue fo« glie un bel turchino sfavilla, come pure il lume d'oro, che dal ricettacolo delle sue femenze se n'esce, danno a questo flore un' afpetto veramente grandiofo e magnïfico. Ee foglie della pianta iono di compétente grandezza, e d'un verde bianchiccio Ella ha poche fpine, ed il legno tenero verdaftro. Forma un denfo frutice, che non forpassa l'altezza di 2 b 3 piedi, ed è foggetto a foffrir dal freddo. E molto fruttifero a cagione del gran numéro de' suoi filamenti di polviglio feminale. 11 suo frutto è del tutto fomigliante a quello della Rosa porporina femi-piena, che faremo conoscere difegnata in appreflo. E deboie, ma grato, il suo odore. CteceMi. LI 4'ii
Ad99998 04 023a/itaUccelli LI. Tom. IV. No. 21.
VARIE SPECIE D'UCCELLI CANTAIUOLI.
vJlï uccelli cantaiuoK, comprefi nel genere della Motacilla di Linn. formano una classe numerofa, ehe ne comprende più di 1Q0 specie; parecchiedelle quali nascono ne:la Germania, l'altre, che ne formano la inagoior parte, son forefiiere. Delle Motacille-già fene: sono descrilte parechie specie: Tom, II. No. 64.
Fig. 1. Il Cantarino colla coda spiniforme. (Motacilla spinicauda.)
II Gantai ino colla coda fp in if or me s'accofta alla grandezza del passere comune domeftico, e dimora nella Terra del Suoco fulla punta méridionale dell' America. Il principal coloré delle sue penne, ehe gli cucprono il collo, e il ventre, è bianco, e quelle del doiTo e delle aie è bruno rossigno. Ma quel che maggiormentelo dtstingue, n' è la coda, le eui penne per un terzo della loro lunghezza fino alla cima sono fpelate. Quindi è, che qualora l'ùccello dispiega la coda, quelta pare armata di fpine.
Fig. 2. La Petragnola delle Filippine. (Motacilla Philippensis.)
Bell5' Uccello di vaij coiori, ch' è 8i grandezza alquanto maggiore di quella-de^5" anzide. tto. Ha il capo Giallognolo, e il colta rosso fndicio, -ed il; p^tto e a'-ttraverfato-d*una striscia turcrirna nera> fomi'pliante ad un naflro. Il dosso, la coda, e l'aie son di col oc viola ce o-nero-Dimoia neli" if oie Filippinev
fomi'pliante ad un naflro. Il dosso, la coda, e l'aie son di col oc viola ce o-nero-Dimoia neli" if oie Filippinev
Fig. 3. La Barada. (Motacilla rubicola.)
Ritrovalï nella maggior parte della Germania1 in feeche e faifolle Gouirad'e, mailimameute ove quefîe si îilevaaio in colline, velando inquiétamente da; un luogo ait' altrov La sua lunghezza oîtiepaiTa alquanto-quattro pollici, e il nuti ïmen» to tiTeila confiiie in rnolche, ed. in altripiceoii-mfetti. Sono di color nero il capo, il dosso,. e la gorgia, laquale li termina in una fafeia lar^a di color bianco. Il ventre è gialligno rosso. Nidificando questa uccello fra faJTi, o di fotto a' cespugli,. il suo nido difîicilmente-fi scuopre; poichè non vi dirizza mai il volo a dirittura, ma dopo efferfi pofato a qualche diftanza, vi si rannicchia, e vi s'introduce strascîcandofi per terra.
Fig. 4. La Petragnola del Senegal. (Motacilla servida.)
Vive questo uccello in fu la cofta occidentale del Senegal. Non arriva alla grandezza delP anzidetto. E' vagamente adorno di color rolfo giallo, e hruno rolTrgno, fparfo di macchie nere.
Fig. 5. Il Cantarino magnifico. (Motacilla cyanea.)
Magnifico ha nome quest' uccello a cagion delle belle stiisce azzurre, che la testa nera di eifo adornano. Vive nella Terra die Diemen, Ha stretîo il corpo in paragone deïla testa grossa, e la coda piu. lunga del refto del corpo,
Fig. 6. Il Culo bianco. (Motacilla Oenanthe.)
> Il CulO' bianco,. che gïunge alla grandezza dï pollici 5
Ad99998 04 024a/itaPesci XXXII. Tom. IV. No. 22.
ASELLI, NASELLI.
Fig. 1. Il Narvaga. (Gadus Callarias.)
Il Narvaga, cli* è -rlel gerrere fie' Nafelli, arriva alla lungbezza cli 3 piedi. Il' pèsce di raphia, come ciö dimostra il gran numéro di denti, de' quali ba -armata la bocca. NutTéli di pesci, e gamberi, di vermini mariai, e d'-iufetti aquatili. ïlitrovafi principalmente nel mate Baltico, ove fülle coite, e nell' imboccature de'-fiumî si pesca cen reti e ami faldi. JV en défi capo per la bianchezza, tenerezza, e fornma saporofità* delle sue cajpni, onde contafi tra' più fquifiti piatti di tavola ben fornita. Habrunazza, e grigia rossigna laschiena, ed i îîanchi coperti di macch'ie di color eiallo fudicio.
Fig. 2. II Merlano. (Gadus Merlangus.)
Il Merlano è fpeçie saporita di Nasello, che partitamente li ritroya nel mare Baltico, e in gran folla «elf oceano fettentiicnale aile coite d'lnghilterra, Gianda, e Francia,. ove. fpelEo fi. »rende a migliaja con lenze armate d'uncini *), La sua lungbezza è di piedi i§ b di 2. Jl color. del ventre h bianco argentino. , e cpello della schiena giaîlo brunoîto. -
Fig. 3. Il Carbonaio. (Gadus carbonarius.)
Chiamafi questo pesce Carhonaio per il color nero rilucente, del quale il dosso e il capo d'elle» fl riveftono, -quando s'invecebia, essendo quelle parti di color olivafiro bruno, inentre è giovine, Sono nere le pinne del ventre, de!l' ano, e-della coda, e quelle delîa schiena e del petto l'on olivaftre brune. Arriva alla lungbezza di piedi i
Ad99998 04 025a/itaPiante LXXIX. Tom. IV. No. 23.
FRUTTE AMERICANE.
Fig. 1. Il Gujavo domestico, ò comune. (Psidium pyriferum.)
Il Guajavo ccmune b domeftico végéta neîî' ifole dell' Indie occidental)
, ove giugne ail* altezza di i3 6 20 piedi, e nel suo pédale alla groflezza d' un lùede. Le Tue fo»3ie, le quali l'una dirimpetto all'altra de' rami escono, sono oblonghe e ritondette, e neîia loro fupeificie aîtraverfate di coftole, lenza merletti alcuni nella circonferenza. Nel terzo anno manda suori il flore bianco 23, clie in fui picciuolo della foglia lîede folingo. La frutta A arriva alla grandezza d'una pera di mezzano volume, la quale fui principio è verde, ma giunta alla maturità, di color giàlîo e rofïo si rivefte. ïla un' odor allai graîo, ed è saporitiifima. Elïendo falutevole il godimento d'essa, copiofamente si mangia, cruda e cotta, in quelle contrarie, çlie la producono.
Fig. 2. L'Annona co' pungoli. (Annona muricata.)
Riesce parimente in parecchie ifole dell' Indîe occidentali, Le foglie di quest* aibero oblonghe ed appuntate senza certo ordine escono de' rami. Il flore, che ha il calice di tre foolie, bianco al di suori, e rossigno di dentro, fpira un odore ingrato. La frutta h, grossa quanto un pugno, ha la forma del cuore, e l'efterna sua corteccia verde è divifa in fpartimenti ch' a scudicciuoli scagliofi s'affomigliano, nel cui mezzo s'erge un monticello con pungoli. E' fugofiilima la polpa di questa frutta, ed ha un sapore fquifito vinofo, di modo che in que' paefi caldillimi serve d'eccellente riftorativo. Volendola mangiare, se ne toglie la corteccia, e se ne ricava la midollofa foftanza con un cucchiajo.
Fig. 3. La Sapota mammosa. (Achras mammosa.)
Ritrovafi nell' ifole di Cuba e Giamaîca, ed in più parti dell' America méridionale. E' di fei foglie il suo piccol flore bianco, e la f utta être volte più grande della figura, che qui la rappresenta. Ha forma ovale, ed è di color bruno come la ruggiae. La midolla rolfa, ch' è dentro, Ci mangia, benchè il suo sapore dolcigno, per eifere di foftanza troppo acquidofa, non fia de' più fquifiti. Entro la polpa ritrovanfi alcuni noccioli £, che contengono il ferne brano chiaro G. Wlamci-Sapote chiamafi questa frutta in America. PiP. > -^jtxtk' t^ùdnp&. jaoer: kJflùH^ -^jtxtk' t^ùdnp&. jaoer: kJflùH^
Ad99998 04 026a/itaMiscellanea XXXV. Tom. IV. No. 24.
LA SOTTERRANEA CITTÀ D'ERCOLANO.
Ootto H governo cli Tito Imperator romano nelP anno 7Q dopo la nascita di Criito avvenne «na d-elîe più terribili eruzioni del Vefuvio. Çuefto monte getth suori folte nabi di ceneri infocate e di pomici, clie tolfe. o ii lusne al giorno, e che come pioggia rcvinofa ricadendo giù, tutti que' contorni coprirono, e gli dishufFero. In quella funefîa devaftazione fu comprefa anco la bella e opulent a città d'Erco'ano, colonia romana, pofta in fu la fpiaggia marittima tra Napoli e Pompej. Da un diîuvio di ceneri ardenti, ^ di pomici furono copeite leftrade, e le fabbriche d'essa. Gli abitanti ebbero appena tempo, di falvar la vita colle più pregevoli foftanze loro. Le fmifurate scesse di pioggia trasmutarono gli Xtrati di cenere in fodi ammaifi. Dello fquarciato fianco del monte usci poi un torrente fmifurato di lava infocata, che scorrendo verlo il mare. , di nuovo ricopii la città cfuna mAsia impietrita della grossezza di öo, fmo a ßo piedi. Cosi quella città Icomparve fulla faccia della terra abitata, d-i modo che dopo alcuni fecoll fi. no il fito d'essa era uscito della memoria degïi uomini, e che la piccola città di Portici s'era fabbricata fui terreno, che la -copriva. Fù scoperta a cafo nel lecoîo passato dal principe d'Elbeuf di Lorena, mentre nel 172^0 facea fabbricar presso Portici una villa. Un contadino lcavando un pozzo vi diflotterrb parecchi marmi preziofi, e diede motivo al d-etto principe, di comprarne quel terreno, ove facen«to pRoseguire gli scavi vi discopri molti anticlii monumenti e statue di pregio. Proibi poi il lie di Napoli il pRosequisnento degli feavi, che per lo fpazio di 30 anni stirono tralasciati, fiuchè per ordine del Re di bel nuovo vi fu pofia rnano. Vi volle uno scavo della profondità di Qo piedi per passare la maila della lava, e per giungere all'antiche strade deîla città. Furono premiati questi lavori d'un aran teforo di statue, vafi uteniiU da facrifizj, e pitture a fresco (fatte fulla calcina umida") che a poco a poco cavayonfi suori (vedi Fig. 1.) e trasporîaronfi nel Mufeo della città aggiacente di Portici. 11 fito di Portici non permette va, che l'antica città si riproducesse intiera alla luce, senza rovn;ar quella. Onde non vi si potea far altro, che scavar le vie fofterranee traverfando la lava, ove al lume di toivie si vedono i refti della città. Il primo edifizio erandiofo, che vi si scopri, fu il Teatro, di cui la Fig. 2. ne mostra un prosoetto. , onde iî vede, che Pinter no di questo edifizio per la grancîezza e sue grandiole decorazioni formava una beliilFnna veduta. Per un corridore efîerno, la cui diagonale si vede in a a, e per fette porte (bb) g!i îpettatori pervenivxino ai loro feggj di tufo (ccj, ove 10000 persone aveanô luogo. Le pareti (dd) di fopra a' feggj eran riveftite di marmi. Entro le nicchie v'eran pofîe statue, e fu' piedifralîi, che fporgono in suori, Ci vedeano cavafti di bronzo. Il proscenio, pofto dirimpetro a' feggj, ove l'azione si rappreleatava, era decorato di colonne coriiuie, e di flatue delle Mufe. e^m/. ?peo^7i
Ad99998 04 027a/itaMiscellanea XXXVI. Tom. IV. No. 25.
LA DISSOTTERRATA CITTÀ DI POMPEJ.
1 oco lontano d'Ercolano, e 12 miglia d'Italia diftante da Napoli era situata la piccoîa Città di Pompej. La rnedefima eruzione del Vefuvio, dalla quale la città d'Ercolano nel 79 dopo la nascita di Crifto fu fotterrata, feppelli ancora quella di Pompej fotto un diluvio di ceneri e pömici, benchè all'altezza di pochi piedi. Ciö non oftanta paflb talmente in obblio che ne* tempi pofteriori non si potea neppure additare il luogo, ove già era situata. Fù a cafo, che nel fecolo pafTato la scoprirono i contadini. Nel 1755 vi fu dato principio agli scavi, e come a pochi piedi d'altezza era coperta di ceneri, e di terra, per la maggior parte-ne fù fgombrata, e vi si trovb gran numéro d'antichi monumenti, i quali come quelli d'Ercolano furono tvasportati a Portici. La presente Tavola ci mofîra i due principali prospetti di questa città dilTotterrata.
Fig. 1. La Porta della città, e il capo d'una strada.
Nella parte d'innanzi vi si vedono i refii della Porta di città (aa) e pel mezzo d'efXa il capo d'una delle firade. Le café fembrano appoggiate a' fianchi delle rupi (b) clie vi «‘innalzano; ma queste altro non fono, ch' ammaffi di ceneri fgombrate, che già coprirono la città. Gli edifizj (c) pofti nel piano superiore, son più modérai, fabbricati indosso alla città di Pompel. Le firade della città non palTano la largbezza di 12 piedi, e son lafuicate di lava, ove si vedono l'antiche rotaje impreffe. Lungo le café scorre un marciayiede (d) per comodo de' viandanti. Le café son piccole, di forma quadra, e per lo più d'un fol piano. Le porte ne sono alte e largbe, per dar lume allaparte anteriore della cafa, non essendovifi scoperte peranco fineftre daîla parte delle firade. Le fîanze trovanfi pofte attor-» no ad un cortile, nel cui centro v'era una fontana.
Fig. 2. Il Quartiere de' soldati di Pompej.
Neil' anno 1772 vi fu scoperto il cofï detto Quartiere de1 Soldati, che nella tavola vedefi difegnato, il quale probabilmente fervi d'abitazione e d'efercizio militare a' foldati del prefidio romano di Pompej. EfTo occupa un piano quadro oblungo, cinto di colonne di fiucco d'ordine dorico dell' altezza di 11 piedi, il quale, come si vede in aa non è fiato per anco fgombrato. Questo è probabilmente il luogo, ove i Soldati efercitavanfi nell' armi. A dietro della colonnata s'aggirava una galleria, aperta dalla parte del cortile, e al di fopra coperta. Contigue alla Galleria v'erano le celle de' Soldati, Çbb^) gli usci delle quali riuscivano fui corridore d'effa. Nella maggior parte delle celle si son trovate antiche armature romane. Una di cotefte fianze diede un trifto aspetto, a chi la scopriva. Servendo gia di carcere a' Soldati, parecchj se ne trovavano qui ne' ferri ail* ora che la città fu fotterrata dalle ceneri, i quali dagli altri Soldati, datili precipitofamente alla fuga, e dallo fpavento generale forprefi, vi furono lasciati in abbandono, e pi ivi d'ogni via di falvarfi colla fuga, vi aftogarono miferamente. Se ne trovarono parecchj scheîeti pofii a federe in fila co' ferri attorno aile offa de' piedi.
Ad99998 04 028a/itaUccelli LII. Tom. IV. No. 26.
PICHI STRANIERI.
Fi°\ l\el Tomo III. No. 2ß. di quest' opéra abbiamo imparato a conoscere i Pichi nativi della Germania. Delle moite altre specie che nel refio dell' Europa, e nelf altre parti del mondo se ne ritrovano, ne abbiamo scelto fei, che per bellezza e varietà di coïori ff diitinguono, delle quali or daremo ragguaglio.
Fig. 1. Il Pico di più colori della Cajenna. (Picus multi color.)
Vive ne'lla Cajenna e Guajana delT America, ove dagli abitanti è cliiamato Tukumuri. Arriva alla lunghezza di n pollici. Ha il becco giallopaiüdo, rancio il capo, e il coilo, col vertice, ornato d'un pennacchio, e tiero il petto-L'ali, il dosso e la coda diftinguonfi. pel color rosso abbrunito, punteggsato di nero. Va in cerca del nutriment« comune ail* altre foeeie dr'Pichi, qui rapprelentati, il quäle confiffe in vexmiui ed insetti.
Fig. 2. II Pico di Goa. (Picus Goensis.)
E' ahmanto più piceolo della specie or ora descritta, e dimora neîîa contrada di Goa dell* Asia. Il suo pennachio, che dal vertice pende in £ 1U è del color erernrfino. E' fegnata d'un a anzidetto. Diiîinguefi. molto dagli alfri peî peiïnacchino rosso che ha nella parte diretîana del capo, per la striscia bianca di fotto agli occhi, pel color verde, e dorato del dosso, e per le tacehe del coîîo e dell' ali.
Fig. 3. Il Pico di Bengála. (Picus Bengalensis.)
Fig. 4. Il Pico colla testa gialla. (Picus chlorocephalus.)
Il Pico colla tefîa gialla foggiorna nella GuJana. IIa di color bruno olivafho rivefiito il petto, il ventre, il dosso, e la coda, e nelle parti d'avanti è abbeilito di tacehe blanche giandicelle. Sono di color giallo il collo e la tefîa, ed è rosso il vertice.
Fig. 5. Il Pico della Nubia. (Picus Nubicus.)
Ecco ancora un Pico Africano, che vive nella, Nubia. La lua lunghezza oltrepassa aîquanto 9 pollici, Tut-to il corpo è taccato di bruno, nero, bianco, e gialiognolo, e punzeechiato.
Fig. 6. Il Pico giallo della Cajenna. (Picus exalbidus.)
Ç/uefîo Pico nella Cajenna, che n' è molto frequentata, ha nome Legnajuolo giallo per la »fî "Il 1*. *t - »-r * firiscia nera, che di fotto agli ocehjo ccminincia, e trascorre il dosso. L'Ali ion gialle couse l'oro, € verdi. -1 ‘ (-J j CD x defîrezza che ha di traforare a forza de' coîpi di becco la feorza viva d'un albero cavo per iinea diritta, e di coitruirvi poi il nido in una buca, che per 101? pie va all'ingiù, ove la femmina pone îe lue tre ov. a, che son bianche. Il color principale delle lue penne è il Giallo dell' oro. Le penne maefae dell' ali sono nere, e roffe abhiffimi coïorï brunite. Nel maTchio dal becco ah* in giù feorre adorna^ vive nella Ben gala, E meno grande delF una Itriscia roffav
Çuefta fpeeie di Pi co,. di vna \jOOE. z%> Jt Jt
Ad99998 04 029a/itaInsetti XXII. Tom. IV. No. 27.
LE FARFALLE.
I. Farfalle diurne. Lie Far-falle di varj bei coîori a dorne, che oramai si conoscono tuîte, formano un' affai ampia claffe d'Insetti, divifa in tre generi principali, cliè comprendono 2599 specie particolari. Hanno quattro ali diftefe, e ricoperte di polviglio va« riamente coioiito, il quale efaminato col micRoseopio, a scagliette, l'üna foprapofte all'altra, s'affooHgKa (veggafi JNo. 5. del III T01110 di quest' opéra)
pelofo il corpo, la bocca fornita di due antennette, e d'una tromba fpirale, di cui si fervono per nutrirfi, e per fuciare il fugo delle plante, e de' fiori, E rimarchevole la triplice metamorfofi, alla quale questi insetti sono fottopofti, prima che al couipimento îoro pervengano. La farfalla femmina sa le uova, onde un animaluccio vermiforme nasce, die Bruco si denomi'na, e che di certe e determinate piante o legna n outre, finche giunto fia al suo coinpimento. Allora si rivelte d'una fpoglia Cornea, ed entro vi rinchiufo chiamafi Ninfa o Crifalide, la quale ririotta auna specie di fonno, non prencle nutrimento. Entro a quelia fpoglia formai! la farfalla, lecondo che la sua specie lo richiede, o in poche fettimane, o nello fpazio d'uno o due anni, la quale, giunta al suo compimento, rompe la fpog'Ha, ed u3citav che n' è, alla sua propagazione attende, e poi muore. I tre generi principali delle Farfalle sono 1. La Farfalla diurna. 2. La Farfalla del crepuscoîo della fera, detta Sfinge. 3. La Farfalla notturna, dètta Falena, o Farpaglione. Della Farfalle diurne non se ne conoscono finora piu di 901 specie. Efïe non vanno a volo suorchè di giorno. Ripofando tengonrj l'ali ritte e ripiegate, e le loro filiform! Antenne s'ingrossano verfo la cirr. a a guifa di peftello. Nelia presente tavola fene veggono tre belie specie figurate nella loro grandezza naturale, le quali nella mâggior parte della Germania si ritrovano.
Fig. 1. Il Manto lugubre, o screziato. (Papilio Antiopa.)
Arriva alla larghezza di 3 poîlici incirca, ed ufa di Ivolazzare attorno agli alberi fruttiferi, maffimamente ne' mefi d'Agofio e Settemhre, per fuciarne il dolCe fugo, onde si nuire. Ha le ali di coîor bruno rossigno, meVlàte all'intorno, e orlaîe di irriscia gialla. Il bruco fpinofo (J3), onde questa farfalla nasce, nero e. macchiato di rosso, che suole trovarfi per lo più fepra i falci, betulle, e tremole, t'fasformaß in ii'ha crifalide nera canteruta (C), della quale poi dopo lo fpazio di quattordici giomi la farfalla (A) se h'esce fviluppata.
Fig. 2. La Specchio o l'occhio del pavone. (Papilio Jo.)
Il Bruco fpinofo (&), coperto di nero vellutato, in g'. n numéro ß truova in fu l'ortiche, e la lua Crifalide (c) canteruta, di color verde gial!o, e punteggiata d'oro, fospeudefi per la sua punta inferiore alle mura. Dopo 12 b 1. 4 Giorni se ne vede uscire la bella farfalla («), adorna di macchie di varj colori che ag!i occhi o fpecchietti della coda del Pavone s'aflbmigliano.
Fig. 3. Il Marte, ossia l'Ammiraglio. (Papilio Atalanta.)
Questa bella farfalla (A), dipinta di nero, di porporino e di bianco, comparîsce di primavera, e più che mai nel mefe d'Agofto fvolazza attorno a fiori delle fave e aaltre plante. Il Bruco d'effa ch' è fpinofo (£), s'attacca parimente all' ortica; e vi vuôl 14 giorni, che dalla Crifalide grigia e canteruta (C), la quale come l'anzidetta aile muraglie s'appieça, la farfalla si disviîuppi. d3U*+4*nu2XBT. I
Ad99998 04 030a/italnsetti XXIII. Tom. IV. No. 28.
LE FARFALLE.
II. Farfalle della sera, o Sfingi.
IL Warf aile della fera, o Sßngi. Il fecondo genere principale delle Farfalle comprende quelle délia-fera, dette Sfingi, delle quali si lono ravvifate finora 165 specie. Le loro ali forpallano in lunghezza quelle delle Farfalle diurne, e peaclono in giù, -qualora esse si pofano. Hanno inoltre il corpo più grolTo, e le loro antenne, nel mezzo piu grolïe, vanno attenuandofi aile loro eliremità. Con gvan fruscio s'a^oirano attoino a fiori non folo nel crépus-CO colo della fera, ma ancora in quello della mattina (onde mal a propofito la lor denominazione a quello della fera si riffrigne), e in aria fospefe ne fuciano il mêle con la loro lunga trombe; Di giorno fertoanfî^chete e scioperate alla coiteccia äegli a hk ri ed nelle muraglie. ] Bruclii delle Sfingi sono grandi, e fpe'fo vagamente difegnate, ed banno l'ùltimo aanello del corpo fornito d'un eornetto. Sotterra fogliono trasscrmarfi in Crifalide, la quale colorita di nero, o di bruno, per ïo più rirnane coftk nel tempo d'inverno, ne pria' della prima ver a la Farfal'a se n'esce alla luce. La presente tavola ci dà ragguaglio di due belle Sfingi,. rappresentatevi infieme co' Bruclii e Crifaïidi loro in grandezza naturale. , dell' introduzione de' pomî di terra è dëvenuta nostrale, poichè il di lei Bruco grande, di firisce gialîe e turchine adorno (-ß), per preferenza a ma il nutrimento dell' erba de' detti pomi, e vi si trova ne' meß d'Agofto e Settembre, come pure in fui Giasmino, e füll' erba della carotta. EfTa trasformaß in quella grande Crifalide di coïor bruno rossigno, che vedeß (in G), la quale nel tempo d'iverno riman nascofta fotto terra. La Sfinge colla teßa di morto fu in altri tempi oggetto di orrore per la plèbe, alla quale la gialla macchia, che fui petto porta, pareaveia immagine della morte; e ficcôme per lo più non comparisce prima di mezzanotte con fruscio grande fvolazzando atforno, e colla fregaggione, clie fra' gli scudiciuoli del petto ß fa, un suono di pianto eccitando, la dichiaravano uccelîo di malaugurio, la cui comparfa prefagiva la pefie, la guerra o la careftia. Favoîa di rifo degna!
Fig. 1. La Testa di morto. (Sphinx Atropos.)
Fig. 2. La Sfinge occhiuta. (Sphinx ocellata.)
Çuefta Farfalîa, nel lu quale raffigura si la Teßa di morto] ÇA) è delle Sfingi Europee la più grande,. eritrovasir benebe' scarfamente, nella maggior parte d'elle con trade della Germania. La £ua vexa patria è l'Afxrica e î'America s ne-prima Il Bruco (b~) di questo parpaglione, ch' è verde giallo, e traverfato di ßrisce bianche, ritrovasi ne' meß d'Agofto e Settembre fu' falci, tigli, Ontani, quercie e fagi» e fene puo far acquifto, scoîendo i detti alberi. Trasmutafi il Bruco fotto terra in Crifalide' nera (c~). La Sfinge (a) ha l'alx superiori marezzate di rosso e di gngio, e finuo* famente intaccate intorno, e l'aïi inferior!' son di color di rofa, adorna ognaiia d'un, occhione turchino e nero. Jfiu^Ât&ns. xxir. J7'Ha-€ct-e
Ad99998 04 031a/itaInsetti XXIV. Tom. IV. No. 29.
LE FARFALLE.
III. Farfalle notturne.
Il terzOi e p'iu copiofo genere delle Farfalle è quello delle nottume, dette Falene, delle quali finora fiam pervenuti a conoscerne J. 529 specie particolari. Pofandofi hanno l'ali pendenti in giù, come le Sfingi. Le loro antenne per lo più hanno forma di fetole, che verfo l'eßremita s'attenuarîo. Volano, eccettuato poche, foltanto di notte, ma il lor volo è sconcio e malagevole, e senza ronzio. Di giorno si fermano chete entro. vecchie mura, glie, o attaccate agli alberi, o fra l'erbe. 1 loro JSruchi son per lo più pelofi, e preferisçono la notte al giorno per andare in cerca del lor nutrimento. Nel trasformarfî in Crifalidi ß riveftono d'un tefiuto fomigliante alla fêta, e per cib fare la natura le ha provvedute d'un fugo viscofo, che informa di fiio. fine lor' esce d'un' apertura, che hanno fotto la bocca. In questo teffuto esse rimangono fpeffo racchiufe per lo fpazio di 2 o 3 anni, prima di prender la forma di Farfalla. Nella presente tavela vedonfi tre delle Farfalle notturne in grandezza naturale.
Fig. 1. L'Orso bruno. (Phalaena Caja.)
L'ali superiori di questa Falena (^0 sono del color di caffé abbrunito con fîrisce bianche, -connesse tra loro; ma il color dell' ali inferiori è il rosso scarlattino, con macchie nere e turchiné'. Vive per tutta l'efîate. Il suo Bruco pelolo come l'orfo (B)
nutrefi d'ortiche, di lattuca, e d'altre piante, e più ch' altrove trovafi fü' prati d'erhette fini nel mefe di Luglio. Rivefte la sua Crifalide (C)
d'un filato compatto coine feltro» iîitessendovi anche tutti i fuöi peu.
Fig. 2. La Falena del legno di Salcio. (Phalaena Cossus.)
Il Bruco grande (è)
di. quefia Falena è molta rimarchevole. Vive ne' ceppi delle quercie, de' falci, ed. alni, e ß nutre foltanto di legno, rodendo colle trincianti sue antennette g)
i alberi in diverfa direzione da banda a banda, e gran danno cagionando. Effo difendefi contro i fiioi netriici ipruzzando con veemenzaun certo umor rosso suor di bocca. Non si pub confervare, suorchè ne' vafi di vetro o di terra, corrodendo o
la quale nel termine del suo compimento da muoto interno si fquarcia, e manda suori la Falena grande (a)
diitinta di grigio e vaioîato colore. Il medico francefe Lionuet con, incredibile travaglio fece la fezzione del bruco del legno di Salcio, e vi scopii 4041 Musculi, ed un numéro ^egualmente Ttupendo di vafi fanguigni, e d'altri.
Fig. 3. Il Pavoncino della notte. (Phalaena Pavonia minor.)
Il Bruco (B)
del. Pavoncino della -notte frequentemente si trova pe' rofaj falvaggi, nelle quercie, betülle etc. della Germania. Fffo è verde, e di fielle dorate vagamente adorno. La sua Crifalide (C~)
in un teffuto oblungo in forma di pera filando invblge, onde pöi esce la Falena (A)
grigia roffigna, di bende giallognoîe e bianche faäciata, ed in ambidue l'aie d'una macchia nera «bianca, informa d'occhio, abbellita. un, : M. rcun> typai. ge* ei typai. ge* ei
Ad99998 04 032a/itaRose III. Tom. IV. No. 30.
SORTI DI ROSE.
Fig. 1. La Rosa centifoglia piccola. (Rosa centifolia minor.)
F ra 3a varie Sorti delle Rose la piccola Centifoplia è una delle più belle, e diietîevoli. La patria d'effa credefi il Portugaîlo. Il certo si è, che il Sign. Bland ford fu il primo, ai, recaiîa dal Fortogalloiu Tnghiîterra, ove porta il nome del detto Signore. Ella ha perfettamente la forma sferica, ed il color diücato deîJa Centifogiia roffa maggiore, dalla quäle pertanto ß difîingue, per non trovarß i suoi fiori ipartitamente e folii'. ghi in fu' rami, come quelli della Centifogiia maçgiore, ma per lo più a cioccha, di modo che fpefTo 608 d'un fol ramo provengono. Ha poche fpine, ed il legno n' è per îo più verde. Ev per l'ordinario fîerile a cagione di sua troppa ripienezza. 11 suo cespo arriva più volte all'altezza di 6 6 7 piedi.
Flg. 2. La Rosa francese. (Rosa turbinata.)
Questa forta di Rose è adatliifima a farne ufo ne* giardini ordinati con eleganza e buon gufio, avendo quefîo jdi proprio, che con diligente cultura arrivando all'altezza di 18 piedi, elîa pub servire eccellentemente a rivefiirne le mura, ed a formarne pergolati. Ha varj nomi in lingua tedesca, che voglion dire per efempio Rosa a tappeti, Rosa acetofa, Rosa Zuckerina, Rosa ffàiicefe. Effa ßorisce ne' mefi di Giugno e EugHo. II suo fiore è grande allai, differrato, e di vivo color roflo; ma il suo odor è meno grato di quello della Centifogiia relia. Il cespo ïùifuréggfl di fiori, e di fogïie, che son d'un bel verde. Ha poche fpine, ed il calice de' fiori ha forma d'imbuto, e due rifalti, il più ballo de* quali è fornito di fpine fini, e queîlo di fopra è liscio. Di rado fruttifica, e feppur mette frutto, elïù per lo più 0 iujbozzachisce o rauore» f-\ ‘ydel* zur. y ^-eûbtooe. JLZH em xnr ^Lteeedfëù. JLUI ‘
Ad99998 04 033a/itaUccelli. LIII. Tom. IV. No. 31.
JNel decorfo della presente Opera Tom. ITT. No. 47. già II è fatta la descrizione ai pareccliie specie delloSmerlo. Eccone altre fei nelfà presente tavola, che in parte per la vaghezza delle loro penne mexitano effer notate.
Fig. 1. Lo Smerlo, chinese. (Lanius jocosus.)
‘ A. jeQuesto svelto e vifpo uccello, che in grandezza fomiglia alla lodola commune di campagna, vive in piu parti della China, e Bengala, e f 11 lia cofta di Coromandel. Ha. di color gialîo ahbrunito la schiena, e le aliT e di bianco ludicio il petto, e la pancia. Sotto agli occhi e nella coda di mac chie del color di Rosa è a domo. Sul capo di dietro le allungate penne formano un fofTice pennacchio di color brunetto.
Fig. 2. Il Codirosso maggiore. (Lanius infaustus.)
Questo uccello e l'altro or ora descritto, a prima vifta iembrano appartenere al genere del mer» 10; ma la piegata cima del becco abbaftanza dimostra, che l'uno e l'aitro sono del genere di Smerlo. 11 codirosso maggiore ritrovasi a elle Alpi Suizzere, e delTirolo, nella Franeia, e ltalia. A cagion del suo dolce canto non di rado si tiene ingabbiatO. Arriva aila lunghezza di poliici 7-3. 11 color gialîo roiiigno, e il turchiuo, ed il brunetto dellë lue penne gli danno un vago afpetto. Non ii fa, perche da gente superstiziofa abbia avuto il nome d'injaußo, (Unglücks
Fig. 3. Lo Smerlo col capo nero. (Lanius melanocephalus.)
Questo hello abitatore delle ifole dell' Oceano außrale è stato recato a noi da' viaggiatori de' tempi nostri. La sua lunghezza è di 6 poliici. 11 color principale di tutîo il corpo di eflb è olivaftro. La coda ha una larga fascia traverfale, ed è orlata di giallö.
Fig. 4. Lo Smerlo crestato del Canadà. (Lanius Canadensis.)
Giunge alla lunghezza ‘di 6 poliici, e vive nel Canada Le penne lunghe di color bruriettorofigno chiaro formano qn pennacchio pendente indietro fui capo. Il color del petto dà nel gialîo del cuojo; il ventre è. bianco fudicio, la schiena abbronzata, e le ali iono nere, da fascie bianche attraverfate.
Fig. 5. Lo Smerlo ceruleo. (Lanius bicolor.)
Belliffimo uccello, che dimora nell' isola di Madagascar, e si nutre d'insetti. Egli oltrepassa alquanto la grandezza di quelîo della Fig. passata, arrivando alla lunghezza di poliici 6 §. La parte superiore del corpo è di color ceruleo; e di bianco rilucente sono il petto e il ventre, e riereggianti il becco e i piecli.
Fig. 6. Lo Smerlo chiazzato della Cajenna. (Lanius doliatus.)
E' della grandezza dello Smerlo ceruleo. Tutto il corpo d'eïfo è copertö di itrisciuole bianche e nere, che vanno a onde. Vive nella Cajenna.
Ad99998 04 034a/itaPiante. LXXX. Tom. IV. No. 32.
PIANTE MEDICINALI.
Fig. 1. La Sena. (Cassia Senna.)
J_je fopdie della Sena, conosciute e ufate da per tutto come medicamento purganîe, sono d'un frutice, che giunge all' altezza di 3 fino a 4 piedi, e di rado dura piu d'un anno. Cresce copiofamente nella Siria e Arabia, e in Egitto, ove se ne sa il eommercio principale, e da Aleffandria se ne manda la miglior forte in Europa. Ora riesce questo frutice ancora in parecchie parti d'Italia, et della Francia méridionale per mezzo della coltivazione, le foglie perb non vi arriyàno alla bontà di quelle della Sena d'Egitto, ne lianno altra prerogativa che quella di ottenerle frelche. Le fogliette oblungbe Hanno l'una di rimpetto all'altra a lunghi e lottili gambi attaceate. I fiori di cinque foglie gialli (yi)
formano infieme col fufticello loro una specie di fpiga. Il guscio del frutto, che al baccello de' pifelli verdi fomiglia (J3)
in diftinti scompartimenti racchiude i femi, che hanno forma di cuore. Le foglie sono impregnate d'un oglio groffetto, volatile, e d'odor gagliardo, che pej infuiione se n' eftrae, e che a quelle dà la virtù purgativa. Quindi è che per conciliar maggior efficscia alle medeüme, non conviene farle bolüre, onde l'o«*Ho se ne va fvaporando, ma bensî insondervi si deve acqua bollente, e servirli di quel decotto.
Fig. 2. Il Legno di Quassia. (Quassia amara.)
La Ounfßa cimara, offia il Legno di Çuafjia e di uguale importanza e riputazione per la lua virtù médicinale. ElTa senza cultura cresce in forma di arboscelîo di mezzana grandezza, ne troppo fréquente, in più parti delP America méridionale, matlimamente nella Cajenna, e in Surinam fu le fponde de' fiumi. Le sue foglie oblungbe e appuntate a tre b quattro coppie escono del gambo, il qua le dall' uno e l'altro lato in aüformi escrescenze ß allarga. Il suoi fiori di cinque foglie del coîor di scarlatto (b~)
vi Hanno l'uno accanto all'altro in forma di mazzi. La radie« di questo frutice CO ^a quale fpeflb arriva alla groftezza d'un braccio, serve di medicamento. La virtai médicinale di eßa fu feoperta da un negro, chiamato Çuaffi, b Cuaffi, onde Parboscelîo poi ebbe nome. La radice è leggiera, e logora, ma non lenza fufhclente confiltenza. Effa contiene una foftanza amara, da eitrasfene colla femplice acqua fredda, di virtù affai efficace contro parecchie malattie, maffimamente contro la debbolezza de' nervi. Vendendofi il legno genuino di Quaffîa a caro prezzo, lpeffo si fallifica, foftituendogli un aitro, che è fpurio, e di quaiità rueno efficace.
Ad99998 04 035a/itaInsetti. XXV. Tom. IV. No. 33.
FARFALLE DIURNE.
JLe farfalle qui difegnate, che per la vaghezza de' colori si diftinguono, appartengono aî!a clalTe delle farfalle diurne, delle quali li è data contezza nel Quaderno 66. No. 27. della prelente opéra.
Fig. 1. Il Farfallone ciel Finocchio. (Papilio Machaon.)
Qoefta forta di farfalla detta ancora coda di rondine (VI.)
ron quePa di fis; ^-è la piû grande delle farfalle diurne d'Europa, arrivando colle ali diftefe a 4 b 5 pollici. Il color principale delle ali superiori e inferiori, intaccate negli orli loro, è zolfino, di firiscie e macchie nere abbellito. Le ali inferiori proluogate terminano in una punta, con due macchie rance, fomiglianti all'ocçscio, al di fopra. Effa si trova per tutta la Germania nelle campagne apriclie. Il suo bruco che è della lunghezza di pollici x § (J3)
, si nutre di aneto, finocchio, pTezzemoîo, e delî' erba del navone. E di color verde chiaro con interfegamenti neri, punteggiati di color di suoco. Queito bruco a vari oggetti s'artacca con un fiîo, di cui il corpo d'avanti è avvolto, e trasformafi in crifalide verde bianca (C)
, donde dopo lo fpazio di 4 fettimane esce la bella farfalla.
Fig. 2. La Farfalla del cardo. (Papilio Cardui.)
Queita bella farfalla detta anche la Bella dama (a)
trovaii nella maggior parte d'Europa, e si è veduta ancora nell' Africa. Le sue ali superiori son di color giaîlo infocato, con macchie blanche e nere, i quaii colori sono meno accefi nelle ali infeiiori. ïl suo Bruco. ipinofo di color giallo e cenerino Çh)
trovaii attaccato a! cardo, àll' ortica, e bavdana, ave la fem mina nel mêle di maggio depsehe le sue ova. La sua Crifalide grigia nera ‘di punti d'nro e d'argento adorna (e)
trovafi attaccata nella sua ethema punta aile piante, e nel. mêle d'Agolto se ne iviluppa la bella farfalla.
Fig. 3. La Farfalla a vela, o a fiamme. (Papilio Podalirius.)
Queita Farfalla detta in francefe, le Flamhè ÇA) nella forma e ne' colori molto fomiglia al farfalloue del finocchio, ovvero alla coda di rondine, dilti nguendoiene per le ali, che maggiormente prolungare più si accoftano alla forma di vêla, e che son di color paliido, o giallo come la paglia, strisciato ail'in giù in ambidue le ali di nero a foggia di fiamme. Le ali inferiori sono intaccate ali' intorno, e adorne di macchie cerulee in forma di mezze lune, e di due altre turchine e rance, che a due occhi fomigliano. Il suo Bruco giallognolo e Hscio QB) nutrefi delle foglie del cirieggio acido, del prugnolo faivatico, del melo, e pero. Allora che è per trasformarfi, elTo si attaca agli alberi con uno filo fatto da lui medefimo, etil trasforma in crifalide giaîla (C), della quale la farfalla fpeffo sen' esce àpperia terminât! quattordici giomi. Trovafi queita forta di farfalla nella maggior parte della Germania, ma vie meno fréquente della coda di rondine. ; lè#
Ad99998 04 036a/itaMiscell. XXXIV. Tom. IV. No. 34.
OBELISCHI DEGLI EGIZI.
yjYi Obdischi, dettî ancîie Jguglie o Guglie, tra* rnonumenti cleli' arlita maniera di fabbricare de»li Egizi non son meno niemorabili delle Piramïdî, e Catacombe, ovvero Sepolture cli efii. Obelisco e voce di greca origine, e vuol dire colonna quadra die fino alla sua eftrernità superiore va scemando di groffezza, e termina in una pvmta. Ne'tempi antichi, che l'Egitto ii governava da propri regi, vi fu gran numéro d'Obelischi, fatti fabbricar da eJli vicino ai teaipj, davanîi ai loro palazzi, o in pubbliche vafie piazze, per tramandare i, loro nomi ai pofieri. Erano per lo più affai alte, giungendo all' altezza di 50 fi. no a 1. 50 piedi, benche foffevo fatti quafi tutti d'un fol pezzo di granito roihgno, Pociii ve n'erano di marmo. Veggonfi fino al giorno d'oggi nell' Egitto superiore le cave, ove queffi prodigiofi inaili colle mani di molte migliaja d'uomini furanoscavati, e lavorati. Nella raaggior parte degli Obelischi (üoclii efTendone lisci) li trovano sco'piti, alla profondità di due poîlici, i geroglifici, oppure varie figure di arnefi, animali etc. che form a Va ne un linguaggio fimbolico, a quei tempi conoscîuto, e che ne' fecoli pofteriori inutilmente si è cercato di diciferare. Poco avanti la nascita diCrifto, fotropoitD che fu l'Egitto ai Romani, e in provineia ridotto, i maggiori e più belli di quegli Obelisclii dag!' imperatori furono recati a Roma perfervirvi di pubblico ornamento. Tre de' piu colpicui se ne vedono tuttora a Roma, che qui abbiamo diiegnati.
Fig. 1 Obelisco recato a Roma dall' imperatore Augusto.
Querto Obelisco, il quäle, non co;nprefa la bafe, ha 73 piedi d'akezza, ed è fatto d'un fol pezzo di marmo duro di molti geroglifici adorno da Eliopoli, antica capitale d'Egitto fu portato a Roma per ordine deil' ämperatore Augusto. Fu atterrato, e rotto in tre pezzi da' baibari fettentrionali, che faccheggiavanoRoma, Giactjue molti fecoli coperto di rovine, finche il PapaSiâoV. nel 1589 10 ^ece rialzare vicino alla Porta clel popdo per mezzo dell' architetto Fontana.
Fig. 2. Altro Obelisco già cansagrato al Sole, che dall' imperator Constantino fu recato a Roma.
Circa 3000 anni sa fu innalsato in Eliopoli d'Egitto per online delRe Raniaffe davantial paJazzo di effb. VogUono, che 20000 uouiini vi abbiano lavorato. E alto 100 piedi, e fatto d'un fol pezzo di granito. L'imperator Conftanîino il grande lo fece condurreful Nilo fi. no a Aleiïandria; ma essendo quegii dalla morte frafiornato di pro* feguirne il traiporto fino a Roma, il suo figlio Conftanzo fiai di farvelo traspoi tare, e lo fece ergere nel Circo rnaffiino. Ma pur questo Obelisco fu gettato a terra dai baibari nel quinto fecolo. Nel i5B8 fu diffotterrato per ordine di Sifto V, il quäle lo fece rialzare davanti alla bafilica di S. Giovanni laterano per mezzo deiT architetto Fontana.
Fig. 3. L'Obelisco del Circo di Nerone.
Fatto d'un fol peazo di granito rossigno, ed in ogni sua parte liscio, e fenz* bafe, arriva all' altezza di 7ß piedi. L'imperator JNerone lo fece trasportare dali'Êgitto a Roma perornarne il Circo Euovo da eilolui fabbricato. Avendo avuto la* loite degli altri d'eileie aitenato dai barbari, il Papa Sifio V nel i%6 ]o fece rialzare in mezzo alla piazza davanti alla chiefa di S. Pietro. o-e^et^. JLU^, L/ù) e€Uscoe?. J^, J^. ‘/Cf. On. ZIV sUceeM. LIV v Jfeâ rcgd lit.
Ad99998 04 037a/itaUccelli. LIV. Tom. IV. No. 35.
UCCELLI FORESTIERI.
Fig. 1. Il Calao dell' Isola di Panaja. (Buceros Panayensis.)
Il Calao, specie d'uccelli, che nella fola Africa, ed in alcune parti cleîi' Asia dimora, con un rilievo corni-forme, pöfiogli in fui becco, si distingue. Ma per quanto fucr di mifura fia grande il becco, pure è moïto leggiero. Il Calao, che qui s'appresenta figurato, o che ha la grandezza del corvo nostrala ordinario, îu scopevto da Sonnerat nell' ifoîa di Panaja. Il oolor principale delle sue penne è verdaftro nero, e quello del suo becco, ch' è vergato di folchi del color di orpimento, è bruno.
Fig. 2. L'Aracari. (Rhamphastos Aracari.)
TJAracari è del genere delle Tucane, che del pepe si cibano. Siccome il Calao suor'dell'Africa, e deir Asia non si truova, cofi l'Aracari-Tu« cana abita foltanto nelle parti meridionali d'Ame« rica, distinguendofi col suo smifurato becco, che alla pergamena fomiglia. Vive nel Surinam e nella Cajenna, ed arriva alla lunghazza di 16 pollici; il becco ne ha 4 *-. Il dosso e !e ali sono di color verde oscuro, e il petto è giallo, adorno d'una fascia roîTa. Hanno quattro dita i pièdi, due anterior!, e due ri volt© in dietro. Esto di varj frutti si autre.
Fig. 3. La Momota. (Rhamphastos Momota.)
La Momota ha appreffo poco la grandezza della gazzera. Vive folitaria nelle più fpesse felve dell' America méridionale, ove si nutre d'insetti. Ha il becco oïlatodi denîia foggia di fega. E rossigna come il cuoio la parte inferiore del corpo, « il dosso è di color bruno verdaftro.
Fig. 4. La Tucana verde della Cajenna. (Rhamphastos viridis.)
Trovafi ueîla Cajenna, ed ha la ïurghezza di 14 pollici. Ter la vaiietà de' suoi colori mérita îuogo tra gli uccelli riputati belli, 11 suo becco grofl'o e vuoto di dentro, che ha pollici 3J di lunghezza, è di coFig. 5. L'uccelo bargigliuto grigio. (Glaucopis cinerea.)
Di questo genere d'uccelli altra specie non 11 conosce suorchè quella, che qui si appresenta figurata, che nella Nuova Zclanda vive, e con i rossi bargigii accanto al becco attaccati, si distingue. E di color cenerino oscuro. Nutrefi di coccoîe, e d'insetti, che egli va cercando per terra.
Fig. 6. L'Ani minore. (Crotophagus Ani.)
L'Ani minore, detto ancor Divorator di bachi, è d'un genere d'uccelli, di cui si conoscono tre specie, e si distingue col suo becco forte, tagliente, e incurvato nella rima. Effo giunge alla lunghezza di 13 pollici, edèdi eolor nero. Cibafidi bachi, e delle crifalidi d'insetti e de' femi di vatie piante. Vive nelle'paitî interioii deli'Africa, ove irt compagnia di molti altri uccelü della sua specie ua nido smifurato coftruisce di erba fulla Mimosaavborea, il quale a un letto di paglia fomig'ia. In quelto nido commune ognvma delle feminine la sua cellina aggiufia, per poivi le ova. Pa varj viaggiatori si son contateßoo fino a 1000 si fatte celline in un sol nido.
Ad99998 04 038a/itaUccel. LV. Tom. IV. No. 36.
UCCELLI RIMARCHEVOLI.
Fig. 1. La Menura superba. (Maenura superba.)
La Nuova-Olanda, quella insigne e vasta isola dell'oceano méridionale, che in grandezza è poco inferiore all' Europa intiera, è veto paefe delle meravi«lie dell' ifioiia naturale, coine luificientemente lo dimofira quell' animal quadrupède col becco d'uccello (ornithoihynchus paradoxus) di cui si è partato Tomo lll. No. ßo. con parecchi aîtri animali, e uccelli ßngolari, che negü ultiaii tempi vi il sono ritrovati. Gl' Ingiefi in un viaggio poco sa imprefo all'interno di quella terra vi trovarono un' uccello di meiavigiiofa bellezza, che qui si vede figurato, cui si è dato nome Menura Juperba, e che fembra appartenere al genere degli uccelli de! paradifo. Eflo giunge alla grandezza della gallina domeftlca oidinaria. E nericcio il color principale del suo corpo, che nelle ali dà nel rofiigno bruno. Sono nericcie parimente le lunghe penne, che ne cuoprono le coscie, e ciocca di peluria gli fiede in cima alla te-fîa. Ma il meravigîiofo, che vi ha in questo uccello, n' è la coda. In mezzo d'efla forgono l'una in faccia all* altra duc larghe penne, che alla parte di dentro s'incarvano, e di tratti arcuati di color rancio sono abbellite. Fra le dette due penne maggiori due altre più firette s'ergono cenerognole, che ver la parte di suori s'incurvano. » Buon numéro di altre penne fottili fomigîianti a crini, e a scheîetri di foglie a queffa meravigliofa struttura di coda danno l'ultimo compimento. Del rimanente non si hà peranco avuta cognizione del nutrimento, e del modo di vivere di questo uccello.
Fig. 2. L'uccello Sarto. (Motacilla sartoria.)
Gli uccellini e i loro piccioli delle Xndie orien« tali vi sono espofti a molli periglj. Lt-scinunie arrampicandofi in fu gli albori e le ferpi avvolgendolî vi frugano ‘da per tutto, e vi forprendono le madri con i loro piccioli, di verun maie fofpettofî. Fercib la sa via madré natura a quefli uccelletti i Bernai diede l'iftinto di metterfene a coperto con varj artifizj; tra' quali il più ufato è quello di nidificare in cima a rami v. icillanti, che agli animali iapaci sono inarrivabili. Ma superiore neli' arte di cofiruire il suo nidiuccio dimollrafi Vuccello fartoi qui figurato C^O» anche lui abita» tore dell' Indie orientali. Scelta che ha una foglia caduta giù dali' aîbero, egli l'attacca ne' suoi contorni a una foglia veide, ch' èin fu l'albero, cucendovela col becco, e lervendofi di bletti fottili di piante (£)
, di modo che le due foglie hanno forma di borfa aperta. Avendola al di dentro rivefîita di bambagiä, e di piume fottili, la femmina vi pone le sue quattro ova picciole e bianche, e vi fia a covarle, da ogni'psrigüo difefa, e tranquilla.
Ad99998 04 039a/itaPiante. LXXXI. Tom. IV. No. 37.
PIANTE CHE ENTRANO NEL COMMERCIO.
Fig. 1. La Liquirizia, o Regolizia liscia. (Glycirrhiza glabra.)
La Liauirizia liscia o commune senza cultura nasce nella Spagna, Francia e Italia, e nelle contrade meridionali della Ruifia Asiatica. Per mezzo della coltivazione si è refa indigena ancora in parecchie parti della Germania, ove in più contrade della Franconia e Suevia copiofarnente vien colti-vata. EITa vuoi una terra arenofa, che perö non lia magra. La sua radice della groffezza d'un poîlice incîrca manda suori più gambi, che arrivano ail* altezza di 5 o 6 piedi, i quali nell' au« tunno muojono, e nella primavera rinascono. Nel mefe di Luglio fra le foglie pennute se n'escono i fiori paonazzi (a)
, onde si formano piccoli baccelli (70 con femenze, che alla lenticchia foiniglianq, La rädice (V)
> Cne va dïramandofi fotterra, è la fola parte di questa planta, di cui il faccia ufo. Effa è imbevuta d'una foltanza dolce, che in più malattie è giovevole. E brun a gialla al di suori, e al di dentro d'un bel coior di zolfo. Si mangia o cruda, o ridotta in fugo, che se n'eftrae per mezzo dell' acqua. Questo fugo a forza di farlo bollire in un denfo eftratto, e poi difleccandolo al foie, in un maffo nero bruno ii riduce. Querto è il famofo Sugo di Liquirizia, cite in maggior copia si apparecchia in lipagna, ove se ne sa tiaflico importante, mandandolo suori a mafïi involti in foglie d'alloro. Se ne sa ufp. principalmente nella toffe come di rimedio folutiyo,
Cne va dïramandofi fotterra, è la fola parte di questa planta, di cui il faccia ufo. Effa è imbevuta d'una foltanza dolce, che in più malattie è giovevole. E brun a gialla al di suori, e al di dentro d'un bel coior di zolfo. Si mangia o cruda, o ridotta in fugo, che se n'eftrae per mezzo dell' acqua. Questo fugo a forza di farlo bollire in un denfo eftratto, e poi difleccandolo al foie, in un maffo nero bruno ii riduce. Querto è il famofo Sugo di Liquirizia, cite in maggior copia si apparecchia in lipagna, ove se ne sa tiaflico importante, mandandolo suori a mafïi involti in foglie d'alloro. Se ne sa ufp. principalmente nella toffe come di rimedio folutiyo,
Fig. 2. Il Carrubo. (Ceratonia siliqua.)
Il Carrubo commune, che cresce all'altezza del fralhno, nasce copiofamente inlfpagna, nella Sicilia, in Egitto, nell'i fol a diCandia o Greta in terreno fafTofo. Lefuefogliuccie(£)
fempre rerdf, grolTe e liscie, sono a coppie al gambo attaccate. 1 suoi piccioli fiori rofiï (vi)
a foggia di grappoli escono immediamente de' rami. 11 frutto, offia la Carruba *)
CO che ha forma di guscio, giung^e alla lunghezza ‘di 5 b 6 pollici, ed alla groffezza del dito groflb, e ha color bruno oscuro. I granelli del ferne, di schiacciata forma, sono duri quanto un faiTo. La Carruba a cagione di suo dolce e saporito midollo serve di gradito cibo, molto ufato ne' paefi orientali e nell' Europa méridionale, e perb forma in quelle parti un importante articolo di commercio, mandandola indi diflecata per tutta l'Europa. Neil' Egitto coftumano fpremerne il dolce fugo, prima di diffeccarla, per servirfene a confettare le frutte, e per acconciarne vini dolci. 11 legno del Carrubo, ch' è fodo e bello, macchiato di rosso, lavorafi dai falegnami. Ne' paefi noitrali questo albero non attecchisce suorchè nelle stufe. *)
ïl nome di Pane di S. Giovanni Battjßa, che-in alcuni paefi le si dk, & rapporta al detto Santo, credendoü, clie egli nel delerto l'ene lia cibato. a cy ân^ât* xxfi. 3, u*4*ù*-xxrr. àfn*€*ésxxrr. kJ^^mixxti
Ad99998 04 040a/itaInsetti. XXVI. Tom. IV. No. 33.
SFINGI.
Fig. 1. Il Farfallone dell' Oleandro. (Sphinx Nerii.)
Il Farfallone deW Oleandro (C)
figurato qui nella sua grandezza naturale, deve porfi certainente nel numéro delle più belle Sfingi, che si conoscano. L'ornato de' suoi coîori consiste in striscie e macchie verdi scure come l'erba de'prati, rolBgne chiare, e pagonazze, le quali a foggia di marezzo con delicatezza vi sono ombreggiate. Il Bruco verde giallo (A~)
de! Farfallone è punteggiato e flrisciato di bianco. Ha il collo giallo d' occliiaje azzurre adorno. Quelto bruco nutrefi, per quanto si fappia, delle foie foglie d'Oleandro, arboscello dell' altezza di 6 b Q piedi, il quaîe senza cultura cresce nelle Tndie orientali, ne nella Germania alligna suorchè negli fianzoni, bve affai di rado accade, che nel colmo del calore eftivo vi si trovi questa forta di bruco. Quindi è, die leFarfalle dell'Oleandro, le quali da quefîi bruchï provvengono, da* dilettanti a caro prezzo son pagate, per confervarle come ornamenti vera» mente pregevoli neue loro raccolte. La Crifalide, (ij), che è grande, e di color brunotto chiaro, e giallo, giace fotterra senza alcun iilato.
Fig. 2. La Farfalla dell' Esula. (Sphinx Euphorbiae.)
Il Bruco della Farfalla delV Efula ne' niefi di Liuglio e d'Agofio trovafi frequentemente in fu l'Efula (Euphorbia Efula)
, onde foltando ritrae il suo nutrimento. Il suo color principale è il nero. Gli scorre poi per la schiena una striscia rolTa, ed i fianchi son punteggiati di bianco. Ve« défi qui in grandezza naturale figurato non folo il bruco, ma ancora la farfalla, e la ciifalide. Efib dopo qualche tempo s'involge in un filato entro terra logora, e trasmutafi nella crifalide grigia bruna (Z»)
Il bruco per tutto l'invertio refia nel suo invogüö, ne la screziata farfalla prima della fufleguente primavera fene fviluppa (c\ Le ali superiori son di colore giallognolo e verde oliva» stro, e orlate di bianco; ed hanno color di Rosa le ali inferiori fino alla giuntura, ove sono nere. Nel mefe di Giunio questo parpaglione in fui crepuscolo va aggirandofi frequentemente attorno al caprifoglio, e ad altri frutici fioriti, e in aria fo* fpefo colla proboscide ricava il dolce fugo dai fiori, dove si pub prendere facilmente.
Ad99998 04 041a/itaMiscell. XXXVIII. Tom. IV. No. 39.
GROTTE FAMOSE.
Fig. 1. La Grotta di Posilippo.
Ualla parte occidentale di Napoîi fu la Rrada, che da quella capitale dell Italia inferiore couduce âPozzuoli, incontrafi una rnaravigliofa Grotta, che traverfando il monte Pofilippo, ne vien denominata, EiTa è rimarchevole per aver pertiche 563 di lungliezza, 50 di altezza, e 18 di larghezza, e per eflere fçavata per mano d'uomini da parte a parte pel mezzo del monte Pofilippo, compofio di tufo vulcanico. Non si sa più il tempo, quando cib fia accaduto. Per questa Grotta passa la strada più frequentata, clie da Napoli conduce a Pozzuoli; onde di continuo è coperta da gente a vettura, a cavallo, e a piede. Le vetture, che vi vanno, e che ne ritornano, sono tenute a passarvi pe' lati oppofîi, per scanfare, quanto piû si poffa, i difordim. Dalle euardie, che all' una e all'altra vsçita dimorano, i paflagg'ieri comprano fiaccole e torcie accefe, per evitare ogni periglio nel bujo della Grotta. Il lume delle torcie, che per l'alta e scura volta scarfameiite si dirfonde, lo strepito delle vetture e de* cavalii, le grida de' muîattieii formano un mescuglio di fracaifo, che sa una strana impreffione. In mezzo alla Grotta trovafi una cappeîlina della Madonna, alluminata colle lemoiine de' palTagieri.
Fig. 2. La Grotta del cane presso Napoli.
PalTata nel venir da Napoli la Grotta di Pofilippo or ora descrîtta» si arriva all' ameno lag© d'Agnano, onde 20 paffi discofta in un ripido ammalTo di scogli è situata la famofa Grotta del cane, formata dalla natura, che ha piedi 10 di lunghezza, 21 di larghezza, e 9 incuea di altezza. Dal suolo terrigno deila Grotta di continuo-forge^un aereo invifibile alito, al quale i chimici danno il nome di Acido di carboni, o di Acido aereo, che ogni lume accefo fpegne, ed ogni animal vivente, che l'imbeve, in pochi minuti furfoga. Querto vapore efiendo molto più pesante dell* aria ordinaria, forma una falda aerea, che per lo più non s'innalza oitre 203 paffi dal suolo. Quindi è, che mentte falvi entro vi paffeggianc gli uomini, i cagnolini, che vi si conducono, sono prefi tantofio da veementi convulfioni, e ne refiano fuffogatî dopo alcuni minuti, qualora s'indugia a portargli suora all'aria scoperta-e a tufFargîi in acqua fresca. Un uomo, che abita aecanto alla Grotta, e che neîF introdunà i forefiieri serve di guida, tiene fempre alcuni cani, a far questo crudel lag. gio deltinati. - Indi la Grotta ebbe nome. Abbiatno pure nella Germania una Grotta naturale, che i medefimi fenomeni della Grotta del cane, ch' è prefio Napoli, dirnoitra. EiTa si truova vicina ai famofi bagni di Pirmonte, nornata DunfihöhU. (caverna vaporante.)
Evvi un piccol tempio fopraedîficato, ne vi si arriva che scendendo parecchi gradini.
Ad99998 04 042a/itaMiscel. XXXIX. Tom. IV. No. 40.
CORSE DI BARBERI IN INGHILTERRA.
JL ra* prediTettî Divertimenti degî' Tnglefi ïian luogo le icominefTe per cofe di vario génère, e per facilita>le trovanfi in Lundi a fiabiliti ioittoj, ove si Gontrattano. Ma delle occafioni, onde a contrattar scommesse sono stimolati, !epiù notabiti iono le famofe coi le diBarberi, divertimento che per tulta i'Inghilterra appalfionatamente si ama. Si fa, ehe gl* Tnglefi lianno grandemente peffezionata Tarte di tener razza de' cavalli, e che indt dal congiungimento di fiallone arabo con cavatîa inglefe una dtfiinta generazione di cavalli è nata, che ai Corridori di palio, o Barbe: i d'Italia corrifpondono, ed ogni altio cavailo in velocità del corfo forpassano. Un tal corridore inglefe trovafi figurato
le trovanfi in Lundi a fiabiliti ioittoj, ove si Gontrattano. Ma delle occafioni, onde a contrattar scommesse sono stimolati, !epiù notabiti iono le famofe coi le diBarberi, divertimento che per tulta i'Inghilterra appalfionatamente si ama. Si fa, ehe gl* Tnglefi lianno grandemente peffezionata Tarte di tener razza de' cavalli, e che indt dal congiungimento di fiallone arabo con cavatîa inglefe una dtfiinta generazione di cavalli è nata, che ai Corridori di palio, o Barbe: i d'Italia corrifpondono, ed ogni altio cavailo in velocità del corfo forpassano. Un tal corridore inglefe trovafi figurato
Fig. 1. L'origine Araba d'eifo manifeftafi dal brio degli occhi, e dalle larghe narici; et le alte e sveite gaaibe la velocità del coifo a prima vifta dimostrano. Se ne trovano d'ogni forta di mante'îo, fegnalandofi tutti pelco'aggio, e ai dire, e per la durata loro Le immagini de' più famofi. s'incidoao in rame, ed i fatti loro da per tutto si celebrano nelle gazzefte La loro genealogia al pari di quella de' cavaHi arabi in ferie continuata ii defenve. Sono di altiffimo prezzo. Se ne ha efemp.) di corridori comprati aï prezz^ di 1000 lire fierUne, cioè oltre 6000 talleri, La lo o velocità ipeffo si acrofta a quel!a del vento. 11 famofo corfiere di Childers, ch« circa 40 anni sa moii, corfe lo fpazio di piedi Qz § in un minuto fecondo, e in tempo di 6 minuti primi, e 40 fecoudi fece il giro del corfo di Niewmarcket. (ove ne' mefi d'Aprile « d'Oftobie si corre il palio.)
che sa circa tre quarti ai uaiglio tedesco, cioè 4 miglia d'Inghikerra.
Fig. 2. Descrizione delle Corse di scommessa.
In trenta diverfî luoghi d'Inghiîterra ß fanno Corfe di cavalli in tempo d'eitate fu piani foffici e alquanto arenofi, che a tal fine a bella pofia £1 mantengono (race grounds)
Vicino alle molfe vi ha un edifizîo (die Stewards box~)
y ove i direttori dalle corfe h trattengono (the Stewards)
Tvi si repifbano i nomi de' cavalli corridori, e le feommeffe, che sovente sono di alto pregio, 11 campo dove H tien rarriera, per lo più ha forma-dî cerchio, ovvero obblunga, di modo che i cavalli al luogo ritornano, ove si son date le molfe. Il corridor che è il primo a passar la meta, è riputato vincitore deila prima corfa (beat)
Terminata questa h difelîano, e si ripnliscono i cavalli, e dopo un* ora vi [i riconducono, per imprendere la féconda corfa. Se il vincitor della prima vin ce ancör la féconda, effo ne riporta il piemio, ed e finito il corfo. Oltre la féconda corfa suole anco imprenderfi la terza. Coloro, che cavalcano i corridori, detti ia italia fantini, in inglefe jockeys, convien che fieno leggieri di persona; onde quelü che sono per servire in una corfa, prima si pefano infieme con la felîa, e con la cigna da fermarla. A quei che sono più leggieri, si riempiono le tasche di pioinbo, quantobafta per ridurgli a pefo uguale a quell« degli aitri. Le corfe si fanno ordinariamente 2 o 5 giorni, e non di rado vi si trovano 40 0 50 mila spettatori. / (Jùtwitia^. LJrI. / M, -*
Ad99998 04 043a/itaUccelli. LVI. Tom. IV. No. 41.
PICCHI ARRAMPICATORI, E COLIBRI.
Fig. 1. Il Picchio beccamuro. (Certhia muraria.)
Jl Picchio Beccamuro è del genere del Picchio arrampicatore degli alberi, dalquale differisce per l'arrampicarfi che sa con egual preftezza all'in fù delle muraglie, per andare a ricercar ragni e altri piccoli insetti, onde si cibi. Qlieft, o bell" uccello vive affai folitario in Italia, nella Francia, e nella Germania di mezzo, nidificando entro le fesfure delle mura, nelle cavità degli alberi, e in preferenza ne' ripoftigli délié off a de' morti de' chniteri entro a cranj vuoti, onde dal volgo della Germania chiamaiï anco Uccello de' morti (Todtenvogel)
Non forpassala grandezza del pasfere.
Fig. 2. Il Picchio verdebruno. (Certhia obscura.)
Questo avvenente uccello vive nell' ifole di Sandvic del mare pacifico, ove gl' isolani s'adornano delle penne verdibrune d'effo. E rimarchevole questo uccello pel suo becco falcato, e per la lingua, che ha pilofa a foggia di fetola, di cui si serve parte per cavar gl'mfetti dalle feffure degli alberi, e parte per traire il Ingo melato da' calici de' fiori.
Fig. 3. Il Picchio azzuolo. (Certhia cyanca.)
Vive nell' America méridionale. Sue penne di risplendente color' azzuolo lo mettono nel rango de' più begli uccelli americani. Cibafi parimente d'insetti, e del fugo de' firok
Fig. 4. Il Cardinale. (Certhia cardinalis.)
Questo bel picchio, che trovafi nell' ifole deir oceanu méridionale, ha nome dal magnifico color roiio di sue penne, rilevato aiïai dal nero delle aie, e della coda. Non si nuire; come gli altri picchi, d'insetti, ma foltanto del fugo de' iiori.
Fig 5. Il Colibri ornato. (Trochitus ornatus)
Fig. 6. Il Colibri Rubino. (Trochilus moschilus.)
Già nel primo quinterno di quest' opéra iconografica s'è data notizia de'Colibri, di tutto il regno degli uccelli i più begli ed i più piccioli, de' quali vene sono più di 70 specie, che vivono tutte nelle più calde regioni dell' America, delle Indie orientali, e dell' Africa, nntrendofi del fugo melato, che da' calici de' fiori col tenero lor beccvxcio attraggono. Le due specie nuivi fïgurate, che in. lunghezza non oitrepassano tre poil ici, più degli altri Ion rimarchevoli per labeliezza delle penne. Ouella di Fig. 5. chiamafï Colibri ornato, a cagione de' vaghiiïimi pennacchi, che le di lui guancie, e la testa adornano, e quell' altra di Fig6. Rubino, per avère il collo e il capo adorm del risplendente color di rubino. L'una e 1 altra di queste due specie vivono nella lola America méridionale.
Ad99998 04 044a/itaPiante. LXXXII. Tom. IV. No. 42.
PIANTE MEDICINALI E DI TRAFFICO.
Fig. 1. La Cicoria. (Cichorium intybus.)
i-'a Cicoria è planta médicinale, che nella Germania nasce felvatica preffo le vie, accanto a' campi lavorati, e fu le montagne. Ha le foglie strette e meriate, e produce be3 fiori a stella del color turchino sbiadato. VE pianta di due anni, le di cui foglie e le radici fervono di civaia. Ma le radici d'effa da qualche tempo si Ion refe rimarchevoli ancora fra le piante di traffico, per l'ufo, che qua si generalxnente le ne sa in luogo del Caffè; onde è awenuto, che la Cicoria ne' giardini e campi studiofamente si coltiva, e che indi le sue radici riescono più groffe e più polpute. Queste nel ternpo d'autunno si scavano, e ripulite, e fmiiiuzzate, ed a guifa del caffè abbruftolite si macinano, e vendonfi in piffidi di piornbo racchiufe. In questo modo la Cicoria ormai nella Germania forma un articoîo conuderabile di traffico, maffimamente nella Saiîonia infe» riore per mezzo di groffe fabbriche, che cofd se ne sono Habilite.
Fig. 2. Menta-pepata. (Mentha piperita.)
La Menta pepata non na«ce al pari delF altre specie falvatica nella Germania, come in Inghilterra; ma vi si coltiva negli orti, ove pure aile più fredde invernate refifte. ‘Ebasco frutice, il cui gambo non forpassa l'altezza d'un piede, e in cimi produce fiori bianchi turchini. Le foglie verdi di essa hanno un odor grato e forte, ed un sapor aromatico bruciante, onde stimafi rimedio efficace per confortai-lo stomaco, il quäle tofto che s' è prefo, per tutto il corsDO un erato caiore diffonde
Ad99998 04 045a/itaVermi. V. Tom. IV. No. 43.
ZOOFITI, 0VVERO PIANTANIMALI.
JNellä formazione degli animaîi l'ultimo luogo fra ïvermini occupant) i Polipi, detti gia zoofiti o Pia'ntanimali, formando effi per cosi dire il punto di mezzo, onde dali' eifere di animale si sa passaggio a quello delle piante. Moite Ipecie di quèfti viventi acquatici in cafuccie a pietra fomiglianti abitano racchiufe, ferîza diftaccarfene mai. Eccone alcune nella presente Tavola.
Fig. 1. La Tubolaria magnifica. (Tubularia magnifica.)
La Tubolaria è una Ipecie di vermi gelatin ofi, che vivono parte nel mure, e parte nelîe acque dolci. Effaè fornita di braccia pinnofe, e con la parte inferiore Ità fiçcata in un tubo raffomigliante al corno. Una delle Ipecie più belle e grandiofe si è la Tubolaria màgnifèca, che nella Fig. 1. qui s'appresenta. Ella si truova eutro i cavernofi scogli dell' ifoie a'mericane. Il corpo tubolofo e incischiato d'effa termina in una ciocca di filamenti bianchi e rossi, disuiegata dal verrue a foggia di aftere, qualora ai di suori si truova in si euro; fospettando perô il menomo periglio, la ciocca de filamenti riftrigne, e va ritirarfi in fretta nel suo cavernofo ricovero.
Fig 2. L'Aicionio, ossia Dito marino. (Alcyonium digitatum)
Alciomo chiamafi quella loftanza fungola 0 fugherofa, fparfa nella luperficie di piccioli fori, onde eleono i Polipi abitatori d'effa. La Ipecie qui defegnata, che alle coite dell1 Inghilterra s'incontra, Dito raarino si denomina dalla fomiglianza che ha delle dita dell* uomo, 1 diti marini trovanfi fpeffo attaecati ad altri corpi marini, per efempio a'gusci d'oltrica, come nella presente figura. La loro luperficie rolîa bigia è coperta di stelline di otto punte, come megiio si vede nella Fig. b. Delle aperture di quelle stelline efeono i Polipi, forain di olto braccia, dail' una e dall1 altra parte pinnole, o le li voglia, di corti filetti dotate.
Fig. 3. La Corallina. (Sertularia scruposa)
Le Coralline aneh' elle fervono di ricettacoli a' Polipi, e lou comporte di loftanza Cornea, e pietrofa, organizzata a foggia di rami. Elfe formano una Ipecie numéro fa. Quella, che quivi Fig. 3. (A) viene appresentata in grandezza naturale, di prima viiïa si riputereb* be pianticella tenera; aggrahdila pero (3) che iï è, chiaramente vi si feorgono i cafamenti bianchicci e ramofi di pietRosa e fragile foltanza, i quali al di dentro son divifi in cellule, abitate da una fpeêie di Polipi, che'le n'escono per i fori de' lati appianati.
Ad99998 04 046a/itaMiscell. XL. Tom. IV. No. 44.
COSE MEMORABILI, PROVVENIENTI DA VOLCANI DELL'ITALIA INFERIORE.
Fig. 1. La Zolfatara.
La Zolfatara è una stretta valle poco diftante da Napoli, che ha circa 500 paffi in larghezza, e 800 in lunghezza, pofta fra scoscefi dirupi, e nata probabilmente da un Volcano fubbiiïato. Elia pub chiaraarfi grande officina, ove la natura forma il zolfo e il fale armoniaco, poichè questi due prodotti vi si formano di continuo e in gran copia de' vapori volcanici. Il terreno vi è da per tutto caklo, e in parecchi luoghi cocente. In più luoghi ne sorgono groffi vapori di zolfo, maffimamente da un' apertura (No. 3.) che si truova. in una delle estremità della valletta, ove tali vapori se n' escono con strepito, e levandofî in aria, di notte risplendono. Attaccanfi lo zolfo, ed il sale armoniaco a' lati di questa buca, i quali, raccolti cpfti, si trasportano nella fabbrica (No. 1.) ove si riducono a perfezione. Tutto il terreno della Zolfatara è bianco, ed è compofto di vari minerali. EJÎo tréma e risuona, quando si calpefta, e chi vi si corica, vi ode uno strepito e nia fibilo fomigliante a quello dell' acqua bollente. Dalla parte settentrionale della valletta cotali acque fotterranee se xi escono, che per un' oscuro fondo scendono in forma di puzzolente ruscello. Dalla parte di levante vi lï vede wu. laghetto, nel quale l'acqua di continuo agitata sa bolle, come l'acqua bollente, bencliè il caloie di essa non fia da tanto. Tutti questi fenomeni provvengono da suochi fotterranei, gli effetti de' quaii ben si fentono in questi contorni, senza proromperc in fiarnme.
Fig. 2. Veduta di Stromboli.
Stromboli e una delle Ifole di Li pari trà Napoli e Sicilia, quafi tutta compofia d'un1 altä montagna, che in forma di cono forge dal mare, e dalla sua cima fin da tempi immemorabili a modo di Volcano (N. I.) tramanda fummo e fiamme. Fer quanto questa iloletta di lontano comparisca deferta, pure a mifura ch' uno s'avvicini aile sue cofte, a pie della montagna scorge café disperfe, crti fruttiferi, e vigne, di modo che gli abitanti, 1500 in circa di numéro, yivono per cofi dire in mezzo a suochi, che di fopra' e di fotto a me défini i ardono, ad onta delperiglio, alquale s'avvezzano; poiche talora anco dal pie del monte tra le cale e gli orti in più luoghi (N. 2.) provonipono fiamrne dal terreno. Il morcadello e la mälvagia, che queito terreno, d'inefaufta caluria dalla natura fornito, produce, è dire modo eccellente.
Ad99998 04 047a/itaRose. IV. Tom. IV. No. 45.
ROSE DI VARIA SORTI.
Fig. 1. et 2. La Rosa porporina semi-piena. (Rosa holoserica purpurea flore semipleno.)
JNel quinterno LXIV. Tavola 20, descrivendo la Rosa porporina ripiena, abbiamo già fatta menzione di questa bella specie di Rofa. Effendo della medefima specie di quella, non ne differisce ne di foglie, ne di legno;, mà il taglio, e il cespo di essa è più forte e più cqmpiuto, e il iïore più vivo, e'più risplendente. La detta Rosa fra tutte le altre specie ha questo di fingolare, ch'ella verfo fera mezzo si feria e le sue verdi foglie illanguidiscono, dopo che nelle oxe di mezzodi, e al pieno lume del foie si è mostrata col iïore aperto, e con le foglie verdi ritte. Onde si vede) che verfo fera foccombe al cosi detto Jbnno delle piante, il quale ffervafi in più vegetabili. Perô l'appreientiamo qui nell' uno e nell' altro stato, cioè col. fiore intieramente di fpiegato e in tutto il suo luftro nelle oredi mezzodi (Fig. 1. ,)e col fiore lucchiufo e con le foglie verdi languide e pendenti in giù'verfo fera, foccombente al fonno delle piante (Fig. 2.)
Ad99998 04 048a/itaUccelli. LVII. Tom. IV. No. 46.
ZIGOLI DI VARIE SORTI.
1 Zigoli formano un numerofo genere d'uccelh, che comprende circa 80 specie, tra le quali vene sono delle belle, maffimamente ne' paefi efteri. Effi si nutrono di granelli, e d' insetti. Nella Germania non ne abbiamo più di 9 specie, delle quali quelle, che feguono, sono le più notabili.
Fig. 1. Il Zigolo pagliato. (Emberiza citrinella.)
Il Zigolo pagliato è noto ad ognuno, poichè in iempo di state gli orti, e d'mverno i villaggi e cortili delle café fréquenta. E" della grandezza d'un paffere, donde si distingue pel color giallo delle sue penne, che lo rende hello. Nella primavera è il primo degli uccelli, a far fentire il suo canto.
Fig. 2. Lo Strillozzo. (Emberiza milliaria.)
Lo Strillozzo forpafîa tutte le altre specie del suo genere in grandezza. 11 color bruno scuro delle lue penne gli dà poca gradita vifta. Vive folitario nella campagna, e accanto aile vie, ed è talmente iniïngarlo, che sovente delle ore intiere palîa fedendo in un faifo, o in una zolla di terra. Nidifica fra l'erhe di fotto alle macchie. Neil* autunno egli palîa in paefi più caldi, e talvolta rimane anco nella Germania, ove con i Zigoli ha la forte di effer prefo. La sua came è tenera e saporita.
Fig. 3. L'Ortolano de canneti. (Emberiza Schoeniclus.)
L'Oitolano de canneti è molto più piccoîo delle due specie fuddette. Le sue penne brune e srigie !o rendono difavvenente. Vive a torme ne' canneti, e si pasce di ferai, di canna, e d'infeiti acquatici. Somigliando al paffere fra tedelchi volgarmente si chiama (Rohrfp. erling)
Paffere àë1 canneti. Ha la voce stridula, onue ne' canneti attruppato sa gran rumore. D'inverno palîa in italia, e se ne ritorna poi per nidificare nella Germania. E saporita lit, sua carne.
Fig. 4. L'Ortolano. (Emberiza hortulana.)
L'ortolano è molto men fréquente nella Germania, che neile parti meridionali d'Europa, ove in Italia, e nella Grecia, maffimamente nell' isola di Cipro vive in gran frequenza ne' campi feminati di miglio. E célèbre par la gran delicatezza della sua carne, che si reputa più saporita di quella di tutti gli altri uccelli. Quindi è, che in Italia e nell'isola di Cipro se ne prendono moite migliaja, per mandarli in altri paefi, impacchettati in caflette e botticelli, ove si pagano a caro pvezzo. L'ortolano è capace d'impinguarfi tanto in urt fol giorno, che pare ui-gruppo di graflume.
Fig. 5. Il Zigolo di Siepe. (Emberiza claeathorax.)
Que(ta bella specie di Zigolo è più fréquente ne' paefi più caldi d'Eiuopa, per eiempio in Italia e nella Francia, che in Germania, onde se ne parte nell'autunno. Nutrefi di bruchi e femi, e sua carne è saporita.
Fig. 6. L'Ortolano di neve. (Emberiza nivalis.)
Ouefîo uccello dimora foltanto nelle più fredde regioni d'Europa, e d'Asia lïno al cerchio polare ne con gli altri uccelli di paiiaggio viene in Europa, suorchè ne' più gran rigori d'inverno. Somigha al Zigolo pagliato m grandezza, ne da effo differisce molto nel colore, e nel modo di nutrirfi. E molto rieercato per la sua carne i'aporitiffima, e preio si vende per ortoiauo.
Ad99998 04 049a/itaPiante. LXXXIII. Tom. IV. No. 47.
FRUTICI CHE PRODUCONO BACCHE.
Fig. 1. La mortella. (Vaccinium myrtillns.)
-L^a Mortella frutice, che appena arriva all'altezza d'un piede, meglio attecchisce fra l'erica e tra gli alberi refinofi radamente piantati. Produce fïori roffigni bianchi, e bacche turchine scure, di sapore dolce piccante e grato, le quali si mangiano crade, o cotte, oppure feccate s'adoperano a dar colore, o a rinforzare i vini debboli rossi della Francia. Quindi è, che groiss carichi di questi mirtilli, come articoio importante di traffico, dalla Germania vengono anrmalmente trasportati in Francia per la via d'Amburgo e di Brema.
Fig. 2. Il mirtillo rosso. (Vaccinium vitis idaea.)
11 frutice del mirtillo rosso nacce, sovente frammischiato con la mortella, ne' boschi della Germania, e rai'fomiglia moltiffïmo al frutice di quella, dal quale si distingue, per eifere il suo frutice più tenero, e più piccolo, non oltrepassando un palmo d'altezza, e per il color rosso chiaro delle bacche. Il fugo d'esse è aromatico, e talmente acerbo e brusco y che non pofiono mangiarfi crude. Ma cotte e condite con un poco di zucchero divengono un cibo saporito, falubre, e rinfrescante, folito mangiarfi a tavola con l'arrofto. Nella Ruffia e Siberia se ne sa una bevanda forte, molto saporita, e rinfrescante.
Fig. 3. L'Ossicocco. (Vaccinium oxycoccos.)
L'Officocco è un prodotto de' più rimoti paefi fettentrionali, per efempio, della Lapponia, Ptuffia, e Siberia in luoghi paluftri, e compofti di turfa £ra il muschio, ferpeggiando per terra. Ha il fiore picciolo (Fig. a.) e le coccole (Fig. b.) di color rosso. Ma queste fano di si agro e acerbo sapore, che non si poffono mangiàre. Nella Svezia e Ruffia si mangiano condite, e fene apparecchia una bevanda affai forte.
Ad99998 04 050a/itaPesci. XXXIII. Tom. IV. No. 48.
PESCI LORICATI.
1er difendere i pesci dalle aggreffioni de' loro nemici, parecchie specie d'eilï dalla natura sono armate di loriche, fatte o d'offo, o di scaglie. Eccone aie uni degli abitatori dell' acqua loricati, nella presente tavoia. diformi, ed ogni feaglia particoîare è fornita d'un puxigolo di punta tagliente. Le pinne larghe d'ei'fo sono macchiate di color lionato chiaro e oscuro. Arriva alla lunghezza d'un pie e mezzo.
Fig. 1. Il Lucio Loricato. (Esox osseus).
Questo pesée, che vive ne' fiumi e laghi dell' Indie orientali e occideutali, arriva alla lunghezza di due o tre piedi, e si nutre di altri pesci, che va predando. Le saporite sue carni fervono di cibo ricercato. La forma efterua lo rende riraarchevole. Aliunganfï le di lui mascelle a foggia di becco, e sono di dentitrincianti fornite. Armato è pure tutto il corpo di foda lorica di feaglie, che contre gli altri pesci aggreffori lo difeude. Queste feaglie Iono di tre forte; avendo quelle della fehiena la forma compita di cuore, mentre quelle de' lati sono quadrangolari, e quelle della pancia cubiche. E' inoltre il primo raggio d'ogni pinna di forti pungoli armato.
Fig. 2. Il pesce Plecostomo loricato. (Loricaria plecostomus.)
Questa bella specie di pesce loricato di color d'arancio ritrovasi nelle acqvie dell' America méridionale. Ev offuto il capo di effo nelia parte di fopra, e nella parte più baffa, ove si allarga, è morbide e grinzofo. Ogni lato di efi'o è coperto di quattro ordini di feaglie feu(Cataphractus costatus)
Questo pesce vive ne' mari e fiumi dell' Indie Qrièôtali e dell' America méridionale. Due ordini di piaftre larghe gli cuoprono il dosso, ognuna delle quali è fornita d'un forte uucino. Sono annale le pinne anteriori di pungoli a foggia di fegà. La tefia appiattata ch' è coperta d'un' invoglio offuto, ha fei barboline. L'armadura di qüefto pesce è fat ta davvero, per incutere fpavento. Non v' è pesce, che gli si accofti, e fiao i pescatori con gi-an cautela lo disciolgono dalle reti (ove dagli uncini rimane intrecciato) falfamente credendo, effere invelenate le ferite, cagionate da pungoli di el'fo.
Fig. 3. Il Pesce ricoperto de piastre. (Cataphractus costatus).
Fig. Il Corazziere punteggiato. (Cataphractus punctatus.)
Il Corazziere -pnnteggiato vive ne' fiumi del Surinam. Tutto il corpo n'è coperto di quattro ordini di feaglie larghe e gialle, le quali nelP orlo loro più baffo sono addentellate. Ha le pinne punteggiate di ne o. E punteggiata pure la testa dura di effo. La lunghezza di questo pesce non oltrepaiïa un piede.
Ad99998 04 051a/itaAntichità. VIII. Tom. IV. No. 49.
LA LIZZA DEL CORSO DE' COCCHI DEGLI ANTICHI ROMANI.
vTli anticlii non uf. irono fare i loro giuochi del corfo in campo aperto, come fanno gl' Inglefi /"ma entro il recinto cli magnifici edifizi pubblici, che racchiudevano la vafta piazza pubblica, aggiuftata a tali giuochi, \ dette Circo, il quale quivi, Fig. 1. Pappresenta; e ve ne furono parecchi neu' antica Roma.
Fig. 1. Il Circo degli antichi Romani.
Il Circo era un edifizio di forma quadra oblunga, éccetto chè l'uno de' due lati stretti, ch' èra ritondo, attorniato al di dentro cli panche o fedili di pietra pel co. modo degli spettatori. Il vafto fpazio racchiufovi era deftinato al corfo de' cavaUi e cocchi, aile gare de' scherrnidori e lottatori, aile caccie délié fiere, e ad altri simili giuochi pabbiici. Al di suorj avea tutto all'inîorno portici, inFig. 2. La Quadriga.
Coloro, che gareggiavanonel corfo de'cocchi, eran divifi in più fazioni, o parti diftinte pel colore de' loro veftiti. Colui che quivi f'appresenta. è della fazione verde. A veau cinti di strisce di cuojo i fianchi e le braccia. Fràno per lo più cavalière, o altri giovani romani di rango. Stritti bafti cocchi i aperti per di dietro, e lirati da due, tre o quatiro cavalii, che v'erano attaccati l'uo allato de]1" altro, onde il cocchio avea ïiome di Biga. Triga, o Quadriga. Chi più prefto finivP i fette giri attorno alla Spina, e prima di tutti raggiungeva e con un falto faliva la Meta, poita di rimpetto alla loggia del)' imperatere, come vincitore otteneva ima palma, o ghirlanda, o corona, o altro diftintivo d'onore.
Fig. 3. Timone e Giuogo del cocchio.
Non folo la cacetta e le ruote del coccliio eranriccamente ornate, ma ancora il timöne, il quale folea effere adorno d' un capo di montone di bronzo. Vi si fermava ancora il doppio giuogo di ferro, al tergo d' ambidue i cavalii, e fofteneva il timone del cocchio, e forfe ferviva ancora a tirare il cocchio leggiero,
Fig. 4. Il Vincitor coronato.
Non folo il vincitore nella corfa del cocchio confeguiva l'onore della palma, del fer* to, o della corona, ma ancora le teste de cavalii d' effo ornavanfi di palme. Furono conlaîe ancor medaglie in onor de' vincitori, come cib dimostra 1'antica medaglia di bronzo, che quivi abbiamo aggiunta.
Ad99998 04 052a/itaPiante. LXXXIV. Tom. IV. No. 50.
PIANTE RIMARCHEVOLI DI TRAFICO.
Fig. 1. L'Albero della Gomma elastica (Caoutchouh.). (Hevea Guianensis.)
\>uefto albero degno di rimarco è quello, che ci dà la cofï detta gomma elafîica, la prima notizia della quale sa dada agit Europei nel 1736 dal célèbre viaggîatore de la Condamine. Effi crefee neli' America méridionale, e forma un genere particolare di piante. Il suo fufto oltrepalTa 60 piedi d' altezza, ed ha 3 piedi di grofi'ezza. Le lue foglie, trilobate sono in cima ai rami, fornite di lunghi pedicciuoli, tra' quali esconoiluoi piccoli iïori giallognoli a grappoli. Il frutto che produce, consistein unagrancapfoladura, intre fpartimenti divifa (Fig. b) ognun de' quali tre granelli grigi di lerne racchiude, (Fig. c). Da una incilione, che si faccia nella corteccia, se n' eice un fugo bianco ceme il latte, il quale, rasciugato, fene il liquido dall' aria, trasmutafi in ragia tenace, ch' è la famofa gomma elaftica, rafl'omigliante a cuoio bruno, di prodigiofa elafticità fornito. Effendb molle da bel principio, e capace di qualiïfia forma, gli Américain ne rivefiono fïaschetti di terra cotta, e rafeiugata che ne hanno la vefte al suoeo, rompono la forma di dentro, e ne gettano suori i minuzzoli pt-r la buca del collo. Quindi è, che la gomma elaftica non si manda ïn Europa, le non nella forma di fiai'chetti l'omiglianti alla pera.
uefto albero degno di rimarco è quello, che ci dà la cofï detta gomma elafîica, la prima notizia della quale sa dada agit Europei nel 1736 dal célèbre viaggîatore de la Condamine. Effi crefee neli' America méridionale, e forma un genere particolare di piante. Il suo fufto oltrepalTa 60 piedi d' altezza, ed ha 3 piedi di grofi'ezza. Le lue foglie, trilobate sono in cima ai rami, fornite di lunghi pedicciuoli, tra' quali esconoiluoi piccoli iïori giallognoli a grappoli. Il frutto che produce, consistein unagrancapfoladura, intre fpartimenti divifa (Fig. b) ognun de' quali tre granelli grigi di lerne racchiude, (Fig. c). Da una incilione, che si faccia nella corteccia, se n' eice un fugo bianco ceme il latte, il quale, rasciugato, fene il liquido dall' aria, trasmutafi in ragia tenace, ch' è la famofa gomma elaftica, rafl'omigliante a cuoio bruno, di prodigiofa elafticità fornito. Effendb molle da bel principio, e capace di qualiïfia forma, gli Américain ne rivefiono fïaschetti di terra cotta, e rafeiugata che ne hanno la vefte al suoeo, rompono la forma di dentro, e ne gettano suori i minuzzoli pt-r la buca del collo. Quindi è, che la gomma elaftica non si manda ïn Europa, le non nella forma di fiai'chetti l'omiglianti alla pera.
Fig. 2. L' Albero della gomma arabica ossia la Mimosa del Nilo. (Mimosa nilotica.)
La Mimosa del Nilo è quel!' albero, che ci provvede della famofa Gomma arabica, Questo albero crei'ce falvatico nelle aride regioni dell' Arabia, d'Egitto, e di tutta l'Afnca, e giunge a una grandezza considerabile. Ha le foglie tenere e doppiamente pennate come l'Acacia (Fig. A), fiori di forma ffeiica (Fig. B.), baccello lungo arcuato e bruno, che contiene i femi di forma ovale, ovvero fave. La Gomma arabica naturalmente cola suori dalla corteccia di quest' albero, e vi fi. forma in gruppi della grofi'ezza di noce, come la gomma del cirieggio. SE di color bianco, giallo, e bruno, si difeioglie tutta nell' acqua, e trafportafi ne' paefi nostri per mezzo del commercio di Levante. Sene sa ufo fréquente dall' arte medica, da' pittori, e nelle fabbriche di fêta, ond' è articolo importante del traiïco.
Ad99998 04 053a/itaUccelli. LVIII. Tom. IV. No. 51.
UCCELLI NOTABILI.
Fig. 1. Il Rè dé pigliamosche. (Todus regius.)
uefto bell' uccello vive nell' America méridionale. Ha il becco appiattato, oncle in tedeseo chiamafi Plattschnabel, e si nutre d'iufetti. J suoi coftumi son poco noli. La sua lunghezza arriva a j pollici incirca.
Fig. 2. Il Pigliamosche col becco grosso e largo. (Todus macrorhynchus.
Questa specie di pigliamosclie è più grande di quella della Fig. précédente, avendo 3 pollici di lunghezza. Vive anch' el'fa nell' America méridionale. Il coior delle sue penne e nero lucente, e rossigno. Dalle aie pendono alcune penne bianche, che gli danno \nx vago afpetto. JJJ-piaftra e un genere d'uccelli. , che per la vagnezza delle penne contanfi tra' più belli. Le varie specie di questo genere vivono per lo più ne' paefi più caldi del mondo, e nutronfi principalmente d'api e vespe, onde hanno nome.
Fig. 3. L'Apiastra commune. (Merops apiaster.)
L'Apiaftra commune vive in Europa, e fino in Germania. Ha 12 pollici di lunghezza, e per la vivezza de' suoi colori annoverafi tra' più vaghi uccelli d'Europa. Suole annidarfi nelle rive più alte de' fiumi groffi, e portafi fpeffo in piccole brigate di 10 b 12 capi fino a' confini della Germania settentrionale. E saporita la sua carne.
Fig. 4. L'Apiastra della Nubia. (Merops Nubicus.)
Questa specie è più bella della précédente europea, ma alquanto più piccola. La sua patria è l'Egitto, e la Nubia.
Fig. 5. L'Apiastra della Cajenna. (Merops Cayennensis.)
Vive questo uccello nella Cajenna dell' America méridionale. E di color griggio fudicio, eccettochè la coda, e le penne maeftre dell' aie, che sono di color giallo rossigno.
Fig. 6. LApiastra verde. (Merops viridis.)
Questo bell' uccello vive nell' Indie orientali,. ed è la più piccola dell' apiaftre. Ha il gozzo e il ventre verdi con macchie gialle, ma il dosso e la coda son di color bruno. Le due penne d'in mezzo alla coda fdno più lunghe delP altre, e molto strette.
Ad99998 04 054a/itaPesci XXXIV. Tom. IV. No. 52.
SGOMBERI DI VARIA SPECIE.
-I-Sgomberi contanfi tra' pesci più delicati e saporiti. Variano molto di grandezza, e vivono tutti nelle regioni più calde del mare.
Fig. 1. L'Imperadore del Giapone. (Scomber regalis.)
Questo belliffimo pesce arriva a più piedi di grandezza. Il suo dosso ha color di porpora oscura, ed i fianchi col ventre son di color lucenti argentino. Questi vaghi colori, e gli occhi neri, cinti d' annello giallo chiaro, concigliano a questo pesce un bell' aspetto. E molto ricercato da' pescatori,
Fig. 2. Lo Sgombero detto da Linn. (Scomber Sarda.)
Questa [pecie di Sgombero è più piccola della précédente, ma non è meno saporita. Diftinguefi per le moite macchie brune oscure di forma femilunare, che ha nel dosso, e che gli danno un bell' aspetto.
Fig. 3. Il Marinaro. (Scomber ductor.)
Il cosi detto Marinaro è alquanto più grande della précédente specie di fgombero, e ne differisce pel suo capo grosso rintuzzato, il quale infieme con tutto il dosso è di color turchino oscuro. Ha le pinne gialle e turchine, ed i fianchi adorni di due fila di scaglie gialle.
Fig. 4. Lo Sgombero Plumierio. (Scomber Plumierii.)
Questa specie di Sgombero fu scoperta ne' mari dell' Indie orientali dal naturalista Plumier, onde fu denominata. E di tutte l'altre la più piccola, e vagamente colorita. Ha il dosso di color cenerognolo turchino, ed il corpo attraverfato di tre fascie larghe dell' ifteffo colore.
Ad99998 04 055a/itaPiante. LXXXV. Tom. IV. No. 53.
PIANTE MEDICINALI.
Fig. 1. Il Frassino, che trasuda la Manna. (Fraxinus ornus.)
L'a Manna, nota assai fra' rimedj purgativi delle officine degli speziali, non è altro, che il sugo ingrossito e secco d'una ipecie di frassino, che ne porta la denommazione.
E ben vero, che quest' albero cresce felvaggio nelia Germania méridionale, ma la Vera patria d'efl'o sono Napoli, laCalabria, e la Sicilia. Riman baffo nel luo crescere. , non oltrepassando ordinariamente l'altezza di piedi l6 ö 13. Sono pennute le lue foglîe, ed i suoi fiori bianchi, Fatti a ciocca, hahnö un odor dolce. Per raccome la manna si fanno incisioni orizontali nella feorza dell' albero, donde per tutta l'eftate le n'esce il fugo, il quale si raccoglie entro a foglie accartocciate, che vi si attaccano, ove si fecca in forma di gruppi gialli e bruni. Nella Calabria e Sicilia la manna forma un articolo importante di coramercio; ma raccogliefi foltanto a conto del Rè, il quale ne sa monopolio. La manna è d'un odor e sapor dolce naufeante.
Fig. 2. La Salsapariglia. (Smilax Sassaparilla.)
La Salsapariglia è un frutice debbole, fornito di viticci, che in luoghi paluftri dell' America méridionale cresce, e va o feorrendo pel terreno, o avvolticchiandofi agli alberi per falire m alto. I suoi fpinofi tralci hanno foglie ovali, appuntate in cima, e ben folcate. I suoi fiori son biaiichi (Fig. c). Il frutto, che produce, consiste in coccole di color brunorossigno (Fig. b.) riunite in ciocche, le quali non son godibili. Ma altrettanto più pregevole è neile officine degli fpeziali la radiée di questa pianta, che consiste in un nodo della groffezza d'un pollice (Fig. a.) il quale poco fotterra va diramandofi in fottili ramicelli, forniti di molti filamenti (Fig. d.). Il nodo di cotefta radice è Lunica parte della pianta, di cui si poffa far ufo. Scavato che si è, si fecca, e fene sa traffico come di medicamento di non médiocre prezzo.
Ad99998 04 056a/itaAntichità. IX. Tom. IV. No. 54.
LE CORONE DEGLI ANTICHI.
Gli antichi Greci, e partieolarmente i Romani ufavano Corone di varia forte, per onorarne ï vincitori, o quai si fia altro cittadino, che con qualche azione importante e vantaggiofa si era refo benemerito dello stato. Quelle diverfe corone, owero fegni pubblici d'onore, differivano nella determinata forma, e materia, onde eran comporte.
Fig. 1. e 2. La Corona radiata.
La Corona radiata, comporta d'oro, era adorna di pungiglioni ritti, per indicarne i raggi del foie, oppure qualche apoteofi. Ne furono cinte le tempie degl' imperatori, quando vinta una battaglia, o conquiftata avendo tma provincia vittoriofi e trionfanti rientravano nella città di Roma. Ufarono ancora cignerne la circonferenza delF elmo d'acciajo, la di cui cima folea eifere adorna d'un grifone d'oro, affifovi.
Fig. 3 e 4. La Corona d'alloro.
Questa forte di Corona era una ghirlanda fatta di ramoscelli d'alloro, conceduta parimeuti al vittoriofo imperatore, per ornarne nel suo ingreffo trionfale o il suo capo ignudo, o F elmo, che lo copriva-Ne furono onorati ancora i vincitori dé pubblici giuochi, come quei della Lotta, e della Corfa, e i Poeti, e Artifti, i quali avean vinto il premio.
Fig. 5. La Corona civica.
Era una ghirlanda di quercia, fegno di primario onor militare, conceduto in premio a que' cittadini romani, che aveaa falvata la vita a qualcheduno de' loro concittadini, o che con fegnalate azioni avean contribuito a falvar la Repubblica da un evidente pericolo.
Fig. 6. La Corona ossidionale.
Premio onorifico di chi con la sua bravura personale liberava una città dall' affedio de' nemici. Questa ghirlanda era fatta dell' erba, e dé fioretti, che crescevano in lu le mura della città liberata.
Fig. 7. La Corona murata.
Era fatta d'oro, e adorna di merli. Fù conceduta in premio a colui de' foldati romani, che nel prender d'alïalto una città nemica era il primo a falirne le mura.
Fig. 8. Corona castrense.
Che parimenti era d'oro, fornita di palizzate caftrenfi, la quale si dava in premio a chi prima degli altri s'apriva la via nel campo dell' efercito nemico.
Fig. 9. La Corona navale.
La Corona navale era anch' essa d'oro, ornata d' immaa;ini di rofiri navalï con le punte di ferro, e ferviva di premio all'aminiraglio, che avea vinto il nemico in una bat~ taglia navale.
Ad99998 04 057a/itaMiscell. XLI. Tom. IV. No. 55.
IL TELEGRAFO.
Il Telegrafo e una macchina, ufata oggidï, per recare certi avvifi, particolarmente militari, con fomma celerità in luoghi lontani. Benchè quest' arte, che TelegrAsia si chiama, fia ass'ai antica, pure il ritrovamento della macchina, di cui presentemeute si fervono, è nuovo, e debbefi ai France fi, i quali con fommo vantaggio se ne l'on ferviti nella passata guerra della loro politica rivoluzione. Quello, clie lu pofto nel Louvre di Parigi, fu il primo, e quello deila città di Lilla, che con il primo corrifpondeva, fu il fecondo.
Fig. 1. Il Telegrafo del Louvre di Parigi.
Ecco la faccia efteriore del Telegrafo! Per la foffitta d'uno stanzino, le cui pareti son compofte di fineftre, passa un perticone, in tima del quale è poita la macchina, che per tratti si mette in muoto. Il Telegrafo proprio consiste in una tavola ovvero comice della lunghezza di 9 firH a 12 piedi, e larga 14 pollici, aile cui eftremità fouo attaccate due altre affi, egualnaente larghe, ma la meta meno lunghe, fôrnite di certe gumture adatte, a porfi in muoto per mezzo di tratti di corde che entro l'offervatorio si fanno, onde con quelle si formano vari cangiamenti di angoli, e di direzione, che nella TelegrAsia hanno valore di lettere, o parole. Ma il meccanismo intern© della macchina e il maneggio di quella dalla parte dello stanzino offervatoiïomeglio si schiarirà dalla deferizione
Fig. 2. Del Telegrafo di Lilla.
Cofti l'uffiziale, pofto in fui tetto, e pro?vifto d'un buon telescopio, stà offervando il Telegrafo -eorrifpondente mentre ch' è ih muoto, a fin di recargli qualche avvifo, ed al Segretario, che fiede di fotto a lui, detta parola per parola tutto cio, ch* egli va offervando. Meffo che si è l'awifo in iscritto, il Segretario infieme col macchinista, incaricato di porre il Telegrafo in muoto, alla macchina s'accofta, e detta a quello tutte le figure, e movimenti, da farfi per mezzo del Telegrafo, per communicar al Telegrafo corrifpondente l'avvifo ricevuto.
Ad99998 04 058a/itaUccelli. LIX. Tom. IV. No. 56.
UCCELLI PALUSTRI DI VARIA SORTE.
Fig. 1. Il Cavaliere castagnino. (Parra jacana.)
uefio uccello paluftre vive nell' America méridionale fréquenta i luogi paludofi, e le rive de' fiumi e laghi. Arriva alla lunghezza di 10, fino a 12 pollici, n'a color rossigno bruno, e nella féconda giuntura delle ali è afrnato d'un corto fperone, onde ha avuto la denominazione di Cavalière. Ha le dita de' piedi di straord'inaria lunghezza; che lo rendono capace di camminare in fu le paludi, per cercarvi il suo nutrimento, consistente in vermini e altri insetti acquatici, senza immergerfifi. La sua carne è allai saporita.
Fig. 2. Il Cavaliere di varj colori. (Parra variabilis.)
E parimente dell' America méridionale, ove per lo più vive nel Brafile, nella Gujana, e nell' isola di San Dominico. E di varj e bei colori dipinto, e si nutre come lo anzidescritto uccello.
Fig. 3. Il Cavalier' Africano. (Parra africana).
Questa specie di cavalière vive in Africa, ed è preffo a poco della grandezza di quello della iïg. 2. Ha il color bruno chiaro, e la prodigiofa lunghezza delle dita de' suoi piëdi, allai fproporzionata coli' elegante corpo d'effo, gli dà uno strano afpetto.
Fig. 4. Il Rè delle Quaglie. (Rallus crex.)
Il cosi detto Ptè delle quaglie non folamente si trova ne' nostri paefi, ma anco per tntta l'Europa, in Asia, e nell' America settentrionale. Benchè nella forma, e nel colore abbia fomiglianza con la quaglia, pure la f upera in grandezza. Già fu creduto guida delle quaglie ne' loro passaggi, e perô n'ebbe il nome di Rè; ma non è del genere di quelle, ma bensi di quello de Ralli di Linneo. Ezh fréquenta i prati paludofi, e i campi feminati di grano, per pascerfi di vermiui e locufte; volando a stento, e correndo velociiïima« mente. D'eltate se ne fente lo stridente canto nell' ore tarde del giorno iïno all'imbrumr della notte. E saporita la carne d'effo.
Fig. 5. La Gallinella delle Filippine con la testa bruna. (Rallus Philippensis.)
Quest' uccelle, che viere nelle isole filippine, forpassa il he delle Quaglie in grandezza, ed è di belliffimi. colori adorno. Na' suoi nutrimenti non si distingue punto dagli altri uccelli palaftri, e le sue earni danno un cibo delicato.
Fig. 6. L'Uccello vaginato. (Vaginalis alba.)
Questo uccello, della grandezza d'an piccione, e bianco, forma una specie diftinta tra gli uccelli paluftri. Il becco grosso d'eilo è riveftito d'una guaina mobile, fomigliante al corno, che arriva fin dietro agli occhi, fornita di porri, Vive fu le cofte della NuovaZelanda, e d'altre Ifole dell' oceano méridionale, e nutrefi di carogne, e pesci croftacei, onde la sue carne non è sodibile.
Ad99998 04 059a/itaPiante. LXXXVI. Tom. IV. No. 57.
PIANTE VELENOSE.
Fig. 1. Il Lauro regio. (Prunus laurocerasus.)
JLl Lauro regio è arboscello, che non oltrepassa l'altezza di 5 ö 6 piedi. Ha le foglie fempre verdi, rilucenti e fomiglianti a quelle dell' alloro, i fiori bianchi di grato odore, e le frutte fomiglianti a cirieggie turchine nere raccolte in grappoli. Cresce falvatico fu lidi del marnero, e nella piu temperate regioni della Germania méridionale attecchisce all'aria scoperta. Il frutto, che ha noceioulo, (Fig. 1) non è godibile; ma i fiori e le foglie verdi sono dî grato sapore fimila a quello di mandorle amare, ma velenofe, e perigliofe. Poche goccie dell' oglio volatile, e dell' acqua che se ne diftilla, baftano per tor la vita agli uomini e beftie in pochi minuti di tempo.
Fig. 2. L'Aralda. (Digitalis purpurea.)
L'Aralda, detta ancora Guantelli, h bella pianta, adatta a servire d'ornamento ai giardini nostrali, ma velenosa, de guardarfene tanto più, che ne' paefi nostri è indigena, e fréquente nelle contrade montuofe, ne' boschi, e nelle rupi sterili. K forte questa pianta, ed il suo fufto, alto 3 0 4 piedi, si carica d'un gran numéro di bei fiori rossï a campanelle, l'odorato de' quali fbalordisce il capo; ihferne perö, e 1' acqua impregnata del fugo dello sue foglie verdi sono un corrodente e mortifero veleno per gli uomini e per le beftie. In mano di medico esperto e cautelato fervono pure d' efficace medicamento. 4/ûrmi.
Ad99998 04 060a/itaMiscell. XLI. Tom. IV. No. 58.
I GHIACCI PERPETUI DELLE ALPI.
II Mar ghiacciato presso al Montanvert.
Le Alpi Svizzere sono le parti più rilevate del mondo vecchio. Tra esse si trova il Monthlanc, che tutte montagne dell' Europa, Asia ed Africa forpassa d' altezza, ed al folo Cimborasso dell' America è inferiore.
Queste Alpi Svizzere a cagion della lor fegnalata fitaazione ci presentano le più fublimi bellezze ed i più rimarchevoli oggetti della natura. Vi si trovano monti d'una perpétua neve coperti, laghi racchiufi fra monti, precipizi di fmifurata profondità, vallate di ghiaccio ripiene, innumerabili forgenti d' acqua, onde in feguito si formano fiumi groffi, ruscelli, che gettandofi giù d'altiffimo dirupi per aria disciolgonfi in fpruzzoli, e fvaniseono, pinguiffimi pascoli, e altri prodigi della natura. Tra gli oggetti più rimarchevoli dell'Alpi contaniï i ghiacci perpetui, che vi si trovano ammaffati.
Questi smifurati ammafß di ghiaccio, che riempiono le vallate dell' Alpi, parte innalzandofi ira le cime de' dirupi a maggiore altezza, sono stretti, e declivi, parte essendo pofti più a bolïo a piè de' monti altiffimi [on più larghi. Uno de' più vafti e più notabili è quello, che situato al piè del Montanvert Mar ghiacciato si chiama. Effo consista in una valle ricolma di ghiaccio, da poter passarfi con la vifta in fui Montanvert, ove si vede pofta una capanna. E' fomigliante a un mare, le cui voghe in un iftante si sono agghïacciate, non già durante la tempefta, ma tofto en' è paflata, e che s' è acchetato il vento, e 1' onde si sono rintuzzate, e ritondate. Tra queste onde ghiacciate si veggono groffi e profondi fpaccati traverfali, che al di dentro paiono di color turchino, ne' quali è facile che vi cado il viandante.
Dall' una e dall' altra parte si vedono feendere giù altri ammoffi più riftretti di ghiaccio, e nello ffondo della tavola comparisce il gran Jurasso di perpétua neve coperto, una delle Alpi più elevate.
Il Montanvert, ove qui nella parte anteriore della tavola si vede una compagnia di gente, fomministra opimi pascoli al beftiame alpino accanto agli fpaventofi ammafti di ghiaccio.
Ad99998 04 061a/itaMiscell. XLII. Tom. IV. No. 59.
I GHIACCI PERPETUI DELLE ALPI.
La valle di Chamouni.
Questa valle è la più bella e la più rimarchevole. non folamente delle Alpi Svizzere, ma forfe ancora di tutto il mondo. Ei'faracchiude tanti e si strani prodigi della natura, le più aspre e felvatiche scene cofi -ftranamente raescotate con le più belle e deliziofe, che al primo aspetto l'uomo non puo riavarfo dello stupore. La valle lia la fomiglianza d'una culla, che in forma d' arco si prolunga per lo fpazio di 7 ore di cammino. In ambidue luoi lati la rinferrano altiffirne cime di montagne aspre, scoscefe, e felvatiche, gl' intervalli delle quali son ripieni di ghiacci ammaffati, che con le loro punte e groppi formano le più vaghe vedute pittoresche. Al di fopra di quelle cime di rocche alpeftri in maggior lontananza, a mano deftra, forge il Monthlanc, il più alto monte del mondo vecchio, d' una perpétua neve coperto, e si perde eiitro le nubi. La fequente tavola lo far à meglio conoscere.
Que' belli e aspri ammassi di ghiaccio, che qui si vedono fra le cime e fra' lati delle rupi di granito per la maggior parte derivano dal cofi, detto Mar ghiacciato, di Cui abbiam dato ragguaglio nel foglio précédente. Sono innumerabili le forgenti e i ruscelli d' a'cqua chiara come il criftallo, che indi scatoriscono, e fino il fiume Arveiron. che scorre per tutta la valle, nasce grandiofa: mente d' una vaita caverna, ch' è entro un ammaffo di tali ghiacci.
Spesso in questa valle si fente un fracaffo fimile a' colpi del tuono, ghe nasce dalla caduta di fmifurate maffe di ghiaccio, le quali ne' luoghi più elevati si diftaccano. Questi ammaffamenti di ghiaccio fpeffo arrivano alla groffezza di parecchie centinaja pièdi, bencliè al di fotto non ceffine mai di disciorfi, onde di continuo ne scorre l'acqua, e ne nascono i più gran fiumi.
Non è mai liscia ne fdrucciolente la superficie de ghiacci alpeftri, ma è fernpre granellofa e ruvida, perô vi si puo camminare con pie sicuro.
Ad99998 04 062a/itaMiscell. XLIII. Tom. IV. No. 60.
MONTI-NEVOSI.Prospetto del Mont-Blanc.
Ad99998 04 063a/itaAntichità X. Tom. IV. No. 61.
STRUMENTI DI MUSICA DELL' ANTICHITÀ. Zuffoli, Sistri, e Cembali.
Gli antichi Greci o Romani ebbero come noi, differenti strumenti di mufica che corififtevano in strumenti di corde, come Life, Liuti ovvero Chltarre, e Salterj, ed in strumenti di fïato, come Zuffoli, Flauti e Corni. Dei primi si servirono per accompagnai-il loro canto nel culto degli Dei e nei facrificj; gli altri, ai quali si giugneva sovente i fiftri c cembali, furono in ufo nelle proceffioni di Bacco e Cibele e qualche volta con altra mufica marziale nei loro trionfi. Nella Tavola presente faremo conoscere li Zuffoli, Siftri e Cembali.
Fig. 1. 2. 3. Sistri, Tamburelli e Sonagli.
Fig. 1. Un anello di piaftra di ferro nelle incisioni dei quale si trovarono delle piccole ronde piaftre di métallo, che continuamente furono scoffi.
Fig. 2. Un aneilo di métallo al quale fei ovvero piu grandi armonici fonagli furono fermati di maniera che facilmente tornavano. Le ballerine si servirono di questi anelli che scoffero alla, mifura dei loro baili.
Fig. 3. Un anello di ferro pieno di fonagli e da un lato coperto di pelle di tamburo. Nelle danze fu fonato e scoffo a tempo.
Fig. 4. I Cembali.
I Cembali furono di métallo, e parimente m uso coi ballerini che ballando li lonarono.
Fig. 11. Il Sistro
fu generalmen-. e della forma d'una staffa con verghe di métallo à traveri'o. che si moffeio nei loro buchi.
Fig. 12. Il Triangolo
Fig. 13. Il gran Cembalo
furono toccati con bacchette di métallo.
Fig. 10. La Sambucca.
fu un mezzo triangolo incordato in modo d'una arpa offia falterio.
Fig. 5. 6. 7. 8. 9. Zuffoli semplici e composti.
Fig. 5. Il Zuffolo Jemplice.
Fig. 6. Il Zuffolo compoftQ.
Fig. 7. Il Zuffolo Clir DO.
Fig. 8. Ilflauto ppio al quale sovente un Corno fu attacato per rinforcar ed abbaffar il tuono.
Fig. 9. Il flauto di Pan ovvero fyrinx fu composto di fette canne di différente lunghezza commesse in una ferie. il Ballerino passava colle labbra fopra le aperture superiori. Molti di questi strumenti f'ufano ancora da noi.
Ad99998 04 064a/itaAntichità. XI. Tom. IV. No. 62.
STRUMENTI DI MUSICA DELL' ANTICHITÀ. Lire e Chitarre o Liuti.
Nella presente tarola daremo ragguaglio delle differenti Lire e Chitarre offia Liuti dei Greci e Romani.
La Lyra è forfe il più antico strumento di mufica che conosciamo. La sua invenzione si perde nell' antichità.
Il vuoto guscio d'una testuggine, offîa il cranio d'un animale, nel quäle de' Corni di bue o capra, ovvero un pajo di piccoli rami erano pofti - un pezzo di legno mezzo à traverfo, ed incordato con corde di minugio furono forfe le parti integrali della prima Lira. L'arte poscia abbellava questo strumento con dorature ed altri ornamenti, e cosi nacquero quelle varie forme che vediamo dipinte nelle Fig. 1. 3. 4. 5. 7. 8-e 10.
Della Lyra provenne la Chitarra, della quäle varie forme si vedono ripresentate nelle Fig. 2. 6. e 9. questo strumento fu lavorato con più d' arte, guernito d' un bischero e fondo ed incordato con fette armoniofe corde. In tal modo il suo tuono fu piu melodiofo e piu forte di quello della Lira. I Greci e Romani ufarono la Lira nei canti ai loro facrificj, banchetti ed altre fefte, ovvero quando i poeti e bardi cantavano de' cantici e canzoni in publico; indi viene che quella parte della nostra poefia che contiene arie e canzoni, porti ancora il nome di poesia lirica.
Ad99998 04 065a/itaPiante. LXXXVII Tom. IV. No. 63.
PIANTE STRANIERI.
Il Cipero dulcichino. (Cyperus esculentus.)
Questa pianta Pè folamente refa rimarchevole in Germania dacche le lue radici tubeRose vengono ricommandate ed ufate in luogo del Caffè. Effa è del genere dell' erba, ed indi è qualche volte detta in tedesco: erba di Cipero. La Tua patria è 1' Oriente, è fpecialmente il Levante e 1' Egitto, dove nafee felvatica.
Fig. 1. dimofira questa pianta nella sua grandezza naturale, quando mezzo cresciuta, e raffe-migliante ad un commun cesto d' erba. Le sue copiofe radici capiilari sono piene di piccoli bianchi nochj, che, quando la pianta arriva al suo compimento, divengono quei tuberi chiamati Dulcichini.
In Fig. 2. vediamo la pianta nel suo compimento coi suoi tuberi che nel tempo d' Autunno si feavano come H tartufi bianebi. Questi tuberi, representati in Fig. a e b nella loro. grandezza naturale hanno ordinarmente 5 fquame owero corteccie che giacono V una fopra F altra in modo degli embrici.
Effi sono del sapor delle mendorîe e si mangiano o crudi owero abbruftoliti. In Italia ne fanno una bevanda saporita e diverfi molto graditi cibi. Abbruftoliti come le fave del caffè e bolliti nell' acqua formano un beveraggio fimile al caffà; indi non folamente sono ufate in luogo d' effo, ma essendo anche molto coltivati nei nostri giardini coininciano formar un articolo considerabile di traffico.
Ad99998 04 066a/itaInsetti. XXVII. Tom. IV. No. 64.
INSETTI DELLA CHINA.
Quasi tutte le produzioni naturali della China come hori, uccelli, pesci, insetti hanno colori acceiï e brillanîi, com gia vedernmo in diverfe tavole di questa opéra, e come le specie dipinte in guefxo numéro di più dimostrano.
Fig. 1. La Locusta macchiata. (Grillus morbillosus.)
Questa locufta è lunga di 2 1/2 pollici e superba di colore. Il suo petto è rolïo, 1' aftuccio, offia la cuftodia delP ali d' un verde l'euro turchino; le ali inferiori sono d' un rosso accefo, e fparfe di macchiè nere. Il color del corpo è nero ed attraverfato di rige rofl'e e giallé; quello de' piedi è giallo. E" presentato IVolazzando.
Fig. 2. Il Bubreste stricciato. (Buprestis vittata.)
Il Bupreste ha in tedesco varj nomi; fra gli insetti è certamente adorno de' piu bei colori come i'i vede in lïg. 2 et 3, che sono nativi della China, Il presente è verde e stricciato Si giallo, azurro, e di color d'arancia. I colori sono hrillanti e d' un a vivezza fingolare.
Fig. 3. Il Bupreste occhiato. (Buprestis ocellata.)
Questo Bupreste forpassa quello di F. 2 in bellezza, ii i'uoi aftuccj dell'àli essendo coperti da occhj e feudi azurri, gialli e rossi. I Cinefi usano gli aftuccj di ambidue pelle opère ricamate ed altri ornamenti de' veftiti e mobili.
Fig. 4. Il scarafaggio cinese. (Scarabaeus Chinensis.)
Questo scarafaggio rassomiglia intieramente à quello dell' Europa eccetto il suo colore, che è il verde di îrneraldo e molto brillante. I piedi'fono gialli.
Fig. 5. L'aragna macchiata. (Aranea maculata.)
L' aragna clella China certamente non è tanto fpiacevole e ripugnante che queïla d' Europa. Il suo petto fotto il quale lu oie nailondere la ma testa presentata in lïg. A. è di color argentine ed il suo corpo ovale è giallo e rofi'o chiaro. I piedi ciugnono sovente alla lunghezza di 3 o 4 pollici.
Fig. 6. Il farfallone Peranthus della China. (Papilio Eques Peranthus.)
Questa belliffima farvalla è del genere delle diurne e pelle sue code dell' ali inferiori apparliene alla claffe de' chiamati Equiti. E' superbo di color, ed anche in China molto rado don de è stirriato un vero ornamento de' gabinetti d' Insetti.
Ad99998 04 067a/itaUccelli. LXV. Tom. IV. No. 65.
UCCELLI RARI DI GERMANIA.
Fig. 1. L'Imantopo. (Charadrius himantopus.)
Questo raro uccello è del genere degli uceelli paluftri, e fpecialmente della forte del piviere. Egli è preffo à poco della grandezza del piviere verde; I f uoi lunghi e fottili piedi gli danno uno strano afpetto. Ha il dosso di color nero lucicante, e le penne maeitre delle ali brune, e cinte di bianco; la testa, il collo, e il petto sono bianchi. Ritrovafi fülle rive del Danubio ed altri fiumi groffi; ma anco talvolta passala Germania; corre e vola con gran velocità, e nutrefi di vermini ed altri insetti acquatici.
Fig. 2. L'Avosetto. (Recurvirostra avosetta.)
L'avofetto, chiamato anche Beccaroella ovvero Spinzago (Tacqua e del genere de' beccoftorti palluftri come il suo becco ricurvo ahbaftanza dimostra. Somiglia al précédente in grandezza ma ha il corpo piu grosso, e li piedi forniti di membrane da nuoto, come le anitre. Il color d'effo è bigio, bianco, é nero. Vive in Europa ed Asia, ma abita, principalmente nel tempo di state, l'isola Orland in Svezzia, le cofte del Mare Baltico, e la Dannimarca. Nel tempo d' inverno egli passa ia paeû piu caldà. La sua carne si mangia.
Fig. 3. Il piccolo Terrabuso. (Ardea stellaris.)
Il piccolo Terrabufo ovvero Trombone è un uccello belliffimo che vive folitario ne' canetti, e non comparisce di giorno, Egli è piu grande del merlo e di color giaile bruno e nero; nutrefi di piccoli pesci. rane e lumaahe.
Fig. 4. Il Storno marino. (Turdus marinus.)
Questo belliffimo Uccello vive in Europa ed Asia, nia è meno fréquente in Germania ch'è in Syezia, Lapponia,. e Svizzera. Ne' mefi di Luglio ed Agofto arriva attruppato in Turchia e Siria ove è chiamato fuccello fanto à casion della diftruzzione che sa delle locufte. E chiamato anco il storno campeftre, perche trovafi tal volta nei campi e fulli letamaji. Non forpalîa in grandezza il stanello commune. Il suo corpo è di color rofato; la testa, il collo, le ali, e la coda sono d' un nero lucicante di turchino. La sua testa è di più adorna d' un pennacchio fmagliante di vaghi colori. Egli f addomeftica diffïcilmente.
Ad99998 04 068a/itaFiori. Tom. IV. No. 66.
FIORI BELLA CHINA.
L'Hydrangea, o la Rosa di Giapone. (Hydrangea hortensis.)
La patria cli questo bellissimo fiore è la China ed il Giapane. Gli Inglefi furono i primi di trasportarlo in Inghilierra, donde, qualche anni fa, fu. introdutto in Germania, ov' è un ornamento e dell7 ultima usanza negli orti. Fu chiamato da prima Hortenfia, ma da poco porta il nome d' Hydrangea.
Il suo arboscello giugne all'altezza di raffomiglianti pella loro forma aile ciocche del fambucco acquatico danno à questo fiore un afpetto molto elegante.
Questo fiore fpunta suori nei mefi cli Maggio ovvero Giugno; comparisce nel principio d' un verde giallo ma tofto si rivefte d' un bello rosso cli Rosa e cangia in color di viola prima di ovvizzare. Ogni fiore dura preffo cli due mefi.
Benche la planta non fia molto tenera 12 fin a 16 pollici, le foglie sono d' un verde pero non si propaga che nelle stanze de' scuro e cuspidate do' due capi. Le sue giardini ovvero altri luoghi, dove il freddo ciocche de' fiori, sovente di 6 e S pollici, e non puo penetrare.
Ad99998 04 069a/itaAntichità. XII. Tom. IV. No. 67.
MASCHERE DEGLI ANTICHI.
Le maschere degli antichi furono principalmente deftinate per le loro efibizioni teatrali che si facevano di giorno in grandi anfiteatri, sovente affai larghi per contenere vinti mila spettatori. Queste maschere derivarono delle fefte di Bacco nelle Vendemmie, quando gli allegri viguaji si mascheravano ed imbrattandofi il volto colla foccia di vino rosso recitavano varii traftulli e farse.
Al regolamento, che si faceva poscia del Teatro, quelle maschere artificiali furono inventati che presentavano certi e déterminât! Caratteri. Effe furono divife in (i) maschere tragiche pelia Tragedia (2) maschere corniche pella Comedia, e (3) maschere Baccanali per la Satira e le paftorali.
Maschere tragiche si vedono par efempio nelle figure I. 2. 3. e 8.
Delle comiche si presentano nelle figure 7 e 10.
E di quelle di Bacco si trovano nelle figure 4. 5. 6. 9.
Le maschere degli antichi non furono folamente faccie, come da noi, ma intiere teste, delle quali la parte d'innanzi feparavasi da quella di dietro, come un casco; e 1' attore acquiftô con esse un volto corrifpondente col suo carattere; di piu ebbero ördinarmente larghe, e focchiufe, ovvero fpalancate bocche che in modo d' una tromba parlante rendevano la voce "naturale dell' attore piu forte, ed piu intelligibile ia ogni parte del vafto edifizio attorniato di fedili pel commodo degli spettatori.
A quelle maschere dell' antichita raffomigliano in qualche modo le maschere che f usano anche al presente per i caratteri del Teatro Italiano, e Truffaldinö, il Dottore, Tartaglia e Brighello hanno proprie maschere di faccia e propri veftiti, nelle quali rappresentano le loro parti.
Ad99998 04 070a/itaInsetti. XXVIII. Tom. IV. No. 68.
FARFALLA DELLA CHINA.
L'Atlante bruno.
Questa prodigiosa farfalla è del genere delle farfalle notturne o falene, e sorpassa in grandezza tutte le farfalle nostrali ovvero stranieri, s'accostando alla grandezza del nostro pipistrelle. China non è la sua sola patria, e si trova anche nei paesi caldi delle Indie, dove tutti gli insetti sono superiori ai nostrali tanto in grandezza che bellezza. Il color suo è un bruno canellato, adorno di giallo, nero, bianco ed azurro, donde questa farfalla ha un aspetto veramente grandioso, ma sono principalmente rimarchevoli le sue macchie triangolari nelle ali che sono orlate di nero, e consistono in una sottile pellicola della natura di vetro, pelle quali si disceme come i rami e le foglie d'aranci nella tavola presente, tutti gli oggetti come se fosse per una finestra.
Il di lei brucco è lungo di 4 pollici e della groffezza d'un dito. Ritrovasi comunemente in sulli arancj ed involge in un grosso bozzolo, il tessuto del quale l'usa in China per farne differenti stoffe di seta.
Ad99998 04 071a/itaRose. V. Tom. IV. No. 69.
DIFFERENTI SORTE DI ROSE.
Fig. 1. La Rosa Basilica Damaschina. (Rosa damascena basilica.
a r olore moito grato, e pu6 dira ver» D schitia. or'namento d'egli orti. VueRo bel fiore è del genere delle Rose Damaschine, come 1' ovale germoglio suo, e la sua struttura dimostrano. Il suo arboscello che arriva all'altezza di 3 o 4 piedi, e pieno di fpine corte, e di foglia tenere d' un verde Teuro. Il fiore è grande allai ma ha questo di fingolare che è mezzo roi'fo e mezzo bianco, di maniera perö, che i due colori sono feparati 1' uno dall' altro nel mezzo del fiore, e che sovente una meta si trova tutta bianca, benche le foglie bianche fiano maffiïnamente mescolate di rosso, Per altro quella
Fig. 2. La Rosa gialla scempia. (Rosa lutea simplex.)
La Rosa gialla feempia crefee all'altezza di 4 o 6 piedi. Il suo legno è di color bruno chiaro e coperto di fpine. La Rosa è del genere della Rosa balfamica gialla come le lue foglie ffagranti cio dimostrano, che sono strette impennate, ed intagliate d' intornoj i rami sono pieghevoli ed accompagnati da copiofi bei fiori feempii di color cîtrino. L'odor n' è debole e poco grato. Effendo belliffima e poco dilicata (ruefta planta è adattiffima a dar luftro ai giardini.
Ad99998 04 072a/itaUccelli. LXI. Tom. IV. No. 70.
UCCELLI DI PREDA DI GERMANIA.
Fig. 1. Il Falcone pellegrino. (Falco peregrinus.)
Il falcone pelegrino abita le montagne delle parti fettentrionali d'Europa, Alïa, e America, e trovafi anco in Germania particolarmente in Turingia e nelle fpelfe felve del Haarts. E forte, ardito e doqile, donde è sovente addeftrato alla caccia di lepri, conigli, e pernici. Levafi talvolta ad un' altezza che si perde di vifta, e fvolazzando di continuo in un oerchio fpia la sua preda fopra la quale si lancia colla rapidità d' una freccia. E un nemico perigliofo degli uccelli falvatichi fia ne' boschj owero nella campagna. Neil' Autunno paifa in paefi piu caldi e se ne ritorna colla primavera donde è chiamato pelegrino. E lungo di 22 pollici, mifurato dal becco alla coda. Il suo color è un bruno chiaro e scuro mescolato di nero.
Il Canibello.
Fig. 2. Il maschio. Fig. 3. La femina. (Falco tinnunculus.)
Il canibello che ha anche varj altri nomi come gambinello Gheppio, e Ceppo foggiorna mafiïmamente ne' campanili e torri rimoti. E alquanto men grande del précédente, giugnendo folamente alla lunghezza di 16 pollici. Il canibello, particolarmente il maschio, è certamente del genere de' piu bei falconi, il suo colore essendo un grigio che ha del turchino, e che di più è mescolato di bruno, giallo, nero e bianco; la femina è d' un bruno chiaro e scuro punteggiato di nero. E molto fréquente in Germania, e va in preda di piccioni, uccelli, forcj, guaglie, lepri e pernici. E il terrore de' piccoli uccelli, e la Lodola cade come morta in terra, se scorge il canibello nell' aria. Pel danno che sa alla caccia si va molto ad eftirparlo.
Fig. 4. Il Nibbio. (Falco milvus.)
E della grandezza dèl falcone pellegrino e di color giallo, bruno di rugine, e nero. Si distingue per la sua coda ch' è biforcata. Questo uccello predace vive in Germania ed ama di fréquentai* i villaggi e cortili andando di continuo in preda di polli, ocche, ed anitre. Si nutre anco di carogna. Per altro è timido e di poco animo; indi accade sovente che i fparvieri e corvi, che sono isuoinemici, lo fforzano di rilasciare la sua preda.
Fig. 5. L'astore. (Falco palumbarius.)
L'aftore o colombario trovafi in Europa ed Asia e va in preda d'ogni forte di pollame che fia domeftica owero falvatica. E féroce di natura e di rado f'addimeftica; nidifica fülle alte cime degli alberi, e P avventa principalmente adosso a' piccioni, donde il suo nome colombario si dériva. Nel terzo anno di sua vita cangia il color delle sue piume che diviene bigio, nocino, e nero. Indi
Fig. 6. Il Milvo. (Falco gallinarius.)
che si credeva finora una specie particolare, non è altro che un' aftore di duoi anni avendo intieramente la sua figura e non differendo da effo eccetto nel colore delle piume. YV &. aJe£. I. ¥L±* r^ e
Ad99998 04 073a/itaUccelli. LXII. Tom. IV. No. 71.
PICCIONI STRANIERI.
Fig. 1. II piccione cremesino. (Columba rosea.)
JTra le varie Sorti degli uccelli arrecati dalle Indie il piccione cremefino è senza dubbio uno de'piu belli. E un piccione domeftico che f'accofta alla grandezza dei nostrali. Il principal colore delle Tue penne è un cremefino molto riyplendente che in varj luoghi dà nel color di rofa. D'un bello bianco sono il gozzo, il vertice, gli anelli degli occhj e le parti iuperiori delle aie; e brune sono le penne maeftre delle aie colla coda. Glilndiani araano aver questo piccione nei loro pollaji e cortili.
Fig. 2. Il Colombo d'oro. (Columba chalcoptera.)
Qnefto bello uccello, della grandezza del colombo falvatico, foggiorna nella Nuova 01landa. II suo color principale e grigio, ma le aie sono abbellite di vaghiffimi colori; pajono coperte d'oro lucicante di color rosso, giallo, e verde, oncle il suo nome si derira.
Fig. 3. Il colombo azurro coronato. (Columba coronata.)
Questo colombo vive nelle ifole Molucche ed altri paefi delle Tndie. E quafi un gigante fra li piccioni giugnendo alla grandezza d'un gallo d'India. Il complelîo del suo colore è un bello griggio azzurro ombreggiato di color purpureo. La testa è adorna d'una Corona del Iteffo colore. Suole nidificaie in fu gli alberi e dilficilmënte faddimeftica. Ritrovafi qualche volta in Germania nelle ménagerie. Si nutre come gli altri piccioni di grani, fpezialmente di rifo. Ce yn/^ être/1. XXIX. ^_/nj
Ad99998 04 074a/itaInsetti. XXIX. Tom. IV. No. 72.
FARFALLE DEL SURINAM.
Fig. 1. et 2. Il Paggio bruno.
Le due Farfalle ciel Surinam che qui vi Pap» presentano, sono amb edue pin grandie piu "belle di quelle d'Europa. La presente cliiamata: Il Paggio bruno e adorna di beiffimi colori. Ha la parte superiore (Fig. 1.) delle ali di color bruno scuro traverfate di striscie brune chiare, e le ali inferiori orlate di giallo. Le ali superiori son albeilite d'an ochione giallo e le inferiori di due macchie nere, in forma d'occhio, orlate di bianco.
La parte inferiore della farfalla (Fig. 2.) oltrapassa la Superiore, essendo vagamente diffegnata di bianco, giallo, roffaftro e bruno e traverfata di striscie ovvero vene nere 5 le ali inferiori hanno quattro bei occhj punteggiati. ,
Fig. 3. et 4. L'adonis azzurro.
Questa farfalla vince in belezza la précédente, e puo porfi nella claffe delle piu belle farfalle diurne del Surinam. La sua parte superiore. (Fig. 3.) èd'un belliffimo azzurro con eftremità di color nero ed adorna di macchie bianche fülle ali superiori. L'ornato de'colori della parte inferiore consiste in perlate, roffigne, gialle, brune, e nere flamme e punte che vi sono cofiben ombreggiate che quafi non è polfibile di veder un'insetto piu bello.
Ambedue queste farfalle vivono nelSurinam e si nutriscono del fugo che colla loro tromba fpirale fucciano de'fïori
Ad99998 04 075a/itaPesci. XXXV. Tom. IV. No. 73.
PESCI DI FIUME DELLA GERMANIA.
Fig. 1. Il Sermone argentino. (Salmo Schiffermülleri.)
Al fermone Argentino h uno de' piu important! pesci di Germania, Non abita folamente i grandi fiumi e laghi della Germania eSvizzera, ma si trova anche nel mareBaltico, onde è pesce di fiume e di mare. Giugne somente alla lunghezza di tre piedi ed al pefo di fei fin a dieci libbre; Efi'endo del genere de1 fermoni la sua carne e molto tenera e saporita; è pesce di rapina e nutrefi di rane ed aitri pesci minuti.
Fig. 2. La Trotta verdazurra. (Salmo Wartmanni.)
Questa specie di Trotta si ritrova ne' laghi della Germania méridionale e principalmente nellago diConftanzaove si moltiplica prodigiofamente. La copiofa pesca che le ne fa, è di gran vantaggio a' pescatori. Il suo nome si dériva del suo colore ch' è verdazzurino quando il pesce arriva all'età di fett1 anni. Cresce alla lunghezza di 2\ piedi e le sue carni sono di fquifito Capore. Dal mefe di Maggio fin al mefe d'Ottobre se ne pesca una gran quantità nel lago di Conftanza. E mangiato o fresco owero è marinato inbariletti come le lamprede e: mandato in altri paefi.
Fig. 3. La Umbla. (Salmo umbla.)
LaUmbla è anche del Genere della Trotta. Ella non passa la lunghezza d'un pie e mezza e ha la carne molto dilicata e saporita. Vive principalmente nel lago di Geneva ove feue prende gran quantità, che si manda in Francia. La Umbla si cuoce rossigna come la trotta, alla quale è del tutto fomigiiante.
Fig. 4. La Maraena. (Salmo maraena.)
La maraena anche contafi tra1 fermoni e trotte. Cresce alla lunghezza di tre 0 quattre piedi e ritrovasi nella maggior parte de'laghi della Germania settentrionale principalmente in Pomerania Svizzera ed Italia. Nutrefi di vermhii ed insetti, e ama il fondo deil' acqua, La sua came tenera è molto saporita.
Fig. 5. La Maraenina. (Salmo maraenula.)
La lunghezza di questo piccolo madilicato pesce non forpassa fei or otto pollici, ed il suo pefo ordinario è 2 or 2
Ad99998 04 076a/itaRose. VI. Tom. IV. No. 74.
ROSE.
La Rosa sempre fiorente. (Rosa semperflorens.)
La patria di questa Rosa dilettevole è la China onde fu recata in Inghilterra poclii anni fa. Effendo accoftumata à un clïma piu dolce di nostro, non attechisce da noi all' aria scoperta, e coltivafi lolamente negli Stanzoni caldi. II suo arboscello non oltrepassa l'altezza di 2 o 3 piedi; essendo teneriffimo di legno e di foglie. J rami hanno fpine roffe, e le foglie trilobate sovente non sono pennate. La forte porporina non è che femi-piena ma la pallida è ripiena. Le foglie della porporina sono increspate e d'un colore rubinofo porporino, quelle della pallida sono liscie e d'un amabil rosso pallido. L'odore di ambedue, benchè diverfo, è molto grato ed aromatico. Fioriscono tutto l'anno, onde si dériva ü nome Jemprefiorente. Talvotta anche frutificano.
Ad99998 04 077a/itaAntichità. XIII. Tom. IV. No. 75.
LE NAUMACHIE DEGLI ANTICHI.
Le Naumachie degli antichi Romani erano magnifici edifici in forma d'anfiteatro come i circhi déftinati à loro giuochi publiai. Il vafto l'pazio racchiuf ovi fu riempito d'acqua e formö un lago fui quäle i combattimenti navali si facevano. Le barche ufitate in questi combattimenti avevano un ordine di reiû. î (come in Fig. 2.) ovvero due (come in Fig. 3.), talvolta anche ne avevano trè, ed i delinquenti condennati à morte, offia i prigionieri di guerra dovevan batterfi alla disperata per divertir il popolo, che gli Imperatori qualche voila regalavano con questo fpettaculo terribile. LaNaumachia che quivi fappresenta, era situata preffo il fiume di Tibre, dell'acqua del quale era riempito. Si puo giudicar della grandezza di questi ediiïzi da quello, che fu fabricato per ordine del Imperator x\ugufto. Largo di 200 piedi giugneva alla lunghezza di igoopiedi, e trenta navi à tre ordini di remi con una quantité d'altre navicelle e barchette vi combattevano infieme. Gli armi da suoco non essendo in ufo in questi tempi, i combattenti f'ammazzarono con afte. piconi e fpade. I vincitorinon folamente conseguirono la loro libertà, ma dipiu furonoricompenfati.
Ad99998 04 078a/itaPesci. XXXVI. Tom. IV. No. 76.
NASELLI DI VARIE SORTI.
Nel decorso della presente opéra gin si è fatta la descrizione di varie specie de' Nafelli. one parecchie altre specie,
Fig. 1. Il Nasello Polaco. (Gadus polachius.)
Questo pesce vive nel mare Baîtico e nell' Oceano settentrionale principalmenîe vicino aile cofte d'Inghilterra ove trovafi in abbemdanza, Giunge alla lunghezza d'un piè e ttiezzo in circa, e nutrefi di pesci minuti. Pella tenerezza delle lue carni, è da per tutto allai gradito.
Fig. 2. Il Nasello lungo. (Gadus molva.)
Questo Nasello abita le cofte fettentrionali d' Europa, ove fpeffo si prende in prodigiofa quantità. Arriva al pefo di 15 fin à ig libbre, *d è il piu lungo de' nafelli onde tiene il suo »orne. Vive andaado in preda d'altri pesci e granchi, e mangiafi o fresco, owero marinato.
Fig. 3. La Lota. (Gadus lota.)
La Lota offia il Strùizo è un nafèsso remit* saporito che si trova nei laghi. e fiumi. Gresce alla lunghezza di 2 o 3 piedi ed ama tenerlî fui fondo per prender i pesci minuti che paûano, e della preda de' quali vive. Il suo ccrpo giallognolo è adorno di varie maschie brun. ©.
Fig. 4. Il Tau. (Gadus tau.)
Questo piccolo Nasello non oltrapafla la lunghezza di fei pollici. Il suo nome tedesco si dériva del suo capo che fomiglia al capo d'un rofpo. Non oltaiite la sua piccolezza vive della preda d'altri pesciolini che prende ca' suoi denti acuti. Il Tau si trova nelle aeque dell' America settentrionale.
Ad99998 04 079a/itaInsetti. XXX. Tom. IV. No. 77.
FARFALLE DEL SURINAM.
Fig. 1. et 2. L'Euriloco. (Papilio Eurilochus.)
Non c'e parte della Terra cofï ricca di grandi e belliffime farfalle che la coloniaEuropea del Surinam fülle coite Orientali dell' America méridionale. Il cielo caldo e umido pare contribuere alla multiplicazione di que' bei insetti, della grandezza e bellezza de' quali fiamo tante volta attoniti. Ecco L'Euriloco una delle piu grandi farfalle diurne del Surinam dipinta da due lati. Colle ali diftefe arriva à fette pollici il suo corpo è lungo tre pollici e mezzo. Le ali superiori sono di color bruno abbellite d'un orlo di color d' arancio, e di diverfi diffegni ed occhj giallognoli; il color delle ali inferiori è un rilucente nero orlato di color d' arancio che non poco augmenta la bellezza dell' infetto. Verfo il corpo le ali inferiori sono gialle, il color giallo essendo dispofto in forma d' arco. La parte efteriore dell1 ali (fig. 1.) è gialla, brun a, ebrunetta, dipinta à foggia di marmo, con un grand' occhio di color paonazzo ch' è orlato di giallo ed abbellito nel mezzo d' una striscia bianca in forma di mezza luna. Benche questa farfalla non abbia colori accefi, pure il dolce mescuglio d' effi gli da una vaghezza particolare.
Ad99998 04 080a/itaUccelli LXIII. Tom. IV. No. 78.
UCCELLI ASIATICI.
Fig. 1. Il Pavone Tibeto. (Pavo tibetanus.)
V'uefîo Pavone si trova in diverfe parti delF Asia, ma principaîrnente in Tibeto, e giunge alla grandezza della Gallina di Numidia. E cenerognolo il suo color principale con striscie e punte Manche. Le ali superiori e la coda sono piene di mascchie brune in forma d' occhj che verfo il lume sono d' un lucicante mescuglio di paonazzo e verde dorato. Il capo è bruno; li piedi sono d' un griggio giallo armati di due fproni.
Fig. 2. Il Fagiano occhiato. (Phasianus Argus.)
Questo Fagiano ha la grandezza d' un pavone nostrale colla differenza pero, che i bei occhi della superba coda del pavone pajono effer trasportati fülle ali di questo uccello, delle quali le larghe e lunghe penne sono adorne di macchie scure fomiglianti agli fpecchietti della coda del pavone. 11 colorito del capo e collo è un azzurro rilucente. In mezzo deila coda forgono due penne molto piu lunghe delle altre che sono taccate di punte ovvero di stelle bianche. Questo uccello occhiato vive principaîrnente in China, ma è cofi dilicato che meffo in chiufa non vive.
Fig. 3. Il Fagiano dell'Indostan. (Phasianus curvirostris.)
Questo Fagiano è un uccello molto raro, essendo pocchi anni che fu trarportato in Inghilterra. Lady Impey una Dama Inglese fu la prima di arrecarhe quaicheduni vivi, che pure in poco moriVano. Accofta alla grandezza d' un Fagiano nostrale. Il colore delle sue penne è un mescuglio d' azzurro di rossigno-, verde, e giallo. Le penne che P ergono dal vertice del di lui capo gii danao un afpetto particolare; quelle penne, che fin alla cima sono fpelate P affornigüano da luntano aile fpige di grano. Il nutrirnento come i coftumi di queste uccello non fan peranco conosciuti. /e rtfi. C/e&ß?*. éxzrr ^/HdtMiae^. jaLfir \jfùs*utâjsxv: t^^A^^oair -&'?. /. sty. 3.
Ad99998 04 081a/itaMiscellanes. XLIII. Tom. IV. No. 79.
AERONAUTICA.
Niente mai eccitava tanto 1 ammirazione generale, niente tanto Itiniolava il defiderio d' imitazione che il volo degli Uccelli. Ne' tempi antichiiiimi, come le tradizioni c' informano, varj tentativi erano fàtti per alzarfi da terra e per fvolazzare in un' aria meno grave cou alj artificiali. fermate a1 pied! ed aile braccia; ma le ali non avendo la proporzione propria tutti quei tentativi mancavano. Bifognava trovar un orcîigno, il pefo del quale infieme col pefo del corpo umano fuffe piu leggiero che il pefo dell' aria d' atniosfera ed il quale in consequenza della Tua leggierezza f alzarebbe nell' aria. I fratelli Montgoljïer furono i primi che nell anno 17^2 riuscirono in Franeia. Fecero un grand' ordigno vuoto di Taffetà in forma d'un globo, e attenuando l'aria per mezzo di carta e di pagiia accefa, pervennero a far falire il loro globo; cofi l'invenzione à tanto tempo defi-ierata rinsciva all'improvifo. Montgolfier agrandi poi il fao globo (ßg. I.) circondandolo con una galleria, nel mezzo della quale era il focolare (a) ed ai 21 Novembre Puatre de Rozier fece il primo viaggio nell' aria. Questa forte di Pallone, ripiena d' aria scaldata, fu nominata dopo 1' inventore Montgolfière. La féconda forte, ovvero 1' aeroftato [fis. 2.) fu' inventato nell' ifteffo anno dal Sigr. Charles PRoseffore di Fifica à Parigi. Questj riempi un globo di taffetà e di 26 piedi in diametro d' aria combuftibile, che era prepaxata in piccoli barilletti da limatura e d' olio di vitriuolo, e condotta nel pallone pel gran canale. Un navicello ci fu fermato con corde di fetà e 1' inventore steffo P alzava senza difficoltà nell' aria. Questo pallone è guernito d' un' animella che da ingreffo all' aria d' atmosfera in cafo che si vuôl scendere. Nella Montgolfière la discefa si sa diminuendo, il suoco. In cafo d' una disgrazia o accidente fatale, l'aeronauta puo falvarfi per mezzo d' una ombrella (fig-3-) trovata dal famofo aeronauta Blanchard. Questa ombrella conflue in tela ovvero panno grosso e forte diftefo fu qualche cerchia, 1' aeronauta fedendo in una fedia di cingîiie aitaccata con corde all'ombrella, L' aria concentrata fotto questa ombrella impedisce il cascar, e sa che si discenda poco à poco.
Ad99998 04 082a/itaMiscellanea. XLVI. Tom. IV. No. 80.
CURIOSITÀ DE PAESI SETTENTRIONALI.
Fig. 1. La Caccia d'uccelli ne' Orcadi ed altre isole settentrionali.
Ne' Orcadi come nelle altre ifole del Polo artico la natura era poco follecita della fuffiftenza degli abitanti. II loro nutrimento consiste principalraente in pesci, in uccelli marini e loro uovi. Niente passa la temerità degli uccellatori. Of'arrampicano per mezzo di lunghe pertiche da rupe in rupe, owero discendono con corde ne'piu profondi abiffi. Sanno colla piu gran defterità penetrare nelle caverne e feffure, e pigliare fpecialmente nel tempo del covare il Gabbiano marino, il Colimbo, ed il Colirnbo troile coi loro uovi à centinaja. Se gli scogli lono troppo diftanti come nella isola Noss, figurata (Fig. 1.) nella presente tavola, sono pronti di gettar una corda d'uno all ‘ altro ed attaccando una fedia di legno discendono per mezzo di varie corde e carrucole ove che loro piace. Molti periscono in questa perigliofa caccia, ma l'abito e piu ancora la neceifità dà animo a'rimanenti di hravar ogni pericolo.
Fig. 2. Il Geyser ed il Monte Heckla nell' Islanda.
Nella grand ‘ Ifola settentrionale d'Islanda il regno animale come il regno végétale non efibiscono gran curiofità, rna il regno minérale cipresentai piu rimarchevoli oggetti della natura. Tutta l'Ifola pare effer scavata da volcani fotreranei, che, prorompendo da pertutto, formano caldi e cocenti forgenti e laghi, e che penetrando pella perenne neve ed i ghiacci perpetui, presentano i pui strani prodigi della natura; ma principalmente si diftinguisce la calda forgente del Ge)rfer (Fig. 2.) nella parte méridionale dell'isola, nella vicinanza del volcano Heckla che nels fondo della presente tavola comparisce. In certi tempi si ode di fotto al bacino del Geyser un strepito ottufo feguito d'unfracaffo fomigliante a'colpi del canone, dopo di che una colonna d'acqua cocente, ed alta di cento piedi e piu, prorompe. Questa colonna porta feco var) pezzi di dirupi che getta in qua, e in là. Quando il foie dà fui Geyser, i vapori volcanici formano un arcohaîeno che di molto alza la grandezza di questo fpettacolo maeftofo.
Ad99998 04 083a/itaUccelli. LXIV. Tom. IV. No. 81.
UCCELLI RIMARCHEVOLI.
Fig. 1. L'Uccello pescatore Chinese. (Alcedo atricapilla.)
Ouefto bello uccelio, la lunghezza di cui non oltrapassa 6 pollici, è nativo della China. Ha il dolfo e le aie d'un violèto che fmagliaSono neri il petto è la parte anteriore del coilo; il ventre è di color giallo l'uddicio.
Fig. 2. Il Papagallo terrestre. (Psittacus terrestris.)
Questo papagallo appartiene aile nuove feoperte che gii Inglefi hanno fatto nella nuova Olanda. Egli f accofta alla grandezza della toitola. 11 color prédominante delle lue penne è verde, traverfato lui dosso e fülle aie di striseië nere; la coda che ha la forma di mazza accuminata è d'un rol'fo giallo, anche traverfata di strifeie nere; le gambe sono molto piu fvelte che quelle degli altri papagalli; ma il piu rimarchevolf» di queiïo uccelio è, che non vola mai all'in lu degli alberi e che contra l'abito de ‘papagalli corre lempre per terra cavando gli insetti e farvaile che fanno il suo nutrimento. 11 suo nome e derivato dal suo modo di vivere.
Fig. 3. L'anitra chinese galericolata. Varietà. (Anas galericulata. (Var.)
Questa bella anitra è nativa della China e del Giapone, e steffo nella sua patria molto rara. Ella vendefi a earo prezzo e fpeffo serve d'ornamento ne'giardini dei mandarini (nobili e primi Magiftrati della China). Ecco una belliffima varietà dell'anitra Chi*nefe che si trova ritratta in una delle piu nuove e fplendiffime edizioni d'Inghilterra. Delle [anitre chiuefi gia abbiamo dato ragguaglio in N. IÔ di questo temo. Il compleffo del colore della presente spezie' ovvero varietà è belliffimo; penne di color violetto verde e bianco formano un superbo pennacchio e le di lei guancie sono anche adorne di pennacchi d'un giallo d'oro mescolato di bianco. Il petto è violetto il ventre bianco, e fopra le ali due pennacchi lorgono le quali a questo uccelio danno un alpetto rnolto particolare; sono le penne roiïigne e gialle del dosso, che rilevandofi perpendicolarmente formano-questi penacchi fomiglianti a piccole vêle. Ouefîa anitra fu varie volte trasportata in Inghilterra, ma probabilmente peîla sua tenera coiiituzione non si per venue mai